ISSN 1974-4455 (codice International Standard Serial Number attribuito il 7 marzo 2008) | Info: foglidarte@gmail.com

venerdì 29 aprile 2011

A Busto Arsizio un reading teatrale su Wojtyla e la pace

C’è una frase che, forse, più di tutte riassume il messaggio di papa Giovanni Paolo II agli uomini di oggi. E’ l’espressione «Non abbiate paura! Aprite, anzi, spalancate le porte a Cristo! […] Cristo sa cosa è dentro l’uomo. Solo lui lo sa!». Queste parole, pronunciate il 22 ottobre 1978 nell’omelia di inizio pontificato, risuoneranno domenica 1° maggio, alle ore 20.45, negli spazi del Tempio civico sant’Anna, casa della memoria dei caduti di tutte le guerre e Centro permanente per la pace della città di Busto Arsizio. Si chiuderà, infatti, con una registrazione d’epoca di questo appassionato invito di Giovanni Paolo II, vera e propria «frase-guida» dei suoi ventisei anni sul soglio di san Pietro (come dimostrano tante omelie di inizio anno e numerosi discorsi ai giovani), il reading-spettacolo «Wojtyla. Parole di pace», nuova co-produzione del teatro Sociale di Busto Arsizio e dell’associazione culturale «Educarte», in programma nella chiesetta settecentesca di largo «Angioletto Castiglioni» per iniziativa del Comitato Amici del Tempio civico. Sul palco saliranno gli attori Gerry Franceschini, Mario Piciollo e Anita Romano, già protagonisti dell’apprezzato spettacolo «Vita di Karol», andato in scena lo scorso 19 aprile al teatro Sociale di Busto Arsizio, nell’ambito della stagione cittadina «BA Teatro». La regia e la guida storica dell’incontro, a ingresso libero e gratuito, portano la firma di Delia Cajelli; mentre l’accompagnamento musicale è a cura del pianista Michele Formenti. Ad aprire il breve momento di spettacolo, proposto in occasione della cerimonia di beatificazione in programma a Roma per la giornata del 1° maggio, sarà sempre una registrazione della voce di Karol Wojtyla che, sulle note di «Jesus Christ you are my life», proporrà alcune frasi-simbolo sulla pace, pronunciate nel corso dei tanti viaggi per il mondo: da «Mai più la guerra!» a «Basta con il sangue!», sino a «Mai potremo essere felici gli uni contro gli altri». Verrà, quindi, offerta una lettura drammatizzata di alcuni passi tratti dall’ampia opera letteraria del papa polacco, a partire dai venticinque messaggi per la Giornata mondiale della pace, dei quali verranno, tra l’altro, ripercorsi quelli con riferimento alle donne (1° gennaio 1995) e ai bambini (1° gennaio 1996). «L’itinerario del recital -spiega Delia Cajelli- è articolato per argomenti: si parlerà della seconda guerra mondiale, dell’Olocausto, della minaccia delle armi nucleari, dei conflitti bellici che hanno caratterizzato la seconda metà del Novecento, del terrorismo islamico, ma anche del lavoro, della salvaguardia dell’ambiente e del rapporto con le altre confessioni religiose». «L’appuntamento proporrà -racconta ancora la regista- raffronti con altri autori che hanno trattato il tema della guerra, come Primo Levi e Salvatore Quasimodo. Scrittori dei quali verranno proposte, rispettivamente, le poesie «La bambina di Pompei» e «Uomo del nostro tempo». Questi ultimi versi verranno letti per un confronto con l’omonima preghiera di Karol Wojtyla, recitata in occasione della Pasqua 1990». «Non mancherà, inoltre, -termina Delia Cajelli- un riferimento al «Cantico delle creature» di san Francesco, in apertura dell’ampio spazio che, durante la serata, verrà dedicato al rapporto tra papa Giovanni Paolo II ed Assisi, in occasione dei venticinque anni dal primo incontro interreligioso per la pace». Saranno, infatti, vari i richiami ai testi prodotti in occasione delle due Giornate mondiali di preghiera, che il 27 ottobre 1986 e il 24 gennaio 2002 (anno internazionale della pace per iniziativa dell’Onu) portarono, nel «cuore verde d’Italia», rappresentanti di tutte le grandi religioni mondiali. Tra questi va ricordato il celebre «Decalogo di Assisi per la pace», uno dei “testi pacifisti” più famosi di Karol Wojtyla, presentato nel reading-spettacolo accanto ad altri tre brani noti al grande pubblico: le preghiere «Ascolta la mia voce», composta in memoria delle vittime del primo bombardamento nucleare e recitata il 25 febbraio 1981 al «Peace memorial» di Hiroshima, «Dio dei nostri Padri, grande e misericordioso», letta per la prima volta il 2 febbraio 1991, nei giorni in cui si combatteva la Guerra del Golfo, e la «Preghiera al muro del pianto di Gerusalemme», del marzo 2000. In occasione della Festa del 1° maggio, il recital «Wojtyla. Parole di pace» verrà, poi, arricchito da una breve sezione dedicata al tema del lavoro, con un passo tratto dall’enciclica «Laborem exercens», della quale ricorrono quest’anno i trent’anni dalla pubblicazione, e due poesie giovanili di Wojtyla: «In memoria di un compagno di lavoro» e «Operaio in una fabbrica d’armi». «Il nostro spettacolo -racconta Delia Cajelli- permetterà al pubblico di capire come il tema della pace sia stato uno dei fili rossi del pontificato di Giovanni Paolo II. E’ stato arduo selezionare tra le tante omelie, preghiere, poesie e lettere con le quali Wojtyla ha detto il suo «no ai conflitti», ha invitato al dialogo tra i popoli e le religioni». «Il papa ha vissuto in prima persona le asperità della seconda guerra mondiale e ha sentito spesso il dovere di dire, soprattutto ai giovani, «mai più la guerra». E’ per questo motivo -termina la regista bustese- che dedico, idealmente, questo mio lavoro ad Angioletto Castiglioni, ex deportato nel campo di concentramento di Flossembürg ed anima del Tempio civico sant’Anna, un uomo che ha fatto del dovere della testimonianza la missione della sua vita». 

Didascalie delle immagini 
[fig. 1, 2 e 3] Una scena dello spettacolo «Vita di Karol», andato in scena il 19 aprile 2011 al teatro Sociale di Busto Arsizio. Nella foto: Gerry Franceschini. Foto: Silvia Consolmagno. 

Informazioni 
Wojtyla. Parole di pace. Tempio civico Sant'Anna, largo Angioletto Castiglioni - Busto Arsizio (Varese). Ingresso libero e gratuito. Informazioni: tel. 0331.679000. Domenica 1° maggio, ore 20.45.

martedì 12 aprile 2011

Siena, il Trittico di Badia a Rofeno torna al suo antico splendore

Torna a risplendere il Trittico di Badia a Rofeno, una delle opere più straordinarie del Medioevo senese. In occasione della XIII Settimana della Cultura, il laboratorio dei dipinti dell’Opificio delle pietre dure di Firenze ha presentato in anteprima assoluta il restauro di uno dei capolavori indiscussi di Ambrogio Lorenzetti (Siena, notizie dal 1319 al 1348). L'opera, il cui intervento conservativo è stato reso possibile grazie al contributo della Fondazione Musei Senesi (con il supporto della Fondazione Monte dei Paschi e con finanziamenti ministeriali), farà ritorno al Museo d'arte sacra di Palazzo Corboli ad Asciano fra la fine di maggio e gli inizi di giugno.
Attribuito per la prima volta ad Ambrogio Lorenzetti nel 1912 dal De Nicola, che lo vide nella sua antica collocazione di Badia a Rofeno, il trittico costituisce una delle più formidabili testimonianze della pittura di questo artista: l’immagine imponente del san Michele Arcangelo, elegantissimo, che lotta con la bestia dalle sette teste descritta dall'Apocalisse, ebbe una singolare risonanza nelle generazioni di artisti a venire, apprezzato anche per gli azzardati ed accattivanti contrasti cromatici.
L’intervento conservativo, curato da un’equipe di restauratori, diretta da Marco Ciatti e coordinata da Luisa Gusmeroli, è stato reso necessario dal repentino aggravarsi nel dicembre del 2006 delle condizioni dell’opera, già segnata da una storia conservativa complessa, che presentava gravissimi ed estesi distacchi e sollevamenti del colore. Una prima fase del lavoro è stata, perciò, compiuta in loco al fine di proteggere con una adeguata velinatura la superficie pittorica e di predisporre tutte le altre operazioni necessarie per poter poi trasportare in sicurezza il dipinto al Laboratorio della Fortezza. Qui la situazione è stata documentata ed il dipinto è stato sottoposto alle indagini diagnostiche necessarie per la comprensione dei suoi materiali, della tecnica artistica e delle patologie in atto. Secondo la metodologia propria dell’Opificio delle pietre dure si è iniziato con le indagini non invasive di area (radiografia Rx, riflettografia Ir, fluorescenza Uv, falso colore Ir, ecc.), per passare poi agli approfondimenti tramite misure non invasive puntuali (fluorescenza X, misure di riflettanza Fors), riservando così la conoscenza più approfondita propria delle tecniche invasive, cioè con prelievo, ad un numero limitatissimo di punti.
Per far fronte ai distacchi ed ai sollevamenti del colore è stato messo a punto un sistema di consolidamento tramite l’impiego del sottovuoto e per poterlo realizzare si è reso necessario separare il trittico nei suoi elementi costitutivi: le tavole dipinte da Ambrogio e la complessa cornice intagliata, dorata e dipinta del secolo XVI, attribuita a Fra’ Raffaele da Brescia (Brescia 1479 - Roma 1539), pesantemente inchiodata alle parti più antiche.
Grazie allo smontaggio è stato possibile compiere l’interessante scoperta delle antiche cornici dipinte da Ambrogio, nascoste da secoli, che, insieme agli originari perni di collegamento tra le tre tavole maggiori, dimostrano che esse costituivano fin dall’origine un unico dipinto.
Risolti i problemi di adesione del colore, il restauro ha affrontato il risanamento delle strutture lignee secondo il progetto di rendere le due parti, il trittico di Ambrogio e la cornice cinquecentesca, ciascuna autoportante ed indipendente rispetto all’altra.
È poi seguita la pulitura della superficie dallo sporco e dalle ridipinture alterate, recuperando sia la raffinata cromia di Ambrogio, sia alcuni dettagli della figurazione. Le mancanze di colore sono state stuccate e trattate con due sistemi di reintegrazione: una di tipo ricostruttivo delle forme, sia pur in modo differenziato e riconoscibile, dove ciò era filologicamente possibile, ed una invece non ricostruttiva, dove non vi erano sufficienti informazioni nelle parti residue, detta “astrazione cromatica” al fine di non falsificare il documento figurativo.
La fortuita scoperta delle antiche cornici trecentesche dipinte da Ambrogio Lorenzetti costituisce una tappa fondamentale nella conoscenza delle capacità formali di Ambrogio e dà un senso alla testimonianza del Vasari che documentava per il Polittico di Badia a Rofeno una fortuna critica straordinariamente vasta.
L’opera è ora presentata in Laboratorio con le due parti separate, il Trittico di Ambrogio Lorenzetti e la cornice cinquecentesca, in modo da consentire una piena fruizione del capolavoro del grande pittore senese e delle novità emerse con il restauro. Con il ritorno dell’opera nel Museo d’Arte Sacra di Asciano si prevede un primo periodo di esposizione analogo a quello qui attuato, ed una successiva ricomposizione, a cura degli specialisti dell’Opificio delle pietre dure delle due parti, che rimarranno comunque strutturalmente indipendenti.

Didascalie delle immagini
[fig. 1] Il Polittico di Badia a Rofeno dopo dell'intervento di restauro; [fig. 2] Il Polittico di Badia a Rofeno prima dell'intervento di restauro; [fig. 3] Particolare del san Michele Arcangelo del Polittico di Badia a Rofeno durante la pulitura [Le foto sono state fornite dall'Agenzia Freelance di Siena]

Informazioni utili
Museo Palazzo Corboli, corso Giacomo Matteotti, 128 - Asciano (Siena). Informazioni: tel. 0577.719524; tel. 0577.718811 (Ufficio turistico) o tel. 0577.707262 (Ufficio turistico Abbazia Monteoliveto Maggiore). Orari: da martedì a domenica, ore 10.30-13.00 e ore 15.00-18.30 Ingresso: intero € 4,50, ridotto € 3,00. Sito web: www.palazzocorboli.it.

Merano, all'Imperialart Hotel si dorme in dodici stanze d'autore

Per tutto il Novecento ha rappresentato il salotto buono di Merano, ospitando tra le sue pareti grandi nomi della cultura internazionale come Hugo von Hoffmannsthal, Franz Kafka, Ezra Pound e Peggy Guggenheim. Stiamo parlando del Caffè e Garni Imperial, affacciato sul centralissimo corso Libertà e a due minuti dal centro termale. Uno spazio, questo, che il nuovo proprietario Alfred Strohmer ha trasformato, dallo scorso autunno, nel raffinato Hotel Imperialart, una meta perfetta per chi ama soggiornare in un ambiente riservato, approfittando di spazi dal grande impatto e personalità. Dietro la facciata originale in stile Liberty, datata al 1899, si “nascondono”, infatti, dodici camere di design e arte, disposte su tre piani, in cui si alternano decori a stucco di cristalli astratti, pareti di ferro e istallazioni al neon, combinazioni di colori e materiali ispirati ad antichi edifici della storia meranese.
Le concept room dell'Imperialart hotel, un vero e proprio museo a quattro stelle con tanto di catalogo d'arte, sono state plasmate dallo stile di tre famosi artisti meranesi contemporanei: Elisabeth Hölzl, Marcello Jori e Ulrich Egger. Tutti e tre hanno lavorato condividendo le proprie visioni con l’architetto Harald Stuppner e sotto supervisione della Fondazione Kunst Meran/o Arte.
Il risultato del restyling sovrappone il passato al futuro. Nel Caffè le restaurate Tulip Chairs di Saarinen, risalenti agli anni Cinquanta, dialogano con nuovissimi oggetti di design, come le famose sedute Moroso. Una fila di luci scorta il visitatore al piano superiore attraverso immagini a parete retroilluminate e ringhiere dorate. Da qui inizia il viaggio tra dodici suite da favola, tutte diversi tra di loro, ma tutte ugualmente magiche.
La proposta concettuale di Ulrich Egger, attraverso un gioco realizzato con differenti materiali, come lastre di ferro e pannelli di video-immagini in movimento, intende portare l’ospite della camera a una riflessione sulla propria funzione di inconsapevole fruitore d’arte e di partecipante alla vita di altre persone. Elisabeth Hölzl rimane, invece, fedele al suo confronto con la memoria dei luoghi. Nelle “sue” stanze sono, infatti, state ricreate le atmosfere di edifici simbolo di Merano, partendo da splendide fotografie che documentano lo stesso vecchio Imperial, l’antico hotel Bristol, le vecchie Terme. Infine, Marcello Jori, artista designer, collaboratore anche per Moroso, ha seguito la sua fascinazione per la densità, la struttura fisica e la luminosità dei cristalli, che per lui sono dei veri e propri talismani in quanto costituenti minimi della vita. Le sue concept room appaiono così come dei “castelli di sogno”, con nomi onirici e fantastici.

Didascalie delle immagini
[fg. 1] Veduta esterna dell'
Imperialart hotel di Merano; [fig. 2] Camera progettata da Elisabeth Hölzl all'Imperialart hotel di Merano; [fig. 3] Camera progettata da Elisabeth Hölzl all'Imperialart hotel di Merano.

Informazioni utili
Imperialart hotel, corso Libertà, 110 -Merano. Informazioni: tel. 0473.237172 o info@imperialart.it. Web Site: www.imperialart.it.

Per saperne di più
www.accart.it/el_h%F6.htm
www.ulrichegger.com
www.marcellojori.it

lunedì 11 aprile 2011

Un nuovo museo per la Spagna: il Thyssen di Malaga

Sarà sicuramente il fiore all’occhiello della candidatura a Capitale europea della cultura 2016 di Malaga. Stiamo parlando del nuovo museo Thyssen, che ha aperto i battenti, negli scorsi giorni, all’interno del restaurato palazzo di Villalón, un edificio simbolo dell’architettura rinascimentale locale, edificato alla fine del secolo XVI.
Situato nella calle Compañía, nel cuore del centro storico della città, lo spazio ha una superficie di 7.147 metri quadrati, oltre 5.000 dei quali dedicati ad uso espositivo. La collezione permanente è, invece, composta da circa duecentotrenta opere, raccolte dalla baronessa Carmen Thyssen-Bornemisza, che permettono di realizzare un percorso importante e completo attraverso l’arte spagnola del XIX secolo e dell’inizio del secolo successivo, con particolare attenzione alla pittura andalusa. Tra gli artisti più importanti si segnalano, Zurbarán, Sorolla, Zuloaga o Romero de Torres, insieme con pittori originari di Malaga quali Gómez Gil, Moreno Carbonero e Barrón.
Il percorso espositivo permette di vedere, al momento, solo centosettanta di questi lavori (gli altri resteranno in magazzino e saranno presentati in maniera ciclica), suddivisi in otto sezioni. Nella prima, Costumbrismo, sono raccolte opere di pittori come Rafael Benjumea o Guillermo Gómez, ispirate ai costumi e alla vita popolare del secolo XIX. La sezione Preciosismo ospita dipinti ispirati all’omonima corrente artistica. Tra i Maestros Antiguos si trovano alcuni capolavori come la Santa Marina di Francisco de Zurbarán, o la Adorazione dei Magi di Jerónimo Ezquerra. Nella sezione Pintura de entresiglos, artisti come Muñoz Degrain, Zuloaga e Sorrolla permettono di comprendere alcuni dei cambiamenti vissuti non solo dall’arte ma da tutta la società spagnola degli inizi del secolo XX. Paisajismo romantico e Paisajismo naturalista raccolgono opere ispirate alle omonime correnti artistiche. Nella sezione Pintura naval, si distinguono stampe dei porti di Malaga e Siviglia e artisti quali Manuel Barrón y Carrillo ed Emilio Ocón y Rivas. Completano il museo le sezioni dedicate alle Opere su carta, tra cui si trovano stampe di Flórez Ibáñez, Cecilio Plá e Sorolla, e i Prestiti a tre anni, con dipinti di Fortuny, Madrazo y Garreta e Rico Ortega.
Il museo accoglie, inoltre, fino al 30 giugno l’esposizione antologica Da Picasso a Tapies, con opere del secolo XX proveniente da fondi di Carmen Thyssen di autori quali Juan Gris, Joan Mirò, Antonio Saura, oltre agli stessi Picasso e Tapies.
Un'occasione, dunque, imperdibile -questa- per un viaggio a Malaga, città che, nei prossimi giorni, coinvolgerà il pubblico anche in una delle sue tradizioni più autentiche e sentite, la Settimana Santa, festa barocca ed andalusa per eccellenza, che trasforma il centro storico in uno splendido scenario in cui tutta la popolazione rivive i momenti della Passione di Cristo. Ogni giorno della settimana, dalla domenica delle Palme a Pasqua, sfileranno per le vie del centro varie confraternite, provenienti dalle diverse chiese della città e caratterizzate dal colore e dallo stile della tunica dei loro membri. Questi gruppi porteranno in processione i propri troni, cioè sontuose strutture scultoree che raffigurano immagini di Cristo o della Madonna, vere e proprie pale d’altare che camminano portate sulle spalle. La processione del Risorto del giorno di Pasqua è, invece, formata da nazareni che rappresentano tutte confraternite cittadine: è un lungo corteo colorato che entra nella Alameda Principal a mezzogiorno e si raccoglie alle 2 nella chiesa di San Julián, nei pressi della calle Carretería, per celebrare in modo indimenticabile la Festa della Resurrezione.

Didascalie delle immagini
[fig. 1]
Veduta interna del Museo Thyssen di Malaga; [fig. 2] Ramon Casas i Carbó, Julia, c. 1915. Olio su tela, 85 x 67 cm; [fig. 3] José García Ramos, Corteggiamento spagnolo, 1885. Olio su tela, 54,3 x 33,5 centimetri.

Informazioni utili
Museo Thyssen di Malaga, Azienda Calle 10 - Málaga (Spagna). Orari: da martedì a domenica, ore 10.00-20.00; chiuso il lunedì. Ingresso: intero € 6,00, ridotto € 3,50. Sito web: www.carmenthyssenmalaga.org.

Per saperne di più
www.spain.info/it
www.diariosur.es/multimedia/fotos/ultimos/74146-museo-carmen-thyssen-malaga-realidad-0.html

La UBS Art Collection si mette in mostra per Italia 150

Dipinti, fotografie, disegni, sculture e video: sono oltre quarantamila le opere che compongono la UBS Art Collection, una delle più importanti collezioni di arte contemporanea presenti al mondo.
In coincidenza con i primi quindici anni di presenza di UBS in Italia e con le celebrazioni dei centocinquanta anni della nostra unità nazionale, la raccolta svizzera approda nel Bel Paese con una mostra itinerante, che sta toccando otto città italiane: Dettagli di territorio. I fotografi italiani della UBS Art Collection.
Dopo Torino (Accademia Albertina, 24-27 marzo), Firenze (Stazione Leopolda Spazio Alcatraz, 1-3 aprile) e Roma (Chiostro del Bramante, 8-10 aprile), la rassegna giungerà nei prossimi giorni a Fiorano Modenese, nei suggestivi spazi del Castello di Spezzano, all'interno del quale è ospitato anche un interessante Museo della ceramica.
Trentacinque i lavori esposti, tutti firmati da grandi nomi della fotografia italiana, autori che hanno saputo riscoprire e reinterpretare, ciascuno a proprio modo, il tema del paesaggio e del territorio negli ultimi quarant’anni, contribuendo alla nascita di una nuova fotografia italiana contemporanea.
Accanto alle geometrie astratte e ai netti contrasti di colore di Franco Fontana, ai ritratti quasi “parlanti” delle sculture classiche e dei paesaggi archeologici di Mimmo Jodice, si troveranno gli ambienti tanto familiari quanto metafisici di Luigi Ghirri, la cui eleganza compositiva e acume intellettuale ne fecero uno dei fotografi più influenti del dopoguerra in Europa. Gabriele Basilico focalizza, invece, il proprio lavoro sulla fotografia dei paesaggi urbani e, grazie alla propria passione per l’architettura, percorre un approccio più documentaristico, capace di raccontare la bellezza celata in luoghi e paesaggi industriali. Affascinanti e a volte romanzate, quasi sovrannaturali, sono le immagini di Olivo Barbieri che catturano la magia incompresa della vita di tutti i giorni e dei luoghi più comuni. Le grandi fotografie di Massimo Vitali diventano, invece, vere e proprie finestre sul mondo, dove paesaggi sovraffolati e brulicanti di persone si trasformano in paesaggi umani, a rappresentare uno spaccato sociale della nostra epoca. Una testimonianza di contemporaneità che Francesco Jodice raccoglie, invece, in maniera metodica, quale osservatore internazionale del mondo moderno e della sua globalizzazione, mettendo a confronto ambienti sociali di tutto il mondo e mostrandoci come le città possano condizionare il modo in cui viviamo.
L'esposizione, a cura di Stephen Mc Coubrey, sarà visitabile da venerdì 15 a domenica 17 aprile al Castello di Spezzano, prima di proseguire il suo viaggio per Treviso (Casa dei Carraresi, 6-8 maggio), Padova (Caffè Pedrocchi, 13-15 maggio), Brescia (Teatro Grandi, 20-22 maggio) e Bologna (Pinacoteca nazionale, 27-29 maggio).
In occasione della mostra itinerante verranno, inoltre, esposti, accanto ai grandi nomi della fotografia italiana, gli scatti dei vincitori del concorso fotografico: UBS e il Territorio. Il dettaglio come codice, destinato a giovani talenti emergenti nel campo della fotografia di età compresa tra i 18 e i 35 anni, domiciliati o residenti a Torino e Roma e relative province. A comporre la giuria sono stati chiamati Guido Curto, Giorgetto Giugiaro, Ugo Nespolo, Patrizia Sandretto Re Rebaudengo e Paolo Turati per Torino, e Corrado Augias, Paolo Giorgi, Margherita Guccione, Ada Passaretta, Dino Sorgonà, Claudio Strinati e Dario Zerboni per Roma.
Oltre all’opportunità di esporre insieme ai grandi nomi della fotografia italiana, i vincitori saranno premiati con un viaggio e soggiorno a Basilea per tutta la durata di Art Basel 2011, la più prestigiosa fiera d'arte moderna e contemporanea a livello internazionale di cui UBS è sponsor principale dal 1994 e con la realizzazione di un catalogo delle proprie opere in mostra.

Didascalie delle immagini
[fig. 1]Luigi Ghirri: Venezia, 1987. Eredi di Luigi Ghirri; [fig. 2] Francesco Jodice, Untitled (Napoli), 1998. © Francesco Jodice. Courtesy of the artist and Brancolini Grimaldi, London / Rome; [fig. 3] Massimo Vitali: Picnic Alternatif, 2000, c print 180x225cm. © Massimo Vitali. Courtesy of the artist and Brancolini Grimaldi, London / Rome.
[Le foto sono state messe a disposizione da Alessandra De Antonellis di Ddl Studio]

Informazioni utili
Dettagli di territorio. I fotografi italiani della UBS Art Collection. Date: 15–17 aprile - Modena, Castello di Spezzano; 6–8 maggio - Treviso, Casa dei Carraresi; 13–15 maggio - Padova, Caffè Pedrocchi; 20–22 maggio - Brescia, Teatro Grande; 27–29 maggio - Bologna, Pinacoteca nazionale. Ingresso gratuito nelle diverse sedi espositive. Informazioni: www.ubs.com/dettagliocomecodice.

Per saperne di più
www.ubs.com/4/artcollection/index.html

Venezia, Prada restaura Ca' Corner della Regina

Venezia avrà un nuovo spazio espositivo dedicato all'arte contemporanea. Grazie alla collaborazione tra la Fondazione Musei civici di Venezia e la Fondazione Prada di Milano, ritornerà, infatti, a nuova vita Ca’ Corner della Regina, palazzo settecentesco, affacciato sul Canal Grande, che fu costruito da Domenico Rossi, per conto della famiglia dei Corner di San Cassiano, sulle rovine del palazzo in cui nacque Caterina Corner, la futura regina di Cipro.
L'impegnativo programma di restauro, rispettoso dei vincoli di legge relativi agli edifici di rilevante valore storico artistico si attuerà in sei anni, con l'intesa di rinnovo per altri sei e sarà articolato in tre fasi di intervento. La prima, elaborata di comune accordo, prevede sostanzialmente interventi di messa in sicurezza delle superfici di pregio artistico e architettonico, il rilievo di tutte le parti impiantistiche incoerenti, la manutenzione dei serramenti, l’eliminazione dei materiali di scarto e il recupero degli spazi destinati a uffici e servizi. Tali lavori consentiranno l’apertura parziale del palazzo a fine maggio, mentre le fasi successive sono in corso di progettazione.
L'intero progetto di riqualificazione consentirà allo storico edificio veneziano, la cui architettura si rifà allo stile della vicina Ca' Pesaro di Baldassarre Longhena, attuale sede della Galleria internazionale d’arte moderna, di ritornare al suo antico splendore.
Modulato su tre livelli, lo stabile ha un aspetto slanciato, anche per la presenza di due ammezzati tra piano terra e primo piano, con paramento in pietra d'Istria sulla facciata principale e bugnato dal pianterreno fino al mezzanino.
L’ultimo discendente della famiglia Corner lasciò il palazzo a Papa Pio VII; la dimora ospitò in seguito la congregazione dei Padri Cavanis, il Monte di Pietà e l'Archivio storico della Biennale. Il nuovo corso, di esclusiva competenza della Fondazione Prada e bato da un progetto culturale condiviso con a Fondazione Musei civici di Venezia (usufrutturia dell'edificio, di proprietà comunale), vedrà l'edificio diventare centro di attività espositive, di ricerca e di studio volte all’approfondimento dei linguaggi artistici contemporanei e non solo.
«Siamo felici di raccogliere l’impegnativa sfida per riqualificare lo straordinario palazzo di Ca' Corner della Regina - rilevano Miuccia Prada e Patrizio Bertelli, presidenti della Fondazione Prada -, nel totale rispetto della sua storia, e con l’ambizione di offrire alla città di Venezia e non solo, una programmazione stimolante e importante sul piano delle arti per tutta la durata del nostro mandato». «Ringrazio vivamente la Fondazione Prada - sottolinea Walter Hartsarich, presidente della Fondazione Musei civici di Venezia - per avere sposato le esigenze d’integrazione culturale della città e della nostra Fondazione completando il variegato mosaico delle strutture museali veneziane con l’apertura di un nuovo spazio dedicato alla cultura contemporanea».

Didascalie delle immagini
[fig. 1]
Ca’ Corner della Regina, Venezia - Facciata esterna; [fig. 2] Ca’ Corner della Regina, Venezia - Particolare dell'interno [Le foto sono state messe a disposizione dall'ufficio stampa della Fondazione Musei civici di Venezia]

Per saperne di più
www.fondazioneprada.org
www.museiciviciveneziani.it