ISSN 1974-4455 (codice International Standard Serial Number attribuito il 7 marzo 2008) | Info: foglidarte@gmail.com

venerdì 26 luglio 2013

Modigliani e l’École de Paris: la Montparnasse bohémienne rivive a Milano e a Martigny

«Seguimi Jeanne, segui nella morte, così in paradiso avrò la mia modella preferita e potrò gustare con lei le gioie dell'eternità»: così, poco prima di spirare in un letto dell'Hôpital de la Charité di Parigi, per una grave forma di tubercolosi polmonare, Amedeo Modigliani (Livorno, 12 luglio 1884 – Parigi, 24 gennaio 1920) si rivolse alla compagna Jeanne Hébuterne. La sera successiva alla sua morte, il 25 gennaio 1920, la giovane donna, in procinto di partorire il loro secondo figlio, ripensò a quelle parole e si tolse la vita, gettandosi da una finestra della casa paterna, al quinto piano di un palazzo di rue Amyot. Finiva così, in tragedia, la vicenda di Modì, il «maudit», il «pittore maledetto del XX secolo», ammirato dai suoi contemporanei più per la propria aura bohémienne che per i ritratti femminili dai volti stilizzati, dai lunghi colli affusolati e dagli sguardi acquosi, assetati d’amore che sono la cifra stilistica più evidente della sua arte. Il pubblico era affascinato dall'esistenza avventurosa del livornese, trascorsa in un'altalena fra eros e droga, povertà e fervore creativo, passione e dolore. Mentre la maggior parte dei giornalisti e il mondo accademico snobbava la sua produzione, considerandola troppo «facile», priva di una reale dimensione innovatrice nella storia dell'arte del Novecento.
Come spesso accade ai grandi del passato, la fortuna critica di Amedeo Modigliani fu postuma: la retrospettiva alla Biennale di Venezia del 1930 ne decretò il definitivo riconoscimento tra i grandi protagonisti delle Avanguardie e dei primi decenni del XX secolo, accanto a Pablo Picasso, Henri Matisse e Georges Braque.
Da allora l’artista livornese è una vera e propria stella delle aste. Ai primi di luglio, un suo ritratto femminile è, per esempio, stato battuto da Matsar a 6,7 milioni di euro, risultando l'opera più costosa mai venduta in Israele fino ad oggi. Il record assoluto per un dipinto di Modigliani lo detiene, però, il quadro «Nu assis sur un divan» (conosciuto dagli esperti come «La belle romaine»), acquisito nel 2010 per una cifra di 61 milioni e 500 mila dollari.
Non meno fortuna hanno le iniziative espositive dedicate al pittore toscano. La classifica settimanale dell’agenzia Ansa sulle mostre più visitate in Italia posiziona, infatti, da settimane sui primi gradini del podio la rassegna «Modigliani, Soutine e gli artisti maledetti», curata da Marc Restellini, direttore della Pinacothèque de Paris, presso il Palazzo Reale di Milano.
Centoventi opere, mai esposte al pubblico negli ultimi settant’anni, ricostruiscono non solo il cammino artistico del pittore livornese negli ultimi anni di vita, ma anche la storia, poco conosciuta, della collezione di Jonas Netter (1867-1946), ebreo alsaziano, trapiantato a Parigi, che di mestiere era rappresentante commerciale per varie ditte e che aveva una passione per l’arte, soprattutto per quella degli impressionisti. Claude Manet e Edgar Degas non rientravano, però, nelle sue possibilità economiche. Nel 1915, l’incontro con il mercante e poeta polacco Léopold Zborowski segnò una svolta: il collezionista francese venne a contatto con gli artisti del quartiere di Montparnasse, un gruppo eterogeneo di giovani stranieri, in prevalenza ebrei, accomunati dalla ricerca di un nuovo linguaggio figurativo e dalla necessità di esprimere sulla tela i tormenti della propria anima, i sogni di un’esistenza quasi sempre difficile e dissoluta, spesa tra droghe, assenzio, donne, pennelli e tubetti di colore. Jonas Netter divenne, insieme con Léopold Zborowski, talent-scout di alcuni di questi pittori, pagando loro stipendi, affitti, forniture di materiali e altre varie spese. Il primo a legarsi contrattualmente con il collezionista fu Amedeo Modigliani per quindici franchi al giorno (più un rimborso) in cambio dell’intera produzione. Seguirono due amici, squattrinati, dell’artista: Chaïme Soutine (Smiloviči, 1894- Parigi, 1943), pittore lituano che visse da clochard gran parte della sua esistenza e del quale Marc Chagall diceva impietoso «fa veramente schifo», e Maurice Utrillo (Parigi, 1883 - Dax, 1955), alcolizzato cronico del quale si vociferava che la nonna contadina lo svezzasse con biberon pieni di vino.
La morte di Modì e quella di Léopold Zborowski (avvenuta nel 1929) non spensero il fervore collezionistico di Jonas Netter. Alla quarantina di opere del suo pupillo e a quelle dei due amici del pittore toscano, il collezionista francese aggiunse, negli anni, lavori di Suzanne Valadon (Bessines,1865-Parigi, 1938), ex modella dai facili costumi contesa da Pierre-Auguste Renoir e Pierre Puvis de Chavannes, di Moïse Kisling (Cracovia, 1891-Sanay-sur-Mer, 1953), di André Derain (Chatou, 1880-Garches, 1954) e di molti altri, pur incontrando la diffidenza del suo entourage che gli rimproverava di acquistare «simili orrori», vere e proprie «porcherie».
La raccolta di Jonas Netter, che rivive ora nelle sale di Palazzo Reale, tratteggia, dunque, il ritratto di una generazione d’artisti passata alla storia come l’École de Paris (definizione, questa, coniata, nel 1925, da André Warnod, giornalista del quotidiano «Le Figaro»).
Sala dopo sala, accompagnati dalla voce di Corrado Augias in audio-guida (disponibile all’ingresso e compresa nel costo del biglietto), i visitatori potranno ammirare i luminosi paesaggi metropolitani del «periodo bianco» di Maurice Utrillo, i sontuosi nudi femminili di Suzanne Valadon, la violenza cromatica e il crudo realismo di opere come «La folle» (1919) o «Le bouef» (1924) di Chaïme Soutine, l’unico ritratto conosciuto del collezionista Jonas Netter a firma di Moïse Kisling e André Derain con la sua «Grandes baigneuses» (1908) di ispirazione cezanniana. Non mancano nel percorso espositivo opere di molti altri pittori minori come Léon Solà, Henry Hayden, Eugene Ebiche, Gabriel Fournier ed Henry Epstein. Ma il vero protagonista della rassegna, aperta fino a domenica 8 settembre, è Amedeo Modigliani: del maestro toscano sono esposti i ritratti, ariosi ed essenziali, dell’amico Soutine, del mercante Zborowski, del corniciaio Lepoutre, della poetessa inglese Beatrice Hastings, ma anche capolavori poco noti come «Elvire au col blanc» (1917) o «Jeanne Hébuterne au henné» (1918), una tela che consegna a futura memoria il volto dell’ultima amante dell’artista, quella giovane donna che, appena diciannovenne, decise di gettarsi nel vuoto, annientata dal dolore, «devota compagna -come recita il suo epitaffio- fino all'estremo sacrificio».
All’esperienza dell’École de Paris guarda anche la nuova mostra della Fondation Pierre Giannada, in Svizzera, nata dalla collaborazione con il Centre Pompidou e con la sua direttrice, la curatrice Catherine Grenier. Un’ottantina di opere, delle quali quindici di Modì, ricostruiscono quel clima di vivacità culturale che fece della capitale francese un faro, una calamità per tanti artisti di talento. Non manca lungo il percorso espositivo, che presenta anche tele di Marc Chagall ed Henri Matisse, un omaggio al movimento cubista con lavori come «Le guitariste» (1910) di Pablo Picasso, la «Nature morte au livre» (1913) di Juan Gris, «Le mécanicien» (1918) e «Le pôt à tisane» (1919) di Fernand Léger. L’esposizione, visitabile fino a domenica 24 novembre, ricostruisce, poi, il rapporto d’amicizia tra il pittore toscano e Costantin Brancusi, del quale sono esposte le sculture «Princesse X» (1915-1916) e «Mle Pogany III» (1933) e al cui vocabolario figurativo guardò Amedeo Modigliani per la sua «Téte de femme» (1912), un volto di donna dal naso esageratamente allungato e dalla bocca inesistente, in ieratica contemplazione. Ma il meglio è ancora una volta espresso dai ritratti e dai nudi dell’artista toscano, da tele come «Maternitè» (1919), «Jeanne Hebuterne au chapeau» (1919) e «Nu couche le bras replie sous la tete» (1919), che, attraverso forme semplificate e una tavolozza ridotta a pochi colori, omaggiano l’arte del passato e scandagliano l’animo umano. Vengono in mente così le parole di Margherita Sarfatti che descrisse Modì come un «Botticelli moderno, tutto bruciato dal fuoco dello spirito, che rende esili, quasi immateriali le sue creature, per lasciarne meglio trasparire lo spirito meditativo e gentilmente malinconico».

Didascalie delle immagini
[Fig. 1] Amedeo Modigliani, «Ritratto di Jeanne Hébuterne (Jeanne Hébuterne au henné)», 1918. Olio su tela, cm 100 x 65. Firmato in alto a destra. © Pinacothèque de Paris; [fig. 2] Amedeo Modigliani, «Elvire con colletto bianco (Elvire con collettino)», 1917 o 1918. Olio su tela, Firmato in alto a destra, cm 92 x 65. © Pinacothèque de Paris /Fabrice Gousset; [fig. 3] Amedeo Modigliani, «Ritratto di Soutine», 1916. Olio su tela, cm 100 x 65. Firmato in basso a destra. © Pinacothèque de Paris /Fabrice Gousset; [fig. 4] Amedeo Modigliani, «Ritratto di Zborowski», 1916. Olio su tela, cm 46 x 27. Firmato in alto a destra. © Pinacothèque de Paris /Fabrice Gousset; [fig. 5] [Fig. 1] Amedeo Modigliani, «Testa di donna», 1912. Scultura

Informazioni utili 
«Modigliani, Soutine e gli artisti maledetti». Palazzo Reale, piazza del Duomo, 12 - Milano. Orari: lunedì, ore 14-30-19.30, martedì-domenica, ore 9.30-19.30; giovedì e sabato, ore 9.30-22.30 (il servizio di biglietteria chiude un'ora prima). Ingresso: intero € 11,00, ridotto da € 9,50 a € 4,50 (per dettagli sulle riduzioni e le gratuità: www.mostramodigliani.it/?page_id=18). Catalogo: Il Sole 24 Ore Cultura, Milano. Informazioni: tel. 02.88465230/88445181. Sito internet: www.mostramodigliani.it. Fino a domenica 8 settembre 2013. 


«Modigliani e l’École de Paris». Fondation Pierre Giannada,Rue du Forum, 59 - 1920 Martigny (Svizzera). orari: tutti i giorni, ore 9.00-19.00. Ingresso: adulti ChF 20 /€ 17,00; terza età: ChF 18/€ 15,00, famiglie ChF 42/€ 35,00, bambini oltre 10 anni e studenti ChF 12/€ 10,00 gruppi: ChF 18/€ 15,00. Catalogo: disponibile in mostra. Informazioni: tel.(+41)277223978. Informazioni in Italia: tel. 031.269393. Sito internet: www.gianadda.ch. Fino a domenica 24 novembre 2013. 

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