ISSN 1974-4455 (codice International Standard Serial Number attribuito il 7 marzo 2008) | Info: foglidarte@gmail.com

venerdì 26 maggio 2017

Vivian Maier, una fotografa da scoprire

La vita e l’opera di Vivian Maier sono circondate da un alone di mistero che ha contribuito ad accrescerne il fascino. Tata di mestiere, fotografa per vocazione, l’artista americana non ha mai abbandonato la sua macchina fotografica, una Rolleiflex, con la quale ha scattato, tra il 1950 e il 1990, centinaia di migliaia di fotografie in giro per il mondo, dalla Francia agli Stati Uniti. Questi lavori sono rimasti a lungo sconosciuti fino a quando, nel 2007, John Maloof, all’epoca agente immobiliare, acquistò durante un’asta parte dell’archivio di Vivian Maier, confiscato per un mancato pagamento. Capì subito di trovarsi di fronte a un tesoro prezioso e iniziò a ricercare altro materiale sull’artista, arrivando ad archiviare oltre 150.000 negativi e 3.000 stampe.
Una selezione di questi scatti è in mostra fino al 18 giugno al Museo di Roma in Trastevere e farà, quindi, tappa al Palazzo Ducale di Genova, dove sarà visibile dal 23 giugno al 24 settembre. La curatela della rassegna è di Anne Morin e Alessandra Mauro. Si tratta di centoventi fotografie in bianco e nero realizzate tra gli anni Cinquanta e Sessanta insieme a una selezione di immagini a colori scattate negli anni Settanta, oltre ad alcuni filmati in super 8 che mostrano come Vivian Maier si avvicinasse ai suoi soggetti.
Figura imponente, ma discreta, decisa e intransigente nei modi, l’artista ritraeva le città dove aveva vissuto, New York e Chicago, con uno sguardo curioso, attratto da piccoli dettagli, dai particolari, dalle imperfezioni ma anche dai bambini, dagli anziani, dalla vita che le scorreva davanti agli occhi per strada, dalla città e i suoi abitanti in un momento di fervido cambiamento sociale e culturale.
I suoi incredibili scatti in bianco e nero sono, dunque, uno straordinario specchio della società americana, ritratta nella quotidianità del Dopoguerra con l’abilità e il talento che un buon street photographer deve possedere: un occhio per il dettaglio, per la luce e la composizione, un tempismo impeccabile, un atteggiamento partecipe e umano verso gli altri e un’instancabile capacità di continuare a scattare per riuscire a cogliere ogni istante.
È già difficile trovare tutte queste qualità in un fotografo professionista che dispone di una buona preparazione e vive a contatto con colleghi e mentori, ed è ancora più raro trovarle in una persona priva di formazione specifica e senza una rete di relazioni professionali. Vivian Maier, invece, possedeva queste doti. Le sue sono immagini straordinarie, di ampio respiro e di ottima qualità, che raccontano con ironia, sensibilità e dinamismo le mille sfaccettature della vita urbana americana.
Osservando il corpus fotografico spicca la presenza di numerosi autoritratti, quasi un possibile lascito nei confronti di un pubblico con cui l’artista non ha mai voluto o potuto avere a che fare. Il suo sguardo austero, riflesso nelle vetrine, nelle pozzanghere, la sua lunga ombra che incombe sul soggetto della fotografia diventano un tramite per avvicinarsi al suo lavoro, che non è mai pubblicato quando era in vita.
Come scrive, infatti, Marvin Heiferman: «Vivian Maier si dedicò alla fotografia anima e corpo, la praticò con disciplina e usò questo linguaggio per dare struttura e senso alla propria vita conservando però gelosamente le immagini che realizzava senza parlarne, condividerle o utilizzarle per comunicare con il prossimo». Vivian Maier è, dunque, un caso estremo di riscoperta postuma: «ciò che visse coincise esattamente con ciò che vide. Non solo era sconosciuta in ambito fotografico – scrive Geoff Dyer- ma sembra addirittura che nessuno l’abbia mai vista scattare fotografie. Può sembrare triste e forse anche crudele -una conseguenza del fatto che non si sposò, non ebbe figli e apparentemente nessun amico- ma la sua vicenda rivela anche molto su quanto sia grande il potenziale nascosto di tanti esseri umani». Come scrive Wisława Szymborska, nel poema «Census», a proposito di Omero, «Nessuno sa cosa faccia nel tempo libero».

Didascalie delle immagini
[Fig.1] New York, 10 settembre, 1955.© Vivian Maier/Maloof Collection, Courtesy Howard Greenberg Gallery; [fig. 2] New York.7. New York, 1954.© Vivian Maier/Maloof Collection, Courtesy Howard Greenberg Gallery; [fig. 3] New York.Senza titolo, senza data.© Vivian Maier/Maloof Collection, Courtesy Howard Greenberg Gallery, New York.

Informazioni utili
Vivian Maier. Museo di Roma in Trastevere, piazza di Sant’Egidio, 1/b - Roma. Orari: da martedì a domenica, ore 10.00-20.00, chiuso lunedì e il 1° maggio; la biglietteria chiude alle ore 19.00. Ingresso: intero € 9,50, ridotto € 8,50. Informazioni: tel. 060608. Sito web: www.museodiromaintrastevere.it. Fino al 18 giugno 2017.  

Vivian Maier. Palazzo Ducale, piazza Matteotti, 9 - Genova. Orari: da martedì a domenica, ore 10.00-19.00; lunedì chiuso. Ingresso: Open € 12,00; intero € 10,00; ridotto € 8,00. Informazioni: tel. 010.9280010 o biglietteria@palazzoducale.genova.it. Dal dal 23 giugno al 24 settembre 2017. 

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