ISSN 1974-4455 (codice International Standard Serial Number attribuito il 7 marzo 2008) | Info: foglidarte@gmail.com

lunedì 7 gennaio 2008

Varesotto, due mostre per i ricami di Enrica Borghi

Tra le donne del mito è senz'altro quella meno alla moda, più lontana dagli stereotipi femminili d’oggi. In tempo di casalinghe disperate e di audaci manager in tacchi a spillo e minigonna, Penelope, la sposa tutta gineceo e telaio “dipinta” dal greco Omero, simbolo per antonomasia di fedeltà, sembra un’icona da mettere sotto naftalina. Il suo continuo tessere e disfare il lenzuolo funebre del suocero Laerte, in paziente attesa dell’amato Ulisse, ha un che d’anacronistico. Eppure la figura di questa donna continua a suggestionare il nostro immaginario. Ne dà dimostrazione la mostra-laboratorio Le trame di Penelope, a cura di Emma Zanella, allestita fino a domenica 10 febbraio alla Gam di Gallarate: un progetto espositivo «in progress, fluido e dinamico» - si legge nella nota di presentazione -, dove il pubblico è invitato a farsi parte attiva nell’esecuzione delle opere.
Tre artiste, di differenti età, le protagoniste: il collettivo Name diffusion (composto da Marion Baruch, Myriam Rambach e Arben Iljazi), Alice Cattaneo ed Enrica Borghi, anima dell’associazione culturale Asilo Bianco di Ameno, sul lago d’Orta, nel Novarese.
Comune al lavoro delle tre autrici è l’uso di materiali non nobili, di scarto: scampoli di stoffe, figurine, tetrapak e sacchetti di plastica, ma anche bucce d’arancia e fiori secchi. E’, questo, il caso dell’installazione-ambiente Biòboutique (2002), presentata da Enrica Borghi (Premosello Chiovenda, 1966) a documentazione della sua ricerca creativa. Una ricerca in bilico tra manualità minuziosa e spirito ludico, che dà origine - si legge in un articolo di Velvet dello scorso giugno - a «un mondo sintetico ma affascinante, fatto di piume, bigodini, ciglia finte, sacchetti e bottiglie di plastica che si trasformano in texture preziose e cangianti».
Iper-femminilità e gioco (ne danno perfetta prova La Regina, installazione per i bambini, presentata al Castello di Rivoli nel 1999, e l’opera Palle di neve, tra i pezzi cult delle natalizie Luci d’artista di Torino) sono, dunque, le parole-chiave per interpretare i lavori di Enrica Borghi e, nello specifico, Biòboutique: messa in scena, ironica e gustosa, di un negozio di lusso, con un comodo sofà, biancheria intima fashion, eleganti vestaglie, reggiseni e slip sexy, ottenuti con materiali di scarto, da mascherine anti-smog a bottiglie di plastica verde.
Il “pezzo forte” dell’artista novarese per la rassegna alla Gam di Gallarate - sede espositiva che già l’aveva ospitata con la sua Architettura di luce in occasione di Zat-Zone artistiche temporanee (2004) - è, però, Patcwork city: riflessione sulla città ideale, dove cartoni di latte e succo diventano case e palazzi, mentre strade e piazze sono in plastica, lavorata all’uncinetto, a punto basso, come le coperte delle nonne.
«Di solito si pensa alla città come a un luogo privo di identità, al contrario – spiega la Borghi - a me piace pensare a una città che protegge, fatta di contatti e di scambi». «In questo progetto – prosegue l’artista – da una parte la città è anonima e fredda, come le case in tetrapak, dall’altra è qualcosa di molto intimo e accogliente: una coperta che scalda, alla cui realizzazione tutti possono partecipare».
Patcwork city è, infatti, un work in progress, in cui il pubblico è invitato a farsi parte attiva e progettuale dell’opera stessa. Un’idea di temporalità, quella espressa dall’installazione dell’artista novarese, che si respira anche nelle altre due opere in questi giorni alla Gam di Gallarate: Accumulazione T di Name Diffusion, una sorta di caotico e coloratissimo show-room dove ognuno può scegliere un pezzo di tessuto da portare a casa, e Holly che salta e colpisce Spiderman che dà la mano a una Winx che guarda un Pokémon di Alice Cattaneo (Milano, 1976), una galleria di figurine con personaggi dei cartoni animati, dello spettacolo e dello sport, a cui sta lavorando un nutrito gruppo di bambini delle scuole elementari.
A chi fosse curioso di conoscere il percorso che ha portato Enrica Borghi alla realizzazione di Patcwork city si consiglia, infine, di visitare la mostra allestita fino a sabato 12 gennaio alla duet art gallery, nella vicina Varese. Decine di rose polipanti e avvolgenti, gioielli di cartapesta da Mille e una notte, tappeti multicolori, affascinanti e complicati mosaici di stagnola e polistirolo raccontano la vicenda creativa di un’artista che, sulla scia di Arman e Michelangelo Pistoletto, ha creato, con gli scarti della nostra società dei consumi, un mondo di incanto, poesia e sogno.

Didascalie delle immagini
(fig. 1) Enrica Borghi alla Gam di Gallarate, il giorno dell’inaugurazione della mostra Le trame di Penelope. Foto di Annamaria Sigalotti. (fig. 2) Enrica Borghi, Patcwork city, 2007. Civica galleria d’arte moderna, Gallarate. Foto di Giorgio Caione (Asilo Bianco, Ameno – Novara); (fig. 3) Enrica Borghi, Biòboutique, 2002. Bottiglie di plastica biodegradabile e materiali vari, dimensioni variabili. Proprietà dell’artista. (fig. 4) Name Diffusion, Accumulazione T, installazione 2007. Civica galleria d’arte moderna, Gallarate. Foto di Giorgio Caione (Asilo Bianco, Ameno – Novara); (fig. 5) Enrica Borghi, Collana, 2007. Carta stagnola.

Informazioni utili
Le trame di Penelope. Gam, viale Milano 21 – Gallarate (Varese). Orari: martedì-domenica 10.00-12.20 e 14.30 e 18.20. Ingresso gratuito. Catalogo: disponibile in mostra. Informazioni: tel. 0331. 791266. Sito Web:
www.gam.gallarate.va.it. Fino al 10 febbraio 2008.

Enrica Borghi. Mostra personale
. Duetart gallery, vicolo santa Chiara 4 – Varese. Orari: martedì-sabato 15.30-19.30. Ingresso libero. Informazioni: tel. 0332. 231003. Sito web:
www.duetart.com. Fino al 12 gennaio 2008.

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Luci d’artista a Torino

domenica 6 gennaio 2008

Malpensa, in viaggio con Depero e Pistoletto

Un’attesa in aeroporto accanto a grandi nomi della pittura italiana degli ultimi cent’anni come Giacomo Balla e Fortunato Depero: ecco quanto propone l’hub di Malpensa ai tanti turisti che hanno scelto l’aereo come mezzo di trasporto per le proprie vacanze natalizie. Fino a lunedì 7 gennaio, ExhibAir - nuova vetrina per l’arte contemporanea, ubicata nell’area biglietteria del secondo piano del Terminal 1 e inaugurata lo scorso giugno con un’esposizione sulla Femme Nue di Pablo Picasso - ospita la mostra Venti maestri dalla collezione Farnesina (catalogo Palombi editore), a cura di Maurizio Calvesi. Prendendo avvio dal futurismo, primo movimento italiano in pittura del Novecento, la rassegna - promossa da Sea con la collaborazione del ministero degli Affari esteri e con il contributo organizzativo di C-Zone e ComediArting - allinea maestri del calibro di Alighiero Boetti, Giuseppe Capogrossi, Mario Sironi, Giulio Turcato, Lucio Fontana, Gino Marotta e Mario Schifano, solo per fare qualche nome.
All’interno dei centosettanta metri quadrati di ExhibAir, spazio concepito per dare il massimo risalto alle opere esposte grazie all’uso di colori tenui e di una luce morbida e diffusa, il visitatore può, dunque, compiere un viaggio che spazia dal 1917, anno di realizzazione degli oli su cartone Bambola e Clavel e l’ombra di Fortunato Depero, ad oggi, facendo tappa davanti alle suggestioni astratte della tela Intollerranza n. 3 (1960) di Emilio Vedova, alle sciabolate di colore della Noce acerba (1968) di Afro Basadella e alle ricerche plastiche di Pietro Consagra (Biglietto, 1961) e Arnaldo Pomodoro (Disco solare, 1989-90), per giungere fino alle produzioni artistiche dei nostri giorni, ben documentate da Enrico Castellani (Senza titolo, 1987) e da Michelangelo Pistoletto, in mostra con il lavoro di più recente produzione: lo smalto Love difference del 2002. Tra i pezzi più interessanti, si segnalano lo splendido Cretto e oro (1994) di Alberto Burri, l’elegante mosaico La gabbia (1940) di Massimo Campigli e una raffinata Natura morta con pesci (1936) di Gino Severini.

Didascalie delle immagini
(fig. 1) Afro Basadella, Noce acerba, 1968. Tecnica mista su tela, cm 65x94;
[L'immagine è stata fornita da Paola Manfredi, ufficio stampa del progetto ExhibAir. Un viaggio nell’arte]

Informazioni utili
Venti maestri dalla collezione Farnesina. Aeroporto di Malpensa – Spazio ExhibAir (Terminal 1 /piano 2 /area biglietterie), strada statale dell’aeroporto della Malpensa – Gallarate (Varese). Orari: 9.00-19.00. Ingresso libero. Catalogo: Carlo Cambi editore, Roma (edizione bilingue, italiano e inglese). Informazioni: tel. 02.30329715. Fino al 7 gennaio 2008.

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Il video della mostra su L’Espresso

sabato 5 gennaio 2008

«La Bibbia» di Chagall, incisioni tra fantasia e sacralità

«Fin dalla prima infanzia, sono stato affascinato dalla Bibbia. Mi sembrava sempre, e così mi sembra adesso, la più grande radice della poesia di tutte le epoche. Fin da allora ne ho cercato il riflesso nella vita e nell'arte (…) Per me è stata l'alfabeto colorato in cui ho intinto i miei pennelli». Così l'artista ebreo Marc Chagall, autore di un corpus grafico (1931-1956) e di un ciclo di pitture (1955–1966) sulle Sacre scritture, spiegava il motivo che lo aveva condotto a raccontare per immagini il «libro dei libri», il testo più letto e più venduto al mondo.
Le incisioni sul messaggio vetero-testamentario del maestro bielorusso – centocinque acqueforti su lastre di rame – fanno parte della mostra con cui si inaugura l’attività espositiva della sala Francesco Virga al Centro servizi per la cultura e l'impresa di Inveruno, in provincia di Milano: una struttura polifunzionale nata dal recupero dell’ex palazzo comunale, costruito nel 1950 all’interno del parco Tanzi, che è stata riaperta nel settembre 2007 e che oggi ospita una fornita biblioteca, un’emeroteca, una mediateca con postazioni Internet e l’Ufficio cultura e istruzione.
Le opere esposte, provenienti dalla collezione della Fondazione Mazzotta di Milano, che edita anche il catalogo della rassegna, appaiono straordinarie dal punto di vista tecnico e stilistico quanto da quello contenutistico: in queste incisioni l’attività grafica di Marc Chagall giunge alla sua massima espressione grazie alla fusione originale tra l’eredità della tradizione figurativa sacra e un’interiorità ricca di sensibilità simbolica e favolistica, in bilico fra sogno e realtà.
Le tavole dedicate a La Bibbia furono commissionate all’artista dal gallerista francese Ambroise Vollard; l'incarico provocò nel maestro di Vitebsk una sorta di «impegno morale» nei confronti delle proprie origini. Venne così la decisione di partire per la Siria, l'Egitto e la Palestina, in cerca della vera anima del popolo ebraico o, per dirla con le parole di Vivianne Tarenne, dell'«atmosfera di eternità che regna nella Terra Santa». Al ritorno e fino al 1939, nella villa di Montmorency, presso la Porte d'Auteuil, Marc Chagall scelse gli episodi da illustrare, eseguì i bozzetti di tutte le tavole e portò a termine sessantasei incisioni, che fece tirare da Potin. Nel frattempo, morì Vollard e il regime nazista proclamò l'antisemitismo politica di stato, iniziando, non solo in Germania, una forte ondata di persecuzioni contro gli ebrei.
Marc Chagall decise di fuggire negli Stati Uniti, da cui tornò nel 1948, alla morte dell'amata moglie Bella. L'esilio costrinse l’artista a interrompere la realizzazione del corpus grafico dedicato a La Bibbia, la cui gestazione riprese solo nel 1952 con il disegno su lastra di altre trentanove tavole, che vennero stampate da Raymond Haasan. Quattro anni più tardi, nel 1956, l'intero ciclo venne pubblicato, in tiratura limitata (295 esemplari autografati), dalle edizioni Verve di Parigi per volontà del mecenate Tériade, vero e proprio pigmalione della grafica d'autore.
La rilettura chagalliana del «libro dei libri» è concentrata soprattutto sulle figure di Patriarchi e Profeti, re e regine, spose e pastori. Il racconto biblico è, quindi, per l'artista non solo storia della Creazione, ma anche storia delle creature, racconto delle vicende di Noè, Abramo, Giacobbe, Mosè, Davide, Salomone, Elia, Geremia, Giosuè, Aronne, Isacco, Giacobbe, Ezechiele, Rebecca e Rachele. Un ruolo di prima fila è recitato anche dagli animali: un «popolo zoomorfo di cavalli, asini, mucche, cammelli, cani e gatti» (la definizione è di Domenico Montalto), che è sì protagonista dei racconti biblici, ma che viene, soprattutto, mutuato dall'infanzia del maestro bielorusso. Sono “ripescate” dall’esperienza personale dell’artista anche le canute figure di alcuni protagonisti delle tavole esposte, per la raffigurazione delle quali Marc Chagall si è ispirato allo struggente ricordo degli anziani che vedeva pregare nella Sinagoga del suo paese.
La quotidianità viene così elevata a ideale, mito e archetipo. Tutto assume un sapore spiccatamente onirico, visionario, poetico. Nascono così «luoghi dell'anima», sospesi tra il dato tangibile e la fantasia, con sposi che volano nel cielo, uomini e animali che si fondono e si confondono, ebrei erranti che si alzano sopra i tetti di città immaginarie. Nulla sembra vero. Una sensazione, questa, che trova conferma nelle parole dello stesso autore: «Io non vedevo la Bibbia, la sognavo».
La rassegna inverunese, aperta fino a domenica 6 gennaio, allinea anche altre due serie chagalliane, sempre di proprietà della Fondazione Mazzotta di Milano: le acqueforti per Le anime morte (1923-27)di Nikolaj Gogol’ e le incisioni per I sette peccati capitali, volume pubblicato a Parigi nel 1926 da Simon Kra, con testi di Paul Morand, Jean Giraudoux, Max Jacob, Pierre MacOrlan, André Salmon, Jacques de Lacretelle e Joseph Kassel. Questi due cicli rivelano una particolare ricchezza d’effetti cromatici, con una scala ben articolata che va dal nero assoluto al grigio chiaro e una particolare attenzione alla fisicità dei corpi.

Didascalie delle immagini
(fig. 1) Marc Chagall, La Bibbia. Aronne e il candelabro, 292x230;
[L'immagine è tratta dal catalogo della mostra]

Informazioni utili
Marc Chagall. Opere dalla Fondazione Antonio Mazzotta. Centro servizi per la cultura e l’impresa - sala Francesco Virga, largo Sandro Pertini 2 - Inveruno (Milano). Orari: martedì 20.30-22.30; sabato e domenica 10.30-12.00 e 15.00-17.00. Ingresso libero. Catalogo: edizioni Mazzotta, Milano. Informazioni: tel. 02.9788121. Fino al 6 gennaio 2008.

Curiosando nel Web
Museo nazionale del messaggio biblico Marc Chagall

venerdì 4 gennaio 2008

A Brescia l'alfabeto pittorico di Ugo Carrega

«Ho maturato, credo fin da piccolo, la convinzione che la parola fosse la più alta espressione dell’uomo. La parola più banale, più comune, era per me un evento grande e bello quasi quanto un quadro di Rembrandt». E’ tutto racchiuso in questa frase il senso della ricerca creativa di Ugo Carrega (Genova Pegli, 1935), pittore e poeta con cui si avvia l’attività espositiva della Fondazione Berardelli di Brescia, nuovo centro per l’arte contemporanea e per la Poesia visiva, che vanta un ricco archivio, formato da oltre seimila volumi e da una collezione permanente con un’ottantina di opere di artisti del calibro di Sarenco, Paul de Vree, Jiulien Blaine, Ladislav Novak e Pierre Garnier.
L’antologica, accompagnata dal catalogo La mente in mano, allinea una sessantina di lavori dell'artista ligure, creati tra gli anni Sessanta e oggi: oli, tempere su carta, collage, sculture e acrilici su tela, distinti da un’inimitabile «artescrittura», in bilico fra segno e scrittura, pittura e poesia.
Convinto assertore dell’importanza della parola poetica e del fatto che questa trova una vera dimensione sola nella sua espressione visiva e fisica, Ugo Carrega inizia la propria attività a Genova, negli anni Cinquanta, periodo cui è ascrivibile la pubblicazione del primo fascicolo di poesia sperimentale e visuale èini. Dopo il trasferimento a Milano, nel 1966, l'artista approfondisce la ricerca teorica sulla Poesia visiva, elaborando il concetto di «scrittura simbiotica», nato dall’esperienza di Tool e approfondito con aaa, Quaderni di Tool e il Bollettino da dentro. Nel 1988, il pittore e poeta genovese, esponente di spicco della cosiddetta Arte concettuale, costituisce, anche grazie all’aiuto di Paolo Della Grazia, l’Archivio di Nuova scrittura, oggi conservato al Mart di Rovereto. Il museo trentino, dove è attualmente in corso la retrospettiva La parola nell'arte, è tra i patrocinatori dell'evento bresciano, cui seguiranno altre tre mostre dedicate ad esponenti della Poesia visiva: Pierre Garnier (15 febbraio-10 aprile 2008), Sarenco (18 aprile-25 maggio 2008) e Julien Blaine (30 maggio-15 luglio 2008).

Didascalie delle immagini
(fig. 1) Ugo Carrega, L’idea, 2000, cm 82 x 63, cellophane sovrapposti; (fig. 2) Ugo Carrega, Senza titolo – Le torte, 1990, diametro cm 30, altezza cm 8, smalto, lettere ricalcabili e legno applicato; (fig. 3) Ugo Carrega, Metafora, 1993, cm 80 x 60, tempera su tela
[Le immmagini sono state fornite da Paola Bisi, ufficio stampa della mostra Ugo Carrega. Un'antologica]

Informazioni utili
Ugo Carrega. Un'antologica. Fondazione Berardelli, via Milano 107- Brescia. Orari: martedì-venerdì 15.30-19.30; altri orari su appuntamento. Ingresso libero. Catalogo: Paolo e Pietro Berardelli (a cura di), Ugo Carrega, La mente in mano, Fondazione Berardelli edizioni, Brescia 2007. Informazioni: tel. 030.313888. Sito web: www.fondazioneberardelli.org. Fino al 12 gennaio 2008.

Curiosando nel Web
Il sito della Fondazione Berardelli

giovedì 3 gennaio 2008

Rococò, déco e...: alto antiquariato in Lombardia

E’ una splendida pendola di epoca Direttorio (nella foto in altro, a sinistra), in bronzo dorato su base ovale in marmo bianco, il cui disegno porta la firma del bronzista parigino Jean Simon Deverberie, l’immagine guida della quarta edizione di Novegro alto antiquariato, mostra-mercato in programma da sabato 12 a domenica 20 gennaio a Segrate, nell’ampio padiglione centrale del Parco esposizioni Novegro, a pochi chilometri dall’aeroporto di Milano-Linate.
Più di sessanta espositori, provenienti da tutto il mondo, metteranno in mostra una raffinata scelta di complementi d'arredo e oggettistica per la casa, tra cui preziosi mobili che spaziano dallo stile rococò a quello déco, pezzi di modernariato e antichità giapponesi, indiane e cinesi.
Novegro alto antiquariato non è, però, solo arte antica. L'edizione 2008 prevede, infatti, anche una mostra d'arte contemporanea, dal titolo La riscoperta di un maestro del ‘900, tesa a ripercorrere la storia creativa di Angelo Bozzola (Galliate, 1921), pittore e scultore novarese (nella foto in basso, a destra), ancora vivente e non attivo da molti anni, la cui ricerca si lega all'avanguardia astratto-concreta, costruttivista e segnica internazionale della seconda metà del XX secolo, dall'italiano Mac al parigino V(Art), passando per il giapponese Movimenti moderni.
L'esposizione è curata da Silvia Broggi, storica delle arti decorative.
Durante i nove giorni d'apertura, i visitatori potranno, inoltre, chiedere la consulenza di architetti e arredatori per ambientare al meglio i pezzi di antiquariato di loro proprietà o di recente acquisto; mentre l’arredatrice anglo-milanese Anna Riva proporrà soluzioni e progetti per l’ambientazione di oggetti antichi nel contesto di un appartamento moderno.
Si segnala, infine, che per tutto il periodo della manifestazione saranno a disposizione del pubblico un bar e un ristorante, guidati dallo chef Paolo Caccia.

Didascalie delle immagini
(fig. 1) Immagine guida della IV edizione di Novegro alto antiquariato. Pendola d’epoca Direttorio, realizzata su disegno preparatorio di Jean Simon Deverberie; (fig. 2) Ritratto di Angelo Bozzola.
[Le foto sono state fornite da Giroscopio, ufficio stampa della IV edizione di Novegro alto antiquariato]

Informazioni utili

Novegro alto antiquariato. Parco esposizioni Novegro, via Novegro - Segrate (Milano). Orari: da venerdì a domenica 10.00-20,00, da lunedì a giovedì 14.30-19.30.Ingresso: € 12.00. Catalogo: disponibile in mostra. Info: Comis, tel. 02.7562711. Sito web: www.parcoesposizioninovegro.it. Dal 12 al 20 gennaio 2008.

Curiosando nel Web

Il sito del Museo Angelo Bozzola di Galliate
Il sito di Novegro alto antiquariato