ISSN 1974-4455 (codice International Standard Serial Number attribuito il 7 marzo 2008) | Info: foglidarte@gmail.com

giovedì 14 giugno 2012

Caravaggio, «La resurrezione di Lazzaro» in mostra dopo il restauro

E’ una notizia di grande interesse per gli amanti dell’arte e del Caravaggio. «La resurrezione di Lazzaro», una delle opere più importanti dell’ultimo periodo di vita del pittore lombardo, è tornata alla sua bellezza originaria, al termine di un complesso intervento di restauro, della durata di otto mesi, che ha visto al lavoro la direttrice Anna Maria Marcone, con le colleghe Carla Zaccheo ed Emanuela Ozino Caligaris, presso i laboratori dell’Iscr (Istituto superiore per la conservazione e il restauro), struttura afferente al ministero per il Beni e le Attività culturali.
L’opera, commissionata nel 1609 dal mercante genovese Giovan Battista de’ Lazzari per la cappella di famiglia nella chiesa dei Padri Crociferi di Messina, sarà in mostra da sabato 16 giugno a domenica 15 luglio presso il Museo Braschi di Roma, che, per l’occasione, aprirà per la prima volta al pubblico, dopo i lavori di restauro, il suo grande Salone d’onore e l’attigua Cappella Valadier.
La monumentale pala (3,80 per 2,75 metri), riqualificata grazie all’intervento economico dell’associazione romana «Metamorfosi», tornerà, quindi, permanentemente a Messina, al Museo regionale, dove, da martedì 25 luglio, sarà esposta accanto a un’altra importante opera caravaggesca di recente restauro, «L’adorazione dei magi», e dove sarà affiancata, fino all’11 novembre, da una mostra con materiale esplicativo del restauro e del lavoro dell'Iscr.
A sessant’anni dal precedente intervento conservativo, datato 1951 ed eseguito sotto la supervisione di Cesare Brandi, «La resurrezione di Lazzaro» è ritornata, quindi, sotto gli occhi e tra le mani degli esperti, che hanno potuto approfondire le ricerche e sciogliere le problematiche all’epoca irrisolte, grazie all’evoluzione dei metodi diagnostici, delle tecniche di intervento e dei materiali da impiegare per la pulitura.
Su questa tela, a pochi decenni dalla sua esecuzione, si erano, infatti, già riscontrati problemi conservativi. Un episodio –non è chiaro se reale o romanzesco– racconta, a titolo esplicativo, che nel 1670 il primo restauratore, Andrea Suppa, accingendosi alla pulitura con semplice acqua, si trovò ad asportare del colore nero, evidente segnale di preparazione del fondo non canonica da parte dell’artista, forse dovuta ai tempi serrati di esecuzione e consegna. Il restauratore, accusato dalla città di aver danneggiato il prezioso dipinto, morì di dolore.
Il nuovo intervento conservativo del capolavoro caravaggesco, eseguito subito dopo la rocambolesca fuga da Malta, ha restituito leggibilità all’intera raffigurazione e messo in luce particolari fondamentali, ma ormai nascosti sotto la patina del tempo, come il profilo del Cristo, le braccia spalancate di Lazzaro smaniose di vita dopo il rigore della morte, l'autoritratto di Caravaggio confuso tra la piccola folla che assiste al miracolo.
La tela, di fortissima suggestione e ottima espressione di quel gioco di luci e ombre che ha reso celebre l'artista, rappresenta, secondo quanto scrive Giovan Pietro Bellori, nel volume seicentesco «Le Vite de' pittori scultori e architetti moderni», «la Risurrezione di Lazzaro, il quale sostentato fuori del sepolcro, apre le braccia alla voce di Cristo che lo chiama estende verso di lui la mano. Piange Marta e si maraviglia Madalena, e vi è uno che si pone la mano al naso per ripararsi dal fetore del cadavero. Il quadro è grande, e le figure hanno il campo d'una grotta, col maggior lume sopra l'ignudo di Lazzaro e di quelli che lo reggono, ed è sommamente in istima per la forza dell'imitazione. Ma la disgrazia di Michele non l'abbandonava, e 'ltimore lo scacciava di luogo in luogo[...]».
La tela mostra i personaggi di questo evento miracoloso serrati in primo piano su uno sfondo scuro, che lascia immaginare l’ambientazione architettonica di una chiesa. La raffigurazione del Cristo, con il volto in ombra e l’indice puntato imperiosamente verso il corpo di Lazzaro –ancora rigido e gonfio– ricorda la «Vocazione di San Matteo», nella Cappella Contarelli in San Luigi dei Francesi, opera ispirata a sua volta al gesto della «Creazione di Adamo» di Michelangelo, nella Cappella Sistina. La tristezza delle espressioni rimanda alla «Deposizione» dell’ultimo Tiziano, eseguita per la propria tomba: il volto centrale rivolto verso il Cristo, con la fronte aggrottata e la bocca semiaperta, racconta il miracolo nell’espressione di stupore. Due proiezioni indietro nel tempo, una consuetudine nelle opere tardive di Caravaggio che usava riutilizzare motivi compositivi del suo repertorio figurativo precedente.
Dopo otto mesi di restauro, il pubblico ritrova, dunque, un capolavoro che, nel corso dei secoli, non ha mai smesso di far parlare, affascinare, coinvolgere.

Didascalie delle immagini
[fig. 1] Michelangelo Merisi detto il Caravaggio, «La resurrezione di Lazzaro», 1609. Olio su tela, 380×275 cm. Messina, Museo regionale


Informazioni utili
Caravaggio. «La resurrezione di Lazzaro». Museo di Roma – Palazzo Braschi, piazza San Pantaleo, 10 - Roma. Orari: martedi-domenica, ore 10.00–20.00; chiuso il lunedi. Ingresso: biglietto unico integrato museo + mostra  intero € 11,00, ridotto € 9,00. Catalogo: Palombi editore, Roma. Informazioni: tel. 060608. Sito internet: www.museodiroma.it. Dal 16 giugno al 15 luglio 2012. 


mercoledì 13 giugno 2012

Da Johan & Levi una biografia su Mario Schifano

«Mi conoscono anche quelli che non mi conoscono, quindi inventate quello che volete». Così Mario Schifano era solito allontanare gli aspiranti biografi che lo assediavano. A quattordici anni dalla sua scomparsa (Roma, gennaio 1998), con una narrazione a più voci, spesso anche in contraddizione tra loro, il volume «Mario Schifano. Una biografia», edito dalla casa editrice monzese Johan & Levi nella collana «Biografie», racconta la vita di uno degli artisti più prolifici e amati, nonché falsificati e chiacchierati, ma anche paradossalmente poco conosciuti.
Il libro verrà presentato venerdì 15 giugno, alle ore 18.30, al Macro di Roma, in un incontro gratuito, che vedrà la presenza dell’autore, accanto a Achille Bonito Oliva, Fulvio Abbate e Stefano Chiodi. Lo scenario di questo viaggio nel tempo propostoci da Luca Ronchi, regista televisivo e autore del documentario «Mario Schifano Tutto», presentato alla cinquantottesima Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia, non può che essere Roma, una città che una volta «c’era» nella cultura e nell’arte.
Sotto i cieli della Città eterna, sulla terrazza di piazza Scanderbeg che fungeva da studio en plein air, nei primi anni Sessanta, Schifano inizia a dipingere quei monocromi che lo renderanno uno dei protagonisti dell’arte italiana del secondo Novecento. Ed è sempre a Roma che decide di continuare la sua avventura pittorica e di costruire in un vortice di lucida follia il suo universo underground all’insegna della trasversalità.
Fonda un gruppo pop-rock, si cimenta in filmati sperimentali, frequenta intellettuali, aristocratici e malavitosi, cambia macchine, donne, abiti e televisori con una rapidità sconvolgente, viene arrestato e messo alla gogna per consumo di sostanze stupefacenti.
Simile ad un «piccolo puma», molto elegante nei movimenti e nei comportamenti, dotato di un fascino innato e di una bellezza alla Rodolfo Valentino, Schifano era da tutte le parti, non stava mai fermo. Forse nell’immaginario popolare resterà sempre l’incarnazione perfetta della concezione romantica che vede nell’artista genio e sregolatezza. Oltre alla fama, però, spenti i flash delle cronache mondane, c’è un pittore ancora tutto da scoprire che amava ripetere: «the man is nothing, the work is everything».
Ritenuto il rappresentante italiano della Pop art, l'artista romano guarda con le sue opere, soprattutto quelle caratterizzate dal lavoro su brand commerciali come «Coca Cola» ed «Esso», alle tele di grandi artisti americani quali Andy Warhol, Jasper Johns e Robert Rauschenberg. Sostenuto da importanti gallerie italiane e internazionali (Plinio de Martiis e Ileana Sonnabend), insieme ai «pittori maledetti» (tra cui Franco AngeliTano Festa) ha rappresentato un momento fondamentale dell’arte contemporanea italiana ed europea, anche per la sua capacità di avvicinarsi a nuove tecniche pittoriche, di usare il computer per creare, di sperimentare innesti tra pittura e altre forme d’arte come musica, cinema, video, fotografia.
Su questo protagonista dell’arte italiana, nel volume di Luca Ronchi (un volume dal format inusuale), parlano molti testimoni illustri, fra cui, solo per citarne alcuni Furio Colombo, Maurizio Calvesi, Anita Pallenberg, Giorgio Marconi, Fabio Mauri, Achille Bonito Oliva, Marco Meneguzzo, Monica De Bei e Sandro Chia. Ricordi, documenti, aneddoti, racconti: un mosaico di testimonianze che compone un ritratto corale di Mario Schifano uomo e artista, ma anche della ricchezza e della complessità dello scenario artistico e sociale di quel periodo.
L’apparato iconografico, frutto della collaborazione con l’Archivio Schifano, apre al lettore il mondo più privato dell’uomo Schifano attraverso immagini inedite e opere poco conosciute. Offre la possibilità di scoprire il volto nascosto di un personaggio pubblico, che la “cronachetta pettegola” voleva tutto sesso, droga e rock'n'roll.

Didascalie delle immagini
[fig. 1] Copertina del libro «Mario Schifano. Una biografia» di Luca Ronchi


Informazioni utili
Luca Ronchi,«Mario Schifano. Una biografia», Johan & Levi (collana «Biografie»), Monza 2012. ISBN: 978-88-6010-078-8. Formato: 15,5 x 23 cm; pp. 432. Illustrazioni: 145 b/n - 20 colore. Rilegatura: Brossura: Prezzo: € 29,00.

venerdì 8 giugno 2012

Tintoretto, «L’ultima cena» in mostra a Milano

Da Roma a Milano, per ritornare definitivamente a Venezia. E’ questo il viaggio che compirà nei prossimi giorni «L’ultima cena» di Jacopo Robusti, detto Tintoretto (1519- 1594), opera recentemente sottoposta a un attento restauro conservativo, grazie al finanziamento della banca Cariparma-Crédit Agricole.
Dopo essere stata esposta alle Scuderie del Quirinale, nella grande antologica che Vittorio Sgarbi ha voluto dedicare al maestro veneziano, la tela, da sempre conservata in Laguna, nella chiesa di San Polo, sarà eccezionalmente esposta, da giovedì 14 a martedì 19 giugno 2012 (e per i soli clienti Vodafone anche nella giornata di mercoledì 13 giugno 2012), al Museo diocesano di Milano, nella Sala dell’Arciconfraternita.
L’opera, realizzata tra il 1574 e il 1575, fu commissionata all’artista veneto, definito da Giorgio Vasari «il più terribile cervello che abbia mai avuto la pittura», dalla Scuola del Sacramento della chiesa di San Polo.
Soggetto della raffigurazione, che è stata riportata a nuova vita nell’arco di soli tre mesi, grazie ad un’equipe diretta da Giulio Manieri Elia, direttore del Museo di Palazzo Grimani e Vicedirettore delle Gallerie dell’Accademia, è il noto episodio evangelico dell'ultima cena, ambientato in un interno domestico.
Rispetto a precedenti tele di uguale soggetto, il Tintoretto fissa il suo occhio non sull’annuncio del tradimento di Giuda, ma sul momento dell’Eucarestia sub specie panis. Un dettaglio, questo, evidenziato da Carlo Ridolfi nel 1648, all’interno del volume «Le maraviglie dell'arte, ovvero Le vite degli illustri pittori veneti e dello Stato»: «In san Polo ammirasi un'altra Cena, ove Nostro Signore comunica gli Apostoli, diversandosi in quella dalle inventioni operate in questo proposito, non mancando al Tintoretto materia di nuovi concetti, poiché era l'ingegno suo un'Erario d'ogni più rara curiosità».
In questo modo, l'artista traduceva in immagine la disposizione del concilio di Trento nella quale si affermava che sotto la sola specie del pane è contenuto interamente il corpo di Cristo e la corredava di una serie di episodi, dedicati a illustrare il lavoro dei suoi committenti, che erano tenuti ad assistere gli ammalati, a sfamare gli indigenti, e a portare l'ostia consacrata per la comunione ai parrocchiani incapaci di raggiungere la chiesa.
«I protagonisti dell'evento -afferma Margaret Binotto, nella scheda dell’opera- recitano la parte loro assegnata dal testo evangelico, ma nel contempo si fanno portatori di altri più sottesi e simbolici significati. Cristo si alza all'improvviso e spalanca le braccia per distribuire il pane ai due discepoli con un gesto che prefigura l'imminente sacrificio sulla croce: al movimento dei due che si chinano a ricevere il pane consacrato si contrappone dinamicamente l'atto caritatevole degli apostoli che si allontanano dalla mensa pasquale per sfamare il mendicante infermo in primo piano e, a destra, la bimbetta, dando così concretezza d'immagine alla benedizione monastica della Cena. Tra i partecipanti al rito il più riconoscibile è Giuda, che porta alla cintura la bisaccia e appoggia la mano traditrice sul tavolo».


Didascalie delle immagini
[fig. 1] Jacopo Robusti, detto Tintoretto, «Ultima Cena», 1574-75. Olio su tela, 228 x 535 cm. Venezia, Chiesa di San Polo. Tela completa; [fig. 2, fig. 3 e fig. 4] Jacopo Robusti, detto Tintoretto, «Ultima Cena», 1574-75. Olio su tela, 228 x 535 cm. Venezia, Chiesa di San Polo. Particolare



Informazioni utili
«Tintoretto. L’ultima cena». Museo diocesano, Corso di Porta Ticinese, 95 – Milano. Orari: da giovedì 14 a martedì 19 giugno, ore 10.00–24.00; lunedì 18 giugno, ore 10.00-18.00. Ingresso gratuito. Informazioni: tel. 02.89420019; info.biglietteria@museodiocesano.it. Sito web: www.museodiocesano.it. Da giovedì 14 a martedì 19 giugno 2012.

giovedì 7 giugno 2012

Da Shakespeare a Vermeer: tutte le arti sul palco di «The Season»

Compie otto anni «The Season», festival promosso dalla New York University Firenze presso villa La Pietra. Dal 15 al 27 giugno, attori, scrittori, musicisti e artisti di fama internazionale sfileranno negli scenografici giardini all’italiana dell’elegante residenza toscana (in passato anche sede di rappresentanza dell’Ambasciata di Prussia) per presentare spettacoli, concerti di musica classica e jazz, documentari, coreografie danzate, letture di opere letterarie, il tutto rigorosamente in lingua originale.
A inaugurare la manifestazione, i cui eventi saranno tutti ad ingresso gratuito, sarà, al cinema Oden di Firenze, la prima italiana di «Auf Wiedersehen, ‘Til We Meet Again» (15 giugno 2012, ore 10.15), un documentario non convenzionale che racconta la storia di una famiglia attraverso gli occhi di un ragazzino di dieci anni. Madrina dell’evento sarà Chelsea Clinton, figlia dell’ex presidente degli Stati Uniti, che dialogherà con la regista e attivista Linda G. Mills.
Sarà, dunque, la volta dello spettacolo «Macbeth» di William Shakespeare (21 giugno 2012, ore 19.30), su musiche di Jonathan Batiste e della Stay Human Band, che vedrà in scena Jacob Olesen, Lucas Caleb Rooney, Erica Tazle e Teagle Bougere, attori della Continuum Company della NYU Tisch School of the Arts.
Da villa La Pietra, «The Season» si sposterà, quindi, a Palazzo Strozzi, dove si terrà «Vermeer's Daughter» (22 giugno 2012, ore 18), una conversazione di Benjamin Binstock, autore del libro «Vermeer’s Family Secrets: Genius, Discovery and the Unknown Apprentice», con Lawrence Weschler, firma del «New Yorker» e autore di svariati libri.
Toccherà, poi, alla prova generale aperta al pubblico di «Flora - Essences of Dance» (22 giugno 2012, ore 20.30), coreografia di Giorgio Mancini, con il GM Ballet Firenze e su musica di Philip Glass, che verrà presentata in anteprima il giorno successivo (23 giugno 2012, ore 20.30), subito dopo una conferenza di Lawrence Weschler, dal titolo «Art and Science as Parallel and Divergent Ways of Knowing» (23 giugno 2012, ore 18.30).
In questi due giorni, la rassegna fiorentina ospiterà anche Jonathan Batiste con il suo gruppo di jazz moderno, Stay Human Band, (22 giugno 2012, ore 21.00), e la presentazione di due filmati, «Light is Calling» e «Spark of Being» (23 giugno 2012, ore 21.00), del regista americano Bill Morrison.
Dal cinema si passerà alla letteratura con l’incontro «Writers Reading» (24 giugno 2012, ore 17.00), in programma a Palazzo Grassi: un pomeriggio con quattro poeti e scrittori di fama internazionale, Francine Prose, Dorothea Lasky, Yusef Komunyakaa e Ben Okri, che leggeranno brani delle loro opere.
Da Palazzo Strozzi si ritornerà a villa La Pietra per il gran finale. Tre gli eventi in programma. Si inizierà con la prima italiana della nuova colonna sonora pwe il film tedesco d’animazione «The Adventures of Prince Achmed», diretto nel 1926 da Lotte Reiniger (25 giugno 2012, ore 21.00). L’opera, primo lungometraggio animato al mondo, è creato con la tecnica delle ombre cinesi e dimostra come gli effetti speciali possano essere creati usando semplicemente sagome in bianco e nero su sfondi colorati. La musica originale era di Wolfgang Zeller ed è stata riscritta, per questo progetto, da cinque compositori contemporanei: Andrea Cavallari, Gwyn Pritchard, Diego Uzal, Elia al Koussa, Rudolf Hild.
Toccherà, quindi ad un adattamento in lingua inglese dello spettacolo «Il servitore di due padroni» di Carlo Goldoni (26 giugno 2012, ore 18.00), con diciotto studenti del corso avanzato di Commedia dell’arte. Mentre a chiudere il cartellone sarà la prima mondiale del «Flora - Essences of Dance» (27 giugno 2012, ore 19.00), una serie di duetti coreografati da Giorgio Mancini, su musica di Philip Glass, che faranno rivivere la magia della danza tra le architetture di gusto rinascimentale del giardino, costruito nella prima metà del Novecento per volontà di Arthur e Hortence Acton.



Didascalie delle immagini
[fig. 1] Logo di «The Season 2012»; [fig. 2] Villa La Pietra, Firenze; [fig. 3] Una scena del film d’animazione «The Adventures of Prince Achmed»</b>, diretto da Lotte Reiniger; [fig. 4] Copertina del libro «Vermeer’s Family Secrets: Genius, Discovery and the Unknown Apprentice» di Benjamin Binstock


Informazioni utili
«The Season 2012». Rassegna di musica, teatro, danza, cinema, letteratura e animazione, promossa dalla New York University Firenze. Orari e programma: http://www.nyu.edu/global/lapietra/season/. Ingresso libero, con prenotazione obbligatoria al numero 055.5007212 o all’e-mail lapietra.reply@nyu.edu. Informazioni: Villa La Pietra, via Bolognese, 120 – Firenze, tel. 055.5007210 (Ufficio eventi). Dal 15 al 27 giugno 2012.

A Siena un’università a tutto jazz


In Toscana si va a scuola di Jazz. Sono aperte, fino al 18 settembre, le iscrizioni alla neonata SJU - Siena Jazz University, scuola d’alta formazione della Fondazione Siena Jazz, prima istituzione italiana non statale autorizzata dal Ministero a rilasciare titoli accademici equiparati a quelli dei conservatori statali e dei corsi di laurea universitari italiani ed europei.
La nuova offerta formativa senese, riservata a un massimo di novantasei allievi selezionati, prevede dieci corsi di diploma accademico e dodici cattedre, una per ciascuno dei corsi di strumento (pianoforte jazz, chitarra jazz, contrabbasso jazz, basso elettrico, tromba jazz, trombone jazz, clarinetto jazz, sassofono jazz, batteria e percussioni jazz e canto jazz), più una cattedra aggiuntiva di sassofono jazz ed una di batteria e percussioni jazz. Trentanove i docenti, tutti musicisti di fama internazionale, che verranno coinvolti in questa nuova offerta formativa della fondazione senese, che si occupa già di ricerca con il Centro nazionale studi sul jazz «Arrigo Polillo».
I corsi annuali si svolgeranno in quattro giorni intensivi, previsti ogni due settimane, per un periodo complessivo di otto mesi nell’arco dell’anno accademico. Le ore di lezione saranno trecentonovantadue per anno accademico, per un totale di millecentosettantasei ore nel triennio. Nel piano di studi sono previste trentadue ore individuali di strumento, sessantaquattro ore di lezione di musica d’insieme, con formazioni composte da massimo sei elementi, in cui ogni docente insegna suonandovi come leader della formazione. Rientrano nell’offerta formativa la realizzazione di produzioni musicali specifiche, da eseguire in festival jazz italiani ed europei convenzionati, stage e laboratori con musicisti nazionali e internazionali e concerti e esibizioni di allievi e docenti durante il percorso di formazione.
Gli allievi avranno a disposizione venti aule completamente attrezzate con strumentazione musicale, elettronica ed informatica di eccellenza e potranno utilizzarle per le lezioni, ma anche per lo studio individuale e di gruppo. Ogni aula ha una dotazione strumentale unica nel settore a livello europeo, che, nel complesso, si compone di sedici pianoforti a coda e mezza coda, trentadue tastiere elettroniche a tasti pesati, ventisette batterie complete, cinquanta amplificatori per chitarra e basso, undici impianti voce per i cantanti, venti impianti hi-fi, quaranta computer Apple, con software musicali, tre contrabbassi, due bassi elettrici, un vibrafono, percussioni brasiliane e africane. Le aule sono aperte non stop, dalle 9 a mezzanotte, dal lunedì al venerdì.

Tra i servizi per gli allievi c’è anche l’accesso all’archivio e alla biblioteca del centro studi, nel quale sono conservati e disponibili oltre tremila volumi, oltre diecimila riviste ed infine oltre quarantamila supporti sonori, dai primi cilindri di Edison agli attuali supporti audio-video: cd, dvd, ecc. Assistenza per tesi e dissertazioni. A disposizione degli allievi anche la biblioteca didattica con oltre seicento volumi tra manuali e video, integralmente indicizzata e informatizzata.
Tutti gli studenti iscritti saranno dotati di un proprio account e di una password, con le quali sarà garantito l’accesso alla rete informatica che offre servizi intranet, come la consultazione di spartiti e basi musicali on-line, specifici software musicali per lo studio del jazz predisposti dalla scuola, e un accesso internet per la consultazione delle risorse web.
Durante il triennio saranno attivati progetti Erasmus attraverso le convenzioni con prestigiosi istituti musicali europei e convenzioni specifiche per collaborazioni e scambi di allievi e docenti con alcune delle più prestigiose istituzioni europee e statunitensi, come il Dipartimento di jazz del Conservatorio superiore di musica di Parigi, il Conservatorio di Maastricht, il Dipartimento di jazz della New York University, il «Global Jazz Institute» del Berklee College of Music, il Conservatorio di Amsterdam ed altri ancora.
Grazie all’intervento delle istituzioni e degli enti locali, regionali e nazionali, la Fondazione Siena Jazz concederà borse di studio a studenti meritevoli che si siano distinti nell’esame d’ammissione. Saranno, inoltre, a disposizione degli studenti alloggi nelle case dello studente presenti sul territorio e alle mense universitarie.

Informazioni utili 
 SJU - Siena Jazz University. Corsi di diploma accademico. Informazioni e iscrizioni: Fondazione Siena Jazz - Fortezza Medicea, piazza della libertà, 10 – Siena, tel. 0577.271401 o info@sienajazz.it. Web Site: www.sju.sienajazz.it. Iscrizioni fino al 18 settembre 2012.