ISSN 1974-4455 (codice International Standard Serial Number attribuito il 7 marzo 2008) | Info: foglidarte@gmail.com

domenica 5 agosto 2012

Da Rembrandt a Marilyn Monroe, per un’estate a tutta arte

Le abitudini degli italiani stanno cambiando. L’estate non scatena più la fuga generale dai grandi centri urbani e sono molte le persone che, alle spiagge assolate e al refrigerio delle montagne, preferiscono le città d’arte. Sono, poi, tanti anche quelli che, complice la vacanza e i viaggi, decidono di regalarsi qualche ora di serenità e di bellezza nella quiete di un museo, lontano dal vicino d’ombrellone un po’ troppo rumoroso o perché stanchi delle camminate tra la natura incontaminata. Ecco così che, da Roma a Milano, passando per Firenze e Bologna, sono molte le mostre che rimarranno aperte anche il giorno di ferragosto; mentre le località di vacanza, da Bordighera ad Agrigento, in un intreccio di luoghi grandi e piccoli, non stanno a guardare, ma promuovono eventi capaci di attirare i turisti.

Da Trieste a Bari: mostre per globe-trotter dell’arte
Ai globe-trotter dell’arte e della cultura è, per esempio, dedicata la mostra «Viaggio in Italia. Capolavori dai musei del mondo», un progetto espositivo promosso dal Ministero per i beni e le attività culturali e patrocinato dall’Ambasciata di Francia in Italia, che, fino ad ottobre, permetterà di percorrere il litorale adriatico alla scoperta dei tesori della Fondazione Bemberg di Tolosa, al cui interno sono conservate opere, tra gli altri, di Paul Signac, Pierre Bonnard, Henri Matisse, Lucas Cranach Il Vecchio e Pieter Brueghel il Giovane. Tre i luoghi coinvolti nell’iniziativa, alla sua prima edizione: il Castello normanno-svevo di Bari, che ospiterà la mostra «Dopo l’Impressionismo. Il nuovo sguardo sulla natura in tre opere di Bonnard, Signac e Matisse», la Rocca di Gradara, dove si terrà la rassegna «Quell’universo particolarissimo: il fascino dell’arte fiamminga in cinque capolavori» (nella quale sarà, tra l’altro, possibile vedere una «Madonna con Bambino» di Rogier Van der Weyden e un «San Girolamo» di Joachim Patinir), e il Museo storico del Castello di Miramare, a Trieste, che aprirà le porte all’esposizione «Sì dolce è il tormento: l’amore in tre capolavori di Lucas Cranach il Vecchio».
Sempre al Castello di Miramare, ma negli spazi delle Scuderie, sarà allestita per tutta estate la mostra «Rembrandt. Incidere la luce. I capolavori della grafica», a cura di Laura Aldovini, che presenta una quarantina di opere, provenienti dalla collezione Malaspina, conservata presso i Musei civici di Pavia, tra le quali l’«Autoritratto alla finestra» (1648), «Il Faust» (1652 ca.) e le celeberrime scene sacre «La morte della Vergine» (1639) o «La stampa dei cento fiorini» (1649 ca.).
Altro progetto diffuso sul territorio è quello dedicato a Luca Signorelli, «ingegno et spirto pelegrino» (come lo definì Giovanni Santi, il padre di Raffaello) al quale rende omaggio l’Umbria con una mostra in tre sedi -a Perugia, Orvieto e Città della Pieve-, che riunisce una sessantina di opere del maestro cortonese e di Piero della Francesca, il Verrocchio e Bartolomeo della Gatta, artisti ai quali la storiografia ha sempre guardato come punti di riferimento per questo pittore, il cui vertice è stato raggiunto con la Cappella di San Brinzio, nel Duomo di Orvieto, raffigurante la fine del mondo e l’avvento dell’Anticristo, secondo una linea di pensiero ascrivibile a Marsilio Ficino. Tra le opere esposte in questo interessante progetto espositivo, curato da Fabio De Chirico, Vittoria Garibaldi, Tom Henry e Francesco Federico Mancini, al cui interno sono previsti anche itinerari a Morra e Umbertide, si segnalano: una delicata «Sacra famiglia» (1485-1488) della Galleria degli Uffizi, una «Vergine con Bambino» (1505-1507) del Metropolitan Museum di New York, una raffinata «Annunciazione» (1490-1491) della Pinacoteca civica di Volterra e l’olio «San Giorgio e il drago» (1494-1502) del museo Rijksmuseum di Amsterdam, oltre alla celebre «Madonna di Senigallia» di Piero della Francesca e a una bellissima testa di «San Gerolamo» del Verrocchio.
Il nome di Luca Signorelli compare anche nel progetto itinerante «Rinascimento in terra d’Arezzo», proposto in occasione dell’ottava edizione dell’iniziativa «Piccoli grandi musei», presieduta da Antonio Paolucci, con l’intento di spiegare che lo stesso territorio è un bene da tutelare e da conoscere. Partendo, magari, dalla chiesa aretina di San Francesco, all'interno della quale è conservata la «Leggenda della vera Croce» di Piero della Francesca, il visitatore, munito del bel catalogo realizzato da Liletta Fornasari e Paola Refice per i tipi della Polistampa, è invitato ad affrontare un vero e proprio viaggio in Val di Chiana, da Cortona a Castiglion Fiorentino, da Lucignano a Foiano, sulla scia di grandi artisti del Quattrocento come Beato Angelico, Donatello, Andrea della Robbia e Filippo Lippi, solo per fare qualche nome.

Da Firenze a Roma, grandi mostre e città d’arte
Rimanendo in Toscana, non si può non fare tappa a Firenze. A Villa Bardini va in scena la mostra «Da Fattori al Novecento. Opere inedite dalla collezione Roster, Del Greco, Olschki», per la curatela di Francesca Dini e Alessandra Rapisardi: un grand tour, in cento dipinti, nella stagione della ‘macchia’, tra artisti quali Giovanni Fattori, Odoardo Borrani, Silvestro Lega, Telemaco Signorini, Giuseppe Abbati, Vito d'Ancona, Ulvi Liegi e Llewelyn Lloyd. Al Museo Salvatore Ferragamo i riflettori sono, invece, puntati sul mito di Marilyn Monroe, a cinquant’anni dalla morte. La rassegna, a cura di Stefania Ricci e Sergio Risaliti, presenta un audace e scenografico allestimento, nel quale scarpe e abiti indossati per film, come «Quando la moglie è in vacanza» e «A qualcuno piace caldo», vengono messi in dialogo con ritratti della diva, realizzati da importanti fotografi quali Cecil Beaton, Bert Stern, George Barris, Milton Greene ed Andrè de Dienes, ma anche con capolavori del passato, di Antonio Canova e Andy Warhol.
Seguendo il filo rosso delle città d’arte, si può, quindi, fare tappa a Bologna, dove merita una visita la mostra «Quadri di un'esposizione. Pittura barocca nella collezione del maestro Francesco Molinari Pradelli», che allinea nelle sale dello splendido Palazzo Fava, per la curatela di Angelo Mazza e con l’allestimento di Mario Bratella, una selezione di novanta opere, tra le quali molte nature morte, facenti parte della raccolta del celebre direttore d’orchestra emiliano, del quale Arturo Toscanini disse, profeticamente, «ha del talento e farà carriera».
Dalla musica si passa al teatro e allo sport, andando a Genova, che accoglie, negli spazi di Palazzo Ducale, una rassegna su Yves Klein e sulla sua passione per judo e palcoscenico. Nell’esposizione, curata da Bruno Corà e Sergio Maifredi, è possibile vedere, in uno scenografico dialogo con le pitture della Cappella del Doge, anche la famosa «Piscina Blu YKB», una vasca di oltre dieci metri per cinque completamente realizzata nel pigmento che ha reso celebre l'artista.
Sotto la Lanterna, merita, inoltre, una visita la «Biennale Pinocchio», un omaggio al burattino più celebre di tutti i tempi articolato in due sedi, il Museo Luzzati e i vicini Magazzini del Cotone, con opere, tra gli altri, di Enrico Baj, Jacovitti, Lorenzo Mattotti, Ugo Nespolo, Mimmo Paladino ed Emanuele Luzzati.

Dal fumetto e dal disegno si ritorna al mondo dello sport, viaggiando verso la città di Venezia, dove la collezione Peggy Guggenheim ospita, accanto a una retrospettiva del surrealista americano Charles Seliger, la mostra, gustosa e ben studiata, «Ciclismo, Cubo-Futurismo e la Quarta Dimensione. ‘Al velodromo’ di Jean Metzinger», a cura di Erasmus Weddigen: un omaggio al mito della velocità, che ruota attorno al dipinto che dà il titolo al progetto espositivo, realizzato nel 1912 e ispirato dallo sprint finale della Parigi-Roubaix, altresì detta «l’inferno del Nord». A pochi passi da questa rassegna, nella quale sono esposte anche opere di Umberto Boccioni, Fortunato Depero, Gino Severini, Marcel Duchamp e Georges Braque, si può visitare, alla Fondazione Emilio Vedova,  la mostra «Aldo Rossi. Teatri», a cura di Germano Celant, che riunisce, per la prima volta, quindici progetti dell’architetto-designer milanese, realizzati dai primi anni Sessanta al 1997, attraverso quasi centoventi opere, tra studi e schizzi architettonici, modelli di studio e di concorso, disegni, oggetti di scena o riguardanti il tema teatrale e le sue diverse articolazioni, sia in architettura che nel design.
Dai progetti architettonici alle scenografie per opera e balletto, fino agli allestimenti d’impatto spettacolare, l'esposizione permette di vedere, tra l'altro, il disegno per il teatro Carlo Felice di Genova (1983-1989) e scene realizzate per spettacoli come «Madama Butterfly» (1986) ed «Elettra» (1993). Per l'occasione è stato anche ricostruito, in grande scala, il modello del Teatro del Mondo, per riportarlo idealmente nella porzione di Laguna, dove era approdato per la prima volta, durante la Biennale del 1979-1980.
A Venezia, dove a fine agosto inaugurerà una mostra su Tiziano e la sua «Fuga in Egitto», meritano una visita anche la curiosa esposizione sull’arte tessile «Miniartextil. Energheia» e gli appena restaurati appartamenti imperiali d’Austria del Palazzo reale, le stanze dove visse la principessa Sissi nei suoi soggiorni in Laguna.
Stagione espositiva un po’ sottotono, invece, a Milano, che nel suo spazio più prestigioso, Palazzo Reale, propone una collettiva sugli anni Settanta e una grande retrospettiva di Fabio Mauri, mentre al Castello Sforzesco accoglie la tanto discussa rassegna sul Bramantino. Sotto la Madonnina, la mostra più curiosa (e colorata) è senz’altro «Gillo Dorfles kitsch, oggi il kitsch», alla Triennale: un vero e proprio luna park, nel quale sfilano la «Leda automatica» di Salvador Dalì, gli assemblages di Enrico Baj, il Topo Gigio in trappola di Corrado Bonomi e moltissime altre opere caratterizzate dal cattivo gusto.
Roma risponde con un programma ricco e ben strutturato, capace di accontentare tutti i gusti: dalla mostra su Mirò, al Chiostro del Bramante, alla rassegna su Andy Warhol e l’informazione giornalistica, alla Galleria nazionale d’arte moderna e contemporanea, passando per la collezione Ingrao, in esposizione permanente a Villa Torlonia, e per l'omaggio che il Museo Boncompagni Ludovisi fa alla moda di Palma Bucarelli, l’elegante direttrice della Gnam negli anni della Seconda guerra mondiale (e anche dopo, fino al 1975).
Al Macro va in scena uno studio sul concetto di luce ed energia nel linguaggio dell’arte: «Neon», un progetto espositivo a cura di David Rosenberg e Bartolomeo Pietromarchi, che allinea settanta lavori, realizzati, tra gli anni Quaranta a oggi, da una cinquantina di artisti, tra i quali Dan Flavin, Joseph Kosuth, Mario Merz, Bruce Nauman, per arrivare a Maurizio Cattelan ed Alfredo Jaar. All’Ara Pacis, invece, è possibile ripercorre l’avventura delle Avanguardie russe, con una mostra di alto profilo che allinea settanta opere di artisti, tra i quali Kazimir Malevič, Vasilij Kandinskij, Marc Chagall, Mikhail Larionov e Natal’ja Gončarova.
Chiude il nostro viaggio tra le mostre romane «Lux in Arcana», che, per la prima volta e «forse l’unica nella storia», porta fuori dai confini della Città del Vaticano, ai Musei capitolini, un centinaio di documenti cifrati conservati presso l’Archivio segreto Vaticano e datati tra l’VIII e il XX secolo, tra i quali la lettera dei membri del Parlamento inglese a Clemente VII sulla causa matrimoniale di Enrico VIII, gli atti del processo a Galileo Galilei e la Bolla di scomunica di Martin Lutero.

Dal Lago Maggiore alla Valle dei Templi, quando la mostra è en plein air

Spostandosi verso sud,

in Sicilia, si può andare ad Agrigento, dove, nella valle dei Templi, si celebra l’arte di Fabrizio Plessi con la mostra «Monumenta», nata da un'idea di Lorenzo Zichichi e Stefano Contini. Nove torri in resina, alte sei metri ciascuna, che sembrano in realtà costruite con materiale tufaceo, fanno rivivere, grazie alla magia della video-arte, le luci, i suoni, i colori e, soprattutto, le suggestioni dei quattro elementi primordiali: aria, acqua, terra e fuoco.
In Calabria, invece, ritorna ad animare l’estate la rassegna «Intersezioni». Protagonista di questa settima edizione è Daniel Buren, che rende vivi gli spazi del Parco archeologico di Scolacium con «Costruire sulle vestigia: impermanenze», cinque grandiose installazioni site specific che coinvolgono la basilica, il foro, il teatro romano e l'uliveto e che restituiscono al visitatore questi luoghi arricchiti di nuovi colori (è il caso della Basilica illuminata da vetrate in plexiglas rosse e blu) o di inedite costruzioni (il teatro, per esempio, aumenta volumetria grazie all'inserimento di una struttura specchiante di oltre trenta metri di lunghezza e di oltre tre metri d'altezza).
Altro progetto en plein air è la mostra «Foresta rossa» di Velasco Vitali, una riflessione sulle tematiche della clandestinità e della precarietà, allestita in tre sedi sul lago Maggiore: l’isola Madre di Stresa, il Gran hotel «Majestic» e piazza Grande a Verbania.

Dal Divisionismo  al collezionismo, passando per la video-arte: mostre con fil rouge 
Poco distante c’è una tappa obbligata per tutti globe-trotter dell’arte e gli amanti della pittura ottocentesca: la Pinacoteca della Fondazione Cassa di Risparmio di Tortona, dove ha, da poco, trovato casa una magnifica collezione divisionista con opere di Angelo Morbelli, Giovanni Battista Crema, Gaetano Segantini, Emilio Longoni e ovviamente, Giuseppe Pellizza da Volpedo (il cui studio è visibile a una manciata di chilometri), ma anche dei giovani Giacomo Balla e Umberto Boccioni.
Gli amanti della video-arte non possono, invece, perdere la mostra «Reflections», che il Fai (Fondo per l’ambiente italiano) ospita a Varese, negli spazi di Villa Panza: un percorso tra undici video-installazioni (dai 6 ai 60 minuti) di Bill Viola, che definiscono i temi centrali del suo lavoro dagli anni Settanta ad oggi, come la sorprendente «Nantes Triptych» (1992), che documenta la ricerca dell'artista attraverso concetti esistenziali come la nascita, la morte e la trascendenza, e l'installazione «The Darker Side of Dawn» (2005), dove la natura è protagonista con il suo solenne e impercettibile movimento, ma anche come «Emergence» (2002), rielaborazione del Cristo al Sepolcro, partendo dall’affresco di Masolino da Panicale alla Collegiata di Empoli.
Senza dimenticare Fausto Melotti e i futuristi a Rovereto, la rassegna sull’arte della guerra al Castello del Buonconsiglio di Trento, l’omaggio ad Alberto Giacometti al Forte di Bard, la rassegna su Tiziano (ritrattista di papa Paolo III) a Padova, e le esposizioni su Giorgio De Chirico e Wassily Kandinsky ad Aosta, il nostro percorso tra le mostre dell’estate può terminare sulle rive del Mar Ligure, nel borgo di Bordighera, tra le splendide sale della villa Regina Margherita, luogo di memoria storica dell’Italia umbertina. Qui è allestita la mostra «Sguardi sul Novecento», per la curatela di Annalisa Scarpa e con l’allestimento di Michelangelo Lupo: un percorso nell’arte italiana del secolo scorso, rivisitata attraverso gli occhi e il gusto del collezionismo privato, che propone una carrellata di cinquantacinque opere, datate tra gli anni Venti e gli anni Settanta, di una trentina di autori, tra i quali Giacomo Balla, Giorgio De Chirico, Filippo De Pisis, Giorgio Morandi, Renato Guttuso e Lucio Fontana. Una carrellata, questa, che è anche un viaggio tra futurismo e metafisica, tra astrattismo e arte povera. Non resta, a questo punto, che augurare a tutti una buona estate d’arte.

Didascalie delle immagini
[fig. 1] Rembrandt, «Autoritratto con la spada», 1634. Acquaforte, mm 123x100. Pavia, Musei Civici, inv. St. Mal. 3534 (opera esposta nella mostra a Trieste, nella mostra «Rembrandt, Incidere la luce»); [fig. 2] Luca Signorelli, «Vergine con il Bambino», 1505-1507. Olio su tavola, cm. 51,4 x 47,6. New York, Metropolitan Museum, (opera esposta nella mostra «Luca Signorelli, de ingegno et spirto pelegrino»); [fig. 3] Piero della Francesca, «Madonna di Senigallia»,1474 -1478. Olio e tempera su tavola, cm. 61 x 53,5.Urbino, Galleria Nazionale delle Marche (opera esposta nella mostra «Luca Signorelli, de ingegno et spirto pelegrino»); [fig. 4] Filippo Lippi, «Incoronazione della Vergine» (nota anche come Incoronazione Marsuppini), quinto decennio del XV secolo. Dipinto su tavola, cm 172×251. Arezzo, Museo Nazionale d'arte medievale e moderna (opera esposta nel progetto «Rinascimento in terra d'Arezzo. Da Beato Angelico e Piero della Francesca a Bartolomeo della Gatta e Luca Signorelli in Val di Chiana»); [figg.5,6 e 7] Una scena dell’allestimento della mostra «Marilyn», al Museo Salvatore Ferragamo di Firenze. Foto: courtesy Ferragamo; [fig. 8] Aldo Rossi, «Studio per il Teatro di Genova», 1983. Inchiostro e acquarello su carta giapponese, cm 33,5 x 24,5. Francesco Moschini e Gabriel Vaduva A.A.M. Architettura Arte Moderna; [fig. 9] Joseph Kosuth, «Neon», 1965. Neon bianco, 10x35 cm. courtesy Joseph Kosuth, Galleria Lia Rumma, Milano/Napoli.Foto: Marc Domage (l'opera è esposta nella mostra «Neon», al Macro di Roma); [fig. 10] Kazimir Severinovich Malevich, «La mietitrice», 1912. Astrakhan, Galleria statale d’arte «P.M. Dogadin» (l'opera è esposta nella mostra «Avanguardie russe», al Museo dell'Ara Pacis di Roma); [fig. 11] Rendering della mostra «Fabrizio Plessi. Monumenta», alla Valle dei Templi di Agrigento; [fig. 12] Bill Viola, «The Darker Side of Dawn», 2005. Foto: Kira Perov (l'opera è allestita nella mostra «Bill Viola. Reflections», a villa Panza di Varese); [fig. 13] Yves Klein, «Pigmento puro YKB». Foto: Alberto Rizzerio, Genova 2012 (l'opera è in esposta nella mostra «Yves Klein. Judo e Teatro - Corpo e Visioni», al Palazzo Ducale di Genova); [fig. 14] Bill Viola, «Emergence», 2002. Foto: Kira Perov (l'opera è allestita nella mostra «Bill Viola. Reflections», a villa Panza di Varese); [fig. 15] Giorgio de Chirico ,«Piazza d’Italia», 1951. Olio su tela, 43,5 x 56,5 cm. Inghilterra, Collezione privata (l'opera è esposta nella mostra «Sguardi sul Novecento», allestita alla Villa Regina Margherita di Bordighera)

Informazioni utili
«Viaggio in Italia. Capolavori dai musei del mondo». Le mostre: «Sì dolce è il tormento: l’amore in tre capolavori di Lucas Cranach il Vecchio». Castello di Miramare – Trieste. Orari: Tutti i giorni, ore 9.00-19.00 (la biglietteria chiude 30 minuti prima). Ingresso: intero € 6,00; ridotto (ragazzi U.E. 18-25 anni con documento d’identità, insegnanti di ruolo quando non accompagnano gruppi di studenti) € 4,00; gratuito per minori di 18 anni e over 65,membri Icom,docenti e studenti delle facoltà di architettura, conservazione dei beni culturali, scienze della formazione, iscritti ai corsi di laurea in lettere o materie letterarie con indirizzo archeologico, storico-artistico delle facoltà di lettere e filosofia, iscritti alle Accademie delle Belle arti. Sito internet: Fino al 30 ottobre 2012. «Quell’universo particolarissimo: il fascino dell’arte fiamminga in cinque capolavori a Gradara». Rocca di Gradara - Gradara. Orari: lunedì, ore 8.30-14.00; martedì-domenica, ore 8.30-19.15.Ingresso: intero € 4,00, ridotto (per tutti i cittadini dell’Unione Europea di età compresa tra i diciotto ed i venticinque anni, per i docenti con incarico a tempo indeterminato delle scuole statali, per i cittadini tra i 18 e i 25 anni non facenti parte dell’Unione Europea a condizione di reciprocità nella riduzione) € 2,00; ingresso gratuito per i cittadini italiani che non abbiano compiuto il 18° anno di età o che abbiano compiuto il 65°,dipendenti del Ministero dei Beni culturali, guiede e interpreti turistici, membri Icom,docenti e studenti di Architettura, Lettere, Conservazione Beni culturali, Accademie di Belle arti. Fino al 29 ottobre 2012. «Dopo l’Impressionismo. Il nuovo sguardo sulla natura in tre opere di Bonnard, Signac, Matisse». Castello Normanno-Svevo - Bari. Orari: tutti i giorni, ore 8.30-19.30 (la biglietteria chiude alle ore 19.00); mercoledì chiuso. Ingresso: intero € 5,00; ridotto (ragazzi dai 18 ai 25 anni) € 3,50. Informazioni: tel. 02 45496874/73. Sito internet: mostreviaggioinitalia.com. Fino al 28 ottobre 2012.

«Rembrandt, Incidere la luce». I capolavori della grafica. Scuderie del Castello di Miramare - Trieste. Orari: Tutti i giorni, ore 9.00-19.00 (la biglietteria chiude 30 minuti prima). Ingresso: intero € 7,00; ridotto convenzionati (titolari CartaPiù Feltrinelli) € 6,00; ridotto (ragazzi U.E. 18-25 anni con documento d’identità, insegnanti di ruolo quando non accompagnano gruppi di studenti) € 5,00; ridotto scuole € 4,00; gratuito per minori di 18 anni e over 65,membri Icom,docenti e studenti delle facoltà di architettura, conservazione dei beni culturali, scienze della formazione, iscritti ai corsi di laurea in lettere o materie letterarie con indirizzo archeologico, storico-artistico delle facoltà di lettere e filosofia, iscritti alle Accademie delle Belle arti. Catalogo: Silvana editoriale, Cinisello Balsamo (Milano). Informazioni: tel. 040.224231 o info@rembrandtmiramare.com. Sito internet: rembrandtmiramare.com. Fino al 7 ottobre 2012.

Luca Signorelli, «de ingegno et spirto pelegrino». Galleria nazionale dell’Umbria, Palazzo dei Priori, corso Vannucci, 19 - Perugia. Orari: ore 9.00-19.00 (la biglietteria chiude 1 ora prima). Ingresso: intero € 10,00, ridotto (gruppi di oltre 15 persone, minori di 18 e maggiori di 65 anni, universitari con tesserino, possessori della Card Perugia Città Museo, titolari di apposite convenzioni e coupon) € 8,00, integrato (mostra+museo) € 12,00; Signorelli Card (valida solo per Perugia e per tre giorni) € 15,00; carnet «Tutto Signorelli» € 20,00. Info e prenotazioni: tel.199.757513. Museo dell’Opera del Duomo (MODO) e Chiesa dei Santi Apostoli, piazza del Duomo e via Adolfo Cozza - Orvieto. Orari: ore 9.30-19.00 (a biglietteria chiude un’ora prima). Ingresso: tariffa base (mostra+ musei) € 6,00; tariffa speciale (mostra+musei+Duomo) € 7,00; carnet «Tutto Signorelli» € 20,00. Informazioni e prenotazioni: tel. 0763.343592 o biglietteria@operadelduomo.it Pinacoteca Comunale, Palazzo Vitelli alla Cannoniera, via della Cannonniera - Città della Pieve. Orari: ore 10.00-13.00 e ore 14.30-18.30 (la biglietteria chiude un’ora prima). Ingresso (mostra+pinacoteca): intero € 7,00, ridotto (minori di 18 e maggiori di 65 anni, gruppi di oltre 15 persone, universitari con tesserino fino a 25 anni) € 6,00, scuole € 3,00,carnet «Tutto Signorelli» € 20,00. Informazioni: tel. 0758.554202 o cultura@ilpoliedro.org. Catalogo: Silvana editoriale, Cinisello Balsamo (Milano). Sito internet: www.mostrasignorelli.it. Fino al 26 agosto 2012.

«Rinascimento in terra d'Arezzo. Da Beato Angelico e Piero della Francesca a Bartolomeo della Gatta e Luca Signorelli in Val di Chiana». Sedi varie nelle città di Arezzo (Museo Nazionale d’arte medievale e moderna, Fraternita dei Laici e Mudas Museum), Cortona (Museo diocesano e Maec - Museo dell’accademia etrusca e della città di Cortona), Castiglione Fiorentino (Collegiata e Museo della Pieve di San Giuliano e Pinacoteca comunale) e Lucignano (Museo comunale) - provincia di Arezzo (Toscana). Orari: venerdì-domenica, ore 10.00-13.00 e ore 15.00-19.00. Ingresso: biglietto di ingresso del singolo museo + pass PGM. Informazioni e prenotazioni: tel. 055.2340742 o prenotazioni@cscsigma.it. Sito internet: www.rinascimentointerradarezzo.it. Fino al 18 novembre 2012.

«Da Fattori al Novecento. Opere inedite dalla collezione Roster, Del Greco, Olschki». Villa Bardini, Costa San Giorgio, 2 – Firenze. Orari: martedì - domenica, ore 10.00-19.00 (ultimo ingresso ore 18.00). Biglietto: intero € 8,00, ridotto € 6,00 ridotto, speciale scuole € 4,00. Visite guidate: sabato e domenica, ore 10.30, ore 11.30, ore 15.30 e ore 16.30. Catalogo: Casa Editrice Leo S. Olschki, Firenze. Informazioni e prenotazioni: tel. 055.20066206 o mg.geri@bardinipeyron.it. Sito internet: www.entecarifirenze.it . Fino al 4 novembre 2012.

«Marilyn». Museo Salvatore Ferragamo - Palazzo Spini Feroni, piazza Santa Trinita 5/R - Firenze. Orari: mercoledì-lunedì, ore 10.00-18.00; chiuso il martedì; in agosto: lunedì-sabato, ore 10.00-13.00 e ore 14.00-18.00, chiuso la domenica. Ingresso: € 5,00, gratuito per under 10 e over 65. Informazioni: tel. 055,3562455/417/456 o museoferragamo@ferragamo.com . Sito internet: www.museoferragamo.it. Fino al 28 gennaio 2013.

«Quadri di un'esposizione. Pittura barocca nella collezione del maestro Francesco Molinari Pradelli». Palazzo Fava, via Manzoni, 2 - Bologna. Orari: martedì-domenica, 10.00-19.00. Ingresso: € 5,00. Catalogo: disponibile in mostra. Informazioni: tel. 051.19936317 o info@genusbononiae.it. Sito internet: www.genusbononiae.it. Fino al 7 ottobre 2012.

«Yves Klein.Judo e Teatro - Corpo e Visioni». Palazzo Ducale, piazza Matteotti 9 - Genova.Orari: martedì-domenica, ore 11.00-19.00; chiuso il lunedì. Ingresso: inero € 6,00, ridotto € 5,00. Catalogo: disponibile in mostra. Informazioni: tel. 010.0105574064/65. Sito web: www.palazzoducale.it. Fino al 26 agosto 2012.

«Biennale Pinocchio». Museo Luzzati a Porta Siberia e Magazzini del Cotone, area Porto Antico-Genova. Orari: martedì-domenica, ore 10.00-13.00 e ore 15.00-19.00. Ingresso: intero € 5,00, ridotto giovani € 2,00, ridotto over 65 e convenzionati per Feltrinelli, Fnac, Coop, Acquario Village, Touring Club Italiano, Carta Zena Zone E 4,00, gratuito per bambini fino ai 6 anni. Catalogo: disponibile in mostra. Informazioni: tel. 010.2530328 o info@museoluzzati.it. Fino al 13 gennaio 2012.

«Ciclismo, Cubo-Futurismo e la Quarta Dimensione. ‘Al velodromo’ di Jean Metzinger». Collezione Peggy Guggenheim, Dorsoduro, 704 - Venezia. orari: ore 10.00-18.00; chiuso il martedì. Ingresso: intero € 12; ridotto (over 65) € 10,00; ridotto studenti € 7,00; gratuito 0-10 anni. Catalogo: disponibile in mostra. Informazioni: tel. 041.2405404/415. Sito internet: www.guggenheim-venice.it. Fino al 16 settembre 2012.

«Aldo Rossi. Teatri». Magazzino del Sale, Zattere, 266 - Venezia. Orari: ore 10.30-18.00; chiuso il martedì. Ingresso (comprensivo del biglietto per la mostra Emilio Vedova. Lacerazione. Plurimi/Binari ’77/’78): intero € 10,00, ridotto (giovani da 12 a 18 anni, studenti fino a 25 anni*, anziani oltre 65 anni, gruppi di almeno 10 persone, persone diversamente abili, personale Ministero beni e attività culturali, soci Fai e Tci). € 5,00, famiglia (con figli minorenni) € 15,00. Catalogo: Skira, Milano. Informazioni: tel. 041.5226626. Sito internet: www.fondazionevedova.org. Fino al 25 novembre 2012.

«Miniartextil. Energheia». Museo di Palazzo Mocenigo. Centro Studi di Storia del tessuto e del costume, Santa Croce, 1992 - Venezia. Orari: martedì-domenica, ore 10.00-17.00 (la biglietteria chiude alle ore 16.00). Ingresso: intero € 5,00, ridotto (ragazzi da 6 a 14 anni; studenti dai 15 ai 25 anni; accompagnatori (max. 2) di gruppi di ragazzi o studenti; cittadini ultrasessantacinquenni; personale del Ministero per i Beni e le Attività culturali; titolari di Carta Rolling Venice; soci Fai) € 3,50; gratuito residenti e nati nel Comune di Venezia; bambini 0/5 anni; portatori di handicap con accompagnatore; guide autorizzate; interpreti turistici che accompagnino gruppi; 1 gratuità ogni 15 biglietti previa prenotazione; membri Icom. Informazioni: call center 848082000 (dall’Italia), tel. +39(0)41.42730892 (dall’estero). Sito internet: mocenigo.visitmuve.it. Fino al 26 agosto 2012.

Le stanze di Sissi. Museo Correr, San Marco, 52 –Venezia. Orari: dal 1° gennaio. Ingresso: intero € 16,00, ridotto € 8,00 (ragazzi da 6 a 14 anni; studenti membri Icom; bambini da 0 a 5 anni; portatori di handicap con accompagnatore; guide autorizzate; interpreti turistici che accompagnino gruppi; offerta scuola: € 5,50; offerta famiglia: un biglietto intero e gli altri ridotti; Museum pass (valido per più musei veneziani): intero € 20,00, ridotto € 14,00; offerta scuola € 10,00 a persona. Informazioni: tel. 041.2405211, fax 041.5200935, e-mail: info@fmcvenezia.it. Sito internet:www.visitmuve.it.

«Gillo Dorfles kitsch, oggi il kitsch». Triennale di Milano, viale Alemagna, 6 – Milano. Orari: martedì-domenica, ore 10.30-20.30; giovedì, ore 10.30-23.00 (la biglietteria chiude un’ora prima delle mostre); lunedì chiuso. Ingresso: intero € 8,00, ridotto (under 26, studenti, over 65 e convenzioni) € 6,50, ridotto gruppi € 5,50. Catalogo: editrice Compositori, Bologna. Informazioni: tel. 02.72434208. Sito internet: www.triennale.it. Fino al 26 agosto 2012.

«Neon». Macro,via Nizza, 138 - Roma. Orari: martedì-domenica,ore 11.00-19.00; sabato, ore 11.00-22.00 (la biglietteria chiude un’ora prima). Ingresso: interno non residenti € 8,50, intero residenti € 7,50; ridotto non residenti € 6,50, ridotto residenti  € 5,50. Catalogo: disponibile in mostra. Informazioni: tel. 06.671070400. Fino al 25 novembre 2012.

«Avanguardie russe». Museo dell’Ara Pacis, Lungotevere in Augusta - Roma. Orari: martedì-domenica, ore 9.00–19.00 (l’ingresso è consentito fino alle ore 18.00); chiuso il lunedì.Ingresso: intero € 10,00, ridotto € 8,00; ridotto scuole € 4,00. Catalogo: Silvana editoriale, Cinisello Balsamo (Milano). Informazioni: tel.06.0608 (tutti i giorni, ore 9.00–21.00). Sito internet: www.arapacis.it. Fino al 2 settembre 2012.

«Lux in Arcana. L’Archivio Segreto Vaticano si rivela». Musei Capitolini, piazza del Campidoglio, 1 - Roma. Orari: martedì-domenica, ore 9.00-20.00 (ingresso consentito fino alle ore 19.00); chiuso il lunedì. Ingresso: intero € 12,00, ridotto € 10,00, ridottissimo € 2,00; gratuito per gruppi studenti delle scuole elementari e medie inferiori, per portatori di handicap e per un loro familiare o altro accompagnatore. Catalogo: Palombi editore, Roma, Informazioni: tel.06.0608 (tutti i giorni, ore 9.00-21.00). Sito internet: www.luxinarcana.org. Fino al 9 settembre 2012.

«Fabrizio Plessi. Monumenta». Valle dei Templi – Agrigento. Orari: 8.30 – 19.00. Ingresso (comprensivo della visita al parco archeologico e al museo): intero € 13,50, ridotto € 7,00, residenti della provincia di Agrigento € 1,00. Catalogo: Il Cigno GG Edizioni, Roma. Informazioni: tel.0922.621611 o parcodeitempli@regione.sicilia.it. Sito web: www.parcovalledeitempli.it. Fino al 5 novembre 2012.

«Intersezioni 7. Daniel Buren». Costruire sulle vestigia: impermanenze. Parco Archeologico di Scolacium - Roccelletta di Borgia (Catanzaro). Orari: tutti i giorni, 10.00-21.30. Ingresso libero. Catalogo: Silvana editoriale, Cinisello Balsamo (Milano). Informazioni: Museo Marca, tel. 0961.746797 o info@museomarca.com. sito internet: www.intersezioni.org. Fino al 14 ottobre 2012.

«Velasco Vitali. Foresta Rossa». Lago Maggiore, Isola Madre - Stresa e Grand Hotel Majestic e piazza Garibaldi - Verbania. Orari: Isola Madre, ore 9.30-17.30; Grand Hotel Majestic e piazza Garibaldi, tutti i giorni e tutto il giorno. Biglietto (comprensivo di visita all'Isola Madre): singoli adulti € 10,00, singoli ragazzi e 5,50; gruppo adulti € 9,50, gruppi ragazzi € 5.00. Catalogo: Skira editore, Milano. Informazioni: tel. 0323.30556 o tel. 0323.509711 (Grand Hotel Majestic). Sito internet: www.velascovitali.com. Fino al 21 ottobre 2012.

«Divisionismo». Pinacoteca della Fondazione Cassa di Risparmio di Tortona - Palazzetto medioevale, corso Leoniero, 2 (angolo Piazza Duomo) - Tortona (Alessandria). Orari: sabato e domenica, 15.30-190. Ingresso gratuito. Catalogo: Skira, Milano. Informazioni: tel. 0131.822965. Sito internet: www.fondazionecrtortona.it.

«Bill Viola. Reflections». Villa Panza, piazza Litta, 1 - Varese.Orari: 10.00-18.00; chiuso il lunedì. Ingresso (comprensivo di visita alla villa e alla collezione): intero € 10,00; ridotto € 5,00; pacchetto famiglia € 25,00. Catalogo: Silvana editoriale, Cinisello Balsamo (Milano). Informazioni: tel. 0332 283960 o faibiumo@fondoambiente.it. Fino al 28 ottobre 2012.

«Sguardi sul Novecento».Fondazione Terruzzi–Villa Regina Margherita, via Romana, 34/36 - Bordighera (Imperia).Orari: luglio e agosto - mercoledì-domenica, ore 15.30–23.00; settembre - mercoledì-domenica, ore 15.30–23.00 (ultimo ingresso: 45 minuti prima della chiusura). Ingresso: intero € 8,00, ridotto gruppi con più di 15 persone, over 65, minori di 18 anni, Touring Club, Fai, Soci Carige) € 6,00, ridotto scuole € 4,00. Catalogo: Skira, Milano. Informazioni e prenotazioni: tel. 0184.276111, gruppi@ftvm.it. Sito internet: http://www.fondazioneterruzzivillamargherita.it
. Fino al 30 settembre 2012.

venerdì 3 agosto 2012

Da Città della Pieve a Fontignano: sulle tracce del Perugino nelle terre del Trasimeno

«Divin pittore» è un'etichetta non facile da portare. Giovanni Santi, padre di Raffaello Sanzio, la usò, nel suo «Cronaca rimata» (1485 ca.), un lungo poema in terzine scritto in onore del duca di Urbino, Federico da Montefeltro, per due allievi della prestigiosa bottega fiorentina di Andrea Verrocchio: «due giovin par d'etade e par d'amori,/Leonardo da Vinci e l'Perusino, Pier della Pieve, che son divin pictori».
L'artista e scienziato Leonardo -grazie al suo genio multiforme, impossibile da imprigionare in qualsiasi formula- se ne liberò presto. A Pietro Vannucci (Città della Pieve, 1450 ca.–Fontignano, 1523), detto il Perugino, l'etichetta rimase, invece, attaccata per sempre. La sua pittura, pervasa da un senso di pace e di armonia ultraterrena con figure dall'aspetto dolce e malinconico ad animare paesaggi agresti di rara bellezza e dalle raffinate luminosità, ne fece uno dei principali protagonisti dell'arte rinascimentale italiana, uno degli artisti che più incontrarono il gusto del tempo e della committenza: il papato, le corporazioni religiose, le corti e i signori.
E’ sufficiente sfogliare il catalogo delle iperbole che alcuni contemporanei usarono a proposito del suo modo di dipingere per capire quanto fosse grande la sua fama nei decenni a cavallo tra il Quattrocento e il Cinquecento. Tre esempi su tutti lo dimostrano: il nobile Agostino Chigi, in una lettera al padre Mariano, definì il Perugino «il meglio mastro d'Italia» (1500); un anonimo corrispondente del duca di Milano, Gian Galeazzo Sforza, aggiunse che le sue «cose» avevano «aria angelica et molto dolce» (1485 ca.); mentre Sabba da Castiglione ebbe a scrivere di lui che era un pittore «valente, delicato, vago, piacevole et diligente» («Ricordi», 1505-1515). Anche Giorgio Vasari, che pur non provava grande simpatia per il maestro di Raffaello (sue sono le accuse di avarizia, irreligiosità e scarsa inventiva), fu costretto a dichiarare ne «Le vite» (1568) che la sua arte «tanto piacque al suo tempo che vennero molti di Francia, di Spagna, d'Alemagna e d'altre province per impararla».
Lo stile figurativo limpido, pacato e apparentemente semplice del Perugino, in cui la lezione luminosa di Piero della Francesca diventa un tutt'uno con il plasticismo del Verrocchio, si impose, infatti, a tal punto da diventare un canone da imitare, dando vita a quel vasto fenomeno derivativo che Roberto Longhi definì efficacemente «editoriale peruginesca». Poi, con l'affrancarsi delle novità introdotte in pittura da Michelangelo Buonarrotti e dallo stesso Raffaello, venne la stagione del progressivo accantonamento e della morte quasi in oblio.
Artista molto legato al territorio d’origine, il Perugino, la cui opera più famosa è senz’altro la «Consegna delle Chiavi» (1482) per la Cappella Sistina, dipinse alcuni dei suoi ultimi lavori per le chiese e le pievi comprese nel territorio tra la natia Città della Pieve e lo specchio lacustre del Trasimeno, in borghi carichi di suggestioni come Panicale e Fontignano. Questi stessi luoghi fanno da fondale a molte delle scene raffigurate dall’artista, scene per nulla secondarie nell'organizzazione delle opere, che passano, nel corso degli anni, da una descrizione idealizzata e aspra, di ascendenza tardo-gotica, a una realistica, che si ispira alla lezione dei fiamminghi, ma che è sempre ancorata all'esperienza personale dell'artista. E’ il caso dell’«Adorazione dei Magi» (1504) per l’Oratorio di Santa Maria dei Bianchi a Città della Pieve, un affresco dalle atmosfere rarefatte e bucoliche, la cui integrazione armonica tra figure e paesaggio, l’abilità nella resa delle vesti fluenti dei tanti personaggi raffigurati e la varietà dei costumi sono «elementi che appartengono -si legge nella monografia edita da Skira, per la collana «I classici dell’arte»- al miglior Perugino di quel periodo e che rivelano la sua capacità di mantenere un alto livello di qualità quando la volontà prende il posto della mera pratica di mestiere».
Sempre nel borgo umbro, diventato famoso per essere stato il set della fiction «Carabinieri», l’artista lasciò altre due sue opere, nel Duomo: la «Madonna con Bambino e i Santi Pietro, Paolo, Gervasio e Protasio» (1514) e il «Battesimo di Gesù» (1510 ca.), lavoro, quest’ultimo, che trova riscontro in una tavola di uguale soggetto conservata al Kunsthistorisches Museum di Vienna e nell’affresco della Nunziatella di Foligno. Nella Chiesa di Santa Maria dei Servi è, invece, possibile ammirare una meravigliosa «Deposizione dalla croce» (1517), nella quale il Perugino offre il meglio di sé nella fusione dei colori che non hanno più nulla della compostezza lucida e un po’ priva d’energia delle tavole più accademiche del periodo.
Il viaggio, dopo aver visto la Chiesa di San Pietro (con il fondo raffigurante «Sant’Antonio Abate tra i Santi Paolo eremita e Marcello») e l’esterno della casa natale dell’artista, può proseguire verso il piccolo borgo di Panicale, che conserva l’opera «Madonna con il bambino e la Maddalena» e il «Martirio di San Sebastiano» (1505), un affresco nel quale appare evidente quell’enfasi artificiosa ed esagerata nel ritrarre le figure che, lentamente, fece diventare il Perugino un personaggio marginale nella storia dell’arte.
Una tappa merita, infine, la chiesa dell'Annunziata di Fontignano, dove venne dipinto anche un «Presepe», staccato a metà dell’Ottocento e oggi conservato al Victoria and Albert Museum di Londra, e all’interno della quale si trova l'ultimo lavoro dell'artista: la «Madonna con il bimbo in trono». La tradizione racconta che, proprio mentre dipingeva quest'opera, il maestro fu colpito dalla peste che lo uccise. Il Perugino era ormai, da tempo, lontano dal gotha dell'arte, escluso dalle grandi imprese culturali e dai dibattiti che animavano Roma e Firenze. I grandi committenti si erano stancati della sua pittura. Quella formula rasserenante e tranquilla che tanto attrae gli stressati turisti di oggi, quel «museo delle cere -scrisse Carlo Castellaneta- dove le statue muovono le labbra e pronunciano parole che il nostro udito terreno non afferra», aveva fatto il suo tempo.

Didascalie delle immagini 
[fig. 1] Pietro Vannucci detto il Perugino, «Adorazione dei Magi», 1504. Città della Pieve, Oratorio di Santa Maria dei Bianchi; [fig. 2] Pietro Vannucci detto il Perugino, «Il martirio di San Sebastiano», 1505. Panicale, chiesa di San Sebastiano;[fig. 3] Pietro Vannucci detto il Perugino, «La deposizione dalla Croce» (particolare dello «Svenimento di Maria»), 1517. Città della Pieve, Chiesa di Santa Maria dei Servi

Informazioni utili 
STT del Trasimeno, piazza Mazzini, 10 – Castiglione del Lago (Perugia), tel. 075.9652484 o info@iat.castiglione-del-lago.pg.it. Sito internet: www.pietroperugino-trasimeno.net.

mercoledì 1 agosto 2012

Assisi, passeggiando nel bosco sacro di San Francesco

C’è la bellezza del paesaggio naturalistico, caratterizzato da stretti viottoli ombreggiati da aceri, querce roverelle e ginepri, da grandi distese di ulivi e da macchie colorate che profumano di ginestra, violetta e rosa canina. C’è il paziente lavoro dell’uomo, che, nel corso di ottocento anni, ha popolato la natura con costruzioni semplici e di grande fascino: una chiesa duecentesca, una torre medioevale, un vecchio mulino, resti di uno «Spedale» benedettino e un convento femminile del XIII secolo si materializzano, a sorpresa, lungo il cammino. C’è, soprattutto, la suggestione di un pellegrinaggio, da compiere in solitaria contemplazione, sulle orme di uno dei santi più amati del nostro tempo, per meditare su quel senso di armonia tra uomo e ambiente che è la grande cifra del pensiero francescano. Sono queste le tre le anime del Bosco sacro di San Francesco ad Assisi, un’area di sessantaquattro ettari di paesaggio rurale, con terreni boschivi, radure, campi coltivati importanti elementi architettonici, che il Fai (Fondo per l’ambiente italiano) ha, in parte, riaperto lo scorso novembre, dopo un significativo intervento di restauro paesaggistico.
Era il 2008 quando Intesa San Paolo donava alla fondazione milanese quest’oasi di paradiso, allora in evidente stato di degrado, alla quale si accede a fondovalle, dalla restaurata Chiesa di Santa Croce (dove è stato risistemato un affresco seicentesco raffigurante un crocifisso senza il corpo di Cristo, a significare che si tratta di un luogo aperto alla riflessione per gli uomini di tutte le religioni) oppure dall'alto, dalla piazza superiore di San Francesco, proprio davanti all'ingresso della Basilica superiore.
Il progetto di riqualificazione, sia architettonico sia paesaggistico, ha interessato quindici dei sessantaquattro ettari che compongono la proprietà, il cui rigoglioso ambiente fa da sfondo a tante opere di Giotto.
Grazie all’aiuto di tantissimi volontari e d'accordo con i frati del Sacro convento di Assisi, il Fai (Fondo per l’ambiente italiano) ha raccolto oltre trenta tonnellate di rifiuti, ha risistemato i muretti a secco e i sentieri, ha piantumato più di duecento olivi e oltre mille nuovi arbusti e, infine, ha commissionato un’opera di land art a Michelangelo Pistoletto. E’ lì, nella radura ombreggiata dalla trecentesca Torre Annamaria, che i tre percorsi di visita proposti –paesaggistico, storico e spirituale- si incontrano.
E’ lì che si giunge dopo aver intrapreso il sentiero che dalla piazza superiore di San Francesco, attraverso la selva di San Francesco (proprietà del Sacro Convento), scende al complesso di Santa Croce, per, poi, risalire la Valle del Tescio e ritornare lungo la sponda opposta del torrente, verso il Mulino.
Il lavoro, intitolato «Il terzo paradiso», è formato da tre cerchi disegnati arando nel campo e si compone di centoventuno ulivi disposti a doppio filare, al centro dei quali si trova un’asta in acciaio inox alta dodici metri, che vuole simboleggiare l’unione tra cielo e terra.
Alla visione di Michelangelo Pistoletto e agli architetti di cittadellarte si deve anche l’unica nuova costruzione realizzata: il chiosco informativo posto all’ingresso del bosco dalla piazza superiore di San Francesco, costruito con materiali eco-compatibili e con soluzioni tecnologiche che riducono al minimo il suo fabbisogno energetico.
Il restauro, però, è solo all’inizio. Nei prossimi anni il Fai (Fondo per l’ambiente italiano) sarà, infatti, impegnato nell’attuazione di un insieme coerente di interventi non solo conservativi, ma soprattutto integrativi, tesi a riproporre la complessità di forme, strutture e modelli gestionali che contraddistinguono i sistemi agricoli, boschivi e pastorali tipici del paesaggio italiano. «L’obiettivo –spiegano dagli uffici di viale Cogni Zugna- è quello di assicurare, attraverso un restauro integrativo, la qualità del paesaggio, ma anche la biodiversità di specie e di ambienti tipici delle attività agricole tradizionali».
Nel frattempo, come è nella filosofia del Fai, il bene vivrà anche grazie a tante iniziative collaterali, pensate per accontentare i gusti proprio di tutti: dalle visite guidate sulla storia e sul restauro del bosco (domenica 5 e 19 agosto, ore 11) alle passeggiate naturalistiche tra fiori e gli scoiattoli (domenica 26 agosto, ore 11), dalle degustazioni di formaggi e marmellate ai pic-nic in aree attrezzate (mercoledì 15 agosto), sino all’iniziativa «Il bosco sotto le stelle» (venerdì 10 agosto, ore 21), che, nella notte di San Lorenzo, trasformerà il complesso di Santa Croce in una spelonca astronomica. Non manca, infine, un concorso fotografico, «La mia cartolina», che premierà i migliori sei scatti consegnati entro venerdì 31 agosto. Scatti destinati a diventare le immagini ufficiali del bosco di San Francesco, «l’altra metà di Assisi», quella che arricchisce l’offerta culturale di questo angolo di pace nel «cuore verde d’Italia», dove pellegrini, viaggiatori e turisti giungono, da sempre, attratti dagli affreschi di Giotto, dall’Eremo, dalla Chiesa di Santa Chiara.

Didascalie delle immagini
[figg. 1 e 2] Bosco di San Francesco, Assisi. © Maja Galli; [fig. 3] Bosco di San Francesco, Assisi. Chiesa di Santa Croce. © Maja Galli; [fig. 4] Bosco di San Francesco, Assisi. Torre Annamaria. © Andrea Angelucci; [figg. 5 e 6]  Bosco di San Francesco, Assisi. L'opera Il terzo paradiso di Michelangelo Pistoletto, visto dalla Rocca Maggiore. © Andrea Angelucci.

Informazioni utili
Bosco di San Francesco di Assisi. Orari: da aprile a settembre, ore 10.00-19.00; da ottobre a marzo, ore 10.00-16.00; chiuso i lunedì non festivi, il 1° gennaio, il 25 e 26 dicembre, e dalla seconda settimana di gennaio fino a fine febbraio. Ingresso gratuito (è gradita una donazione di € 3,00 a favore delle attività del Fai). Informazioni: tel. 075.813157 o faiboscoassisi@fondoambiente.it

lunedì 30 luglio 2012

Roma, la collezione della famiglia Ingrao in mostra permanente a Villa Torlonia

«Per un compleanno», «A Francesco e Xenia a ricordo di Gaeta, agosto 1978», «Prova d’artista per l’amico Ingrao»: sono, queste, le dediche, affettuose, vergate da Alberto Burri, il maestro delle plastiche combuste e dei sacchi di juta, su tre sue opere (la serigrafia «Oro e nero 6» del 1983, un collage in tempera e carta di giornale del 1978 e un «Cretto bianco» del 1977) donate all’amico Francesco Ingrao, medico specializzato in malattie polmonari e fratello di Pietro Ingrao, direttore del giornale «l’Unità» e, poi, autorevole dirigente del Pci, che, dal 1976 al 1979, rivestì anche il ruolo di presidente della Camera. Questi tre lavori fanno, ora, parte del percorso espositivo del Museo della Scuola romana, al Casino nobile di Villa Torlonia. Dallo scorso settembre, lo spazio museale, che in passato fu anche residenza di Benito Mussolini, accoglie, infatti, trentacinque tele della collezione Ingrao-Guina, donate dall’erede Mirjana Jovic, sorella di Ksenija Guina Ingrao, a Roma Capitale.
Mario Mafai, Mirko Basaldella, Corrado Cagli, Renato Guttuso, Luigi Bartolini, Mino Maccari, Nino Bertoletti, ma anche Giulio Turcato, Sebastian Matta, Pietro Consagra e, naturalmente, Alberto Burri sono gli artisti rappresentati in questa preziosa raccolta, che svela un aspetto particolare del collezionismo romano negli anni del Dopoguerra. Saltando la mediazione di gallerie e mercanti, affidandosi al rapporto personale con gli artisti, conosciuti per motivi professionali o per rapporti di consuetudine, talvolta di vera e propria amicizia, Francesco Ingrao raccoglie, con la collaborazione della moglie Ksenija, un centinaio di tele, schizzi, bozzetti, terracotte, ceramiche e opere grafiche, che sono un saggio della storia dell’arte del Novecento, ma anche –per usare le parole dell’assessore Dino Gasperini- il racconto di una «storia d’amore per l’arte e, andando oltre, di una filosofia che vede nell’opera dell’artista uno strumento di cura dell’anima».
A iniziare il giovane medico agli ambienti culturali romani fu, nei primi anni Cinquanta, il collega, collezionista e scultore Moroello Morellini, primario del reparto di sierologia del «Forlanini», dove Francesco Ingrao iniziò il suo tirocinio. Fra i due nacque subito un rapporto di stima e amicizia molto intenso, favorito dalla comunanza di interessi professionali e da affinità caratteriali e politiche. A cementare il loro rapporto fu la condivisione di uno studio privato a Roma, in piazza Pasquale Paoli. Qui, forse su consiglio di Amerigo Terenzi, amministratore del quotidiano «l’Unità», venivano molti artisti «squattrinati». I due medici prestavano loro (naturalmente gratis) le necessarie cure, e, andando ben oltre la missione professionale, o forse solo svolgendola in modo diverso, tentavano di aiutarli a vendere le loro opere a pazienti più facoltosi, esponendole nello studio stesso. Un’opera di solidarietà, questa, che il più giovane dei due continuò, partecipando alle attività dell’Isa, l’Istituto di solidarietà artistica, fondato nel 1948 con l’intento di sostenere gli artisti in difficoltà economica, fornendo loro gratuitamente consulenze mediche.
In questi stessi anni, Moroello Morellini e Francesco Ingrao, con le rispettive moglie, frequentarono assiduamente anche alcuni dei luoghi più vitali della scena artistica romana, come la celebre trattoria dei fratelli Menghi, in via Flaminia (alla quale Ugo Pirro dedicherà un delizioso libro intitolato «La trattoria dei pittori»), ma anche villa Massimo, dove lavoravano Marino Mazzacurati e Renato Guttuso, lo studio di Corrado Cagli all’Aventino e quello di via Margutta, dove era possibile vedere all’opera Pericle Fazzini e Giovanni Omiccioli. Spesso Moroello Morellini e Francesco Ingrao si ritrovavano anche a casa di Giuseppe Mazzullo, in via Sabazio, frequentata da diversi artisti, fra cui molti siciliani come Emilio Greco e Renato Guttuso.
Prese così avvio una collezione, lontana dalle logiche mercantilistiche di oggi, dal puro tornaconto economico che anima molte raccolte attuali. Una collezione che ha origine nella passione per l’arte e nell’interesse umano verso l’artista. Francesco Ingrao amava trascorre serate appassionate a cenare piacevolmente, a discutere di pittura e di politica, anche con chi, come Alberto Burri, la pensava diversamente. Era un uomo curioso, brillantemente intelligente, aperto alle novità, che, incurante delle posizioni del suo partito e «in anni anche di forte contrapposizione tra astratti e figurativi, tra sperimentazione e realismo, -scrive Claudia Terenzi, nel bel catalogo edito dalla romana Gangemi- non poneva alcuna condizione alle sue scelte».
Quella di Francesco Ingrao è, dunque, una collezione composita, con opere datate prevalentemente tra gli anni Cinquanta e Ottanta, con qualche eccezione che ci riporta nel periodo della Scuola romana. Una collezione dove la firma dell’artista è qualcosa di più di «un marchio di fabbrica». È un attestato di rispetto e di gratitudine, se non di affetto, come testimoniano le numerose dediche che appaiono in calce a molti lavori, donati, spesso, per occasioni intime: feste, vacanze, momenti di comunione.
Nel 1940, Basadella espresse la propria riconoscenza con il dono di una sua china su carta, raffigurante un nudo maschile, recante la scritta «Agli Ingrao con affetto, Mirko». Nel 1965, Corrado Cagli donò una litografia a pennarello dal titolo «Adamo», su cui vergò la dedica «A Francesco e a Xenia con gli auguri per il loro Capodanno 65».
Di poche parole, invece, Giulio Turcato, che omaggiò la famiglia di un mazzo di fiori dipinto e scrisse solo «Ingrao», con il timbro: «L’artistica di via del Babuino 24, angolo via Margutta». Mentre Renzo Vespignani, con la sua spiccata sensibilità, accompagnò il dono di un suo lavoro, un autoritratto, da versi scrissi sul retro, «Come leggero, come nuovo l’ospite di questa sera, diafana malinconia!», e dalla dedica «Prova d’autore, a Xenia, a Franco, affettuosamente».
Scorrono, poi, davanti agli occhi del visitatore tante altre opere, da una raffinata acquaforte acquerellata di Luigi Bartolini, dal titolo «3 ragazze a Fonte Maggiore» (1940), a qualche disegno di Renato Guttuso, come la suggestiva china «Sacra famiglia» (1946), da un piccolo e luminoso acquerello di Giovanni Omiccioli, una marina datata 1949, ad alcuni lavori di Sebastian Matta, tra i quali il pastello «Mitologia» (1980), in cui elementi zoomorfi e antropomorfi si mescolano con ironia a formare figurazioni fantastiche. Non manca, infine, un disegno di Mario Mafai, donato al medico dalla figlia Miriam, dopo le cure per una pleurite. Perché grazie lo si può dire in tanti modi. E Francesco Ingrao, per gli amici Ciccio, lo sapeva.

Didascalie delle immagini
[fig. 1] Francesco Ingrao, con la moglie Ksenija Guina Ingrao;[fig. 2] Renato Guttuso, «Sacra famiglia», 1946. Roma, Collezione Ingrao-Guina; [fig. 3] Giulio Turcato, «Senza titolo»,1972, acrilico e olio su tela. Roma, Collezione Ingrao-Guina;[fig. 4] Pietro Consagra,«Senza titolo», 196o, tempera su faesite. Roma, Collezione Ingrao-Guina; [fig. 5] Giovanni Omiccioli, «Senza titolo», 1949, acquerello e grafite su carta. Roma, Collezione Ingrao-Guina.

Informazioni utili
Collezione Ingrao. Musei di Villa Torlonia - Casino Nobile, via Nomentana, 70 - Roma. Orari: martedì-domenica, ore 9.00-19.00; chiuso il lunedì (la biglietteria chiude 45 minuti prima). Biglietti: Casino Nobile e Casina delle Civette - intero € 7,50, ridotto € 5,50; Casino Nobile - intero € 5,50,, ridotto € 4,50; gratuito per le categorie previste dalla tariffazione vigente. Catalogo: Gangemi editore, Roma. Informazioni: tel. 06.0608 (tutti i giorni, ore 9.00–21.00). Siti internet: www.museivillatorlonia.it o www.zetema.it


venerdì 27 luglio 2012

Robert Capa, il fotografo che raccontò la Storia

«Amare la gente e farglielo capire». Era questa la filosofia di vita di Endre Ernő Friedmann, in arte Robert Capa. L’interesse per il «fattore umano» è infatti, sempre stato fondamentale per il fotoreporter ungherese che, con l’obiettivo attento e curioso della sua Leica, ha raccontato i fatti più importanti della storia, fissando sulla pellicola e divulgando attraverso la carta stampata gli sguardi e i volti dei protagonisti di eventi come la Guerra civile spagnola (1936-1939), l’invasione giapponese della Cina (1938), la Seconda guerra mondiale, il conflitto arabo-israeliano (1948) e quello indocinese (1954).
Una selezione di queste immagini, scelte tra gli oltre settantamila negativi del fotografo, conservati presso l’archivio dell’Agenzia Magnum Photos, sono in mostra a Verona, nei suggestivi spazi del Centro internazionale di fotografia Scavi scaligeri, per iniziativa della stessa Magnum Photos, la famosa agenzia che Robert Capa fondò, nel 1947, con gli amici Henri Cartier-Bresson e David Seymour.
L’esposizione, in programma fino a domenica 16 settembre, ripercorre la straordinaria carriera del fotoreporter di Budapest, definito dalla prestigiosa rivista inglese «Picture Post» «il miglior fotoreporter di guerra del mondo», attraverso novantotto immagini in bianco e nero, a partire dal primo reportage, datato 1932 e dedicato al rivoluzionario Leon Trotsky in esilio a Copenhagen, per giungere al 25 maggio 1954, giorno nel quale Robert Capa, poco più che quarantenne, perse la vita, calpestando una mina anti-uomo su un sentiero indocinese, mentre era intento a fotografare le manovre francesi sul delta del Fiume Rosso.
Dagli anni del Fronte popolare a Parigi allo sbarco in Normandia, dalla liberazione anglo-americana della Sicilia alla nascita dello Stato di Israele, dai reportage in Unione Sovietica (1947) e in Giappone (1954) fino all’ultima campagna fotografica, per «Life», in indocina: quello che il fotografo ungherese, l’uomo capace di «mostrare l’orrore di un intero popolo nel volto di un bambino», come ebbe a scrivere il biografo Richard Whelan, consegna al visitatore è il racconto di un ventennio di storia mondiale, un racconto fatto attraverso immagini famose, che sono entrate a far parte del nostro patrimonio visivo del Novecento.
Un esempio su tutti è la chiacchieratissima «Morte di un miliziano lealista», una fotografia del settembre 1936, scattata sul fronte di Cordova, che per l’impatto visivo viene paragonata a «Guernica» di Pablo Picasso. L’immagine ritrae un soldato repubblicano che sta per cadere al suolo con le braccia spalancate, colpito a morte. L’attimo è colto con un tale tempismo che, in anni recenti, più di una persona ha accusato l’autore di aver chiesto al giovane di mettersi in posa. In realtà, la foto sembra essere originale. A tacere, ma mai definitivamente, le voci di dubbio sull’autenticità del celebre scatto, sono state delle ricerche che hanno identificando il soldato raffigurato con Federico Borrell Garcia, caduto in battaglia a Cerro Muriano, e che hanno permesso all'Internation Center of Photography di Manhattan di recuperare il negativo dell’immagine.
Altri scatti leggendari sono quelle che raccontano il D-Day, ossia lo sbarco in Normandia del 6 giugno 1944. Robert Capa arrivò in Francia con i soldati americani, e nella confusione riuscì a catturare perfettamente il clima, la tensione e il pericolo che venne affrontato nello storico attacco annunciato da Dwight David Eisenhower. Quel giorno il fotografo scattò settantadue foto, delle quale ne rimangono soltanto undici tremolanti testimonianze, a causa della fretta maldestra di un tecnico di «Life», che, per accelerare l’asciugatura, ne rovinò irrimediabilmente l’emulsione. Sono scatti, noti per quella didascalia, «Sligtly out of Focus» («Leggermente fuori fuoco»), scelta come titolo per la autobiografia di Robert Capa, che rappresentano il documento per antonomasia di che cosa significhi «essere sulla notizia», nella storia da raccontare, accanto a quei soldati con i quali, nelle settimane precedenti, si era condiviso la sofferenza del conflitto, la solitudine della distanza, la paura di non tornare più a casa.
Robert Capa conosceva bene il dolore che andava raccontando con il suo lavoro. A diciassette anni aveva dovuto abbandonare il Paese natale, l’Ungheria, per l’adesione ad alcune attività studentesche di sinistra contro il regime proto-fascista dell’ammiraglio Moklós Horthy. Due anni dopo, nel 1933, era stato costretto a lasciare la Germania, dove si era rifugiato, per sfuggire all’antisemitismo nazista. Nel 1937, sul fronte spagnolo, durante i combattimenti svoltisi a Brunete, aveva perso la compagna, Gerda Taro, la donna che aveva cambiato per sempre il suo destino, inventando il personaggio del misterioso fotografo americano Robert Capa, del quale solo lei poteva «girare» le fotografie e venderle ai giornali. Più che uno stratagemma pubblicitario, un’incredibile premonizione. Scoperto il bluff, infatti, Endre Ernő Friedmann fu per tutti, sempre e soltanto, Robert Capa. Da tutto questo nasceva quell’«empatia irresistibile» per il prossimo, della quale ha parlato John Steinbeck,
Ma la vita di quest’uomo dal carattere curioso, dall’intelligenza viva e dalla battuta sempre pronta non era fatta solo di guerra e di morte. Robert Capa era anche una persona che sapere ammaliare gli altri, con il suo sorriso guascone e l’inguaribile entusiasmo, tanto da farsi molti amici tra le persone dello spettacolo e della cultura. Ecco così sfilare in mostra a Verona numerosi ritratti di vip dell’epoca: dall’algida Ingrid Bergman ad un innamorato e servizievole Pablo Picasso, da Henri Matisse all’amico Ernest Hemigway, lo scrittore chiamato simpaticamente «papà», che, alla notizia della morte del fotoreporter ungherese, disse: «Capa è stato un buon amico e un grande e coraggiosissimo fotografo. Era talmente vivo che devo mettercela tutta per pensarlo morto».

Didascalie delle immagini
[fig. 1] Robert Capa, Contadino siciliano indica la direzione presa dai tedeschi nei pressi di Troina, Sicilia, 4 - 5 agosto 1943. © Center International of Photography / Magnum Photos / Contrasto; [fig. 2] Robert Capa, Morte di un miliziano lealista, Fronte di Cordova, inizio settembre 1936. © Center International of Photography / Magnum Photos / Contrasto; [fig. 3] Robert Capa, Sbarco delle truppe americane a Omaha Beach, Normandia, Francia. 6 giugno 1944. © Center International of Photography / Magnum Photos / Contrasto; [fig. 4] Robert Capa, Henri Matisse. Cimiez, Nizza, Francia, agosto 1949. © Center International of Photography / Magnum Photos / Contrasto

Informazioni utili
Robert Capa. Centro internazionale di fotografia Scavi scaligeri – cortile del Tribunale, piazza Viviani – Verona. Orari: martedì-domenica, ore 10.00-19.00; giovedì aperto fino alle ore 22.00; lunedì chiuso. Ingresso: intero € 5,00, ridotto € 3,00, ridotto scuole e ragazzi € 1,00. Nota: il giovedì, alle ore 18.30, e la domenica, alle ore 11.00, visita guidata compresa nel biglietto d'ingresso. Catalogo: Silvana editorale, Cinisello Balsamo (Milano). Informazioni: tel. 045.8007490/8013732/8000574 o scaviscaligeri@comune.verona.it. Sito internet: www.comune.verona.it/scaviscaligeri/index.htm. Fino a domenica 16 settembre 2012.