ISSN 1974-4455 (codice International Standard Serial Number attribuito il 7 marzo 2008) | Info: foglidarte@gmail.com

giovedì 28 febbraio 2013

Due giorni per scoprire i Musei ecclesiastici italiani

Se ne contano, su tutto il territorio nazionale, novecentonovantaquattro, dei quali ottocentosettantotto di proprietà ecclesiastica. Hanno un patrimonio artistico che non ha nulla da invidiare a Brera e agli Uffizi, ricco di paramenti liturgici, codici miniati, opere d’oreficeria, raccolte etnografiche e naturalistiche, sculture e pregevoli dipinti. Sono ospitati all’interno di complessi monumentali di grande valore storico-architettonico come chiese, palazzi episcopali, monasteri, chiostri, sacrestie e seminari. Eppure sono quasi del tutto sconosciuti al grande pubblico. Stiamo parlando dei musei ecclesiastici, luoghi soffocati da un’erronea immagine di polverosità e di noia che li ha resi le «Cenerentole» del patrimonio culturale italiano.
Scarsamente segnalati dalle guide turistiche delle grandi città, questi scrigni d’arte sacra, indissolubilmente legati al patrimonio immateriale di spiritualità che essi evocano, sono stati recensiti dalle studiose Erminia Giacomini Miari e Paola Mariani e riuniti nel 2005 in una pubblicazione, realizzata con il contributo della Cei (Conferenza episcopale italiana) ed edita dal Touring club. Risale, invece, al 1996 la fondazione dell’Amei (Associazione musei ecclesiastici italiani), attualmente presieduta da monsignor Giancarlo Santi, che ha scelto il 2013, anno della fede e anniversario dell’Editto di Costantino, per gettare nuova luce sulle tante realtà museali testimoni e custodi della storia religiosa del nostro Paese, con l’intento di farle uscire da quella sorta di isolamento che le ha rese, per così dire, «invisibili» al proprio potenziale pubblico.
Il primo appuntamento in cartellone sono le Giornate dei musei ecclesiastici, in programma sabato 2 e domenica 3 marzo: una fitta due giorni di visite guidate, laboratori artistici, incontri a tema, concerti e spettacoli teatrali, durante la quale verranno aperte gratuitamente le porte di oltre duecento musei aderenti all’Amei.
Sarà un’ottima occasione, questa, per varcare la soglia del Museo diocesano di Udine, con i suoi meravigliosi affreschi di Giambattista Tiepolo per lo Scalone d’onore e la Sala rossa, o quella del Muma di Assisi, nel quale è possibile viaggiare virtualmente tra le missioni dei frati cappuccini in Amazzonia, o ancora quella del Museo diocesano di Cortona, dove è da poco ritornata «L’Annunciazione» del Beato Angelico, recentemente esposta alla Galleria Borghese di Roma, in apertura del progetto «L’arte della fede».
Il visitatore curioso, capace di vincere il pregiudizio che vuole questi luoghi quasi come il prolungamento di un’aula di catechesi, si troverà di fronte a realtà attive, capaci di proporre mostre e percorsi museali interessanti, come quello sul crocifisso alla Galleria d’arte contemporanea della Pro Civitate Christiana di Assisi, o quello sui colori dell’Africa cristiana al Museo diocesano di Vicenza, o, ancora, quello sul mistero dell’Incarnazione nell’opera del Beato Angelico al Museo della basilica di santa Maria delle Grazie di San Giovanni Valdarno, nell’Aretino.
Chi si troverà nel Varesotto potrà prendere parte alla conferenza «L’Annunciazione nell’arte: storia e iconografia dell’inizio», promossa dal Museo Baroffio e del santuario del Sacro Monte sopra Varese (domenica 3 marzo, ore 15.30). Mentre chi sarà in Toscana potrà partecipare alla relazione sui cimiteri etrusco-romani, organizzata del Museo della cattedrale di Chiusi, o allo spettacolo «Ghirlandaio: una bottega, una dinastia» (sabato e domenica, ore 18.30 – € 12,00), a cura del Museo d’arte sacra di san Donnino. In Campania, al Museo diocesano di Ariano Irpino, si darà, invece, spazio alla musica con un concerto di flauto traverso.
Questi sono solo alcuni dei tanti appuntamenti inseriti nel ricco cartellone delle Giornate dei musei ecclesiastici, piccolo tassello di un articolato calendario di iniziative messo in cantiere da Amei per il 2013. L’associazione sta, infatti, lavorando a un progetto di rete sull’Editto di Costantino e sulle sue conseguenze per la storia del cristianesimo, anche in relazione alla contemporaneità, che invita i musei ad analizzare tematiche quali il signum crucis e le sue declinazioni, la tolleranza e il dialogo interculturale e interreligioso, sant’Elena e le reliquie della vera croce e altro ancora. Sono già una cinquantina le realtà museali che hanno approntato esposizioni dossier di una o più opere collegate al tema costantiniano, particolari percorsi di visita a beni ecclesiastici del territorio legati alla nascita del cristianesimo, attivazioni di postazioni multimediali per favorire l'interpretazione del patrimonio materiale e immateriale delle proprie collezioni, ma anche produzione di opere d'arte contemporanea e conferenze. Al Museo diocesano di Napoli è, per esempio, in corso la mostra «Icone dalla Serbia», che intende ricordare la terra dove ha trovato i propri natali l’imperatore Costantino attraverso l’esposizione di alcune opere, appartenenti alla collezione permanente del Museo nazionale di Belgrado. Mentre il Museo diocesano di Milano collabora all’esposizione «Costantino 313 d.C.», che allinea, nelle sale di Palazzo Reale, duecentocinquanta opere provenienti da istituzioni internazionali quali il British Museum, la Bibliothèque Nationale di Parigi e il National Gallery di Washington, tese a documentare il passaggio, avvenuto nel corso del IV secolo, del cristianesimo da devozione lecita privata a una dimensione pubblica e ufficiale e, infine, a unica religione dell’Impero.
A Brescia è prevista, dal prossimo autunno, una mostra di reliquiari e di bozzetti che mette a confronto due pale raffiguranti il «Battesimo di Costantino», realizzate da Gian Battista Tiepolo e Carlo Innocenzo Carloni. Mentre la Sicilia sta lavorando a una rassegna itinerante sul significato della croce nel cristianesimo, che coinvolgerà dodici musei e numerosi artisti contemporanei.
Decine di iniziative diverse, spesso molto originali, attendono, dunque, i musei ecclesiastici italiani nei prossimi mesi, per far scoprire opere e monumenti dei primordi della Chiesa, con la volontà di coinvolgere tutti, credenti o non credenti, cristiani e non.

Didascalie delle immagini
[fig. 1] Beato Angelio, «Annunciazione», 1430 ca. Tempera su tavola, cm 175 x 180. Cortona, Museo diocesano; [fig. 2] Gian Battista Tiepolo, «Il sacrificio di Isacco», 1726-1729. Affresco, 400 x 500 cm. Udine, Museo diocesano; [fig. 3] Veduta esterna del Museo diocesano di Brescia; [fig. 4] Robert Morris, «Quattro per Donatello», 2001. Prato, Museo dell’Opera; [fig. 5] Veduta di una sala del Museo diocesano di Cortona.

Informazioni utili
Le giornate dei musei ecclesiastici. Un evento a cura di Amei (Associazione musei ecclesiastici italiani). Italia, sedi varie. Il programma: www.amei.biz/notizie/le-giornate-dei-musei-ecclesiastici.Informazioni: tel. 02.89421797 o info@amei.info. Sito web: www.amei.biz.  Sabato 2 e domenica 3 marzo 2013.

lunedì 25 febbraio 2013

Roma, farfalle in città con l’arte ecologica di Ettore Favini

E’ una riflessione sul tema dell’ecologia e sul rapporto dell’uomo con la natura e lo scorrere del tempo quella che l’artista cremonese Ettore Favini, classe 1974, presenta a Roma, negli spazi della Fondazione Pastificio Cerere, con i progetti «Verdecuratoda…voi» e «Le farfalle volano sulla città pulita».
I due appuntamenti espositivi, in programma da martedì 26 febbraio a venerdì 5 aprile, sono a cura di Marcello Smarrelli e coinvolgono il visitatore in un «gioco» che lo impegna a un atto responsabile verso se stesso, i suoi simili e l’ambiente circostante.
«Verdecuratoda…voi» rientra in un progetto iniziato nel 2005, con l’intento di attuare una vera e propria metamorfosi dell’ambiente. Oltre all’obiettivo di avviare la forestazione urbana di specie verdi, la mostra si propone di riportare le farfalle in città, restituendo alle aree urbane questo importante indicatore dello stato di salute dell'aria.
All’interno dello spazio espositivo verrà realizzato un allestimento con varie specie arboree e sarà posizionata una scultura-distributore, dalla quale si potranno prelevare, con una moneta da un euro, sfere contenenti semi di piante, di cespugli e di fiori utili alla vita, alla riproduzione e all'alimentazione delle farfalle. Il fruitore potrà, attraverso le istruzioni contenute all'interno, piantare i semi diventando parte attiva dell’operazione, anche grazie al proprio supporto economico. L’obiettivo di questo intervento, il numero zero di una serie successiva di eventi simili da riproporre su scala internazionale, è di realizzare la più grande scultura vegetale del mondo.
In contemporanea, nell’ex silos del Pastificio sarà proiettata «La verde utopia», una conversazione di Ettore Favini, con Alessandra Sandrolini a Gilles Clément, giardiniere e sostenitore della biodiversità.
Il progetto prevede anche la realizzazione di un sito (www.verdecuratoda.com), sul quale il pubblico potrà indicare il punto esatto della propria semina e inviare le immagini delle piantine germinate, contribuendo così a realizzare la mappa della scultura vegetale. Il portale conterrà anche l’elenco dei luoghi dove, nel tempo, verranno collocati i distributori di semi e permetterà, inoltre, di contribuire alla realizzazione del progetto per mezzo di una donazione presso Banca etica, in cambio della quale si riceverà un oggetto in edizione limitata realizzato dall’artista con Canedicoda.
La mostra avrà un suo ideale proseguimento nel manifesto «Le farfalle volano sulla città pulita», ideato per la terza edizione di «Postcard from…», progetto volto a diffondere l’arte contemporanea nel contesto urbano, invitando, annualmente, artisti italiani e internazionali a ideare un’immagine per un manifesto di grandi dimensioni (400x300 cm), da affiggere nel cortile della Fondazione Pastificio Cerere e in vari impianti pubblicitari romani. Sul cartellone di Ettore Favini compariranno immagini di farfalle italiane per la maggior parte scomparse dalle nostre città, con l’intenzione di ripopolare idealmente i luoghi in cui verranno affissi durante il periodo della mostra.

Didascalie delle immagini
[figg. 1 e 2] Ettore Favini, «Verdecuratoda…voi», progetto per la Fondazione Pastificio Cerere di Roma, 2013

Informazioni utili 
Verdecuratoda…voi» - «Postcard from… Ettore Favini». Fondazione Pastificio Cerere, via degli Ausoni, 7 – Roma. Orari: lunedì-venerdì, ore 15.00-19.00. Ingresso libero. Informazioni: tel. 06.45422960 o info@pastificiocerere.it. Sito internet: www.pastificiocerere.it o www.verdecuratoda.com. Dal 26 febbraio al 5 aprile 2013.

sabato 23 febbraio 2013

«Loropernoi», i musei di Reggio Emilia negli scatti di Pizzigoni

Che cosa è, oggi, un museo? E’ l’insieme deli oggetti e delle testimonianze che conserva? E’ un luogo di integrazione sociale? O, ancora, è un catalizzatore di emozioni? A queste domande prova a rispondere la mostra «Loropernoi», a cura di Cristiana Colli, che presenta a Reggio Emilia, negli spazi dei musei civici di Palazzo San Francesco e della galleria Parmeggiani, un progetto site-specific dedicato alle collezioni reggiane e a figure di spicco della sua storia collezionistica: Gaetano Chierici, Lazzaro Spallanzani e Luigi Parmeggiani.
Protagonista dell’esposizione, in programma fino a domenica 17 marzo, è Davide Pizzigoni (Milano, 1955), artista che vanta collaborazioni prestigiose con il Teatro dell’Opera di Zurigo e lo Staatsoper di Vienna, la cui ricerca espressiva degli ultimi cinque anni si è focalizzata sui custodi dei musei, personaggi apparentemente invisibili, ma essenziali per la sicurezza del patrimonio e per le relazioni con le opere e con i visitatori, ritratti in oltre settanta luoghi, tra Francia, Inghilterra, Russia, Brasile, Stati Uniti e Italia.
Attraverso questo insolito punto di vista fotografico, Davide Pizzigoni ha attraversato le sedi dei musei reggiani, realizzando una carrellata di ritratti, vedute e spaesamenti, in una sequenza che raffigura queste invisibili sentinelle del nostro patrimonio culturale sul loro luogo di lavoro e della conoscenza, tra opere d’arte, animali impagliati, interni decorati, quadri ottocenteschi.
La mostra ospitata a Palazzo San Francesco, sede di importanti collezioni archeologiche, naturalistiche, etnografiche e artistiche, sviluppa, nello spazio vincolante delle vetrine, il rapporto tra storia umana ed esperienza di collezionismo. In queste sale, oggetto di prossimi interventi di restauro e di adeguamento funzionale, firmati dall’architetto Italo Rota, le fotografie (10x15cm) citano il format e l’iconografia della cartolina come reperto di viaggio, messaggio intimo e segreto di luoghi lontani, metafora del transito di storie e geografie, omaggio alla forza fragile delle relazioni epistolari, rimando agli infiniti paesaggi custoditi nelle vetrine. Così imprevedibilmente le fotografie di Davide Pizzigoni si incastrano, quasi a confondersi, tra le collezioni in una relazione poetica e concettuale tra le pietre paesine, i pesci palla, i polpi in formalina, le selci appenniniche, le balene e lo sguardo dei guardiani del museo. Gli scatti si pongono come richiami visivi, in un gioco sorprendente di rimandi di prospettive e punti di vista, dove il dato di contemporaneità si intreccia con indizi di immanenza. A volte nei ritratti emergono, poi, veri e propri casi di mimetismo nei quali prevale una dimensione di gioco tra figurante e oggetto d’arte (come ad esempio l’immagine che raffigura la custode di fronte a un pesce palla gigante), se non addirittura di camaleontismo.
Nell’altra sede, la galleria Parmeggiani, già casa d’artista e interessantissimo caso di collezionismo ottocentesco tra il vero e il falso, assistiamo a un salto di scala e di senso. Le venti fotografie in mostra, catturando insoliti effetti di luce e trame di colore, approdano a una riflessione sugli esseri umani e sulla loro corporeità. Immagini di grande formato raffigurano il museo vissuto e abitato nella prolungata consuetudine del quotidiano, in una dimensione dilatata, in un tempo lungo e silenzioso quale è quello di chi trascorre la sua vita accanto alle opere d’arte. Pizzigoni rende protagonisti coloro che lavorano dietro alle quinte grazie all’uso sapiente dell’elemento della cornice che caratterizza tutte le microstorie della Parmeggiani per la capacità di porsi come porta del tempo e della memoria, limite fisico tra chi è deputato a custodire lo sguardo e il corpo del museo.

Didascalie delle immagini
[fig. 1] Davide Pizzigoni, «Loropernoi», 2013 - installazione <i>site-specific</i> alla Galleria Parmeggiani; [fig. 2] Davide Pizzigoni, «Loropernoi», 2013;  installazione <i>site-specific</i> nella Collezione  Spallanzani dei Musei civici di Reggio Emilia; [fig. 3] Davide Pizzigoni, «Loropernoi», 2013 - installazione <i>site-specific</i> nella Collezione  Chierici dei Musei civici di Reggio Emilia;  [fig. 3] Davide Pizzigoni, «Loropernoi» – installazione <i>site-specific</i> a Varese, nella collezione Panza 

Informazioni utili 
«Loropernoi». Fotografie di Davide Pizzigoni. Musei civici - Palazzo San Francesco, via L. Spallanzani, 1  e Galleria Parmeggiani, corso Cairoli, 1 – Reggio Emilia.Orari: martedì-venerdi, ore 9.00 - 12.00; sabato e domenica, ore 10.00-13.00 e ore 16.00-19.00; chiuso il lunedì. Ingresso libero. Catalogo: disponibile in mostra. Informazioni: tel. 0522.456477 e casella.musei@municipio.re.it. Sito web:  www.musei.re.it. Fino al 17 marzo 2013

venerdì 22 febbraio 2013

Un nuovo Gabinetto disegni e stampe per i centocinquanta anni della Gam di Torino

Torino festeggia i primi centocinquant’anni della sua Galleria civica d’arte moderna e contemporanea, dotandola di uno spazio destinato alla conservazione, al deposito e alla consultazione dell’ampia raccolta grafica: il nuovo Gabinetto disegni e stampe.
La struttura, realizzata grazie al sostegno della Consulta per la valorizzazione dei beni artistici e culturali di Torino , sarà ubicata al piano interrato del museo, secondo il progetto formulato da Virginia Bertone, conservatore e responsabile delle collezioni Gam, in stretta collaborazione con gli architetti Diego Giachello e Marco Gini, che ne hanno curato il progetto tecnico, e con l’ingegnere Giuseppe Bonfante, che ne ha seguito la parte impiantistica per l’adeguamento della climatizzazione e della sicurezza.
L’apertura su appuntamento del nuovo spazio, garantito grazie al contributo della Fondazione Guido ed Ettore De Fornaris, rappresenta un traguardo importante per il museo torinese, che potrà così rispondere alla domanda sempre più è crescente di accesso al proprio proveniente da studenti, ricercatori e docenti delle facoltà universitarie legate agli studi storico-artistici e architettonici e dai funzionari degli uffici di tutela, in particolare nell’ambito del restauro di edifici storici.
Il patrimonio grafico della Gam, che annovera oltre trentanovemila esemplari tra fogli sciolti e album, rappresenta una delle più importanti raccolte pubbliche italiane su carta, otto e novecentesca, integralmente inventariata e informatizzata grazie a un impegnativo lavoro di schedatura avviato nel 2000.
L’arco cronologico dei materiali presenti si estende dagli ultimi decenni del Settecento fino a tutto il Novecento e annovera artisti italiani di primo piano, come Giovanni Fattori, Felice Casorati, Filippo De Pisis, Giorgio Morandi, Renato Guttuso, Lucio Fontana e Fausto Melotti, insieme ad alcune presenze straniere, tra le quali Bob Rauschenberg e Andy Warhol.
Oltre a fogli di grande bellezza, come nel caso dei grandi paesaggi acquerellati di Giovanni Battista De Gubernatis, vi sono documenti esemplari per la storia dell’arte italiana, come il primo studio per «La città che sale» di Umberto Boccioni o la serie delle «Compenetrazioni iridescenti» di Giacomo Balla. Mentre tra le opere più antiche conservate va ricordato il dagherrotipo di Enrico Jest, vero e proprio incunabolo per la storia della fotografia in Italia.
In occasione dell’inaugurazione del Gabinetto disegni e stampe, in programma nella giornata di mercoledì 6 marzo, il museo torinese presenta al pubblico la mostra «La seduzione del disegno. Cartoni, acquerelli e dipinti dalle raccolte della Gam», a cura di Virginia Bertone, che concentra l’attenzione sulla parte più antica della raccolta, quella che dagli ultimi decenni del Settecento giunge ai primi del Novecento. A guidare il percorso, visibile fino al prossimo 5 maggio, è il filo rosso della formazione di questo patrimonio, una storia che precede di alcuni decenni l’istituzione vera e propria del Museo civico (1863), contribuendo a determinarne la nascita. Il susseguirsi degli acquisti e delle donazioni offre lo spunto per presentare circa centottanta tra i fogli più rappresentativi della collezione: dai disegni a penna di Pietro Giacomo Palmieri agli acquerelli di Giuseppe Pietro Bagetti, dai taccuini di Massimo d’Azeglio ai grandi carboncini di Antonio Fontanesi, sino ai fogli di Alfredo d’Andrade, Domenico Morelli e Leonardo Bistolfi.
Ad arricchire il percorso espositivo sono gli spunti sulle diverse funzioni assolte dal disegno, sulle caratteristiche di materiali e tecniche, sulla storia del gusto e sul collezionismo torinese: un intrecciarsi di temi che ha per sfondo lo svolgersi dei primi decenni di vita della Pinacoteca moderna, l’antica denominazione dell’attuale Gam.
Sempre occasione dell’inaugurazione del Gabinetto disegni e stampe, in Wunderkammer, lo spazio al secondo piano del museo che presenta ciclicamente al pubblico disegni, acquerelli, grafiche e incisioni dell’Ottocento e del Novecento, si terrà la rassegna «Giovanni Migliara. Acquerelli e preziosi fixé», a cura di Monica Tomiato. Stimato da d’Azeglio come da Hayez, l'artista alessandrino fu il sapiente artefice di vedute e ambientazioni che sorprendevano per la verità ottica e la ricercata cura dei dettagli, qualità che egli seppe declinare anche in una chiave notturna e gotica in cui già riverbera una sensibilità romantica.

Didascalie delle immagini
[Figg. 1 e 2] Veduta del Gabinetto disegni e stampe della Gam di Torino; [fig. 3] Antonio Fontanesi, «Nudo femminile nel bosco», 1862-1868. Matita, matita nera su carta lucida ocra, cm 13.5 x 17.8. Torino, Gam; [fig. 4] Domenico Morelli, «Studio per 'L’Odalisca'», 1876 ca.. Penna a inchiostro bruno e inchiostro bruno acquarellato su carta avorio, cm 24.1 x 26.5. Torino, Gam

Informazioni utili
Gabinetto disegni e stampe. Gam - Galleria civica d’arte moderna e contemporanea, via Magenta, 31 – Torino. Informazioni: centralino, tel. 011.4429518; segreteria, tel. 011.4429595, e-mail gam@fondazionetorinomusei.it. Sito web: www.gamtorino.it. Apertura al pubblico: dal 7 marzo 2013.

giovedì 21 febbraio 2013

Un Carpaccio inedito nel nuovo numero del Bollettino dei Musei civici veneziani

È l’annuncio della straordinaria scoperta, nei depositi del museo Correr, di una «Pietà», riconosciuta e restituita a Vittore Carpaccio da Giorgio Fossaluzza, la notizia di spicco del settimo numero del Bollettino dei Musei civici veneziani, importante resoconto di studi e contributi scientifici del settore, a cura di Camillo Tonini e Cristina Crisafulli.
La pubblicazione, edita da Skira e dalla stessa istituzione veneta (136 pagine, 80 illustrazioni, 22 a colori), propone una serie di interventi scientifici su tematiche storico-artistiche connesse alle collezioni lagunari, fonte inesauribile di nuove conoscenze e continuo oggetto di studio e indagine. Tre le sezioni nelle quali si articola il volume: «Collezioni», «Studi e Contributi» e «Attività».
Ad aprire il bollettino è uno scritto di Andrea Daninos sulle problematiche connesse allo sviluppo della ceroplastica a Venezia, accompagnato da un contributo di Camillo Tonini e Diana Cristante sulla formazione e sulle peculiarità della preziosa raccolta conservata presso i Musei civici veneziani (con schede di catalogo di diversi studiosi per ciascuna opera).
Mentre alla notizia legata a Vittore Carpaccio, alla cui mano venne ricondotta anche una «Madonna con il Bambino», rinvenuta sempre nelle collezioni di Teodoro Correr, sono dedicati i testi scientifici della seconda parte della pubblicazione.
L’assegnazione della «Pietà n. 1088» dei depositi del Correr al corpus del grande artista veneziano, autore delle storie di Sant’Orsola, risulta di assoluto rilievo, aprendo prospettive inedite sulla fase giovanile della sua pittura, così rara di esempi nonostante i recenti recuperi. Collocabile sul finire degli anni Ottanta, la tavola di nuova attribuzione (cm 60,1x82,2) sarebbe, infatti, preceduta unicamente dalla già citata «Madonna con il Bambino», la cui attribuzione avvenne nel 2011, dopo che il restauro -lo illustra Andrea Bellieni, nell’attuale bollettino- aveva permesso di leggere la firma «Vethor Scharpaco». Originalissima sarebbe, poi, la scelta del tema per il quale Carpaccio, pur ancora legato al magistero belliniano, sembra rifarsi a modelli devozionali di matrice nordica e soprattutto alle posture e gestualità di qualche gruppo plastico.
Sempre nella sezione «Studi e Contributi», si rivela interessante la proposta di Ettore Merkel che ravvisa in una grande tavola lignea a fondo oro, fresca di un lungo e difficile restauro, l’ancòna che Francesco Amadi avrebbe commissionato a Gentile da Fabriano, citata nei documenti, ma ritenuta perduta, e per molti anni collocata probabilmente in un’edicola votiva nella calle dove si trovava il palazzo della famiglia mercantile.
La cauta pulitura delle ridipinture non originali e la prudente velatura delle ferite inferte dal tempo e dagli uomini hanno permesso di recuperare la struttura lignea cuspidata che definisce la tavola proprio come un’ancòna o tabernacolo votivo di carattere privato, nonché la particolare raffinatezza di molti tratti meno danneggiati del dipinto. Se si trattasse davvero dell’ancòna per Francesco Amadi, «una delle pochissime opere d’arte eseguite a Venezia dall’artista» -scrive Merkel- essa potrebbe testimoniare «con la sua data precoce e il suo stile ancora tardo-giottesco, quale fu l’incipit del Gotico Internazionale per Venezia».
Seguono nella pubblicazione altri quattro saggi che offrono ricchi spunti per l’approfondimento e la comprensione di opere conservate nelle diverse sedi dei Musei civici di Venezia e collocabili tutte tra XVIII-XIX secolo. Si tratta dei disegni di Antonio Gaspari relativi a tre ville venete, analizzati da Massimo Favilla e Ruggero Rugolo, di due ritratti di Bartolomeo Nazari, studiati da Paolo Delorenzi, del libro il «Forestiere Illuminato», del quale Juergen Schulz ha scoperto altre due edizioni prima non segnalate, e di un curioso manoscritto, con una versione in inglese di due canzoni del poeta ottocentesco Pietro Buratti, illustrato da Giuliano Averna.
Nella sezione «Attività» è, invece, reperibile un contributo di Giorgio Fossaluzza, contenente i risultati più recenti della ricerca sulla grande vetrata colorata della chiesa veneziana di san Giovanni e Paolo. Si succedono, quindi, una serie di interventi che rendono conto del lavoro effettuato sulle collezioni e sui fondi conservati presso i Musei civici veneziani.
Conclude l’opera, come di consueto, l’elenco di tutta l’attività del 2011, redatto da Monica da Cortà Fumei e Claudia Calabresi.

Didascalie delle immagini
[fig. 1] Vittore Carpaccio, «Pietà» , Venezia, Museo Correr; [fig. 2] Gentile da Fabriano (attr.), «Madonna con il Bambino» , Venezia, Museo Correr; [fig. 3] Ceroplasta sconosciuto, «Battaglia di cavalieri romani» , seconda metà del XVII secolo; [fig. 4] Ceroplasta sconosciuto, «Manichino a grandezza naturale: bambina», 1790-1795 circa

Informazioni utili 
AA.VV., Bollettino dei Musei civici veneziani, III serie – 7.2012 (Le cere nelle collezioni dei Musei Civici Veneziani). Skira /Musei civici veneziani, Milano-Venezia 2012.