ISSN 1974-4455 (codice International Standard Serial Number attribuito il 7 marzo 2008) | Info: foglidarte@gmail.com

mercoledì 10 luglio 2013

Pina Bausch incontra Igor Stravinskij. In scena a Napoli «La sagra della primavera»

Il mito di Pina Bausch, la madre del teatro-danza, rivive a Napoli. Dopo il debutto italiano dello spettacolo «Sweet Mambo», penultima creazione della coreografa tedesca, presentata a fine giugno al Petruzzelli di Bari, il Tanztheater Wuppertal prosegue il proprio viaggio in Italia, facendo tappa al teatro di San Carlo.
Da giovedì 11 a domenica 14 luglio, la compagnia tedesca, che porta l’opera di Pina Bausch in tutto il mondo, sotto la direzione di Lutz Förster, sarà nella splendida sala settecentesca, progettata da Giovanni Antonio Medrano e Angelo Carasale per volontà del re Carlo III di Borbone, con due classici del suo repertorio: «Café Müller» (1978) e «La sagra della primavera» (1975).
Il programma esclusivo, con il quale il Tanztheater Wuppertal torna nella città campana dopo un’assenza di quasi dieci anni (l’ultima sua presenza a Napoli è del 2002, con la rappresentazione di «Nur Du»), viene presentato in collaborazione con Andres Neumann International e nell’ambito del tour per i festeggiamenti dei quarant’anni dalla fondazione della compagnia tedesca.
L’appuntamento offre anche l’occasione per celebrare il centenario dello spettacolo «La sagra della primavera», creazione epocale di Igor Stravinskij e Vaslav Nijinsky, la cui prima assoluta avvenne nel maggio 1913 al Théâtre des Champs Elysées di Parigi e che fu banco di prova per numerosi talenti della danza, tra i quali Maurice Béjart e Martha Graham.
Per le celebrazioni, il Lirico di Napoli ha scelto, insieme con i teatri di Parigi e Mosca, la versione firmata da Pina Bausch nel 1975, con i costumi e le scene di Rolf Borzik. Una versione, questa, nella quale trenta ballerini, quindici uomini e quindici donne, in vesti minimali e leggeri danzano in una scena ricoperta di argilla, dando vita al rito di designazione di una fanciulla destinata al sacrificio propiziatorio. Prevale nell’allestimento una dimensione selvaggia e primitiva, un crescendo drammatico, con i corpi degli interpreti sempre più affannati e imbrattati fino al tragico finale.
Di grande impatto è, poi, la scelta di proporre «Café Müller», titolo che segna un punto di svolta nella ricerca di Pina Bausch, artista che, dopo i precedenti lavori ispirati ai capolavori dell'arte e della letteratura, definisce con questo spettacolo lo stile ed i contenuti del suo teatro-danza. Il balletto è, infatti, la sintesi dell'intero universo poetico, drammaturgico e coreutico inventato dall'artista tedesca, orientato all'analisi del contrasto uomo-società e alla ricerca di una espressività autentica dei sentimenti. La produzione, in parte autobiografica, si svolge in un oscuro «caffè della memoria», affollato di sedie vuote tra cui si muovono, sulle note di Henry Purcell, sei danzatori che rappresentano -in un fulminate lamento d'amore- la metafora dell'impossibilità di un contatto sincero tra gli individui.

Vedi anche
Debutto italiano per lo spettacolo «Sweet Mambo» di Pina Bausch

Didascalie delle immagini 
[Fig. 1] Tanztheater Wuppertal Pina Bausch in «La sagra di primavera» («Le sacre du printemps»). Regia e coreografia: Pina Bausch. Musica: Igor Stravinskij. Scene e costumi: Rolf Borzik. Photo: Ulli Weiss;[fig. 2] Tanztheater Wuppertal Pina Bausch in «La sagra di primavera» («Le sacre du printemps»). Regia e coreografia: Pina Bausch. Musica: Igor Stravinskij. Scene e costumi: Rolf Borzik. Copyright: Zerrin Aydin Herwegh; [Fig. 3] Tanztheater Wuppertal Pina Bausch in «Café Müller», un pezzo di Pina Bausch. Musica: Henry Purcell. Regia e coreografia: Pina Bausch. Scene e costumi: Rolf Borzik. Nell'immagine: la ballerina Helena Pikon.Photo: Ulli Weiss

Informazioni utili 
Tanztheater Wuppertal Pina Bausch in «Café Müller»e «La sagra della primavera». Teatro di San Carlo, via San Carlo, 98 – Napoli. Date: giovedì 11 luglio, ore 20.30; venerdì 12 e sabato 13 luglio, ore 21; domenica 14 luglio, ore 17.00. Biglietti: da € 35,00 a € 80,00.

«Café Müller», un pezzo di Pina Bausch. Musica: Henry Purcell. Regia e coreografia: Pina Bausch. Scene e costumi: Rolf Borzik. Interpreti: Helena Pikon, Dominique Mercy, Barbara Kaufmann, Jean-Laurent Sasportes, Michael Strecker, Azusa Seyama/ Aida Vainieri.

«La sagra della primavera». Regia e coreografia: Pina Bausch. Musica: Igor Stravinskij. Scene e costumi: Rolf Borzik. Interpreti: Pablo Aran Gimeno, Rainer Behr, Andrey Berezin, Damiano Ottavio Bigi, Wladislav Bondarenko, Luiza Braz Batista, Lea Burkart, Ching – Yu Chi, Aleš Čuček, Da Soul Chung, Ji-Hye Chung, Clémentine Deluy, Darwin Diaz, Cagdas Ermis, Silvia Farias Heredia, Mareike Franz, Chrystel Guillebeaud, Paul Hess, Ditta Miranda Jasjfi, Scott David Jennings, Daphnis Kokkinos, Kyungwoo Kwon, Thusnelda Mercy, Cristiana Morganti, Blanca Noguerol Ramirez, Jorge Puerta Armenta, Franko Schmidt, Azusa Seyama, Julian Stierle, Michael Strecker, Fernando Suels Mendoza, Tsai-Weii Tien, Anna Wehsarg, Paul White, Tsai-Chin Yu, Sergey Zhukov.

Informazioni: tel. 081. 7972331/412; biglietteria@teatrosancarlo.it. Sito internet: www.teatrosancarlo.it. Da giovedì 11 a domenica 14 luglio 2013.

lunedì 8 luglio 2013

«Fragile?», quando il vetro è poesia e forza comunicativa

E’ il dicembre del 1919 quando Marcel Duchamp (Blainville-Crevon, 1887 – Neuilly-sur-Seine, 1968), in procinto di lasciare Parigi per New York, acquista un’ampolla di vetro per uso medico, la svuota della soluzione fisiologica contenuta al suo interno e la trasforma in un souvenir per i coniugi Louise e Walter Arensberg: «Air de Paris». L’ironico ready-made, un boccetta di nulla nella quale l’artista francese ci invita a credere siano contenuti «50 cc d’aria», è una delle ventotto opere che compongono il percorso espositivo della mostra «Fragile?», curata da Mario Codognato per il progetto «Le stanze del vetro», iniziativa congiunta della Fondazione Giorgio Cini e del Pentagram Stiftung di Chur (in Svizzera), nata con l’obiettivo di valorizzare l’arte vetraria del Novecento e di mostrare le innumerevoli potenzialità e declinazioni di un materiale la cui manifattura è una delle peculiarità distintive della storia di Venezia.
In uno stimolante dialogo tra opposti, l’opera di Marcel Duchamp viene posta a confronto, nell’ala ovest dell’ex Convitto sull’isola di San Giorgio Maggiore, sede della mostra, con «Dust to Dust» (2009), un lavoro dell’artista cinese Ai Weiwei (Pechino, 1957) che, in un semplice recipiente di vetro, simile ai tanti che si trovano sugli scaffali dell’Ikea, ha racchiuso la polvere rossastra di un antico vaso di ceramica di epoca neolitica, cioè risalente a più di cinque mila anni fa, condensando così in una manciata di terra la memoria del passato.
Sulla storia, ma recente, riflette anche Joseph Beuys (Krefeld, 1921- Düsseldorf, 1986), in mostra a Venezia con una sua opera molto conosciuta, ma sempre emozionante e pregna di senso: l’installazione «Terremoto in Palazzo» (1981), realizzata su invito del gallerista napoletano Lucio Amelio all’indomani del sisma che, nel 1980, devastò l’Irpinia: vecchi mobili fanno da contorno a una miriade di schegge di vetro disseminate sul pavimento, mentre altri vasi, ancora intatti, sorreggono, precariamente, una sorta di panca sulla quale è collocato un uovo, emblema della fragilità e della transitorietà del nostro esistere. Un tema, questo, sul quale riflette, ma con leggerezza e giocosità, anche Damien Hirst (Bristol, 1965) con l’opera «Death or Glory» (2001): un teschio diviso in quattro parti da una lastra di vetro, con due occhi-palline usciti dalle orbite, sospesi nel vuoto grazie a soffi di aria compressa.  A fare da colonna sonora al percorso espositivo è, invece, il battere dei cuori in bottiglia, disposti a grappolo, che compongono l’opera «Migrants» (2013) dell’artista francese Cyril de Commarque (Périgueux, 1970), simbolo dell’anelito di sopravvivenza che accompagna il viaggio nelle acque del Mediterraneo di tanti africani costretti a lasciare il proprio Paese.
Il vetro, dunque, come materiale dalle particolari qualità metaforiche o come object trouvé, ovvero prodotto di scarto e di origine industriale, lontano dalle belle forme e dall’originalità della lavorazione muranese, è l’argomento al centro della mostra «Fragile?», nella quale ampio spazio ha la corrente poverista. Mario Merz (Milano, 1925 – Torino, 2003) è rappresentato, per esempio, da una striscia di terra tagliata da lastre di vetro, sulle quali sono riportate i numeri crescenti della serie di Fibonacci a neon («Senza titolo», 1971). Giovanni Anselmo (Borgofranco di Ivrea, 1934) espone «Direzione» (1967-1968), un barattolo fasciato da una tela e con un ago magnetico, che indica il nord, collocato al suo interno. Di Luciano Fabro (Torino, 1936 – Milano, 2007) si trova, invece, lungo il percorso espositivo l’opera «Mezzo specchiato, mezzo trasparente» (1965), nella quale l’immagine riflessa appare e scompare ripetutamente. Giuseppe Penone (Garessio, 1947) sorprende, poi, il visitatore con la sua «Barra d’aria» (1969-1996), un parallelepipedo di vetro appoggiato orizzontalmente a una finestra, che collega lo spazio espositivo con l’esterno, consentendo di guardare fuori, ma anche di sentire il rumore del vento che lambisce l’isola di San Giorgio Maggiore. Infine, Jannis Kounellis (Pireo, 1936) allinea, su una mensola nera, una serie di bottiglie impolverate dal tempo («Senza titolo», 1958). E colli e fondi di bottiglie, che sembrano incastonati nel pavimento, sono anche i materiali scelti da Mona Hatoum (Beirut, 1952) per l’installazione «Drowning Sorrows (Wine Bottles)» (2004).
Non mancano alla Fondazione Giorgio Cini, poi, opere capaci di strappare un sorriso. È il caso di «Filies in a Jarr» (1994) di David Hammons (Springfield, 1943), che richiama alla mente il gesto ludico e infantile di custodire una lucciola nel vetro, o del video «Ever is over All» (1997) della svizzera Pipilotti Rist (Grabs, 1962), dove una giovane sorridente, scarpette rosse ai piedi e mazza a forma di fiore in mano, passeggia per la città frantumando i vetri laterali di alcune auto in sosta, mentre una poliziotta, diversamente dal previsto, si congratula con lei. Magia del vetro, un materiale di pura poesia e di grande forza comunicativa.

Didascalie delle immagini
[Fig. 1] Installazione delle opere di Marcel Duchamp («Air de Paris», 1919-1939) e di Ai Weiwei («Dust to Dust», 2009) all'interno della mostra «Fragile?» alla Fondazione Giorgio Cini di Venezia. Foto: Matteo De Fina; [fig. 2] Joseph Beuys, «Terremoto in Palazzo», 1981. Collezione «Terrae Motus», Palazzo Reale, Caserta. Foto: Peppe Avallone; [Fig. 3] Mona Hatoum, «Drowning Sorrows (wine bottles)», 2004. Collezione Pier Luigi e Natalina Remotti. Courtesy Galleria Continua, San Gimignano / Beijing / Le Moulin. Foto: Ela Bialkowska; [fig. 4] Pipilotti Rist, «Ever Is Over All», 1997. Installazione audio-video. Courtesy the artist, Hauser & Wirth and Luhring Augustine, New York. © Pipilotti Rist 

Informazioni utili
«Fragile?». Fondazione Giorgio Cini – Spazio «Le stanze del vetro», Isola di San Giorgio Maggiore – Venezia. Orari: ore 10.00-19.00; chiuso il mercoledì. Ingresso libero. Catalogo: Skira, Milano. Informazioni: tel. 041.5229138 o info@lestanzedelvetro.it. Sito web: www.lestanzedelvetro.it. Fino a domenica 28 luglio 2013.

sabato 6 luglio 2013

Lora Lamm, una graphic designer nella Milano degli anni Cinquanta

Nella valigia ha un diploma alla Zunstgewerbeschule di Zurigo, una delle migliori scuole di grafica del mondo, e le raccomandazioni dei suoi insegnanti, a cominciare da quelle di Johannes Itten, maestro del Bauhaus e teorico del colore. Nel cuore nutre un grande sogno: diventare famosa, scrivendo una pagina importante nella storia della comunicazione pubblicitaria del secondo dopoguerra. E’ il 1953 quando Lora Lamm (Ascona-Svizzera, 1928) lascia, appena venticinquenne, il suo Paese natale per trasferirsi a Milano, dove inizia a lavorare, dietro consiglio di Frank Thiessing, nell’importante studio di Antonio Boggeri, sui cui tavoli da disegno si sono avvicendati, tra gli altri, Xanti Schawinsky, Max Huber, Carlo Vivarelli, Walter Ballmer, Aldo Calabresi e Bruno Monguzzi. Poco dopo, la giovane graphic designer svizzera, originaria del Canton Grigioni, trova un impiego presso l’ufficio pubblicità del pastificio Motta, per il quale disegna vari packaging per scatole di torroncini e cioccolatini.
Il 1954 è l’anno della svolta: grazie al contatto con Max Huber, Lora Lamm entra nell’ufficio creativo dei grandi magazzini «La Rinascente», dove inizia a impaginare la rivista «Cronache» e si occupa, poi, della grafica coordinata di cataloghi, manifesti, pubblicità e inviti per i nuovi prodotti del marchio milanese della grande distribuzione, fino a giungere ai vertici della sezione pubblicitaria.
Quattro anni dopo, nel 1958, l’illustratrice, il cui operato ottiene anche il plauso di Andy Warhol, scrive un’altra pagina importante del suo periodo lombardo, avviando una collaborazione come freelance con note aziende come la Pirelli, la Elisabeth Arden, la Niggi e la Centrale del Latte di Milano, per la quale crea i contenitori con la forma stilizzata del Duomo.
Per altri cinque anni, ovvero fino al 1963, le grafiche pubblicitarie di Lora Lamm, dai colori delicati e dalle forme semplici, continuano ad essere l’immagine spensierata e leggera di un Paese, l’Italia, in pieno boom economico, desideroso di dimenticare velocemente il grigiore e la miseria della guerra.
L’artista decide, quindi, di tornare in Svizzera, dove diventa socia dell’agenzia Bsr Frank C. Thiessing di Zurigo, per la quale si occupa di exhibition design e packaging. E’ la fine di un’avventura, oggi un po’ dimenticata o forse conosciuta solo dagli addetti ai lavori, alla quale il m.a.x. museo di Chiasso dedica, fino a domenica 21 luglio, una mostra intitolata «Lora Lamm. Grafica a Milano 1953-1963», a cura di Nicoletta Ossanna Cavadini e della stessa Lora Lamm.
Una settantina di manifesti e un centinaio fra schizzi preparatori, biglietti da invito, carte da pacco, veline e fascette di cartone per incartare gli abiti, buste e pacchi per la spedizione -provenienti dall’archivio storico della Fondazione Pirelli, dall’archivio Boggeri e dal Museum für Gestaltung di Zurigo- scorrono sotto gli occhi dei visitatori, restituendo uno stile illustrativo ed essenziale, fatto di eleganza, fantasia, leggerezza ed allegria.
Tra i pezzi esposti, si trovano immagini per diverse campagne pubblicitarie dei grandi magazzini «La Rinascente», da «Volentieri a scuola» (1956) ad «Apertura di stagione» (1957), da «Estate e mare» (1957 e 1958) a «Grande fiera del bianco» (1961), sino ai lavori promozionali per le aperture di nuove filiali a Roma, Genova e Catania o per le mostre a tema sul Giappone (1956), la Gran Bretagna (1957) e l’America (1959). Strappano un sorriso le due fanciulle con la cuffia a fiori pronte a ‘tuffarsi’ nel relax delle vacanze o la ragazza vestita di sole farfalle, così come i cartelloni declinati al femminile per la Pirelli, nei quali l’illustratrice svizzera inizia a unire la fotografia con la pittura. E’ il caso, per esempio, di «Rolle – Pirelli» (1961), con una teen-ager in corsa dentro uno pneumatico, la cui gioia di vivere è contagiosa. Lo scatto porta la firma del fotografo Sergio Libis, nome d’arte di Serge Libiszewski, artista al quale si deve anche il ritratto di Lora Lamm destinato ad accompagnare il primo articolo sulla sua produzione grafica, apparso sulla prestigiosa rivista «Graphis» e scritto da  Gillo Dorfles, indiscusso scopritore di talenti destinati a lasciare la propria impronta nella storia, ad essere contemporanei ieri come oggi.

Didascalie delle immagini
[Fig. 1] Lora Lamm, «Estate e mare - lR - La Rinascente», Milano 1957. Manifesto Offset, 68 x 99,5 cm; [fig. 2]Lora Lamm, «Apertura di stagione - lR», 1957. Stampa Offset, 100 x 70 cm. Committente: La Rinascente, Milano. Stampa: Industria Grafica Ugo Riboldi S.p.A., Milano. Collezione: Museum für Gestaltung Zurigo, MfGZ; [fig. 3] Lora Lamm, «rolle - Pirelli», 1961. Stampa Offset, 48 X 70 cm.
Fotografia: Serge Libiszewski. Committente: Pirelli, coordinamento pneumatici S.p.A., Milano. Collezione: Museum für Gestaltung Zurigo, MfGZ; [fig. 4] Lora Lamm, «Volentieri a scuola - La Rinascente», 1956. Stampa Offset . 70 x 100,5 cm. Committente: La Rinascente, Milano. Stampa: Industria Grafica Ugo Riboldi S.p.A., Milano. Collezione: Museum für Gestaltung Zurigo, MfGZ 

Informazioni utili 
«Lora Lamm. Grafica a Milano 1953-1963». m.a.x. museo, via Dante Alighieri, 6 – Chiasso (Svizzera). Orari: martedì-domenica, ore 10.00-12.00 e ore 15.00-18.00; lunedì chiuso.  Ingresso: intero ChF 10,00 (€ 8,00), intero ChF 7,00 (€ 5,00), scolaresche e gruppi di minimo 15 persone ChF 5,00 (€ 4,00), gratuito per i bambini fino ai 7 anni, entrata gratuita ogni prima domenica del mese. Catalogo: Silvana editoriale, Cinisello Balsamo (Milano). Informazioni: +41(0)91.6825656 o info@museomax.ch. Sito web: www.maxmuseo.ch. Fino a domenica 21 luglio 2013. 


giovedì 4 luglio 2013

«Michelangelo. Una vita», a lezione di storia dell’arte con il Fai

 Ventisei incontri di poco più di un’ora ciascuno, distribuiti nell'arco di otto mesi, per conoscere uno dei più importanti protagonisti del Rinascimento italiano: ecco quanto propone il Fai-Fondo per l’ambiente italiano con la nuova edizione del corso «I mercoledì dell’arte».
Da martedì 1° ottobre a mercoledì 14 maggio, una volta a settimana, dalle 18 alle 19.15, l’Università degli studi di Milano aprirà, infatti, le porte della propria Aula Magna a una serie di lezioni intitolate «Michelangelo. Una vita».
L’iniziativa, il cui coordinamento scientifico è curato dal professor Giovanni Agosti, si propone di ripercorrere la lunga esistenza (1475-1564) e l’intensa parabola creativa del pittore, scultore e architetto (ma anche poeta) toscano, al quale si devono capolavori di inestimabile bellezza come il «David», la «Pietà» e il ciclo di affreschi per la Cappella Sistina, opere la cui fama perdura immutata ancora oggi.
Sul filo della cronologia, i vari incontri, che vedranno in cattedra principalmente giovani studiosi d’arte provenienti dagli atenei di tutta Italia, approfondiranno temi come, per esempio, il rapporto con Leonardo da Vinci e Sebastiano del Piombo, la commissione per la tomba di papa Giulio II a san Pietro in Vinicoli a Roma, i cantieri per la Biblioteca laurenziana e San Lorenzo a Firenze, la realizzazione della «Pietà Rondanini», ultimo lavoro dell'artista, oggi conservato al Castello Sforzesco di Milano.
Ad arricchire il corso -che si avvale del sostegno della Fondazione Berti per l’arte e per la scienza e che gode del patrocinio della Regione Lombardia, della Provincia e del Comune di Milano - saranno, inoltre, sette lezioni tematiche «trasversali», affidate a specialisti, nazionali e internazionali, dell'argomento. Tra gli altri, si succederanno al tavolo dei relatori: Antonio Paolucci, direttore dei Musei vaticani (15 gennaio 2014), Howard Burns, professore ordinario di storia dell’architettura alla Scuola normale superiore di Pisa (12 febbraio 2014), Pina Ragionieri, direttrice della Fondazione Casa Buonarroti di Firenze (14 maggio 2014), e la filologa Lucilla Bardeschi Ciulich (12 marzo 2014), che approfondirà un argomento curioso quale la grafia di Michelangelo attraverso poesie, lettere e ‘ricordi’.
Gli incontri prevedono, poi, la partecipazione dei giovani attori della scuola del Piccolo Teatro di Milano che leggeranno brani tratti dagli scritti del maestro toscano: centinaia di missive e liriche, ma anche libri di conti e contratti, testi grazie ai quali è possibile seguire, talvolta giorno dopo giorno, il procedere, faticoso ed esaltante, dell'artista, nei suoi rapporti con i committenti (i grandi papi del Rinascimento, per esempio) o nelle sue vicende esistenziali più intime (l'amore per Tommaso Cavalieri, tra le altre).
Il corso ha un costo di 164 euro, ridotto a 125 euro per gli iscritti al Fai e a 65 euro per i soci under 25; per l’ingresso ad una singola lezione è invece previsto un contributo di 10 euro, ridotto a euro 3,00 per gli studenti. Sono già aperte le prenotazioni presso l’Ufficio cultura e ricerca del Fai – Fondo per l’ambiente italiano (via Carlo Foldi 2, a Milano), al numero 02.467615252/346 (dal lunedì al venerdì, dalle 10 alle 13 e dalle 14 alle 17) o all’indirizzo e-mail ufficio_cultura@fondoambiente.it.

Didascalie delle immagini
[Fig. 1] Logo del corso «Michelangelo. Una vita», promosso dal Fai - Fondo per l'ambiente italiano; [fig. 2] Michelangelo, David, 1501-1504. Marmo di Carrara. Firenze, Galleria dell'Accademia [fig. 3] Michelangelo, «Giudizio Universale», 1536-1541. Affresco, 1370×1200 cm. Città del Vaticano, Musei Vaticani, Cappella Sistina

Informazioni utili
«Michelangelo. Una vita». Università degli Studi di Milano - Aula Magna, via Festa del Perdono, 7 - Milano. Orari: da martedì 1° ottobre 2013 a mercoledì 14 maggio 2014, ore 18.00-19.15. Costi: ventisei lezioni - iscritti Fai € 125,00; non iscritti Fai (comprensivi della quota di iscrizione ordinaria di € 39,00) € 164,00, giovani iscritti Fai € 65,00; una lezione - contributo a partire da  € 10,00, ridotto studenti € 3,00. Informazioni: Ufficio cultura e ricerca del Fai – Fondo per l’ambiente italiano, via Carlo Foldi, 2 - Milano, tel. 02.467615252/346 (dal lunedì al venerdì, dalle 10 alle 13 e dalle 14 alle 17) o indirizzo e-mail ufficio_cultura@fondoambiente.it. Sito internet: www.fondoambiente.it/Cosa-facciamo/Index.aspx?q=michelangelo-corso-d-arte-del-fai-2013-2014. Pagina FB: www.facebook.com/pages/I-grandi-Maestri-dellArte/103416429759972.Da martedì 1° ottobre 2013 a mercoledì 14 maggio 2014

martedì 2 luglio 2013

Un «Meteorite in giardino» per l’estate della Fondazione Merz di Torino

Arte visiva e musica contemporanea si incontrano sotto le stelle. Ritorna per il sesto anno consecutivo la rassegna «Meteorite in giardino», curata da Maria Centonze e Willy Merz per gli spazi esterni della Fondazione Mario Merz di Torino. Tre gli appuntamenti in agenda durante il mese di luglio, che vedranno la partecipazione di artisti il cui lavoro permette una riflessione sulle possibilità di relazione tra arte «riconosciuta» e manifestazioni artistiche «non organizzate». Negli spazi di via Limone si potranno, per esempio, vedere all’opera street artists, creativi che tradizionalmente scelgono i propri spazi di lavoro su terreni urbani e che, per questa occasione, si confronteranno con l’esterno della fondazione torinese. Ampio spazio sarà dato anche alla contaminazione tra stili e repertori, con un incontro tra musica classica e jazz o suggestioni elettroniche.
Ad aprire la rassegna, che mutua il proprio nome da un’opera di Mario Merz del 1976, sarà Lina Fucà (Torino, 1972), artista che concentra la propria ricerca espressiva sulla relazione tra la percezione di sé e la percezione degli altri, in scena alla fondazione torinese con un video sul mondo arabo dell’immigrazione femminile, che pone le proprie emozioni come filtro intimo per una lettura più vicina alle problematiche legate alla diversità culturale. Nella stessa serata, quella di martedì 2 luglio (alle ore 21.30), verrà proposto anche un percorso tra il rap e il minimalismo, che vedrà la presenza di Ezio Bosso, musicista torinese che vive a Londra, dove è direttore dell’orchestra d’archi «The London Strings», e che vanta collaborazioni con registi di fama internazionale, come Gabriele Salvatores, per il quale ha realizzato la colonna sonora del film «Io non ho paura». Insieme a lui, saranno presenti alla Fondazione Merz il dj Gruff, il dj Spass, il rapper Tai Otoshi e musicisti della scena classica come Giacomo Agazzini e Manuel Zigante.
La rassegna proseguirà nella serata di martedì 9 luglio (alle ore 21.30), con il pianista Massimiliano Génot, che proporrà un percorso sonoro in bilico tra il virtuosismo vertiginoso di Liszt e Paganini ed improvvisazioni di carattere jazzistico. In contemporanea, sarà possibile approcciarsi al lavoro dell’artista Paolo Leonardo (Torino, 1973), i cui grandi pannelli presentano visioni oniriche che evocano Rimbaud, richiamando l’attenzione sui fermenti sotterranei e il senso di impotenza diffuso, prodromi di un forte bisogno di cambiamenti.
Spazio, dunque, alla street art per la chiusura della rassegna che, martedì 16 luglio (alle ore 21.30), vedrà all’opera, sulle pareti dello spazio esterno della Fondazione, Merz Raw Tella (Torino, 1979) e Halo Halo (Torino, 1984). Con i due artisti, si esibiranno il violoncellista Umberto Clerici e Madaski, sperimentatore eclettico, che da sempre predilige il suono elettronico, noto per il suo lavoro con gli Africa Unite.
In contemporanea con la sesta edizione di «Meteorite in giardino», sarà possibile vedere il progetto espositivo «Voglio fare subito una mostra» di Elisabetta Benassi (Roma, 1966), nel quale viene proposto un dialogo con la collezione permanente della fondazione. Centrale nell’esposizione, visitabile fino a domenica 8 settembre, è l’installazione «MareoMerz», costituita da una barca e da un oggetto di uso quotidiano appartenuto a Mario Merz (Milano, 1925- Torino, 2003), ovvero la sua ultima automobile. Un’occasione, questa, per riflettere sul tema della memoria e della storia collettiva.

Didascalie delle immagini 
[Fig. 1] Un lavoro dello street artist Halo Halo; [fig. 2] Un’opera dell’artista Paolo Leonardo; [fig. 3] Elisabetta Benassi, «MareoMerz», 2013. Installazione per la Fondazione Mario Merz di Torino 

Informazioni utili 
«Meteorite in giardino» (da martedì 2 a martedì 16 luglio 2013) ed «Elisabetta Benassi. Voglio fare subito una mostra» (fino a domenica 8 settembre 2013). Fondazione Merz, via Limone, 24 – Torino. Orari: martedì-domenica, ore 11.00-19.00. Ingresso: intero € 5,00, ridotto (studenti, gruppi organizzati min. 10 persone) € 3,50, gratuito per i bambini fino ai 10 anni, i maggiori di 65 anni, i disabili e per tutti ogni prima domenica del mese. Informazioni: tel. 011.19719437 o info@fondazionemerz.org. Sito web: www.fondazionemerz.org.