ISSN 1974-4455 (codice International Standard Serial Number attribuito il 7 marzo 2008) | Info: foglidarte@gmail.com

lunedì 25 novembre 2013

Dalla «Cenerentola» alla «Bella addormentata»: favole sulle punte per il tour italiano del «New Classical Ballet of Moscow»

«Uno spettacolo di pura grazia, eleganza e sontuosità»: è stato definito così dalla critica «Il lago dei cigni», balletto con il quale si apre il tour italiano del «New Classical Ballet of Moscow», giovane compagnia che si avvale della prestigiosa direzione artistica di Arkady Ustianzev, ex solista del teatro dell’Opera e Balletto di Novosibirsk, e alla quale collaborano étoile provenienti dai migliori teatri stabili della Russia e professionisti che hanno studiato nelle più prestigiose accademie di danza di Mosca e del resto del Paese.
Il debutto per questo spettacolo, la cui ineffabile magia è data dall’unione della raffinata musica di Pëtr Il'ič Čajkovskij con le eleganti coreografie di Marius Petipa, è fissato per giovedì 28 novembre a Trieste, negli spazi del teatro Orazio Bobbio. La tournée toccherà, poi, diverse piazze italiane, tra le quali Siracusa (5 dicembre 2013), Palermo (7 dicembre 2013), Catania (8 dicembre 2013), Cuneo (17 dicembre 2013), Asti (18 dicembre 2013) e Modena (3 gennaio 2014).
Romantica contrapposizione tra realtà e sogno, «Il lago dei cigni», senz’altro uno dei balletti classici più popolari e acclamati al mondo, mutua la propria trama da un’antica fiaba tedesca: «Der geraubte Schleier» («Il velo rubato») di Johann Karl August Musäus, pubblicata nella raccolta «Volksmärchen der Deutschen». È il topos romantico di un amore corrisposto, ma impossibile ad animare i suggestivi pas de deux, gli eleganti pas de trois e le danze di gruppo, ora nostalgiche, ora brillanti, di questo balletto, che racconta, forse più di ogni altro spettacolo del suo stesso genere, tutta la gamma delle emozioni umane: disperazione, terrore, speranza, tenerezza, malinconia ed estasi, per sconfinare poi nell’eterna e universale lotta tra il bene e il male. Una lotta, questa, rappresentata in scena dalla doppia immagine di un cigno, bianco e nero: l’angelicata Odette e la diabolica Odile.
Composto musicalmente da Pëtr Il'ič Čajkovskij tra il 1875 e il 1876, «Il lago dei cigni» fu rappresentato per la prima volta al Bolshoi di Mosca, nel 1877, con le coreografie di Julius Wenzel Reisinger, ma raggiunse il successo tanto agognato solo nel gennaio 1895, quando andò in scena, al Mariinskij di San Pietroburgo, nella versione realizzata dal coreografo francese Marius Petipa, con la collaborazione di Lev Ivanov. Da allora il balletto ciaikovskijano è diventato uno dei più rappresentati al mondo, epitome del repertorio tardo-romantico russo. Fascino e tradizione, dunque, in scena con questa storia, metafora della raffinatezza e della femminilità, che accende le luci dei riflettori anche sui sentimenti di un uomo, il principe Siegfried, posto, suo malgrado, di fronte a un non facile dilemma: scegliere tra l'amore eterno e la sensualità ingannatrice. Il giovane rimane, infatti, colpito dal fascino di Odette, che un perfido sortilegio costringe a trascorrere le ore del giorno sotto le sembianze di un cigno bianco. Sa che la maledizione potrà essere sconfitta solo da un giuramento di amore e fedeltà, ma rimane, inconsapevolmente, vittima di un tranello, facendosi sedurre da Odile, il cigno nero, sosia perfetta della sua amata, ma suo opposto nell’anima. Alla fine, però, l’amore vincerà sul male: Odette, destinata alla morte, scompare nelle acque del lago. Sigfrid, disperato, decide di seguirla: è proprio questo suo gesto a rompere l'incantesimo consentendo ai due giovani innamorati di vivere per sempre felici.
Romanticismo ed eleganza sulle punte saranno i protagonisti anche dell’altro capolavoro ottocentesco, nato dalla collaborazione tra il coreografo Marius Petipa e il compositore Pëtr Il'ic Čajkovskij, che il «New Classical Ballet of Moscow» porterà in scena nel nostro Paese: «La bella addormentata», tra i vertici di quello stile imperiale russo che, per molti, rappresenta l’idea stessa di balletto.
Il tour italiano della romantica favola della principessa Aurora si aprirà martedì 3 dicembre a Perugia, negli spazi del teatro Morlacchi, e toccherà, poi, città come Agrigento (6 dicembre 2013), Roma (16 dicembre 2013), Torino (19 dicembre 2013), Busto Arsizio (21 dicembre 2013), Genova (22 dicembre 2013), Venezia (26 dicembre) e Verona (27 dicembre 2013).
Le musiche per questo balletto, la cui trama è giocata sull’eterna lotta tra il bene e il male, vennero commissionate a Pëtr Il'ic Čajkovskij, già autore dell'ouverture-fantasia «Romeo e Giulietta» (1869-70) e del «Concerto n. 1 per pianoforte e orchestra op. 23» (1874-75), nel 1888 dal principe Ivan Vsevolozhsky, sovrintendente dei Teatri imperiali di San Pietroburgo e uomo di profonda erudizione, al quale si deve anche il libretto del balletto, tratto dalla fiaba «La belle au bois dormant», inserita in una collezione di favole seicentesche di Charles Perrault.
Il compositore russo fu stimolato nel suo lavoro dalle richieste di Marius Petipa, che non si limitò a organizzare la trama e la suddivisione dei ruoli, ma che diede anche meticolose indicazioni per la realizzazione musicale, prescrivendo tempi e numero di battute di ciascun episodio e fornendo anche suggerimenti sull’orchestrazione. Malgrado o, forse, proprio grazie a questi vincoli, il compositore romantico scrisse quella che in molti considerano la miglior partitura per un balletto, pervasa come è da una grande profondità emotiva e da una ricchezza drammatica, che dà maggior risalto alle raffinatezza delle scelte coreografiche rispetto alla vicenda narrata e che offre agli interpreti il più ampio spettro espressivo, dalla danza virtuosistica allo studio di carattere.
Il debutto dello spettacolo si ebbe il 15 gennaio 1890 al teatro Mariinskij di San Pietroburgo, sotto la direzione orchestrale di Riccardo Drigo e con la partecipazione nel corpo di ballo, in qualità di protagonista, dell'italiana Carlotta Brianza. Da allora, anche se l’esito non fu immediatamente trionfale, «La bella addormentata» continua ad appassionare il pubblico, compreso quello dei più piccoli, affascinati dalla favola della bella principessa Aurora, che viene colpita dalla maledizione di una strega malefica, la maga Carabosse, e che, dopo un sonno di oltre cent’anni, viene salvata dalla sua madrina, la Fata dei lillà, e dal bacio di un principe azzurro, il giovane e attraente Désiré.
Suggestivo e romantico il gran finale, che vede i due innamorati festeggiati da alcuni personaggi nati dalla fantasia di Charles Perrault, come il Gatto con gli stivali, Cappuccetto rosso e Cenerentola. E proprio la favola della dolce fanciulla che ha fatto sognare grandi e bambini con la sua scarpetta di cristallo e la sua carrozza a forma di zucca è stata scelta dal «New Classical Ballet of Moscow» come terza proposta del suo tour invernale nel nostro Paese. Lo spettacolo, con le musiche di Sergej Sergeevič Prokof'ev e le coreografie di Arkadi Ustantsev, farà tappa a Conegliano (29 novembre 2013), Pescara (12 dicembre 2013) e Cesena (29 dicembre 2013).
Mentre la notte di San Silvestro il teatro Verdi di Padova accompagnerà il suo pubblico nel nuovo anno a ritmo di valzer e polche con l’esclusivo «Gala Strauss», che vedrà la compagnia moscovita danzare su musiche indimenticabili come «Sul bel Danubio blu», «Racconti del bosco viennese», «Valzer dell’Imperatore» o la «Marcia di Radetzky», ricreando le fiabesche atmosfere, tutte luci e colori scintillanti, della Vienna imperiale.

Didascalie delle immagini
[fig. 1, 2, 3 e 4] Una scena del balletto «La bella addormentata nel bosco», per le musiche di  Pëtr Il'ič Čajkovskij e con le coreografie di Marius Petipa, che vedrà in scena il «New Classical Ballet» di Mosca. Foto: Massimo Rinaldi - Archivio Fondazione Teatro lirico siciliano; [fig. 5 e 6] Una scena del balletto «Cenerentola», per le musiche di Sergej Sergeevič Prokof'ev e con le coreografie di Arkadi Ustantsev, che vedrà in scena il «New Classical Ballet» di Mosca. Foto: Massimo Rinaldi - Archivio Fondazione Teatro lirico siciliano. 

Informazioni utili

Sul sito www.moscowballet.eu  è possibile trovare tutte le informazioni utili sui teatri che ospiteranno il tour del il «New Classical Ballet» di Mosca.

venerdì 22 novembre 2013

Paolo Caccia Dominioni, un artista sul fronte di guerra

La sua opera più conosciuta è il Sacrario militare di El Alamein, all’interno del quale sono sepolte le spoglie di oltre cinquemila soldati italiani, per lo più della brigata «Folgore», caduti nell’estate del 1942 durante la campagna d’Africa, nello scontro finale con l’VIII armata britannica. Ma l’architetto, ingegnere, soldato, scrittore, illustratore e pittore Paolo Caccia Dominioni di Sillavengo (Nerviano- Milano, 1896 – Roma, 1992), discendente di una famiglia della nobiltà novarese e figlio di un diplomatico che gli trasmise l’amore per i viaggi e per le culture straniere, ha raccontato la storia dei due conflitti bellici novecenteschi, ai quali ha partecipato attivamente, anche attraverso molti altri suoi lavori, tra i quali un’eccezionale serie di disegni realizzati sul fronte del Carso e libri illustrati come «Alpino alla macchia. Cronache di latitanza (1943-1945)» (Cavallotti edizioni, Milano 1977) o «El Alamein (1933-1962)» (Longanesi, Milano 1962), testo che gli è valso il Premio Bancarella nel 1962.
Documenta chiaramente questo interesse creativo del progettista lombardo -al quale si deve, tra l'altro, la costruzione dell’ambasciata italiana ad Ankara (Turchia)- il progetto espositivo «Paolo Caccia Dominioni. Un artista sul fronte di guerra», ideato e curato dall’architetto Marianna Accerboni, con l’approfondimento storico dell’Ammiraglio di squadra Ferdinando Sanfelice di Monteforte, per anni rappresentante militare italiano alla Nato e all’Unione europea e oggi docente a contratto presso la Cattolica di Milano, l'università di Firenze e il distaccamento goriziano dell'ateneo di Trieste.
Sette le sedi espositive del Friuli Venezia Giulia coinvolte in questo importante evento, atteso per il prossimo anno a Bruxelles, che ripercorre la poliedrica attività dell’artista «milanese di Milano» (come egli stesso amava definirsi) attraverso più di seicento opere, molte delle quali inedite, tra progetti, disegni, dipinti, scritti, bozzetti, lettere, fotografie e documenti di vario genere, provenienti dal Museo della Grande guerra di Gorizia, dal Museo del Genio di Roma e da numerose collezioni private.
Alla Galleria «Dora Bassi» è allestita, per esempio, la mostra «L’uomo, l’architetto, il pittore, il soldato», con numerose testimonianze biografiche e autobiografiche di Paolo Caccia Dominioni, tra le quali si segnalano due inediti: le tavole genealogiche disegnate per ricostruire le origini e gli intrecci della famiglia d’origine, imparentata con le più importanti casate nobiliari italiane, e il «Registro dei lavori», un album con progetti ed elaborati tecnici, nella stesura originale redatta dallo stesso artista e confezionata a mano, nel quale sono riassunte, in ordine cronologico, seicentoquattordici opere, realizzate tra il 1924 e il 1971.
Una sezione della rassegna racconta, poi, i restauri di prestigiose magioni friulane come il Castello di San Floriano del Collio e Palazzo Lantieri a Gorizia (dove è allestita una parte del progetto espositivo), ma anche la costruzione di nuove architetture come il villaggio turistico di Riva dei Tessali (Taranto), inserito dall'architetto lombardo in un paesaggio boschivo senza abbattere alcun albero, ma adattando anzi armonicamente e con eleganza le nuove edificazioni alla natura, nel più assoluto rispetto per l’ambiente.
Alla Galleria «Dora Bassi» sono, infine, presenti dipinti di grandi dimensioni, eseguiti al tratto e a tecnica mista, che raccontano le storie e i luoghi del primo conflitto bellico, tra i quali va segnalata la grande tela «Fronte del Carso» (1917-1964), di solito ospitata all’albergo «De Tommaso» di Gabria.
Un’ideale continuazione di questa sezione espositiva è presente al Museo della Grande Guerra di Gorizia; mentre nella vicina sede della Prefettura sono esposti materiali e testimonianze relative ad El Alamein, dove Paolo Caccia Dominioni combatté a capo del «Battaglione Guastatori d’Africa» e dove ritornò, nel 1948, per costruire il cimitero di guerra italiano (l’ormai nota «Quota 33») compiendo inoltre, nell’arco di quattordici anni, una ricerca capillare su tutti i caduti di quella battaglia, che gli è valsa riconoscimenti anche da parte britannica e tedesca. Tra le opere esposte, si trovano le illustrazioni originali per il libro «Takfir» (Alfieri, Milano 1948) e disegni di tema africano; mentre alla Biblioteca statale Isontina di Gorizia, la mostra «La parola e il segno» focalizza l’attenzione su alcuni volumi illustrati dall’autore e documenta l’essenzialità del tratto di Paolo Caccia Dominioni attraverso una selezione di disegni scherzosi, cartoline augurali, ex libris ed etichette per i vini.
La rassegna alla Stazione di Redipuglia (Gorizia) propone, invece, progetti e documenti dedicati a monumenti ai caduti come quello al Duca d’Aosta, all’aeroporto di Gorizia, o quello dedicato al 3° Reggimento artiglieria da montagna di Gemona, oggi alla caserma Cantore di Tolmezzo. In questa sede, è presente anche un’appendice relativa ad alcuni disegni navali, poco noti ed emozionanti, che l'artista ha realizzato, con grande perizia, fin dall’età di quattordici anni, come l'opera «Al marinaio d’ogni ventura» (1985) per Punta Ristola (Leuca). Mentre alla Caserma Guastatori «Berghinz» di Udine è possibile ammirare, tra l’altro, la riproduzione dello splendido Diario ad immagini del 31° Genio Guastatori, realizzato in Africa durante la Seconda guerra mondiale.
Il tutto concorre a restituire la visione di quello che Eric J. Hobsbawm ha definito «il secolo breve» attraverso gli occhi di Paolo Caccia Dominioni: militare di grande coraggio ed etica, architetto dal tratto colto ed essenziale, pittore dalla cifra squisitamente originale, disegnatore e illustratore dal segno rapido ed estremamente comunicativo, scrittore efficace e coinvolgente nella sua essenzialità espressiva. Uomo ed artista d’eccezione ancora tutto da scoprire.

Didascalie delle immagini
[Fig. 1] Paolo Caccia Dominioni in Africa Settentrionale durante il secondo conflitto mondiale; [fig. 2] Sacrario militare italiano di El Alamein (Egitto), eretto tra il 1954 e il ’58 per conto del Governo italiano su progetto di Paolo Caccia Dominioni nell’area occupata dal cimitero italiano ivi esistente dal ’43, a ricordo dei caduti della 1° e 2° battaglia di El Alamein del ’42. Custodisce i resti di 5.200 caduti italiani riesumati dall'architetto lombardo e dai suoi collaboratori; [fig. 3] Paolo Caccia Dominioni, «Castagnevizza, fronte del Carso», 1917 - 1964. Tecnica mista su tavola. Gabria (Gorizia), Albergo «Da Tommaso»; [fig. 4] Paolo Caccia Dominioni, «La pattuglia astrale», 1935. Tecnica mista su carta; [fig. 5] Paolo Caccia Dominioni, Disegno umoristico d’ispirazione militare, 1982. Tecnica mista; [fig. 6] L'inedito registro dei lavori di Paolo Caccia Dominioni, confezionato e redatto a mano, che riassume in ordine cronologico 614 opere dal 1924 al 1971; [fig. 7] Paolo Caccia Dominioni, «Villa Fausta sull’Isonzo sotto Lucinico» (Gorizia), 1916 - 1964. L’artista dipinse dal vero a china e tempera su carta i resti della grande villa padronal friuliana e lo rifece 48 anni dopo. Dell’edificio oggi esistono solo le fondamenta, neppure visibili in quanto coperte da vegetazione.  

Informazioni utili
«Paolo Caccia Dominioni. Un artista sul fronte di guerra». Friuli Venezia Giulia, sedi varie. Informazioni e visite guidate: Marianna Accerboni, cell. 335.6750946; Iat di Redipuglia, tel. 0481.489139. 
Sedi espositive:
- Galleria Dora Bassi, via Rima 5 - Gorizia. Orari: martedì-sabato, ore  10.30-13.00 e ore 17.00-20.00; domenica, ore 11.00-13.00 e ore 17.00-20.00; lunedì chiuso; visite guidate la domenica, alle ore 18. Fino al 6 gennaio 2014. 
- Prefettura di Gorizia, piazza della Vittoria, 64 - Gorizia. Orari: tutti i giorni, ore 10.00-18.00. Fino al 15 dicembre 2013. 
- Museo della Grande guerra, Borgo Castello 13 - Gorizia. Orari: martedì-domenica, ore 9.00-19.00; lunedì chiuso. Fino al 6 gennaio 2014. 
- Biblioteca Statale Isontina di Gorizia, via Mameli, 12 - Gorizia. Orari: lunedì-venerdì, ore 10.30-18.30; sabato, ore 10.30-13.30; festivi chiuso. Fino al 30 novembre 2013. 
- Palazzo Lantieri a Gorizia, piazza S. Antonio, 5 - Gorizia. Orari: martedì-sabato, ore 10.30-13.00 e ore 17.00-20.00; domenica, ore 11.00-13.00 e ore 17.00-20.00; lunedì chiuso; visite guidate la domenica, alle ore 16.30. Fino al 29 novembre 2013.
- Stazione di Redipuglia - Gorizia. Orari: tutti i giorni, ore 10.00- 13.00 e ore 17.00 -20.00. Fino al 30 novembre 2013.
- Caserma Guastatori «Berghinz», via San Rocco, 180 - Udine. Orari: mostra aperta su appuntamento al numero 0432.231584. Fino al 6 gennaio 2014. 
 

mercoledì 20 novembre 2013

«Scatti di Industria», centosessanta anni di Ansaldo

È un vecchio scatto in bianco e nero raffigurante la mitica Sampierdarena (1854), la prima locomotiva a vapore prodotta in Italia, ad aprire il percorso espositivo della mostra «Scatti di Industria. 160 anni di immagini della Fototeca Ansaldo», allestita a Genova, presso la sala del Munizioniere di Palazzo Ducale, con l’intento di raccontare, attraverso più di un migliaio di fotografie, la lunga stagione del «saper fare» italiano che ha avuto nella città della Lanterna, grazie allo stabilimento industriale fatto costruire nel 1853 dal conte Camillo Benso Conte di Cavour, uno dei suoi simboli più prestigiosi.
Foto d’epoca, gigantografie in bianco e nero, immagini presentate su supporti multimediali scorrono lungo le pareti dell’elegante spazio espositivo affacciato su piazza Matteotti, ripercorrendo le vicende dell’Ansaldo, azienda che ha attraversato da protagonista più di un secolo e mezzo di storia italiana, dal Risorgimento alle due guerre mondiali e, poi, al miracolo economico degli anni Cinquanta e Sessanta, fabbricando (ed esportando nel mondo) locomotive a vapore, maestosi transatlantici, corazzate, cannoni, aerei, carri armati, ma anche la grande meccanica delle caldaie, delle turbine e degli apparati motore.
La prima locomotiva a corrente delle Ferrovie dello Stato (1934), le fasi di costruzione dell’«Andrea Doria» (1950), l’idrovolante Sva che lo scrittore Gabriele D’Annunzio usò per sorvolare il cielo di Vienna nel 1918, il varo dell’incrociatore «Garibaldi» (1899) e quello del «Rex», la grande nave da crociera che nel 1933 vide arrivare al porto di Genova Benito Mussolini e i Savoia, sono solo alcuni dei soggetti ritratti nelle mille fotografie esposte a Palazzo Ducale, selezionate tra i più di quattrocentomila scatti conservati presso la fototeca della Fondazione Ansaldo, istituzione presieduta da Luigi Giraldi che si configura, oggi, come la più vasta e ricca concentrazione di archivi economici e d’impresa in Italia.
La mostra, pensata per raggiungere un pubblico vasto e culturalmente diversificato, non obbliga il visitatore a un percorso prestabilito. Ci si può limitare a una veloce vista d’insieme percorrendo, in pochi minuti, la galleria delle gigantografie, stampate con accuratezza nel bianco e nero delle lastre originali e disposte in ordine cronologico: un gruppo di scatti, questo, che consente di intravvedere le forme del paesaggio industriale, le filiere produttive, gli uomini al lavoro e i loro manufatti dalla metà dell’Ottocento fino ai giorni nostri, epoca nella quale domina l’esplosione di colore delle fotografie di Edoardo Montaina (La Spezia, 1954).
Ma per chi fosse curioso di saperne di più sull’opera dell’Ansaldo nelle officine, nei cantieri e nei porti sono state ideate anche delle postazioni interattive che permettono di addentrarsi nel vasto patrimonio fotografico della fondazione, visualizzando vecchie immagini o sfogliando, virtualmente, album d’antan. In mostra c’è anche un gioco interattivo che mette a confronto la Genova di ieri con quella di oggi: il pubblico, con delle torce luminose che pendono dal soffitto, può cancellare le immagini che vede, scoprendo quelle sottostanti. Non manca, poi, una curiosità: «Il laboratorio do sciù Campostano», ovvero la ricostruzione del luogo di lavoro di Antonio Campostano (1877-1965) ricco signore genovese che, tra il 1901 e il 1960, realizzò più di cinquecento fotografie originali in negativo e a stampa.
Al centro dello spazio espositivo sono, infine, presenti quattro postazioni video che si attivano al passaggio dei visitatori e che, grazie a brevi filmati, raccontano storie di uomini e di officine, di tecnologie e di produzioni. Sono storie poco note e apparentemente lontane, ma importanti perché ci restituiscono il volto di un’epoca, quella che vide l’Italia scrivere una pagina importante nella storia industriale mondiale.

Didascalie delle immagini
[Fig. 1] La nave passeggeri Rex pronta al varo nel Cantiere navale di Genova-Sestri Ponente (1931); [fig. 2] Lavoratrici nello stabilimento metallurgico Delta di Genova Cornigliano (1937); [fig. 3] Gabriele D'Annunzio dopo il raid aereo su Vienna del 1918 con l'idrovolante Sva dell'Ansaldo;

Informazioni utili
«Scatti di industria. 160 anni di immagini della Fototeca Ansaldo». Palazzo Ducale, piazza Giacomo Matteotti - Genova. Orari: martedì-domenica, ore 10.00-19.00; lunedì, ore 14.00-19.00. Inhresso libero. Catalogo: disponibile in mostra. Sito internet: www.palazzoduacle.genova.it. Fino a sabato 30 novembre 2013. 

lunedì 18 novembre 2013

«Relazioni reciproche»: sette coppie d’arte in mostra a Bergamo

«In due è meglio»: è questo vecchio adagio popolare a fare da filo rosso a «Relazioni reciproche», progetto artistico studiato da Claudia Santeroni, con la collaborazione di Paolo Simonetti e Marco Ronzoni, per i suggestivi spazi della Sala alla porta Sant’Agostino di Bergamo.
Sette coppie di artisti tra le più interessanti della scena contemporanea italiana esplorano il «processo di creazione collettiva condivisa», un modus operandi che sempre più si sta diffondendo nella sfera sociale e in quella culturale.
Tante le domande che tessono la trama allestitiva della rassegna, di cui rimarrà documentazione in un catalogo pubblicato da Lubrina editore: come nasce un sodalizio? Quanto è vantaggioso lavorare avendo come filosofia ideativa quella della cooperazione e della condivisione dei saperi? Che tipo di progetti nascono dal confronto tra due individualità? A rispondere a questi quesiti sono i lavori di Alis-Filliol, Bianco-Valente, Botto&Bruno, Cuoghi-Corsello, Ferrario-Frères, Mocellin-Pellegrini e dei Richard Sympson: immagini e video, che vanno a formare un’unica grande installazione.
La marginalità, il sesso, la dualità fra corpo e mente sono solo alcuni degli argomenti sviluppati dagli autori esposti, talenti emergenti del panorama contemporaneo o precursori di questa particolare modalità espressiva giocata sull’interazione tra due pensieri creativi. Tra i veterani del genere ci sono, per esempio, Monica Cuoghi e Claudio Corsello, il cui sodalizio artistico è nato ventisette anni fa a Bologna, tra le aule dell' Accademia. Cinque le loro opere in mostra, tra le quali una scultura in legno della serie «Suf!», la fotografia-soglia «Standing Door» e la gigantografia «18.10.91», fermo immagine di un video girato anni prima dalla coppia, appoggiata direttamente a terra come fosse una scultura.
Altro duo storico a cui rende omaggio Claudia Santeroni con il suo progetto espositivo, patrocinato dalla Regione Lombardia e dall’assessorato alla Cultura del Comune di Bergamo, è quello formato da Ottonella Mocellin e Nicola Pellegrini, in mostra con la fotografia «Quella sensazione di eterna felicità che si trova alla fine delle favole senza fine», nella quale sono ritratti i due artisti, distesi insieme su un prato, intenti nella lettura del medesimo libro. Porta sempre la loro firma il video «Generalmente le buone famiglie sono peggiori delle altre», nella quale le voci di Ottonella e Nicola raccontano la storia della loro infanzia alla figlia Rosa Dao, mentre scorrono le immagini di quando erano bambini.
Coppia di recente formazione è, invece, quella formata da Cosimo Pichierri e Marco Trinca Colonel, che nel 2006 hanno dato vita al progetto Richard Sympson. A «Relazioni reciproche», i due artisti espongono la fotografia «Ghirlanda di alloro e il video «Variazioni su un segno», lavori nei quali concentrano l’attenzione su due simboli della nostra cultura visiva: la ghirlanda e la croce.
Botto&Bruno presentano, invece, una riflessione sul concetto di marginalità, intesa come espressione di disagio giovanile e di degrado urbano e sociale, attraverso le opere «Kids Riot» e «This is a Love Song», rispettivamente una battaglia di scatole di cartone e un’esplorazione solitaria all’interno di una periferia desolata.
Mentre Il viaggio e la riflessione sul tema dello scambio sono due dei territori d’indagine prediletti da Bianco-Valente, come si evince dalle opere esposte: «Complementare» e «When the Sun touches you». La prima è la storia di due coppie di mani che scrivono l’una sui palmi dell’altra, intrecciando relazioni tra loro e con quanto le circonda; la seconda compone un cielo ipotetico, intessendo diverse immagini scattate dagli artisti durante i loro viaggi attorno al mondo.
Alis/Filliol riflettono, invece, sul valore dell’«essere in due» attraverso «Calco di due corpi in movimento nello spazio», documentazione fotografica, divenuta opera indipendente, di una performance della coppia svoltasi allo spazio Cripta 747 di Torino nel 2010.Un'occasione, questa, per analizzare le molteplici tensioni del fare in coppia, tensioni che spesso si muovono tra ideazione e improvvisazione, tra forma e informe.

Didascalie delle immagini
[Fig. 1] Mocellin Pellegrini, «Quella sensazione di 'eterna felicità che si trova alla fine delle favole senza fine», 2005. Stampa lambda su alluminio, 100x135 cm. Edition of 3. Courtesy Galleria Lia Rumma - Milano; [fig. 2] Bianco Valente, «Complementare», 2010.Video, 2'40" (loop). Courtesy l’artista; [fig. 3] Cuoghi Corsello, «Suf!», 2008.Light Box, 93 x 130 x 15.5 cm. Courtesy l’artista; [fig. 4] Alis Filliol, «Calco di due corpi in movimento nello spazio», 2010. Stampa su carta fotografica, 50 x 70 cm ciascuna. Courtesy l’artista

Informazioni utili 
«Relazioni reciproche». Alis/Filliol, Bianco-Valente, Botto&Bruno, Cuoghi Corsello, Ferrario Frères, Mocellin Pellegrini, Richard Sympson. Sala alla Porta Sant'Agostino,via Porta Dipinta, 46 – Bergamo. Orari: martedì-venerdì, ore  15.30-19.00; sabato e domenica, ore 10.00-12.30 e ore 15.00-19.30. Ingresso libero. Catalogo: Lubrina editore, Bergamo. Informazioni: tel. 328.4179207 o info@relazionireciproche.it. Fino al 24 novembre 2013. 

venerdì 15 novembre 2013

Wayne McGregor, quando la danza incontra l’arte. Alla collezione Maramotti di Reggio Emilia il debutto di «Scavenger»

Ha curato i movimenti coreografici del film «Harry Potter e il calice di fuoco» e del videoclip «Lotus Flower» dei Radiohead, nel quale Thom Yorke si muove in modo sincopato al suono della sua musica. Ha creato più di trenta coreografie per la «Random Dance», compagnia in residenza al teatro Sadler Wells di Londra, di cui è fondatore e direttore artistico. Dal 2006 è coreografo al Royal Ballet, per il quale ha realizzato, tra l'altro, il pluripremiato «Infra», «Raven Girl», «Machina for Metamorphosis: Titian 2012» e «Carbon Life». Nel gennaio 2011 è stato insignito del titolo di Commander of the Order of the British Empire. Wayne McGregor (Stockport, Gran Bretagna, 1970), uno dei miti della danza contemporanea, sarà a Reggio Emilia, ospite del teatro municipale Valli e della Collezione Maramotti, nell'ambito del Festival Aperto 2013, un fitto programma di musica, balletti, teatro contemporaneo e tecnologie che, quest'anno, rende omaggio a Giuseppe Verdi e che si intitola «Inventare il vero».
L'appuntamento, programmato per le giornate da venerdì 15 a domenica 17 novembre, nasce dalla collaborazione tra la Fondazione I Teatri, la collezione Maramotti e Max Mara, nell’ambito di un proficuo dialogo tra coreutica e arti visive, avviato nel 2009 con il coinvolgimento della Trisha Brown Dance Company e proseguito nel 2011 con la Shen Wei Dance Arts.
La tre giorni emiliana si aprirà con la prima nazionale dello spettacolo «Atomos» al teatro Valli (venerdì 15 novembre, alle ore 20.30), una coreografia per dieci danzatori, su partitura musicale del duo ambient neo-classico A Winged Victory For The Sullen e con i video di Ravi Deepres, che riflette sulle relazioni tra arte e scienza, corpo e mente attraverso una nebulizzazione di corpi, luci, suoni e movimento.
In concomitanza con questo evento, la collezione Maramotti ospiterà la prima assoluta della performance site specific «Scavenger» (sabato 16 e domenica 17 novembre, alle ore 16.00 e alle ore 19.00), frutto di un lavoro condotto da Wayne McGregor e dai suoi ballerini tra le oltre duecento opere d’arte contemporanea esposte nel museo reggiano, aperto nel 2007 nella vecchia fabbrica cittadina della Max Mara.
Wayne McGregor si è aggirato tra lavori di Alberto Burri, Piero Manzoni, Lucio Fontana, Mimmo Paladino, Bill Viola e di molti altri protagonisti delle principali tendenze artistiche italiane dal secondo dopoguerra ad oggi, con l’attenzione di un entomologo e con l’entusiamo di chi scopre un luogo affine alla sua sensibilità. I danzatori della sua «Random Dance» hanno fatto altrettanto, appuntandosi impressioni e note su dei piccoli quaderni, ognuno scegliendo un’opera della raccolta da fare propria, da indagare, metabolizzare per poi restituirla al pubblico e agli altri danzatori rimessa al mondo con il proprio corpo, in uno scambio di flussi di energia.
Il coreografo inglese, che si è affermato nel mondo grazie allo studio del rapporto tra danza e nuove tecnologie, è rimasto, inoltre, affascinato dall’architettura brutalista e organicista dell’edificio che accoglie la collezione Maramotti, scelta –si legge nella presentazione- come «risorsa primaria per la creazione di una grammatica attorno al corpo, la cui punteggiatura è costituita da prossimità e distanza prospettica fra performer e spazio e in cui il dialogo fra le parti diviene realmente organico».
Il risultato finale di «Scavenger» sarà, quindi, dato dalla combinazione delle creatività dei danzatori e della visione corale di Wayne McGregor, ai quali si aggiungerà un terzo e innovativo elemento detto becoming: un undicesimo performer virtuale, un software in grado di trasformare le sollecitazioni raccolte dai movimenti dei danzatori in creazione autonoma, visibile su uno schermo e per la prima volta presente live come parte integrante della rappresentazione. Un appuntamento imperdibile, dunque, quello di Reggio Emilia per vedere all’opera Wayne McGregor e per rimanere affascinati dalla sue coreografie: vere e proprie poesie danzate, metafisiche, astratte, quasi allucinate.

Didascalie delle immagini
[Figg. 1, 2 e 3] Wayne McGregor | Random Dance, «Atomos», 2013. Ph. C. Rick Guest with Olivia Pomp; [fig. 4] Wayne McGregor | Random Dance, Prove di «Scavenger». Collezione Maramotti, Reggio Emilia, 2013. Ph. D.Lasagni

Informazioni utili
La Wayne McGregor | Random Dance. «Atomos» - Prima nazionale. Ideazione, direzione e scene: Wayne McGregor; coreografia: Wayne McGregor in collaborazione con i danzatori; musica: A Winged Victory For The Sullen; disegno luci: Lucy Carter; video: Ravi Deepres; costumi: Studio XO. Teatro municipale Valli, piazza Martiri del 7 luglio, 7 - Reggio Emilia. Ingresso: da € 35,00 a € 25,00. Informazioni: tel.  0522.458811. Sito web: http://www.iteatri.re.it/Sezione.jsp?idSezione=2901. Venerdì 15 novembre 2013, ore 20.30 (Festival Aperto 2013). 

Wayne McGregor | Random Dance. «Scavenger»  - prima assoluta. Performance site specific. Ideazione, direzione e coreografia Wayne McGregor. Collezione Maramotti, via Fratelli Cervi, 66 - Reggio Emilia. Ingresso: posto unico € 20,00. Informazioni: tel. 0522.382484. Sito web: http://www.iteatri.re.it/Sezione.jsp?idSezione=2903. Nota: Durante questo weekend, la collezione e le mostre temporanee alla Maramotti saranno accessibili solo agli spettatori dello spettacolo, al termine di ogni performance. sabato 16 e domenica 17 Novembre 2013, ore 16.00 e 19.00 (Festival Aperto 2013)