ISSN 1974-4455 (codice International Standard Serial Number attribuito il 7 marzo 2008) | Info: foglidarte@gmail.com

martedì 7 ottobre 2014

Sulle vette con Eugenio Fasana. La «mitografia di un alpinista» in mostra a Gemonio

È stato tra i primi in Italia a praticare lo sci ad alta quota. Le sue imprese sportive sono entrate nel mito. In meno di trent’anni, dal 1906 al 1935, ha compiuto oltre centoventi ascensioni nelle Alpi Occidentali, Centrali, Dolomitiche, Bavaresi e Bernesi. Il suo nome è legato anche alla storia di importanti protagonisti del Novecento come la regina Maria José, il re Alberto I del Belgio e papa Pio XI, dei quali fu guida alpina esperta. Stiamo parlando di Eugenio Fasana (Gemonio, 1886 – Milano, 1972), vero e proprio pioniere dell’alpinismo moderno, membro autorevole del Cai – Club alpino italiano e della Sem – Società escursionisti milanesi, da ricordare anche per la sua attività di scrittore, giornalista e pittore, che lo vide redigere articoli, saggi, libri, aforismi, poesie e produrre olî, carboncini, chine e fotografie ritoccate con raffinati interventi pittorici.
Alla figura di questo alpinista coraggioso, che fu anche maestro di Vitale Bramani (l’inventore della suola «a carrarmato», realizzata con il procedimento della vulcanizzazione), è dedicata la mostra «Eugenio Fasana. Mitografia di un alpinista», allestita fino a martedì 23 dicembre al Museo civico Floriano Bodini di Gemonio, nell’alto Varesotto, per la curatela di Daniele Astrologo Abadal, Gianni Pozzi e Luca Zuccala. La rassegna –che si avvale dei contributi scientifici di Carlo Caccia, Anna Gasparotto e Marco Ferrazza- presenta tutte le edizioni pubblicate dallo scrittore-alpinista, da «Uomini di sacco e di corda» (Sen, Milano 1926) a «Quando il Gigante si sveglia» (Montes, Torino 1944), da «Cinquant’anni di vita della Società Escursionisti Milanesi» (Sem, Milano 1941) al celebre «Il Monte Rosa. Vicende Uomini e Imprese» (Rupicapra Editore, Milano 1931), poi “scopertinato” e ripresentato come «L’epopea del Monte Rosa» (edizioni L’Eroica, Milano 1934) nella collezione «Montagna» di Zoppi.
Sono presenti lungo il percorso espositivo anche articoli di Eugenio Fasana apparsi su alcuni periodici italiani dedicati alla montagna, come la rivista del «Cai» o «Lo scarpone», e sul quotidiano «La Stampa» di Torino, dove per vari anni il giornalista tenne una rubrica alpinistica.
Nella mostra di Gemonio ci sono, poi, anche una serie di pubblicazioni su Eugenio Fasana come il volume «Grigna assassina» di Marco Ferrazza (Edizioni Vivalda, Torino 2006) o il saggio «Il francescano delle Alpi», edito nel libro «Alpinismo Romantico» di Sandro Prada (Tamari Editori, 1972), o ancora articoli apparsi su riviste specializzate nazionali e internazionali quali, per esempio, «La vie alpine», «Lo Scarpone», «Revue Alpine», «Spiritualità» e «Verbanus».
Nelle sale del Museo Bodini si trovano esposte anche lettere autografe (come l’interessante scambio epistolare con l’abate Henry e quello con Guido Rey), stampe fotografiche, cartine topografiche intelate, medaglie al valore, dattiloscritti, documenti provenienti dagli archivi del comune di Gemonio e dalla parrocchia (tra i quali il registro di nascita e di battesimo), atti sulla cartiera di famiglia, parte dell’attrezzatura sportiva di Eugenio Fasana e un busto in marmo che lo ritrae.
Grande attenzione è data nella mostra anche all’amore dell’alpinista-scrittore per l’arte: accanto a schizzi e dipinti di suo conio, sono visibili alcuni quadri della sua collezione e una serie di fotografie ritoccate con interventi pittorici, oltre ad alcune opere pittoriche con vedute di montagna, firmate, tra gli altri, da Achille Jemoli, Luigi Russolo e Innocente Salvini.
Un ritratto, dunque, a tutto tondo di Eugenio Fasana quello che offre la mostra al Museo Bodini di Gemonio, realtà che merita una visita anche per la sua ricca collezione di sculture, pitture e grafiche, all’interno della quale spiccano i nomi di Leonardo Bistolfi, Giuseppe Grandi e Francesco Messina.

Didascalie delle immagini 
[Fig. 1] Eugenio Fasana in Grignetta nel 1921. Archivio Fasana; [fig. 2] Eugenio Fasana, «Dente del Gigante (Monte Bianco) », 1947. Olio su compensato. Eredi Fasana-Zuccala. Foto: Franco Ricci; [fig. 3] Eugenio Fasana, «Campaniletto», s.d.. Carboncino su carta. Eredi Fasana-Zuccala. Foto: Franco Ricci. 

Informazioni utili 
 «Eugenio Fasana. Mitografia di un alpinista». Museo civico Floriano Bodini, via Marsala, 11 – Gemonio. Orari: sabato e domenica, ore 10.30-12.30 e ore 15.00-18.30. Ingresso: intero € 5,00, ridotto € 3,00. Informazioni: archiviofasana@gmail.com o info@amicimuseobodini.com. sito internet: www.mostrafasana.it. Fino a martedì 23 dicembre 2014.

lunedì 6 ottobre 2014

A Firenze una mostra sui segreti della Cupola del Brunelleschi

«Structura si grande, erta sopra è cieli, ampla da coprire chon sua ombra tutti e popoli toscani»: così Leon Battista Alberti, nel suo trattato « De pictura», descriveva la cupola di Santa Maria del Fiore a Firenze, una delle imprese più significative dell’intero Rinascimento, alla cui edificazione lavorò, tra il 1420 e il 1436, Filippo Brunelleschi, il padre della prospettiva. Rimane ancora oggi avvolta nel mistero la modalità con cui l’architetto fiorentino realizzò la costruzione di questa struttura che, con i suoi quarantatré metri di ampiezza e cinquantaquattro di altezza, è tuttora la più grande cupola in muratura mai edificata.
L’ultimo a provare a dare una risposta a questo quesito è stato Roberto Corazzi, già professore ordinario presso la Facoltà di architettura dell’ateneo fiorentino e tra i massimi conoscitori dell’opera brunelleschiana, che, in collaborazione con Barbara Corazzi, ha curato la mostra «Dalle cupole nel mondo alla Cupola del Brunelleschi», allestita fino a venerdì 10 ottobre nel cinquecentesco Palazzo Coppini, centro studi e incontri internazionali della Fondazione Romualdo Del Bianco e del suo istituto Life Beyond Tourism.
Capace di far credere una cosa per un’altra, Filippo Brunelleschi non lasciò alcuna testimonianza in merito al funzionamento statico del suo capolavoro e le ricerche effettuate finora sono terminate con una vasta bibliografia ricca di ipotesi, ma povera di dati sperimentali.
L’esposizione fornisce al visitatore la possibilità di conoscere, anche attraverso plastici e riproduzioni in scala, gli studi passati e quelli più recenti, curati appunto da Roberto Corazzi, grazie ai quali è stato possibile accertare la composizione dei materiali, l’aspetto strutturale, materico e la geometria che l’artista ideò per realizzare la cupola del duomo fiorentino.
Per tutta la durata della mostra, un gruppo di esperti illustrerà al pubblico i modelli presentati e le varie sezioni, offrendo anche una straordinaria panoramica su costruzioni affini ubicate in Paesi diversi per collocazione geografica, storia, tradizione e fede religiosa. Tra foto, video e documenti sarà, per esempio, possibile studiare cupole come quelle della Basilica di Santa Sofia di Istanbul, di Gol Gumbaz in India, di Sant’Agnese a Roma, della Moschea del Venerdì di Isfahan (in Iran) e della Basilica di San Pietro.
In particolare, la mostra illustra la recente teoria di Roberto Corazzi, secondo cui la realizzazione della cupola è strettamente collegata a un’altra scoperta del Brunelleschi, ovvero quella della prospettiva. In pratica, le stesse tavolette utilizzate dall’artista per studiare proprio la prospettiva, sarebbero servite per verificare lo sviluppo della cupola e per controllarne distanze e proporzioni in fase di realizzazione.
Laserscanner, georadar, tomografia dell'intradosso e dell'estradosso ed endoscopia sono i mezzi messi in campo per avvalorare questa tesi e per passare al setaccio gli embrici delle vele, il marmo dei costoloni, i vuoti delle buche pontaie, i corridoi, le volticciole, le corde blande, fino ad individuare i sesti di quarto e quinto acuto e anche la configurazione delle lesioni.
Secondo questo recente studio, Filippo Brunelleschi avrebbe riprodotto su una tavoletta, caratterizzata da un foro centrale, il progetto da lui elaborato per la cupola. Quindi, esattamente come faceva per i suoi studi prospettici, avrebbe utilizzato una seconda tavoletta con superficie riflettente per “specchiare” il primo disegno, guardandolo attraverso il foro praticato nella prima tavoletta. In questo modo, ponendosi davanti al duomo in costruzione, e “regolando” le dimensioni del riflesso attraverso la maggior o minore distanza fra le due tavolette, sarebbe riuscito a verificare la rispondenza della cupola in costruzione con il disegno stesso.
Sempre secondo il professor Corazzi, questa teoria potrebbe superare le ipotesi dell’utilizzo, da parte del Brunelleschi, di meccanismi ingombranti e difficili da manovrare per le verifiche sul corretto procedere dei lavori e, in particolare, sull'inclinazione della cupola. Una mostra, dunque, interessante quella a Palazzo Coppini per scoprire i segreti di un capolavoro capace di resistere ai fulmini, ai terremoti, al passare dei secoli, e che ancora oggi incanta chiunque lo osservi da lontano.

Didascalie delle immagini
[Fig. 1] Roberto Corazzi con un modellino della Cupola del Brunelleschi; [figg. 2 e 3] Disegno di Roberto Corazzi sulla Cupola del Brunelleschi.

Informazioni utili 
«Dalle cupole nel mondo alla Cupola del Brunelleschi». Palazzo Coppini, via del Giglio, 10 - Firenze.Orari: lunedì-venerdì, ore 10.00-13.00 e ore 15.00-17.00. Ingresso libero. Informazioni: tel. 055.216066.Sito web: www.palazzocoppini.org. Fino al 10 ottobre 2014. 

venerdì 3 ottobre 2014

Faimatathon, una domenica a passeggio tra le bellezze d’Italia

C’è una maratona in Italia che si corre con gli occhi. È la FaiMarathon, iniziativa promossa dal Fai – Fondo per l’ambiente italiano, in collaborazione con il Il Gioco del Lotto e grazie all’aiuto di oltre tremila volontari, che domenica 12 ottobre ritorna, per il terzo anno consecutivo, ad animare oltre centoventi città del nostro Paese.
Chiese, palazzi, teatri, monumenti, negozi storici, cortili, ponti, giardini, luoghi di interesse artistico, paesaggistico e sociale che fanno parte della nostra vita, spesso troppo frenetica per permetterci di conoscere veramente ciò che ci circonda, sono al centro dell'iniziativa, ideata a sostegno della campagna di raccolta fondi «Ricordati di salvare l’Italia», che per l’intero mese di ottobre si propone di sensibilizzare le persone sull’importanza di salvaguardare e, quindi, di consegnare alle generazioni future il nostro patrimonio artistico, monumentale, storico e naturalistico.
La maratona proposta dal Fai, che nella passata edizione ha coinvolto ben 29.000 persone, è, in realtà, una passeggiata non competitiva e adatta a tutte le età, che si propone -raccontano dagli uffici della Cavallerizza di Milano- di far «riscoprire il nostro splendido Paese e i suoi tesori, un patrimonio d'arte e natura unico al mondo e una risorsa preziosa, il motore da cui far ripartire la nostra economia».
«Non correre e scopri l’Italia intorno a te» è lo slogan scelto per questa terza edizione della maratona culturale, che sarà possibile seguire anche grazie alla App disponibile per iPhone e Android, tramite la quale ci si potrà iscriversi alla passeggiata culturale, ricevere gli aggiornamenti in tempo reale, navigare le mappe degli itinerari proposti dalle delegazioni del Fai, sapere chi dei propri amici ha deciso di camminare alla scoperta delle bellezze italiane e, naturalmente, seguire l’evento anche sui social network.
Grande novità di quest’anno è, poi, il torneo di fotografia #scattidifelicità, che premierà i primi cinque classificati: per partecipare basta scaricare l’App, caricare una foto che esprima la propria felicità o raccontare ciò che ci rende felici, convincere utenti e amici a votare il proprio scatto e magari essere tra i fortunati vincitori.
Rimane, inoltre, attivo il vecchio sito www.faimarathon.it, dove poter trovare il proprio itinerario di visita o iscriversi on-line (e con un piccolo risparmio) alla corsa. Per partecipare è sufficiente farsi trovare al punto di partenza prescelto, registrarsi (il costo è di euro 10,00 a persona contro i 4 di chi conferma la propria partecipazione on-line), ritirare il kit del maratoneta che comprende uno zaino, una pettorina, l’itinerario scelto, un biglietto d’ingresso omaggio in uno dei beni della fondazione e un adesivo a sostegno della campagna «Ricordati di salvare l’Italia», e partire alla scoperta delle bellezze italiane che fanno da cornice alla nostra vita quotidiana.
Ma la Faimarathon non è solo una passeggiata, è anche una raccolta fondi finalizzata a progetti di recupero e restauro che permettono di salvare luoghi d’Italia altrimenti abbandonati. «Questo -raccontano dal Fai- non tanto per conservarli “e basta”, vuoti e disabitati, quanto per aprirli al pubblico e farli vivere, proponendo esperienze positive e coinvolgenti».Un'occasione per rendere il nostro Paese più bello.

Informazioni utili 
FaiMarathon.  Italia, sedi varie. Quando: domenica 12 dicembre 2014. Costo della corsa: € 10,00 ai banchi Fai; € 4,00 on-line; gratuita per chi rinnova la propria iscrizione al Fai. Informazioni: Fai, via Carlo Foldi, 2 - Milano, tel. 02.4676151. Siti internet: www.faimarathon.it; http://faimarathon.it/marathons; www.appfaimarathon.it.

giovedì 2 ottobre 2014

Dal Mart di Rovereto alla Fondazione Torino Musei, nuove gallery sulla piattaforma Google Art Project

È il «Movimento d’uccello» di Fortunato Depero, colorato capolavoro futurista dalle forme astratto-geometriche datato 1916, ad aprire la galleria virtuale del Mart – Museo d’arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto, da poco entrato a far parte del Google Art Project, la piattaforma sviluppata per preservare e ammirare on-line le opere d'arte e gli interni dei più importanti musei al mondo, alla quale hanno finora aderito importanti realtà come la Tate Gallery di Londra, il Metropolitan museum of art di New York, gli Uffizi di Firenze e i Musei capitolini di Roma.
Più di duecento le opere del Mart attualmente inserite sul sito, tutte fotografate dallo staff del Google Cultural Institute con tecnologie avanzate e pubblicate con una risoluzione in gigapixel (7 miliardi di pixel) che consente agli internauti di conoscere e studiare in modo approfondito le collezioni del museo, annullando le distanze geografiche.
Si possono così visionare capolavori di una ventina di importanti artisti nazionali e internazionali che hanno operato dalla fine dell’Ottocento ad oggi, a cominciare dai futuristi Giacomo Balla, Fortunato Depero, Umberto Boccioni, Gino Severini e Luigi Russolo, per passare, poi, ad autori quali Giovanni Segantini, Francesco Hayez, Pablo Picasso, Salvador Dalí, Jean-Michel Basquiat, Keith Haring, Vasilij Kandinsky, Alighiero Boetti e Michelangelo Pistoletto.
Attraverso la funzionalità Street View, i visitatori hanno, inoltre, l’opportunità di effettuare un tour virtuale nelle gallerie del museo immergendosi in una vera e propria visita scandita da fotografie a 360°.
La realtà trentina, guidata da Cristina Collu, conferma così il proprio impegno a favore dell’accessibilità dei contenuti culturali. Un impegno, questo, che negli ultimi tre anni ha portato il Mart ad essere uno dei musei internazionali più attivi e seguiti sui social network, in grado di coinvolgere community virtuali e sviluppare progetti di web communication, anche grazie alla copertura wi-fi in tutta la struttura e al recente invito a fotografare le opere esposte e a postare i propri scatti su twitter, facebook, instagram, pinterest, flickr e spotify.
Sulla piattaforma Google Art Project è da poco approdata anche la Fondazione Torino Musei, che ha inserito un primo corpus di duecentoottanta immagini ad alta risoluzione presenti negli allestimenti dei suoi quattro spazi espositivi: la Gam – Galleria civica d’arte moderna e contemporanea, Palazzo Madama, il Mao – Museo d’arte orientale e il Borgo medioevale.
Di sicuro interesse per gli studiati sono le riproduzioni in gigapixel di tre capolavori appartenenti alle collezioni torinesi: «Orange Car Crash (Orange Disaster) (5 Death 11 Times in Orange)» di Andy Warhol, la «Madonna con bambino sul trono con quattro angeli» (1475-1480) di Giovanni Maria Spanzotti e una Thang-ka tibetana raffigurante un mandala del XV-XVI secolo.
Per la Gam sono state caricate sulla piattaforma di Google Art Project cinquantasei immagini in alta risoluzione dei principali capolavori presenti nei percorsi tematici del museo, tra i quali si ricordano opere di Fontanesi, Pellizza da Volpedo, Modigliani, Morandi e Casorati, per giungere a lavori di esponenti dell'Arte povera come Giulio Paolini, Mario Merz e Alighiero Boetti. Mentre le oltre ottanta immagini ad alta risoluzione di Palazzo Madama testimoniano la ricchezza e la varietà del patrimonio custodito nel museo, dove è possibile ammirare testimonianze artistiche di Gaudenzio Ferrari e Giovanni Battista Crosato, ma anche lavori noti come l’enigmatico «Ritratto d'uomo» di Antonello da Messina o alcune raffinate miniature di Jan van Eyck, senza dimenticare le preziose manifatture appartenenti alle collezioni di arte decorativa.
Per il Mao sono state, invece, caricate novanta immagini ad alta risoluzione che abbracciano tutte le aree storico-geografiche rappresentate nelle collezioni del museo. Tra i lavori disponibili sulla piattaforma si ricordano il celebre «Tughra di Solimano», esposto nella galleria dei Paesi islamici dell'Asia, e un rarissimo esemplare di albero delle monete di epoca Han, visibile nella galleria cinese.
Completa la presenza della Fondazione Torino Musei sulla piattaforma Google Art Project il tour virtuale sul Borgo e la Rocca medievale, arricchito da cinquantuno immagini storiche ad alta risoluzione provenienti dall'Archivio fotografico della fondazione, che documentano l'evoluzione del complesso nato quale sezione di arte antica dell'Esposizione generale italiana di Torino del 1884.
Un tool digitale, quindi, sempre più ricco quello di Google che permette agli utenti collegati da ogni parte del mondo di avvicinarsi alle opere d’arte, ai reperti storici e ai manufatti artistici, con un semplice click, scoprendone i dettagli più nascosti, spesso invisibile ad occhio nudo.

Didascalie delle immagini 
[fig. 1] Il Mart di Rovereto sulla piattaforma Google Art Project; [fig.2] Il Mao di Torino sulla piattaforma Google Art Project; [fig. 3] La Gam di Torino sulla sulla piattaforma Google Art Project.

Vedi anche 
I Musei civici veneziani sul Google Art Project 

Informazioni utili 
https://www.google.com/culturalinstitute/project/art-project?hl=it

mercoledì 1 ottobre 2014

«Invito a Palazzo», un sabato tra i tesori della banche italiane

Luoghi di lavoro e scrigni d’arte: le sedi storiche delle banche italiane, edifici disseminati lungo tutto il territorio nazionale e nelle cui stanze si celano molti capolavori del nostro patrimonio storico-artistico, aprono le proprie porte per la tredicesima edizione di «Invito a Palazzo», manifestazione promossa dall’Abi – Associazione bancaria italiana per tutta la giornata di sabato 4 ottobre, sotto l’Alto patronato del Presidente della Repubblica italiana e con il patrocinio del Ministero dei Beni e delle Attività culturali e del Turismo e del Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca.
Un piccione viaggiatore in abiti settecenteschi è l’immagine ufficiale della prossima edizione, i cui numeri dimostrano come questa iniziativa di promozione culturale cresca di anno in anno: ottantaquattro, infatti, gli edifici che sarà possibile visitare, nove dei quali accessibili per la prima volta, cinquantaquattro gli istituti di credito italiani coinvolti e quarantacinque le città che offriranno al proprio pubblico un ricco calendario di iniziative ad ingresso gratuito, da visite guidate in italiano e in inglese a concerti e mostre tematiche.
Roma si presenta coma la grande protagonista di questa edizione di «Invito a Palazzo» con ben nove luoghi visitabili, tra i quali palazzo Altieri, la Filiale romana della Banca di Sassari nel complesso del monastero di Santa Susanna, la Cappella del palazzo del Monte di Pietà e la direzione generale della Bnl, la cui quadreria annovera capolavori quali «Giuditta ed Oloferne» del Lotto, «La Madonna Albani» del Barocci, un «Capriccio» del miglior Canaletto.
Seguono a ruota Torino e Milano con cinque edifici visitabili a testa. Nel capoluogo piemontese, oltre ai palazzi Bricherasio, Perrone e Turinetti, sarà possibile visitare il Museo del risparmio di Intesa San Paolo, un luogo pensato per i bambini e i ragazzi in cui è possibile avvicinarsi al concetto di risparmio e investimento con un linguaggio semplice, ma non banale. Mentre all’ombra della Madonnina, oltre alla Gallerie d’Italia in piazza Scala, merita una visita la sede della banca Cesare Ponti, aperta per la prima volta al pubblico, dove è conservata la grande tela «Maria Stuarda che sale al patibolo» di Francesco Hayez e nella quale, grazie ai vetri smerigliati sugli sportelli decorati da festoni Liberty, si respira un’atmosfera ottocentesca.
Un’altra proposta interessante nel capoluogo lombardo è quella della Deutsche Bank che, con la collaborazione di Corsi arte e la curatela di Angela Madesani, propone nella sede di via Turati la mostra «Fotografie d’autore» (visitabile previo accreditamento), con una selezione di opere della collezione permanente, il cui tema ispiratore è il «viaggio in Italia» e tra le quali si trovano lavori di Luigi Ghirri, Candida Höfer, Heidi Specker, Martin Liebscher e Adrian Paci.
Da Spoleto (con palazzo Zacchei Travaglini) a Fano (con lo Spazio XX Settembre di palazzo Bambini), da Mantova (con palazzo Strozzi) a Frosinone (con la filiale della Banca popolare di Cassino), da Bergamo (con la sede della Banca popolare) a Firenze (con il Banco di Desio e della Brianza) sono, poi, molte anche le città che propongono al pubblico la visita di edifici mai prima d’ora accessibili e in alcuni casi freschi di restauro e ricchi di testimonianze artistiche da non perdere.
Tra le tante proposte si segnala anche quella del Credem di Reggio Emilia che apre le porte di Palazzo Spalletti Trivelli, al cui interno si trovano rovine romane, una rarissima raccolta d’arte orientale e una collezione di pittura antica del ‘500, del ‘600 e del ‘700, oltre alla nota «Sibilla Cimmeria» del Guercino (1638).
Mentre tra le mostre in cartellone meritano una visita le installazioni di Gionata Xerra ad Acireale e l’esposizione dei bozzetti disegnati dall’artista Pinuccio Sciola per la realizzazione della scenografia della «Turandot», in scena al teatro Lirico di Cagliari tra giugno e agosto 2014,  visibile alla Banca di Sassari. Tante, dunque, le proposte messe in cantiere dall’Abi – Associazione bancaria italiana per scoprire come la cultura sia il vero motore del nostro Paese.

Didascalie delle immagini
[Fig. 1] Locandina della tredicesima edizione di «Invito a Palazzo»; [fig. 2] Palazzo Spalletti Trivelli a Reggio Emilia, sede del Credem, tra gli edifici aperti per «Invito a Palazzo»; [fig. 3] Hall del Palazzo Turati di Milano, sede della Deutsche Bank. © Giorgio Benni.  

Informazioni utili
«Invito a Palazzo». Italia, sedi varie. Quando: sabato 4 ottobre 2014, dalle ore 10.00 alle ore 19.00. Informazioni: Abi – Associazione bancaria italiana, tel. 06.67671 o invitoapalazzo@abi.it. Sito internet: http://palazzi.abi.it o https://www.facebook.com/InvitoAPalazzo