ISSN 1974-4455 (codice International Standard Serial Number attribuito il 7 marzo 2008) | Info: foglidarte@gmail.com

martedì 11 ottobre 2016

«Wonderland», la storia di Alice in un super musical firmato dall'oratorio San Filippo di Busto

Il Cappellaio matto, la Regina di cuori, il Bianconiglio e molti altri buffi personaggi nati dalla fantasia di Lewis Carroll per un viaggio tra i misteri e i paradossi del «Paese delle meraviglie». Inizia così la stagione 2016/2017 del cinema teatro Manzoni di Busto Arsizio, intitolata «Mettiamo in circolo la cultura» e inserita nel cartellone cittadino «Ba Teatro».
Venerdì 14 ottobre, alle ore 21, la sala di via Calatafimi apre le porte al Gat – Gruppo animazione teatrale dell’oratorio «San Filippo Neri», legato alla parrocchia di San Michele Arcangelo, e al suo musical «Wonderland», per la regia di Daniele Nunziata e Omar Picchi e con le coreografie di Gaia Merlo ed Elena Pinciroli.
Lo spettacolo -in replica sabato 15 ottobre, sempre alle ore 21- vedrà impegnati a recitare, ballare e cantare oltre cinquanta ragazzi di età compresa tra i 15 e i 25 anni, che porteranno il pubblico al cospetto del Brucaliffo, del Bianconiglio e di tanti altri personaggi che Alice, ormai diventata grande, ritroverà nel suo nuovo viaggio tra i misteri e le bizzarrie del «Paese delle meraviglie».
«Wonderland», già presentato con successo lo scorso aprile, muove i passi dalla storia di Lewis Carroll, che ha da poco festeggiato il centocinquantesimo anniversario della pubblicazione, prendendo spunto anche dalla rivisitazione cinematografica del 2010 firmata da Tim Burton, ma soprattutto dal copione di un musical di successo a Broadway, tradotto per la prima volta in italiano.
«Alice Stentson -si legge nella sinossi dello spettacolo, le cui due repliche veleggiano ormai verso il sold out- è appena arrivata a New York con la figlia Chloe, al seguito del marito Jack, lì trasferitosi per ragioni di lavoro. I continui trasferimenti della famiglia rendono Chloe particolarmente triste e Alice rassegnata a ricercare continuamente nuove motivazioni per poter rimanere accanto al marito, ritenuto inconcludente e confusionario. Avvolta in questi pensieri e riflessioni, Alice si addormenta, per poi essere svegliata di soprassalto da strani personaggi che non riconosce, ma che la accolgono con entusiasmo ed estremo interesse nel fantastico mondo di Wonderland. Da quando Alice li ha lasciati, da bambina, molte cose sono cambiate, ma non in meglio, e, forse, il suo ritorno può rimettere tutto a posto».
La stagione teatrale del Manzoni di Busto Arsizio, il cui cartellone è stato curato da Maria Ricucci dell’agenzia InTeatro di Opera (Milano), proseguirà nella serata di mercoledì 23 novembre con la commedia «Il bagno» di Astrid Veillon, nell’adattamento di Beatriz Santana e Pilar Ruiz Gutiérrez e nella traduzione italiana di David Conati (biglietti in vendita da mercoledì 16 novembre a € 30,00 per la poltronissima, € 26,00 o € 24,00 per la poltrona, € 25,00 o € 23,00 per la galleria). Si tratta di «uno spettacolo divertente e sincero -si legge nella presentazione-, diretto con intelligenza da uno dei registi più interessanti e prolifici della scena spagnola, Gabriel Olivares, che promette tante risate e un cast di donne eccezionali». Sul palco della sala bustese di via Calatafimi salirà, infatti, Stefania Sandrelli, con la figlia Amanda e Claudia Ferri.
Energia, passione e sano divertimento aprono, quindi, la nuova stagione del Manzoni di Busto, una sala di comunità a caccia di nuovo pubblico, ma con un bacino di oltre trecento spettatori, che ne fanno il teatro non solo più capiente, ma anche più frequentato della città.

Per saperne di più
Al teatro Manzoni di Busto una stagione all'insegna della cultura 

Informazioni utili
«Wonderland». Cinema teatro Manzoni, via Calatafimi, 5 - Busto Arsizio (Varese). Ingresso: intero € 10,00, ridotto € 5,00, riservato ai bambini fino ai 5 anni. Informazioni: tel. 0331.677961 (dal lunedì al venerdì, dalle 17.00 alle 19.00, e in orario serale), info@cinemateatromanzoni.it. Sito internet: www.cinemateatromanzoni.it. Venerdì 14 e sabato 15 ottobre 2016, dalle ore 21.00. 

venerdì 7 ottobre 2016

Busto Arsizio, al teatro Manzoni una stagione all'insegna della cultura

«Mettiamo in circolo la cultura» è il filo rosso che cuce la nuova stagione del cinema teatro Manzoni di Busto Arsizio, inserita nella rassegna cittadina «BA Teatro».
Dal prossimo 14 ottobre al 21 aprile 2017 sul palco di via Calatafimi, la sala più capiente della città, si succederanno, infatti, otto spettacoli teatrali capaci di accontentare i gusti di un pubblico eterogeneo, con l’intento di avvicinare nuovi spettatori alla programmazione del teatro, che già vanta un bacino di quasi trecento abbonati.
 Commedia brillante, prosa classica e di impegno civile, comicità, cine-cabaret e musical sono solo alcuni dei generi scenici che compongono il cartellone, nel quale spiccano i nomi di conosciuti e apprezzati protagonisti del teatro italiano come Stefania e Amanda Sandrelli, Enzo De Caro, Anna Galiena, Sebastiano Somma e Renato Pozzetto, accanto a quelli di compagnie emergenti del territorio.

Dalla Galiena a Pozzetto, spettacoli per tutti i gusti
Ad aprire il sipario sarà, nella serata di venerdì 14 ottobre (con replica sabato 15), il musical «Wonderland», a cura del G.A.T. - Gruppo di animazione teatrale dell’oratorio «San Filippo Neri» di Busto Arsizio. Oltre cinquanta ragazzi dai 15 ai 25 anni accompagneranno il pubblico alla scoperta delle nuove avventure di Alice, il personaggio ideato da Lewis Carroll che, raggiunta ormai l’età adulta, si ritroverà ancora una volta a viaggiare nel paese delle meraviglie. Firma la regia dello spettacolo Daniele Nunziata, con Omar Picchi; le coreografie sono a cura di Gaia Merlo ed Elena Pinciroli. La stagione proseguirà nella serata di mercoledì 23 novembre con la commedia «Il bagno» di Astrid Veillon, nell’adattamento di Beatriz Santana e Pilar Ruiz Gutiérrez e nella traduzione italiana di David Conati: «uno spettacolo divertente e sincero -si legge nella presentazione-, diretto con intelligenza da uno dei registi più interessanti e prolifici della scena spagnola, Gabriel Olivares, che promette tante risate e un cast di donne eccezionali». Sul palco del teatro Manzoni di Busto Arsizio salirà, infatti, Stefania Sandrelli, con la figlia Amanda e Claudia Ferri.
 Martedì 6 dicembre sarà, quindi, la volta di Enzo De Caro e Anna Galiena con «Diamoci del tu», una commedia contemporanea del pluripremiato drammaturgo canadese Norm Foster, per l’adattamento di Pino Tierno e la regia di Emanuela Giordano. Il testo drammaturgico, del 2012, racconta la storia di due solitudini, quella di un uomo e di una donna, di uno scrittore di successo e della sua domestica, che da anni vivono sotto lo stesso tetto, senza dividere affetti e intimità, condividendo solo le incombenze quotidiane.
Il nuovo anno porterà sul palco di via Calatafimi «I reattori», compagnia bustese nata nel 2007 che, nella serata di venerdì 13 gennaio 2017, metterà in scena «Un inganno tira l’altro», commedia liberamente ispirata al testo «A.A.A. segretaria tuttofare cercasi» di Valerio Di Piramo. Lo spettacolo, per la regia di Marco Cirigliano, è «ad alto tasso comico» e «parla -si legge nella sinossi- «di diamanti, imbrogli e malintesi, ma soprattutto di faide familiari innescate dalla lettura di un testamento».
Di differente genere la pièce che giovedì 16 febbraio 2017 vedrà in scena Sebastiano Somma: «Uno sguardo dal ponte» di Arthur Miller, nella traduzione di Masolino D’Amico, per la regia di Eugenio Maria Lamanna e con le musiche di Pino Donaggio. Il testo drammaturgico, del 1955, riprende realisticamente una delle pagine più drammatiche del sogno americano vissuto da milioni di italiani approdati nella New York degli anni Cinquanta alla ricerca di un futuro migliore. Lo scrittore americano racconta –si legge nella presentazione- «la miseria degli immigrati italiani, la loro difficoltà ad adattarsi al nuovo mondo, l’incapacità di comprendere un sistema di leggi che ritengono differente dall’ordine naturale delle cose e, soprattutto, la vacuità del sogno americano».
Riflettori puntati, poi, su Renato Pozzetto che venerdì 3 marzo 2017 porterà in scena sul palco bustese di via Calatafimi, insieme con un’orchestra di quattro elementi che interpreterà canzoni come «Bella bionda» e «Nebbia in Val Padana», lo spettacolo «Siccome l’altro è impegnato». Si tratta di un nuovo e originale esperimento teatrale, il cine-cabaret, con il quale il comico lombardo propone «un viaggio dentro tutte le sue più celebri risate con videoproiezioni e commenti, inediti e stralci dei suoi più famosi successi cinematografici, in un percorso artistico che attraversa dieci anni di cabaret, quindici anni di teatro e trent’anni di cinema».Giovedì 23 marzo 2017 sarà la volta di due campioni della comicità italiana, Gianluca Ramazzotti e Antonio Cornacchione, con «Ieri è un altro giorno», versione italiana a firma di Luca Bercellona e David Conati di una divertente commedia francese scritta da Silvain Meyniac e Jean Francois Cros, vincitrice del Premio Molière nel 2014, che vede alla regia Eric Civanyac.
A chiudere la stagione sarà «Bedda Maki – Come reSUSHItare il ristorante e vivere felici» di Chiara Boscaro e Marco Di Stefano, testo vincitore della IV edizione del concorso «Una commedia in cerca d'autori», con il quale il Manzoni prosegue la propria collaborazione con il teatro Martinitt di Milano e con altre sale di comunità del territorio. Lo spettacolo, in agenda per la serata di venerdì 21 aprile 2017, narra le vicissitudini di un ristorante siciliano a Milano che, per sconfiggere la crisi, cerca di trasformarsi in un’azienda di ristorazione particolarmente all’avanguardia. Con una scrittura comica e fluida, vengono raccontati «problemi mai risolti tra il nostro Nord e il nostro Sud, sulla crisi delle attività commerciali, sulla cucina Italiana Doc, sulla spasmodica ricerca del nuovo ’a tutti i costi’, sull’improbabile culto del mondo degli chef e molto altro». Firma la regia Roberto Marafante.

Non solo teatro, in agenda anche film e didattica 
Un cartellone, dunque, di qualità, capace di suscitare riflessione e offrire conoscenza, quello studiato per la nuova stagione del cinema Manzoni di Busto Arsizio, che, accanto alla consueta programmazione di prime visioni cinematografiche,  proporrà anche una nuova edizione della rassegna «Mercoledì d’essai», inserita nel progetto «Sguardi d’essai – Sale cinematografiche culturali a Busto Arsizio». Dieci i titoli già fissati, in agenda fino al prossimo 18 gennaio in doppia proiezione, alle ore 16 e alle ore 21. Dopo l'avvio di stagione con «Mister Chocolat» di Roschdy Zem, si proseguirà con: «Fiore del deserto» di Sherry Horman (mercoledì 19 ottobre), «Gli invisibili» di Oren Moverman (mercoledì 26 ottobre), «Truman – Un vero amico è per sempre» (9 novembre 2016), «Land of mine - Sotto la sabbia» di Martin Zandvliet (16 novembre 2016), «Il piano di Maggie – A cosa servono gli uomini» di Rebecca Miller (30 novembre 2016), «Sole alto» di Dalibor Matanic (14 dicembre 2016), «Les Souvenirs» di Jean-Paul Rouve (21 dicembre 2016), «Un ultimo tango» di German Kral (11 gennaio 2017) e «Ma ma» di Julio Medem (18 gennaio 2017).
Novità della stagione 2016/2017 è il lancio di una scuola multidisciplinare di teatro per studenti delle scuole di ogni ordine e grado, promossa dall’associazione «Culturando». Due i laboratori teatrali in programma, animati da un affiatato gruppo di professionisti specializzati in differenti discipline dello spettacolo: Davide De Mercato (recitazione e dizione), Gerry Franceschini (regia e recitazione), Stefano Montani (recitazione), Annamaria Sigalotti (scrittura creativa e analisi del testo) ed Elisa Vai (danza e movimento corporeo).
Il laboratorio per i più piccoli, ovvero per i bambini delle scuole primarie e secondarie di primo grado (dai 6 ai 13 anni), si intitola «Attori in erba». Le lezioni si terranno una volta a settimana, in orario non scolastico: il venerdì pomeriggio, dalle ore 16.45 alle ore 18.45, con ingresso a partire dalle ore 16.30 e uscita entro le ore 19.00.
«Tutti all’opera con…Gioachino Rossini e Lele Luzzati» è il tema scelto per questa prima edizione del laboratorio, ideata con l’intento di avvicinare i più piccoli al mondo del teatro e dell’opera lirica attraverso la figura del «cigno di Pesaro» e alcune delle sue opere più importanti come «Il barbiere di Siviglia», «La cenerentola», «Guglielmo Tell» e «La gazza ladra», rivisitate anche attraverso le illustrazioni di Lele Luzzati e di altri artisti contemporanei. Durante il laboratorio, nell’arco di trenta moduli didattici di due ore e trenta ciascuno, i bambini impareranno anche l’ABC del mondo della scena, scoprendo i primi rudimenti di recitazione e uso della voce, danza ed espressività corporea, scrittura creativa e musica. Il corso prevede, inizialmente, una serie di esercizi di conoscenza e di improvvisazioni su alcuni capolavori della cosiddetta letteratura infantile; gli allievi analizzeranno, quindi, la vita e l’opera di Gioachino Rossini e si cimenteranno nella stesura del testo drammaturgico in vista del saggio-spettacolo di fine anno, previsto per la serata di martedì 9 maggio 2017, alle ore 21.00, al teatro Manzoni di Busto Arsizio.
Il laboratorio riservato agli adolescenti dai 13 ai 21 anni, intitolato «I giovani artisti», analizzerà, invece, gli «Esercizi di stile» di Raymond Queneau, nella traduzione di Umberto Eco. Le lezioni, in tutto venticinque di due ore ciascuna, si terranno, a partire dal 3 ottobre e fino a martedì 2 aprile 2017 (giorno del saggio di fine anno), una volta a settimana, in orario non scolastico: il lunedì pomeriggio, dalle ore 17.00 alle ore 19.00. Le iscrizioni ai due corsi rimarranno aperte per tutto il mese di ottobre.
Un programma, dunque, di spessore quello promosso dal cinema teatro Manzoni di Busto Arsizio, una sala, per usare le parole di don Federico Cinocca, che è molto più di un cinema e di un teatro: «è un luogo di generosità, dove il tempo speso gratuitamente da molti volontari diventa Kairos, tempo opportuno a servizio della bellezza».

Informazioni utili
Cinema teatro Manzoni, via Calatafimi, 5 - Busto Arsizio (Varese), tel. 0331.677961 (dal lunedì al venerdì, dalle 17.00 alle 19.00, e in orario serale), info@cinemateatromanzoni.it. Sito internet: www.cinemateatromanzoni.it


giovedì 6 ottobre 2016

«Ho visto un re», nove artisti e l’alcantara in mostra a Milano

Nove artisti internazionali provenienti da diversi mondi creativi dialogano, negli spazi del Palazzo Reale di Milano, con un materiale innovativo e di incredibile versatilità come l’alcantara. L’Appartamento del Principe ospita, fino al prossimo 23 ottobre, la mostra «Ho visto un re», a cura di Davide Quadrio e Massimo Torrigiani.
L’immaginario fiabesco con re, regine, principi e principesse, ranocchi e labirinti anima dieci sale della residenza meneghina, uno dei palazzi più prestigiosi della città, grazie ad opere site specific che danno vita a un intreccio tra arte, teatro, suono e moda, a un’esposizione giocosa e sorprendente che viaggia sui binari dell’immaginazione.
Ad aprire l’esposizione è «Skinned» di Gentucca Bini, un lavoro sul disturbo, sull’errore che crea distorsioni, rivelazioni indesiderate, lasciando che si veda quello che non si dovrebbe. In questo caso, lo strato sottostante alle decorazioni: un fittizio muro di cemento armato. Realizzata mediante fotografie ad altissima risoluzione stampate su alcantara, l’opera dialoga con il primo episodio di «Giochi per un principe» di Maurizio Anzeri: due grandi mani, ricoperte da un lato di alcantara e dall’altro di materiale specchiante, che giocano con lo spazio e con noi, riflettendoci e distorcendoci.
La seconda stanza è dedicata a due lavori di Arthur Arbesser che ci immergono in due favole classiche ri-raccontate. «Il principe ranocchio» è una fontana rivestita di alcantara stampata con un motivo a nuvole, nella cui acqua ognuno si può specchiare, interpretando fugacemente i ruoli della principessa o del principe. Nell’opera «Il re nudo», le sei figure degli scacchi, di proporzioni umane e agghindate con accessori in alcantara disegnati da Arbesser, seguono le mosse nostre e del re, solitario e spoglio.
Protagonista delle due stanze che ospitano le opere di Francesco Simeti è, invece, il teatro. Qui i visitatori entrano in una narrazione tutta scenografica. Il primo dei suoi interventi, intitolato «Xanadu» –come la città edificata da Kublai Khan e raccontata da Marco Polo– è costituito da una serie di quinte, statiche e in movimento, fregiate da stampe di viaggi esotici verso terre lontane, che si incrociano e confondono, come in un teatrino settecentesco. Per la seconda delle sue stanze, Simeti ha, invece, realizzato «Cistula catottrica»: una scatola ottagonale rivestita in alcantara goffrata al cui interno un gioco di specchi deforma e moltiplica i manufatti realizzati dall’artista. Illusioni ottiche nelle quali l’architettura e i fregi dell’appartamento si rifrangono, come nei disegni visionari di Simeti.
Nella stanza successiva si trova l’opera di Matthew Herbert, «Unconcealed», che ricrea uno spazio intimo in cui ci è chiesto un gesto essenziale: sedersi su una sedia. Da questa, rivestita di alcantara rossa e illuminata da un occhio di bue, emergono le voci di chi lavora nello stabilimento e negli uffici di alcantara. Le storie del fantastico s’intrecciano con quelle del reale in una condivisione delle vite passate, presenti e future degli uomini e delle donne che rendono materialmente possibile il seme stesso di questo progetto. Nella sesta stanza torna Gentucca Bini con «Frange reali». Alcantara, stampata iperrealisticamente e successivamente sfrangiata e accartocciata, ricopre le pareti e i pavimenti della sala fittamente decorata riproducendo i motivi decorativi di un’altra delle sale dell’appartamento del principe, in modo che l’articolazione decorativa degli interni diventi visibile solo attraverso un’interazione diretta con noi, gli spettatori dell’opera.
Nella settima stanza il fotografo giapponese Taisuke Koyama esplora la morfologia dell’alcantara attraverso riproduzioni fotografiche macroscopiche, appropriandosi delle forature geometriche applicabili al materiale. Una parete a Z è completamente rivestita di stampe fotografiche su alcantara e su carta Hahnemühle; tutt’intorno, tre grandi elementi verticali creano un’illusione ottica che rende il materiale indistinguibile dalla sua riproduzione. Mentre i grandi specchi che decorano la stanza moltiplicano relazioni e rimandi.
«Giochi per un principe» di Maurizio Anzeri torna a riempire l’appartamento nell’ottava stanza. Grandi volti stilizzati si sovrappongono tra loro, rivestiti in alcantara di diverse tonalità di blu e marrone, come arazzi o stendardi, perimetrando la sala. Un grande paravento centrale, anche questo composto di volti, incombe su di noi, seducente e inquietante insieme, come sanno essere le favole.
Paola Besana, per la nona stanza, con «Notti a palazzo» crea un nido familiare che intreccia la sua storia personale a quella di Palazzo Reale. L’appartamento del principe, percepito dall’artista come luogo raramente abitato e vissuto, si trasforma con il suo intervento in un luogo intimo. Due letti appartenuti alla sua famiglia –in stile Restaurazione, lo stesso dell’ultimo intervento di arredo dell’appartamento– sono circondati da una lunga fascia di alcantara stampata con il distintivo motivo degli arazzi di Besana, con inserti di fettuccia intrecciata, quasi a volerli proteggere. L’opera si appropria con delicatezza dello spazio, restituendogli una dimensione calda e domestica.
A chiudere il percorso espositivo «Ci ha visto un re», l’opera a quattro mani di Adrian Wong & Shane Aspegren, una nuova occasione di perderci – questa volta letteralmente– nelle potenzialità di alcantara. La stanza è, infatti, trasformata in un labirinto articolato che impedisce di raggiungere la guardia reale, della quale spuntano al di sopra dei cespugli e delle mura, ricoperti di foglie e festoni in alcantara tagliata a laser, solo cappello e baionetta. La guardia è solo il primo dei personaggi di un’immaginaria corte che, interpretati da attori, animano inaspettatamente l’ambiente, trasformando tutta la mostra in un atto performativo.

Informazioni utili
«Ho visto un re». Palazzo Reale, piazza Duomo, 12 – Milano.  Orari: lunedì, ore 14.30-19.30; martedì-domenica, ore 9.30-19.30; giovedì e sabato, ore 9.30-22.30. Ingresso gratuito. Informazioni: tel. 02.88445181. Sito internet: www.palazzorealemilano.it. Fino al 23 ottobre 2016.

mercoledì 5 ottobre 2016

Dall’anello di Cupra alle donne di Segantini e Van Gogh: in mostra a Fermo l’iconografia femminile

Racconta l’iconografia femminile dalla preistoria alla contemporaneità la mostra «L’anello di Cupra», a cura di Marcello Smarrelli, allestita fino al 23 ottobre nelle storiche sale del Palazzo dei Priori a Fermo.
Il titolo della rassegna sottende un percorso denso di suggestioni, storie e immagini attraverso reperti archeologici, opere pittoriche, sculture e installazioni di grandi artisti italiani e internazionali come Jacobello del Fiore, Peter Paul Rubens, Francesco Hayez, Vincent Van Gogh, Giovanni Segantini, Gaetano Previati, Adolfo De Carolis, Mario Giacomelli, Osvaldo Licini e Vanessa Beecroft.
I manufatti in mostra provengono in gran parte dalla Galleria d’arte moderna di Milano, ma la mostra attinge anche alle collezioni pubbliche e private di Fermo e del suo territorio, nell’ottica di valorizzazione del ricco patrimonio culturale delle Marche. Ne risulta un’esposizione concentrata e ricca di senso, un viaggio nella storia della rappresentazione della figura femminile, uno dei temi più cari all’arte di tutti i tempi, in cui le preziose opere della collezione permanente del Palazzo dei Priori entrano in un serrato dialogo con i capolavori provenienti dai vari prestiti.
La mostra prende spunto dalla dea Cupra, partendo dall’anellone a nodi, un unicum nel suo genere che spicca per importanza nelle collezioni fermane, ritrovamento archeologico associato alle donne picene. L’opera con i suoi caratteristici nodi, di cui ancora oggi non si comprende totalmente l’uso e il significato, viene assunto a icona della femminilità e nella sua simbolica circolarità diventa il punto di partenza e l’immagine stessa del percorso espositivo. La dea Cupra, per caratteristiche e iconografia, precorre la nascita di Venere, ritenuta l’anello di congiunzione tra tutte le immagini di donne -a partire dalla dea sumera Inanna e dalla babilonese Ishtar- che, a sua volta, lascerà in eredità parte dei suoi attributi iconografici alla figura monoteista e cristiana della Vergine Maria.
Una vasta e consolidata bibliografia traccia il profilo di una dea-matrice, una Grande Madre o una Grande Dea che indenne attraversa il tempo e la storia di molti popoli, fino ad approdare alla concezione stessa di matriarcato di età moderna.
Le teorie filologiche ed archeologiche più attuali confutano questo modello, riferendo dell’esistenza non di una, ma di numerose figure divine femminili all’interno dei pantheon antichi, ciascuna Grande e distinta dalle altre.
La mostra presenta ritratti e modelli di femminilità molto diversi: la dea progenitrice, la vergine, la santa, la prostituta, la profetessa, la regina, la femme fatale, l’eroina e la madre. Il visitatore si trova così a confronto con una visione trasversale della figura femminile che abbraccia tutte le epoche. Accanto alla visione storico-iconografica della donna, raccontata attraverso opere come «La Maddalena penitente» di Francesco Hayez o «Le due madri» di Giovanni Segantini, la rassegna fermese concentra la propria attenzione sull’idea della terra (Gea), rappresentata idealmente dal grande Mappamondo conservato nella Biblioteca di Fermo, realizzato dal cartografo Amanzio Moroncelli nel 1713.
Anche l’allestimento rispecchia la visione circolare dell’anello: il cerchio diventa punto di vista formale e visivo di unione tra opere molte conosciute ed altre da scoprire. Un segno di infinito che racconta, sotto una nuova luce, storie intense ed emozioni grazie a un insolito e rivelatore punto di vista. Il tutto è immerso all’interno dell’opera sonora «Veni Echo» dell’artista Matteo Nasini, realizzata appositamente per questa mostra.
Tra i pezzi più significativi in esposizione meritano una segnalazione anche il pastello su cartone telato «La quiete» di Gaetano Previati, l’olio su tela «Adorazione dei pastori» di Rubens e l'acquerello «Les bretonnes et le pardon de Pont Aven» di Van Gogh e l’opera «Amalassunta su fondo blu» di Osvaldo Licini.
La mostra è arricchita da una pubblicazione con testi del curatore Marcello Smarrelli, della giornalista Alessandra Mammì, del docente universitario Lorenzo Braccesi, della curatrice e archeologa Raffaella Frascarelli. Un ricco apparato con descrizioni e immagini delle opere offre al visitatore gli strumenti per una lettura chiara e approfondita del progetto espositivo che riflette sulla figura femminile in maniera non scontata e senza lasciarsi intrappolare da tanti stereotipi comunicativi sull'essere donna che attualmente riempiono televisioni e giornali.

Didascalie delle immagini 
[Fig. 1] Gaetano Previati, «La quiete», pastello su cartone telato, 1901. Galleria d’arte moderna, Milano; [fig. 2] Vincent Van Gogh, «Les bretonnes et le pardon de Pont Aven», acquarello su carta applicata su cartone, 1888. Galleria d’arte moderna, Milano; [fig. 3] Matteo Nasini, Veni Echo, 2016, audio, 42 min. 

Informazioni utili 
 «L’anello di Cupra». Palazzo dei Priori – Fermo. Orari: settembre, martedì-domenica, ore 10.30-13.00 e ore 14.30-19.00, feste e ponti ore 10.30-19.30 | ottobre, martedì-venerdì, ore 10.30-13.00 e ore 15.30-18.00, sabato e domenica ore 10.30-13.00 e ore 15.30-18.30. Ingresso: intero € 6,50, ridotto (da 14 a 25 anni, gruppi composti da più di 15 persone, Soci Fai, Touring club italiano, Italia nostra) € 5,00, omaggio fino a 13 anni, disabili, soci ICOM, residenti (un giorno al mese), giornalisti con tesserino | il biglietto comprende la visita anche alle Cisterne romane, Musei di Palazzo dei Priori, Teatro dell’Aquila, Musei scientifici di Villa Vitali. Informazioni: Sistema Museo, 199151123 (dal lunedì al venerdì, dalle 9.00 alle 15.00), callcenter@sistemamuseo.it | Musei di Fermo, tel. 0734.217140, fermo@sistemamuseo.it. Sito internet: www.sistemamuseo.it. Fino al 23 ottobre 2016.

martedì 4 ottobre 2016

«Nel segno dei Savoia», Cherasco ripercorre il suo legame con la dinastia sabauda

Settanta opere esposte per un viaggio in quattrocento anni di storia: si potrebbe riassumere così la mostra «Nel segno dei Savoia. Cherasco fortezza diplomatica», curata da Daniela Biancolini, già direttore del Palazzo Reale di Torino, con Flavio Russo, storico e studioso di Cherasco e del suo territorio.
L’esposizione, allestita fino al 16 ottobre a Palazzo Salmatoris, si articola in dodici sale ed è distribuita su oltre 340 metri quadrati che ricostruiscono, seguendo un ordine cronologico dinastico, la storia di tutti i sovrani sabaudi a partire da Emanuele Filiberto, che nel 1563 trasferì la capitale del Ducato da Chambery «al di qua delle Alpi», per terminare con alcuni degli eventi che accompagnarono il trasferimento della Capitale, ormai divenuta italiana, prima a Firenze e poi a Roma.
Ciascuna sala accosta ai ritratti dei sovrani e delle rispettive consorti, in tutto una trentina di opere, documenti e opere che ricostruiscono la storia sociale, economica e politica della città e del suo territorio, raccontando anche eventi come la realizzazione del Canale Sarmassa o la costruzione delle mura cittadine.
Cuore della mostra è il momento della firma del Trattato di pace di Cherasco del 1631 con l’esposizione dell’originale custodito nell’Archivio di Stato di Torino. Grande rilevanza è riservata, inoltre, al passaggio della Santa Sindone nel Gabinetto del Silenzio, in occasione del grande assedio di Torino del 1706, documentato attraverso i rotoli originali sui quali era avvolto il Santo Sudario, prestati dal Museo della Sindone di Torino.
Il percorso prosegue con le sale dedicate a Vittorio Amedeo III, alla firma del Trattato del 1796 con Napoleone Bonaparte e all’inizio dell’esilio della famiglia regnante. Seguono una sala dedicata alla Restaurazione e una, al primo piano, a Carlo Alberto e all’apporto delle famiglie nobili alla causa risorgimentale. La mostra, come già scritto, si conclude al piano terreno con la sala dedicata al Regno d’Italia con documenti sul controllo del Canale Sarmassa, nonché fotografie e lettere che testimoniano la presenza dei sovrani sul territorio.
Tra i prestatori importanti di questa mostra, il cui allestimento è curato da Giovanni Fornaca, ci sono il Castello di Racconigi, il Museo diocesano di Alba, il Museo Adriani, l’Archivio storico della Città di Cherasco, il Consorzio Irriguo Canale Sarmassa, oltre ad alcuni collezionisti privati.
L’intero percorso espositivo, di cui rimarrà documentazione in un catalogo curato da Laura Facchin, concorre a spiegare come diversi elementi, come la posizione geografica, il tessuto viario, le chiese e i sontuosi palazzi nobiliari, le confraternite, le canalizzazioni e le grandi mura di difesa abbiano permesso a Cherasco di essere protagonista e testimone di grandi momenti della Storia, accompagnando le vicende di oltre mezzo millennio di una delle più longeve dinastie d’Europa. All’interno delle sue mura e nello spazio raffinato dei suoi palazzi, Cherasco ha ospitato molti personaggi importanti fra cui sovrani, diplomatici e avventurieri avvolti nel mistero.

Didascalie delle immagini 
[Fig. 1] Ritratto di Carlo Emanuele II,1665-1675; [fig. 2] Ritratto di Cristina di Francia, metà Seicento 

Informazioni utili 
«Nel segno dei Savoia. Cherasco fortezza diplomatica». Palazzo Salmatoris, via Vittorio Emanuele, 29 - 12062 Cherasco (Cuneo). Orari: martedì-domenica, ore 10.00-12.00 e ore 14.00-19.00. Ingresso gratuito. Informazioni e prenotazioni attività: tel. 011.5211788 o prenotazioni@arteintorino.com. Sito web: www.nelsegnodeisavoia.com. Fino al 16 ottobre 2016.