ISSN 1974-4455 (codice International Standard Serial Number attribuito il 7 marzo 2008) | Info: foglidarte@gmail.com

venerdì 13 gennaio 2017

Fondazione Giorgio Cini: da Muniz a Boetti, un 2017 all’insegna del contemporaneo

Sarà l’artista e fotografo Vik Muniz a inaugurare la stagione espositiva dedicata all’arte contemporanea della Fondazione Giorgio Cini di Venezia. Dal 21 aprile il secondo piano della galleria di Palazzo Cini a San Vio aprirà, infatti, le porte alla rassegna «Afterglow: Pictures of Ruins», a cura di Luca Massimo Barbero, che esporrà una serie di fotografie inedite e una scultura vitrea dell’artista.
La peculiarità di questo progetto artistico è la rielaborazione in chiave personale di opere già note all’immaginario collettivo. Per questa mostra Vik Muniz ha tratto, infatti, ispirazione dalle opere di grandi maestri della tradizione veneta e lagunare, come Francesco Guardi e Canaletto, che il pubblico ha potuto ammirare proprio a San Vio nella scorsa stagione espositiva, durante la mostra «I Capolavori ritrovati della collezione di Vittorio Cini».
Altra mostra d’arte contemporanea che la Fondazione Giorgio Cini propone il prossimo anno, negli spazi dell’isola di San Giorgio, è quella dedicata ad Alighiero Boetti: «Minimo Massimo» (12 maggio - 30 luglio).
Anche questa esposizione, come la precedente, sarà a cura di Luca Massimo Barbero e verterà sull’oscillazione tra i due concetti di minimum e maximum: verranno, infatti, messi a confronto i più grandi e i più piccoli formati esistenti di tutti i principali cicli di opere dell’artista torinese, grazie alla collaborazione con l’Archivio Alighiero Boetti. All’interno del percorso sarà compreso un progetto speciale, a cura di Hans Ulrich Obrist, sul tema della fotocopia.
In contemporanea con la mostra di Boetti, l’isola di San Giorgio ospiterà l’installazione «Yesterday/Today/Tomorrow» dell’irlandese Bryan Mc Cormack (12 maggio-13 agosto).
Cuore del progetto è la visualizzazione della crisi europea dei migranti e l’avvio di un programma di ricerca per la raccolta, conservazione e interpretazione di questi dati visivi.
L’artista, trascorrendo del tempo in alcuni campi per rifugiati, ha chiesto a chi desiderava partecipare al progetto di disegnare tre schizzi su tre fogli di carta con dei pastelli colorati: uno della loro vita passata («Yesterday-Ieri»), uno della loro vita presente («Today-Oggi») e uno di come si immaginano quella futura («Tomorrow-Domani»). I disegni così raccolti saranno come blocchi visivi per formare il pezzo centrale dell’installazione «Yesterday/Today/Tomorrow», visibile per tutta estate alla Fondazione Cini.

Didascalie delle immagini
[Fig. 1] Alighiero Boetti, Mappa, 1989-94, ricamo su tessuto, cm 254 x 588, Courtesy Tornabuoni Art; [fig. 2 ] Bryan Mc Cormack, Tomorrow: 17 years old, Pakistani Boy, Currently living in Samos Hotspot Refugee Camp, Samos Island, Greece; [fig. 3] Vik Muniz, Landscape with Ruins, after Francesco Guardi (Repro), 2017

Informazioni utili 
Fondazione Giorgio Cini, Isola di San Giorgio Maggiore - Venezia, tel. 041.2710357, fax 041.2710221. Sito internet: www.cini.it.

giovedì 12 gennaio 2017

«StreetAland», quando le fiabe incontrano la street art

La letteratura infantile incontra il mondo della street art. L’idea è di Espressione, casa editrice torinese «attenta alle famiglie contemporanee, eco e slow» che pubblica la rivista «Giovani genitori» e stampa anche guide sui migliori locali baby friendly.
Dopo il debutto nel dicembre 2015 con il libro «Il giardino in tasca», la collana «StreetAland», nata appunto per avvicinare i più piccoli a una forma di espressione innovativa come la street art, si arricchisce di un nuovo volume. È, infatti, da poco in distribuzione «L'elefantino dei sogni», una favola scritta dal giornalista Luca Indemini, firma del quotidiano «La Stampa», e illustrata da Mr Fijodor, nome d’arte di Fijodor Benzo, street artist sulla scena dal 1994 il cui lavoro, dallo stile spontaneo e diretto, ha da sempre un’impronta ecologica e sociale.
Il protagonista di questo libro (così come degli altri volumi della collana) si chiama Giacomino, in omaggio al più famoso Giovannino Perdigiorno di Gianni Rodari. Dalle storie dello scrittore piemontese, conosciuto per le sue «Favole al telefono» e per «Le avventure di Cipollino», sono nati i racconti di fantasia di Luca Indemini per sua figlia, la piccola Rebecca, e da questi racconti hanno preso forma prima le immagini di Ale Puro per il libro «Il giardino in tasca» e poi quelle di Mr Fijodor per «L'elefantino dei sogni».
Il libro, realizzato con il sostegno di Coop Lombardia, ha una tiratura volutamente limitata. Le prime cinquecento copie sono numerate e firmate dall’artista; autori ed editore hanno, inoltre, deciso di comune accordo di rifiutare il copyright e utilizzare le licenze Creative Commons.
Il libro, riservato ai bambini dai 3 anni in su, si propone, dunque, di avvicinare i più piccoli a una forma d’arte altamente comunicativa come quella della street art che, attraverso un linguaggio semplice e giocoso, veicola messaggi scomodi e pungenti contro la guerra, il capitalismo e l’uso delle armi, giusto per fare qualche esempio. Il mondo di Keith Haring e di tanti altri street artist diventa così a misura di bambino perché certe volte «le storie –come recita lo slogan di «StreetAland»– crescono sui muri» e finiscono in un libro.

Informazioni utili 
«L'elefantino dei sogni» di Luca Indemini, con illustrazioni di MrFijodor. Espressione editore, Torino 2015. Prezzo: 19,90 euro. In vendita su: www.giovanigenitori.it/prodotto/elefantino-dei-sogni-street-art-per-bambini

mercoledì 11 gennaio 2017

Pistoia, un anno da Capitale italiana della cultura tra musica, teatro, arte e riqualificazione del territorio

Promuovere il sapere come strumento di coesione sociale e leve per la crescita, ma anche investire su un’economia verde e uno stile di vita ecosostenibile: sono questi gli obiettivi che si propone Pistoia nel suo anno da Capitale italiana della cultura.
Piccolo gioiello conosciuto da pochi estimatori, da sempre crocevia di incontri e scambi, la città «aspra», come la definì Gabriele D’Annunzio, è oggi pronta per farsi scoprire dai visitatori di tutto il mondo. Con la convinzione, tuttavia, che in quest’anno importante, durante il quale sarà sotto i riflettori, non dovrà presentarsi diversa da com’è, ma piuttosto impegnarsi a mettere in luce le caratteristiche e le peculiarità che la rendono preziosa. L’Amministrazione comunale ha scelto così di non puntare sulla spettacolarizzazione con grandi eventi effimeri, ma ha ideato strategie a lungo raggio per uno sviluppo coerente e reale della città e del suo territorio, puntando sulla valorizzazione e la riqualificazione del patrimonio artistico e architettonico.
Dall’arte alla musica, dall’antropologia al teatro, dall’animazione degli spazi urbani alle iniziative per i più piccoli e per la riscoperta del verde e del paesaggio, tutte le attività sono state pensate appositamente per condividere percorsi di riflessione con i cittadini e i visitatori e per dare vita a nuovi modelli di produzione culturale.
Al centro del progetto -ideato da un comitato scientifico composto da Giulia Cogoli, Virgilio Sieni e Carlo Sisi- vi è, quindi, il tema della rigenerazione urbana che negli anni passati ha già portato a una valorizzazione delle aree agricole poste ai margini della città storica, con il recupero di 40.719 mq di territorio agricolo e 11.330 mq a verde privato, con un totale di oltre cinque ettari (51.509 mq) di terreno sottratti alla cementificazione.
Dal punto di vista del patrimonio storico-architettonico, sono in cantiere i lavori per restituire all’uso pubblico le chiese di San Pier Maggiore, San Salvatore, San Jacopo in Castellare, quest’ultima destinata alla funzione di nuovo spazio culturale cittadino.
Progetto cardine della riqualificazione cittadina è il recupero dell’area dell’antico Ospedale del Ceppo, in pieno centro storico, che sarà trasformato in un quartiere di elevata qualità ambientale, urbanistica e architettonica, completamente pedonale e immerso nel verde. È già visitabile il padiglione di emodialisi, progettato dall’architetto Giannantonio Vannetti, che ha lavorato con artisti di levatura internazionale: Daniel Buren, Dani Karavan, Sol Lewitt, Hidetoshi Nagasawa, Claudio Parmiggiani e Gianni Ruffi.
Elemento di assoluta unicità dell’Ospedale del Ceppo è il Fregio robbiano, pregiata opera cinquecentesca di Santi Buglioni, recentemente restituita al suo splendore originario. L’opera trae il suo nome dalla tecnica con cui è stato realizzato, definita «robbiana» in omaggio al suo inventore Luca Della Robbia, che nel Quattrocento applicò alle sculture in terracotta l’antichissima tecnica dell’invetriatura.
Per quanto riguarda l’arte, si segnalano le due esposizioni in cartellone a Palazzo Fabroni: «Prêt-à-porter» del pittore Giovanni Frangi, a cura di Giovanni Agosti (5 febbraio-2 aprile) e «Marino Marini. Passioni visive», curata da Flavio Fergonzi e Barbara Cinelli (16 settembre 2017-7 gennaio 2018). Pistoia dedicherà un omaggio anche a due figure emblematiche della sua storia: l’architetto di fama mondiale Giovanni Michelucci e il missionario gesuita Ippolito Desideri.
Anche il teatro avrà un ruolo importante nel 2017. L’Associazione teatrale pistoiese, da due anni Centro di produzione riconosciuto dal Mibact, animerà la città con vari progetti, tra cui il Pistoia Teatro Festival (19-25 giugno) con ospiti di fama internazionale come il coreografo Virgilio Sieni o il regista Federico Tiezzi, e il Progetto T, che a dicembre realizzerà un vagone-teatro adattato a spazio scenico. Il cartellone del teatro Manzoni proporrà la migliore drammaturgia classica riletta alla luce della contemporaneità, come lo spettacolo «Odissea A/R» di Emma Dante. Mentre il Funaro continuerà a coniugare il capillare lavoro sul territorio cittadino alle migliori esperienze internazionali dello spettacolo dal vivo. Tra i progetti del 2017 si segnalano il ritorno in residenza di Daniel Pennac per lo sviluppo dello spettacolo «Un amore esemplare», la prima assoluta per l’Italia di «Terre Noire», per la regia di Irina Brook e con testo di Stefano Massini, e «A Fury Tale» di Cristiana Morganti, volto noto del Tanztheater Wuppertal Pina Bausch.
Grande protagonista sarà anche la musica, che avrà il suo palcoscenico più raffinato con il Festival del Maggio musicale fiorentino che, nel suo ottantesimo anniversario, renderà omaggio a Pistoia, uscendo per la prima volta dai confini fiorentini, con la messa in scena dell’«Idomeneo» di Mozart al teatro Manzoni (26 e 30 aprile, 3 e 6 maggio). Il 5 luglio, nella piazza del Duomo, l’Orchestra e il Coro del Maggio si esibiranno, invece, nella «Sinfonia n.2 in Do minore Resurrezione» di Mahler.

Grande spazio avranno nel cartellone di Pistoia Capitale italiana della cultura anche i festival, a partire da «Dialoghi sull’uomo», in programma dal 26 al 28 maggio, che tratterà il tema «La cultura ci rende umani. Movimenti, diversità e scambi». Mentre a giugno e a luglio spazio al blues, che vedrà un’anteprima eccezionale in febbraio con il concerto, al teatro Manzoni, di John Mayall.
Pistoia, riconosciuta dall’Unicef «città amica delle bambine e dei bambini», rivolge, inoltre, da sempre grande attenzione al diritto all’educazione dei più piccoli, visti non come cittadini di domani, ma come cittadini di oggi. Forte è il ruolo dei Servizi educativi, eccellenza italiana nel settore della pedagogia, nel programma di Pistoia capitale italiana della cultura 2017, con progetti di inclusione sociale per promuovere la partecipazione dei genitori e dell’intera comunità al progetto educativo rivolto ai più piccoli, perché la città, in tutte le sue espressioni, sia davvero a misura di bambino. Tra le principali iniziative, si segnalano il convegno «La cultura dell’infanzia come risorsa della città» (al teatro Bolognini il 31 marzo e 1 aprile) e la mostra «La città letta con lo sguardo dei bambini» (più sedi espositive in città, con inaugurazione il 31 marzo).
A chiudere il cartellone dedicato ai più piccoli, tra settembre e ottobre, è il progetto «Infanzia e città: il futuro ti passa accanto» dell’Associazione teatrale pistoiese, dedicato a Pinocchio e incentrato sul rapporto tra infanzia e spazi pubblici della città, che unisce teatro, danza, musica, cinema e illustrazione.
Pistoia offrirà per il nuovo anno molte altre occasioni di confronto e di conoscenza, grazie ad incontri di approfondimento, fiere e rassegne dedicate all’antiquariato, all’enogastronomia e alla valorizzazione dei sapori e dei prodotti locali, con l’intento di valorizzare un territorio che offre allo sguardo magnifici scenari: dalle montagne degli Appennini con le stazioni sciistiche alla riserva naturale dell’Acquerino, dall’osservatorio astronomico di San Marcello alle colline del Montalbano, dalla straordinaria riserva naturale del Padule di Fucecchio fino alla casa di Pinocchio a Collodi.

Didascalie delle immagini 
[Fig. 1]Logo di Pistoia Capitale italiana della cultura 2017; [fig. 2] Campanile di San Zeno a Pistoia; [fig. 3] Fregio robbiano di Pistoia, particolare; [fig. 4] Teatro Manzoni di Pistoia; [fig. 5] Lillo di Benivieni, Compianto del Cristo morto, Pistoia, Museo civico; [fig. 5] Il festival blues a Pistoia 

Informazioni utili
www.pistoia17.it 

martedì 10 gennaio 2017

«Move off», a Siena tre giorni di danza, musica dal vivo e video

Tre giorni «fuori dai circuiti» per gettare uno sguardo sulle migliori novità della danza contemporanea: si presenta così l’edizione invernale di «Move off», cartellone di eventi promosso dalla compagnia senese Motus con il Comune di Siena e la Fondazione Toscana Spettacolo.
Da mercoledì 11 a venerdì 13 gennaio sul palco dei Rinnovati «si succederanno artisti di livello internazionale -si legge nella nota stampa- con un approccio multidisciplinare qualificato da musica dal vivo, installazioni video, forme di interazione e nuovi linguaggi, per una proposta rivolta non soltanto al pubblico interessato all’arte coreutica, ma anche a coloro che amano la musica e il teatro».
A inaugurare la rassegna saranno la compagnia tedesco-taiwanese «Double C» e la «Odyssey Dance Theatre main Company» di Singapore con il «Progetto Europa-Asia». La prima compagine, proveniente da Wuppertal, presenterà due lavori del coreografo Chun-Hsien Wu. Il primo intitolato «Luftstruktur», è ispirato alla musica «Spiegel im Spiegel» di Avro Part e vede la partecipazione della danzatrice Elena Kofina e delle due musiciste Ulrike Nahmmacher e Florence Millet. Il secondo si intitola «My funny Valentine» ed è eseguito dallo stesso Chun-Hsien Wu sul richiamo della calligrafia cinese e dell’arte marziale del Tai Chi.

Seguirà il nuovo spettacolo della «Odyssey Dance Theatre main Company»: «Wow! Merlion», una performance nata dalla collaborazione tra il direttore artistico e coreografo Danny Tan con l’artista visivo Chieu Shuey Fook in occasione del cinquantesimo anniversario dell’indipendenza di Singapore.
Giovedì 12 sarà, invece, la volta di «Arch», un’idea nata dall’esperienza delle coreografe e danzatrici russe Tanya Khabarova e Lidia Kopina durante la residenza artistica nella sede di Motus, nel quale viene raccontato l’archetipo della donna, dall’antichità ai giorni nostri.
Venerdì 13, infine, il palco dei Rinnovati ospiterà la prima nazionale di «Terzo Movimento», una coreografia di Motus firmata da Simona Cieri e nata dalla collaborazione con i musicisti Roberto Nannetti e Renata Lacko. Tra gli interpreti: Veronica Abate, Martina Agricoli, Andrè Alma, Maurizio Cannalire, Simona Gori, accompagnati da un video di grande impatto emozionale realizzato da Greta Sartarelli e dalla stessa Simona Cieri.

Informazioni utili 
 «Move off». Teatro dei Rinnovati – Siena. Ingresso: singolo spettacolo - intero € 8,00, ridotto € 6,00, sono previste agevolazioni per under 26 e over 65 e per i soci Unicoop Firenze. Orari biglietteria: martedì 10 gennaio, dalle ore 17 alle ore 20, e da mercoledì 11 a venerdì 13 gennaio, a partire dalle ore 16. Prenotazioni: tel. 0577.292265. Sito web: www.comune.siena.it.

lunedì 9 gennaio 2017

#Pirandello150, al Manzoni di Busto gli atti unici «L’uomo dal fiore in bocca» e «La patente»

La ricerca drammatica di un inafferrabile senso dell’esistenza umana, l’atroce beffa del caso sulle nostre vite, l'assenza di una verità oggettiva delle cose, l’umorismo come chiave per smascherare le menzogne delle convenzioni sociali: sono molte le tematiche che rendono ancora oggi attuale il messaggio di Luigi Pirandello. Ne danno prova gli atti unici «L’uomo dal fiore in bocca» e «La patente», in cartellone al cinema teatro Manzoni di Busto Arsizio nella serata di venerdì 13 gennaio, alle ore 21, nell’ambito della stagione «Mettiamo in circolo la cultura».
L’appuntamento, inserito nel cartellone cittadino «BA Teatro», è proposto da «Culturando» in occasione degli ottant’anni dalla morte (10 dicembre 1936-10 dicembre 2016) e dei centocinquant’anni dalla nascita (28 giugno 1867-28 giugno 2017) dello scrittore siciliano.
 Sul palco saliranno gli attori Davide De Mercato e Gerry Franceschini, con Valentina Brivio e Igino Portatadino. Firma la regia Gerry Franceschini, volto non nuovo alla scena teatrale bustese, con all’attivo una lunga esperienza nel mondo dello spettacolo che lo ha visto, tra l’altro, recitare in testi di Primo Levi e Karol Wojtyla, nonchè collaborare con la Casa Goldoni di Venezia, il Centro nazionale studi pirandelliani di Agrigento, la Società Dante Alighieri, l’Università Eötvös Lorànd di Budapest e il Centro nazionale studi leopardiani di Recanati.

«L’uomo dal fiore in bocca», Pirandello e la precarietà dell'uomo
Il senso di ineluttabile incomunicabilità tra gli individui e la struggente consapevolezza della precarietà dell’esistenza umana sono i temi che permeano «L’uomo dal fiore in bocca», dramma borghese che lo scrittore di Agrigento mutuò dal racconto «Caffè notturno» del 1918, ripubblicato cinque anni dopo con il titolo definitivo de «La morte addosso». Considerato un vero e proprio cavallo di battaglia di tanti grandi interpreti del secolo scorso, tra i quali l’indimenticabile Vittorio Gassman, lo spettacolo debuttò al teatro Manzoni di Milano il 24 febbraio 1922, diventando, con il tempo, un vero e proprio classico pirandelliano di grande impatto emotivo e di straordinaria forza drammatica.
 Il pubblico viene trasportato all’esterno del caffè di una stazione ferroviaria, illuminato dalle luci fioche della notte. In questo scenario, squallido e crepuscolare, un «pacifico avventore» (Davide De Mercato), che ha perduto l’ultimo treno della sera e che, in attesa del convoglio successivo, lascia scorrere il tempo sorseggiando una bibita alla menta, si ritrova ad ascoltare la dolente storia di un uomo ammalato di epitelioma (Gerry Franceschini), un cancro o, come scrive lo stesso Luigi Pirandello, un fiore che la morte, passando, «ha ficcato» in bocca.
Il dialogo, o meglio il semi-monologo del protagonista, si configura come una meditazione sull’esistenza umana, sull’importanza della quotidianità e di tutto ciò che, in condizioni normali, appare insignificante. Dai braccioli delle sedie negli atri della stazione ai gesti che i commessi dei negozi compiono per fare un nodo a un pacco, dall’arredamento delle sale d’attesa dei medici all’imprevedibilità dei terremoti, tutto passa al vaglio dell’uomo malato, in un estremo e unico punto di contatto con la vita che sfugge, della quale egli vuole goderne fino allo stremo delle sue possibilità esistenziali, «come un rampicante alle sbarre d’una cancellata».
A fare da colonna sonora allo spettacolo, secondo le indicazioni fornite dallo stesso Pirandello nella didascalia iniziale dell’atto unico, è il suono del mandolino, con canzoni come «Notte di stelle» di Mario Rizzo e il «Concerto per due mandolini» di Antonio Vivaldi.

«La patente», il tema della maschera in Pirandello 
«La patente» si configura, invece, come un magistrale ritratto di uno dei più originali e paradossali atti di ribellione di un personaggio pirandelliano contro le ingiustizie della società.
In questo lavoro, diventato famoso sul grande schermo grazie all'interpretazione di Totò, per la regia di Luigi Zampa e con la sceneggiatura di Vitaliano Brancati, l’autore siciliano presenta, nello specifico, un tema a lui caro come quello della maschera forzatamente imposta, una maschera che rende impossibile porsi agli altri per ciò che si è realmente e che alterna così gli intrecci relazionali fra gli individui, inquinandoli di pregiudizi e preconcetti.
L'atto unico, tratto dall’omonima novella del 1911 apparsa sul «Corriere della Sera» del 9 agosto di quell’anno e raccolta in volume nel 1915, sempre per i tipi dell’editore Treves di Milano, fu scritta in dialetto siciliano nel 1917 e in lingua italiana tra il dicembre 1917 e il gennaio 1918.
La prima messa in scena, il cui testo fu edito sulla «Rivista d’Italia», si tenne, dopo una prima in dialetto all’Alfieri di Torino, il 19 febbraio 1919 all’Argentina di Roma, con la compagnia di Nino Martoglio e nell'interpretazione di Angelo Musco.
Al centro della scena vi è la figura di Rosario Chiàrchiaro (Gerry Franceschini), un «povero uomo» che costretto nella forma dello jettatore dalla stupidità e dalla cattiveria dei suoi concittadini -come dimostrano gli atteggiamenti superstiziosi dell’usciere Marranca (Igino Portatadino) e le parole commosse della figlia Rosinella (Valentina Brivio)- decide di risolvere il problema chiedendo al Regio Tribunale una «patente» che comprovi la propria «attività» di menagramo. La situazione appare comica, ma il giudice D’Andrea (Davide De Mercato), al quale l'uomo si rivolge, naturalmente non ride. Egli non crede alle dicerie della gente e, compresa la dolorosa condizione di Chiàrchiaro, gli esprime il proprio sentimento di solidarietà, pur rifiutandosi fermamente di concedergli una «patente» che comprovi il suo stato di jettatore. Ma il paradosso conquista la scena fino all’inatteso finale. Ad accompagnare la narrazione, che si chiude con il tipico «riso amaro» di Luigi Pirandello, è il canto del cardellino, l’amato uccellino che rappresenta per il giudice D’Andrea l’unico ricordo della compianta madre e che, con il suo costante cinguettio, è, nell’allestimento di «Culturando», protagonista al pari di Rosario Chiàrchiaro e del Pubblico Ministero.
Nella mattinata di venerdì 13 gennaio, alle ore 10.15, è prevista una prova aperta dello spettacolo riservata alle scuole secondarie di secondo grado del territorio. L’appuntamento, a ingresso gratuito e su invito, sarà seguita da una lezione-dibattito su Luigi Pirandello e sulla sua produzione teatrale, a partire dagli atti unici messi in scena e dal loro confronto con le rispettive novelle. Un'occasione per avvicinare anche ai più giovani al teatro di Luigi Pirandello, un autore che sa parlare il linguaggio della contemporaneità.

Informazioni utili  
«L’uomo dal fiore in bocca – La patente» | due atti unici di Luigi Pirandello, regia di Gerry Franceschini | con Gerry Franceschini, Davide De Mercato, Valentina Brivio e Igino Portatadino. Cinema teatro Manzoni, via Calatafimi, 5 - Busto Arsizio. Quando: venerdì 13 gennaio 2017, alle ore 21 (è prevista una prova aperta, a ingresso gratuito, per le scuole secondarie di secondo grado alle ore 10.15). Ingresso: intero € 20,00, ridotto € 15,00. Orari botteghino: da giovedì 5 gennaio 2017, con i seguenti orari: dal lunedì al venerdì, dalle ore 17 alle ore 19. Informazioni: info@cinemateatromanzoni.it o tel. 0331.677961 (in orario serale e nei giorni di apertura del botteghino); info@associazioneculturando.com o cell. 347.5776656.