ISSN 1974-4455 (codice International Standard Serial Number attribuito il 7 marzo 2008) | Info: foglidarte@gmail.com

mercoledì 8 febbraio 2017

Settant’anni di Magnum in cinque mostre

Era il 1947 quando sulla terrazza del Museo d’arte moderna di New York prendeva vita l’agenzia fotografia Magnum. Si andava così concretizzando il progetto messo a punto da Robert Capa durante la guerra civile spagnola e discusso con altri fotografi come Henri Cartier-Bresson, George Rodger, David Seymour e William Vandivert. L’esigenza era quella di salvaguardare il lavoro del fotoreporter, rispettandone dignità professionale, sia dal punto di vista etico che da quello economico.
Attraverso la formula della cooperativa, i fotografi diventavano così proprietari del loro lavoro, prendevano decisioni collettivamente, proponevano autonomamente alle testate i propri servizi e mantenevano i diritti sui negativi, garantendo così una corretta diffusione delle loro immagini.
Alcuni protagonisti di quest’avventura fotografica individuarono specifiche aree geopolitiche e culturali di interesse: Henri Cartier-Bresson scelse l'Asia e grazie a questa scelta compì diversi viaggi in Cina, India, Birmania e Indonesia; David Seymour si concentrò sull'Europa e George Rodger sull'Africa; mentre Robert Capa, dall'America, fu pronto a partire per ogni dove, dai principali teatri di guerra del mondo a luoghi meno noti.
Proprio questo modo di essere al centro dei grandi e piccoli eventi dell’umanità ha creato il mito di Magnum, agenzia che ha, di fatto, connotato e cambiato la percezione della cronaca e della storia del mondo. E ancora oggi Magnum, con le sue sedi a New York, Parigi, Londra e Tokyo, resta, nonostante le innovazioni del mondo dell’informazione, la fonte più autorevole di immagini per chi si occupa di veicolare notizie.
Per commemorare il settantesimo anniversario dalla nascita di questa prestigiosa agenzia fotografica nata da un’idea di Robert Capa, la più storica e la più autorevole nel mondo, l’Italia promuove ben cinque mostre tra Torino, Cremona e Brescia.
Ad aprire le celebrazioni sarà Camera – Centro italiano per la fotografia con la rassegna «L’Italia di Magnum. Da Cartier-Bresson a Pellegrin» (dal 2 marzo al 21 maggio 2017), a cura di Walter Guadagnini e Arianna Visani.
Una carrellata di oltre duecento immagini racconterà eventi grandi e piccoli, personaggi e luoghi dell'Italia dal Dopoguerra a oggi, in un affascinante intreccio di fotografie iconiche e di altre meno note.
Una ventina gli autori in mostra, a partire da Robert Capa, del quale è esposta una serie di fotografie dedicate all’Italia del post-conflitto bellico, e da David Seymour, che nel 1947 riprese i turisti che tornavano a visitare la Cappella Sistina, l’eterna bellezza dell’arte italiana raccontata come il segno della rinascita di un’intera nazione.
Lungo il percorso si troveranno, quindi, le fotografie di Elliott Erwitt dedicate a Roma e alle sue bellezze. René Burri porterà, invece, lo spettatore all’interno della storica mostra di Picasso che si tenne a Milano nel 1953, un evento indimenticabile per la cultura italiana, che tornava a confrontarsi con i grandi miti della contemporaneità. Mentre Herbert List metterà lo spettatore «a tu per tu» con Cinecittà ai tempi che videro la nascita dell'«Hollywood sul Tevere».
Tra gli episodi italiani dei quali renderà conto la mostra torinese ci sono, poi, i funerali di Togliatti ripresi da Bruno Barbey, il trionfo di Cassius Clay alle Olimpiadi del 1960 raffigurato da Thomas Hoepker, le giornate del G8 di Genova negli scatti di Thomas Dworzak,la veglia per la morte di papa Giovanni Paolo II nelle immagini di Paolo Pellegrin.
Le celebrazioni proseguiranno a Cremona, al Museo del violino, dove si terrà la mostra «Life – Magnum. Il fotogiornalismo che ha fatto la storia», a cura di Marco Minuz.
L’esposizione intende analizzare, per la prima volta in assoluto, il rapporto tra l’agenzia fotografica ideata da Robert Capa e il leggendario settimanale «Life», creato nel 1936 da Henry Luce, già editore di «Time», le cui pubblicazione continuarono fino al 1972 e contribuirono a creare un’identità e una cultura nazionale americana.
Tra le serie fotografie che sarà possibile vedere si segnalano quella di Dennis Stock su James Dean, quella di Philippe Halsman con i ritratti di Marylin Monroe, Salvador Dalì e Mohamed Ali, ma anche il racconto che Bruno Barbey offre della guerra del Vietnam e le immagini dello sbarco in Normandia visto attraverso gli occhi di Robert Capa.
A chiudere la carrellata di mostre italiane dedicate alla Magnum è Brescia che, in occasione della prima edizione del Brescia Photo Festival (dal 7 al 12 marzo 2017), ospiterà ben tre esposizioni (tutte aperte fino al 3 settembre 2017).
Si parte, negli spazi del Museo di Santa Giulia, con «Magnum First», che ripropone, per la prima in Italia, oltre ottanta stampe vintage in bianco e nero di Henri Cartier-Bresson, Marc Riboud, Inge Morath, Jean Marquis, Werner Bischof, Ernst Haas, Robert Capa ed Erich Lessing, accompagnate dagli scritti degli autori.
Questa mostra è stata fortunosamente ritrovata nel 2006, ancora chiusa nelle sue casse, dopo essere stata dimenticata in una cantina di Innsbruck nel lontano 1956 e riemerge, ora, per la prima volta dopo essere stato restaurato.
Sempre a Santa Giulia ci sarà anche «Magnum - La première fois» con i servizi che hanno reso celebri venti conosciuti fotografi Magnum, tramite proiezioni e stampe originali. Inoltre, nella sede della Camera di commercio di Brescia, sarà possibile ammirare per la prima volte le proiezioni di «Brescia Photos», tre reportage su Brescia ed il suo territorio realizzati nel 2003 da tre celeberrimi reporter Magnum: Harry Gruyaert, Alex Majoli e Chris Steele-Perkins.

Didascalie delle immagini 
[Fig. 1] Roberto Cavalli. Milan, Italy 2007. © Paolo Pellegrin/Magnum Photos; [fig. 1] Il pittore spagnolo Salvador Dalì. «Dali Atomicus». 1948 © Philippe Halsman/Magnum Photos; [fig. 2] Usa. New York City. 1955. James DEAN haunted Times Square© Dennis Stock/Magnum Photos; [Fig. 3] Roberto Cavalli. Milan, Italy 2007. © Paolo Pellegrin/Magnum Photos;  [fig. 4] Steve McCurry: Afghanistan, 2002. © Magnum Photos 

Informazioni utili 
«L’Italia di Magnum. Da Henri Cartier-Bresson a Paolo Pellegrin». Camera – Centro Italiano per la Fotografia, via delle Rosine, 18 – Torino. Orari (Ultimo ingresso 30 minuti prima della chiusura): lunedì, ore 11.00 – 19.00; martedì chiuso; da mercoledì a domenica, ore 11.00 – 19.00; giovedì, ore 11.00-21.00. Ingresso: intero € 10,00; ridotto (fino a 26 anni e over 70) € 6,00; gratuito per bambini fino a 12 anni, possessori della Torino+Piemonte Card e iscritti all’Ordine dei giornalisti. Informazioni: camera@camera.to. Sito internet: www.camera.to. Dal 23 marzo fino al 21 maggio 2017. 

«Life – Magnum. Il fotogiornalismo che ha fatto la storia». Museo del violino, piazza Marconi - Cremona. Orari: dal lunedì al giovedì, dalle ore 10.00 alle ore 18.00; dal venerdì alla domenica, dalle ore 10.00 alle ore 19.00. Ingresso: intero € 10,00. Informazioni: cell. 0372.080809 o info@museodelviolino.org. Sito internet: www.museodelviolino.org. Dal 4 marzo all'11 giugno 2017. La mostra è prorogata fino al 2 luglio 2017. 

 «Brescia Photo Festival». Sito internet: www.bresciaphotofestival.it. Dal 7 al 12 aprile 2017.

martedì 7 febbraio 2017

«Leo», ovvero «il viaggio straordinario di un uomo ordinario»

Se improvvisamente cambiassero le leggi della gravità che cosa succederebbe? È questa domanda a fare da filo rosso a «Leo», spettacolo per la regia del canadese Daniel Brière, ideato e interpretato da Tobias Wegner, con il quale il Funaro apre la sua stagione teatrale in occasione di Pistoia Capitale italiana della cultura 2017. Le date da fissarsi in agenda per questo appuntamento, che porterà per la prima volta e in esclusiva in Toscana una delle migliori produzioni internazionali, sono quelle del 10 e dell’11 febbraio.
Presentato in molti Paesi dell’America e dell’Europa, in Russia, Australia, Giappone, Cina, Corea, e Africa, in un tour quasi ininterrotto che è iniziato nel 2012, «Leo» è vincitore di prestigiosi premi fra i quali il Fringe Festival di Edimburgo. Si tratta di uno spettacolo surreale, divertente, sorprendente e toccante di teatro fisico, rivolto a un pubblico di tutte le età, costruito su un’ingegnosa interazione tra performance dal vivo e proiezioni video, che sfida e destabilizza i sensi e la percezione della realtà fisica. Tobias Wegner racconta, infatti, il viaggio straordinario di un uomo ordinario, il cui mondo è fisicamente sconvolto. Quando lo si vede appararire in scena per la prima volta, il protagonista è solo con la sua valigia in una semplice stanza e cerca di far passare il tempo, ma più il tempo passa, più si rende conto che non tutto è ciò che sembra. Piano piano aumenta la sua consapevolezza e anche il suo modo di reagire cambia: passa dalla preoccupazione e insicurezza, alla curiosità, all’allegria di scoprire che il rovesciamento radicale di prospettiva non è un problema ma una possibilità. Giocando col limite si distrae, ma non al punto da superare la solitudine che vive in quella stanza straordiaria di cui è ostaggio. Torna il turbamento che deriva dalla necessità di rompere i limiti della sua prigione. Nel suo tentativo di evasione, Leo sfrutta tutto ciò che ha imparato fino a quel momento nelle sue esplorazioni ma soprattutto scopre un nuovo alleato: se stesso. E così arriva ad affrontare il tema chiave dello spettacolo: la ricerca della libertà.
La programmazione del Funaro proseguirà, quindi, nelle giornate dal 22 al 26 febbraio con un workshop di drammaturgia tenuto da Enrique Vargas e dal Teatro de los Sentidos, compagnia che ha condotto tra Barcellona, Italia, Danimarca, Belgio e Francia, una ricerca sulle possibili applicazioni della pratica sensoriale non solo in ambito teatrale. «Il giardino delle delizie. Il corpo tra il sentire e il senso» è il titolo del progetto, che riconosce crediti formativi per gli iscritti al corso di laurea Dams e il Corso di laurea Pro.ge.A.S dell’Università degli studi di Firenze.
Altre proposte formative da segnarsi in agenda sono il seminario «Alla scoperta del proprio clown» con Giovanni Carli e Romina Breschi (dal 31 marzo al 2 aprile), quattro giorni dedicati al teatro e alla danza con Cristiana Morganti (dal 22 al 25 giugno) e un workshop sull’arte delle marionette giapponesi (l’8 luglio).
Fino a dicembre 2017, dopo «Leo», il Funaro presenterà il lavoro, tra gl altri, di Clara Bauer, Florence Cestac, Daniel Pennac, Irina Brook, Stefano Massini, Fabio Pappacena, Giacomo Vezzani, Alessandro Bergonzoni, Cristiana Morganti, Enrique Vargas e i Fratelli Forman. Questi artisti porteranno a Pistoia la cultura di sei Paesi (Canada, Francia, Germania, Inghilterra, Spagnae Repubblica Ceca), con dieci spettacoli di cui quattro in debutto nazionale. Un cartellone internazionale, dunque, quello del Funaro, che si intreccia ai progetti non solo teatrali pensati soprattutto per il territorio, dalle residenze artistiche alla formazione per professionisti e non, dalle letture agli incontri con maestri della scena contemporanea. Il tutto seguendo le due direttrici che animano la produzione del centro toscano dal 2009: mondo e territorio.

Informazioni utili
«Leo». Il Funaro Centro Culturale, via del Funaro, 16/18 – Pistoia.  Informazioni: tel/fax. 0573.977225, tel  0573.976853, info@ilfunaro.org. Sito internet: www.ilfunaro.org. Dal 10 all’11 febbraio 2017. 

lunedì 6 febbraio 2017

Licalbe Steiner, due artisti alle origini della grafica italiana

È una storia che si lega a doppio filo quella tra Albe Steiner e Reggio Emilia. La provincia reggiana ha visto la nascita, nella seconda metà dell’Ottocento, del sistema cooperativo e, in seguito, del primo magazzino a libero scambio, ubicato in corso Garibaldi. Alla grafica di questo negozio così come del marchio originale Coop, datato 1963 e poi ridisegnato da Bob Noorda, ha lavorato proprio il designer milanese, che ha così lasciato la propria impronta in una vicenda, come quella del sistema cooperativistico, che da un secolo e mezzo contribuisce a plasmare la storia sociale ed economica del territorio reggiano. Non è, dunque, un caso che la mostra «Licalbe Steiner. Alle origini della grafica italiana», già esposta a Milano e Firenze, giunga ora a Reggio Emilia.
A rendere ancora più speciale questa esposizione è, poi, la scelta del luogo nel quale allestirla: l’antica Sinagoga della città, recentemente restaurata dal Comune.
L’edificio ottocentesco di via dell’Aquila –di straordinaria bellezza, dall’interno luminoso e monumentale, decorato con colonne e affreschi – ha riacquistato, con la sua riqualificazione architettonica, le forme pesantemente compromesse da un bombardamento nel corso del secondo conflitto e ora è aperta per eventi di vario genere. Qui, dall’11 febbraio al 16 aprile, sarà esposta una panoramica sul lavoro di quello che è riconosciuto come uno dei sodalizi professionali e personali più fecondi della grafica italiana, quello formato da Albe Steiner e sua moglie Lica diminutivo di Masal (nome ebraico corrispondente a Matilde). La mostra, curata da Anna Steiner e progettata dallo studio Origoni-Steiner, presenta la produzione dello Studio Las dai primi lavori del 1939 fino alla Liberazione e al viaggio in Messico (1946-1948), in una narrazione scandita dalle diverse sezioni – ricerca grafica e foto-grafica, editoria, pubblicità e allestimenti, marchi, presentazione di prodotto, manifesti e grafica di impegno civile, formazione professionale – per arrivare infine a toccare anche l’attività di Lica, dal 1974, anno in cui muore Albe, alla sua scomparsa, nel 2008.
La loro storia personale li ha visti così inseparabili da essere chiamati dagli amici i Licalbe, un’unica identità. Il loro lavoro fu caratterizzato da quella che spesso è stata definita una poetica dell’ottimismo, ovvero da una fiducia dichiarata nel presente e nel futuro, animata dall’idea che l’impegno in prima persona, professionale, didattico potesse segnare la differenza e una distanza abissale dal buio della guerra e del fascismo.
Nel 1939 gli Stainer aprirono insieme uno studio di grafica e lavorarono alla stampa clandestina antifascista. Appena terminata la guerra, furono tra i fondatori dei Convitti della Rinascita, curarono due mostre a Palazzo Reale sulla Liberazione e sulla ricostruzione ed ebbero la qualifica di redattori grafici per «Il Politecnico», diretto da Elio Vittorini. Partirono, poi, alla volta del Messico per riunire la famiglia di Lica, e si trovarono a lavorare con muralisti come Siqueiros, Rivera e Hannes Meyer, tra gli esuli della scuola Bauhaus. Rientrarono in Italia per partecipare alle prime elezioni libere del 1948, dove ripresero il loro lavoro professionale.
Gli Steiner furono, senza dubbio, protagonisti e interpreti della rinascita culturale italiana nel Dopoguerra, insieme a intellettuali come Elio Vittorini e Italo Calvino, diffondendo i loro ideali pedagogici e democratici e le loro idee progettuali tutt’oggi innovative.
L’esposizione è l’ultima parte di un progetto di diffusione della vita e delle opere degli Steiner, promosso da Ardaco e sostenuto da Coop, del quale fa parte anche il film documentario «Linea Rossa. Insieme per un Progetto di cambiamento» di Enzo Coluccio e Franco Bocca Gelsi (Ardaco-Orda d’Oro, 2009), visibile in mostra, in cui una intensa Lica ha lasciato la sua ultima testimonianza diretta, insieme a quella di amici, parenti, artisti come Arnaldo Pomodoro e Francesco Leonetti.

Informazioni utili
Licalbe Steiner. Alle origini della grafica italiana. Sinagoga, via dell’Aquila - Reggio Emilia. Orari: da venerdì a domenica, ore 10.00-13.00 e ore 15.00-19.00; da lunedì a giovedì solo per le scuole (su prenotazione). Ingresso: intero € 5,00, ridotto per soci Coop e under 18 € 3,00. Informazioni: tel. 0522.454437/444446 o info@palazzomagnani.it. Dall’11 febbraio al 16 aprile 2016.

mercoledì 1 febbraio 2017

«D’Annunzio segreto», al Manzoni di Busto l’unica data lombarda

Sarà il cinema teatro Manzoni di Busto Arsizio a fare da scenario all’unica data lombarda dello spettacolo «D’Annunzio segreto», per la regia di Francesco Sala e con la drammaturgia del bustocco Angelo Crespi. Le date da segnarsi in agenda per questo prestigioso appuntamento fuori stagione, promosso dall’Amministrazione comunale nella sala di proprietà della parrocchia di San Michele Arcangelo, sono quelle di mercoledì 8 febbraio, alle ore 21, e di giovedì 9 febbraio, alle ore 11.
Sul palco salirà l’attore e autore Edoardo Sylos Labini, già protagonista dello spettacolo «Gabriele D’Annunzio, tra amori e battaglie». In scena ci saranno anche Giorgia Sinicorni, Evita Ciri, Chiara Lutri, Paola Radaelli e Viola Pornaro nel ruolo di Eleonora Duse. Scene e costumi sono a cura di Marta Crisolini Malatesta, il disegno luci è di Pietro Sperduti. Firma le musiche Antonello Aprea.
«Lo spettacolo -si legge nella sinossi- si svolge nel contrasto tra giorno e notte, euforia e malinconia, commedia e dramma. Siamo nelle stanze del Vittoriale negli ultimi anni di vita di d’Annunzio. Gabriele di giorno è ancora vivo, ironico, sprezzante, gioca in modo perverso con le sue amanti -la pianista Luisa Baccara e la sua governante Amelie Mazoyer- le intrattiene, le manipola, le aizza l’una contro l’altra, progetta nuove imprese, litiga con Mussolini, pretende di essere coccolato, osannato, idealizzato. Di notte, al contrario, d’Annunzio, seduto al suo scrittoio, intesse un lungo e poetico dialogo, con l’unica donna che lo ha amato e che lui ha amato ma che ora non c’è più: il mito Eleonora Duse. Rivive le straordinarie prove teatrali della «Città morta», lo scandalo pubblico del romanzo «Il fuoco» e una travolgente versione della «Pioggia nel pineto»».
Tra amore e grande letteratura, gelosie e tradimenti arriva, dunque, sul palco della sala di via Calatafimi un «Vate degli italiani» come non si era visto mai. Il D’Annunzio eroico, che popola il nostro immaginario collettivo, lascia, infatti, in questa messa in scena il passo a un D’Annuzio inedito, anziano e «pieno di vizi e vezzi», descritto come un personaggio divertente e nello stesso tempo tragico.
Si chiude così con questo spettacolo, patrocinato dal Vittoriale degli italiani, una trilogia dannunziana curata negli ultimi anni da Edoardo Sylos Labini, attore che, in passato, aveva portato a Busto Arsizio, in occasione del BA Film Festival, anche una inedita rivisitazione del film «Le notti di Cabiria».
Ritiratosi nel suo buen retiro sul lago di Garda, il D’Annunzio della vecchiaia è un uomo che, per sua stessa ammissione, prova «orrore di se stesso». «Come una sorta di capocomico in quel gran teatro che era il Vittoriale –afferma Edoardo Sylos Labini- D’Annunzio vive tra cocaina, sesso e amanti», ma è anche un uomo dalla grande interiorità, che rivive il suo passato. «Nello spettacolo –continua l’attore romano- si raccontano, infatti, il suo rapporto con Eleonora Duse, presente sotto forma di busto e raccontata in un flashback, le telefonate con Mussolini, gli aneddoti meno conosciuti come quello della sua caduta la finestra che lo mandò in coma alla vigilia dell’incontro tra Nitti e Mussolini in cui doveva fare da mediatore per scongiurare la marcia su Roma».
Il costo del biglietto è fissato ad euro 25,00 per la poltronissima, euro 20,00 per la poltrona ed euro 15,00 per la galleria. Il costo per la replica mattutina, riservata agli studenti delle scuole secondarie di secondo grado, è invece, di euro 5,00; a tutti i ragazzi che prenderanno parte alla rappresentazione verrà, inoltre, donato il fumetto «Gabriele D’Annunzio, tra amori e battaglie».
Agli abbonati della stagione teatrale «Mettiamo in circolo la cultura» e della rassegna «Mercoledì d'essai» è riservata una promozione speciale, attivabile solo al botteghino, che permette di assistere allo spettacolo a un costo promozionale di euro 20,00 per la poltronissima ed euro 15,00 per la poltrona.
Il botteghino aprirà i battenti giovedì 2 febbraio con i seguenti orari: dal lunedì al venerdì, dalle ore 17 alle ore 19, e tutte le sere (tranne il martedì), dalle ore 20.30 alle ore 21.30. I biglietti sono già acquistabili on-line sul sito www.cinemateatromanzoni.it, da poco rinnovato nella grafica e migliorato nell’usabilità grazie alla professionalità dell’azienda Crea Informatica Srl di Milano. Il diritto di prevendita per «D’Annunzio segreto» è fissato ad 2,00 euro.

Informazioni utili 
«D’Annunzio segreto», con Edoardo Sylos Labini. Cinema teatro Manzoni, via Calatafimi, 5 – Busto Arsizio (Varese). Ingresso: poltronissima € 25,00, poltrona € 20,00, galleria € 15,00. Informazioni: tel. 0331.677961 (dal lunedì al venerdì, dalle 17.00 alle 19.00, e in orario serale, dalle ore 20.30 alle ore 21.30, tranne il martedì), info@cinemateatromanzoni.it. Apertura botteghino: giovedì 2 febbraio 2017. Ingresso:  serale - poltronissima € 25,00, poltrona € 20,00, galleria € 15,00; scolastica € 5,00. | Agli abbonati della stagione teatrale «Mettiamo in circolo la cultura» e della rassegna «Mercoledì d'essai» è riservata una promozione speciale, attivabile solo al botteghino, che permette di assistere allo spettacolo a un costo promozionale di € 20,00 per la poltronissima ed € 15,00 per la poltrona | i biglietti sono in vendita anche on-line tramite il circuito Crea Informativa; è previsto un diritto di prevendita di € 2,00. Sito internet: www.cinemateatromanzoni.it. Dall’8 al 9 febbraio 2017.
Prende il via giovedì 2 marzo il lungo programma di iniziative ideate per celebrare il secondo centenario dalla morte dell’architetto e disegnatore Giacomo Quarenghi (Rota d’Imagna/Bergamo 1744 - San Pietroburgo1817), tra i massimi protagonisti della cultura artistica del Settecento europeo.
Una messa in sua memoria nella chiesa dell’Arciconfraternita dei bergamaschi a Roma e il posizionamento di due lapidi a Bergamo -una al Famedio del cimitero, l’altra nella casa natale di via Donizetti- aprono le celebrazioni di quello che è stato definito l’Anno Q.
Nella stessa giornata la Biblioteca civica Angelo Mai di Bergamo, che conserva la più vasta raccolta al mondo di opere quarenghiane, inaugurerà un’esposizione storica; mentre il Gabinetto dei disegni del Castello Sforzesco a Milano renderà fruibile integralmente, sul sito Graficheincomune.it, il proprio fondo di lavori quarenghiani.
Le celebrazioni interesseranno anche diverse città europee: al Museo dell’Ermitage di San Pietroburgo verrà inaugurata una mostra di Pavel Demidov che rilegge con sguardo contemporaneo gli edifici realizzati da Quarenghi; a Mosca di terrà una conferenza di Letizia Tedeschi, mentre a Varsavia lo studioso Piotr Kibort darà il via al progetto di studio e pubblicazione in formato digitale del fondo di disegni quarenghiani conservati al museo nazionale.
Ma le iniziative per celebrare il maestro non terminano qui. A Bergamo, la sua città natale, la Biblioteca Civica Angelo Mai proporrà la pubblicazione in digitale del fondo di documenti di Francesco Maria Quarenghi, fratello dell’architetto, e la pubblicazione di un nuovo epistolario quarenghiano.La Fondazione Accademia Carrara provvederà, invece, al restauro, alla studio e alla pubblicazione del suo fondo quarenghiano, mentre la Fondazione Donizetti dedicherà all’artista un progetto speciale, compresa la messa in scena dell’opera donizettiana «Il borgomastro di Saardam», che vede protagonista proprio lo zar Pietro I.

A Venezia, è previsto lo studio e la pubblicazione del fondo dei disegni quarenghiani presenti alle Gallerie dell’Accademia, oltre alla pubblicazione in formato digitale dei disegni presenti nelle raccolte Fiocco e Pozzi alla Fondazione Giorgio Cini e alla valorizzazione dei materiali quarenghiani del Museo Correr. Milano, Vicenza e Bassano del Grappa dedicheranno mostre all’artista, mentre Roma ospiterà il convegno «Giacomo Quarenghi e la cultura architettonica britannica», organizzato dall’Accademia nazionale di San Luca.
Tra le iniziative all’estero si segnala quella dell’Archivio del Moderno e Pinacoteca cantonale Giovanni Züst di Rancate di Mendrisio che proporrà un’esposizione tesa a indagare la presenza di Quarenghi nelle raccolte grafiche degli architetti ticinesi.
Ma il programma dell’anno Q, che verrà ricordato anche con un francobollo commemorativo, è molto più articolato ed in continua evoluzione. Ancora molte le iniziative da segnalare dedicate all’architetto che partecipò all’elaborazione del primo linguaggio moderno internazionale.
Un’ottima occasione, dunque, questo anno Q per conoscere un artista italiano che venne chiamato dall’imperatrice Caterina II come architetto di Corte degli Zar e che contribuì in modo decisivo a ridisegnare il volto di Pietroburgo. La carriera di Quarenghi, proseguita con i successori al trono Paolo I e Alessandro I, lo condusse, infatti, a diventare un vero arbitro del gusto dell’età neoclassica.
Il numero e la varietà dei suoi progetti, in gran parte realizzati, è senza pari. Suoi sono veri e propri landmarks della città di San Pietroburgo, come la Banca di Stato, l’Accademia delle scienze, l'Istituto Smol´nyj e numerosi interventi nel complesso del Palazzo imperiale come la Sala del trono e il teatro dell’Ermitage. Oggi l’esplorazione dei disegni di Quarenghi ci restituisce una cifra artistica caratterizzata da un fecondo travaso tra l’invenzione dell’architettura e il fascino rappresentativo del pittore. I prospetti dei suoi progetti, ambientati in seducenti paesaggi di ascendente italiano, evocano il mito mediterraneo proprio della sua epoca.

Informazioni utili 
www.osservatorioquarenghi.com