ISSN 1974-4455 (codice International Standard Serial Number attribuito il 7 marzo 2008) | Info: foglidarte@gmail.com

mercoledì 14 marzo 2018

«I have a dream», i grandi discorsi della storia in uno spettacolo teatrale

Era il 28 agosto 1963 quando Martin Luther King pronunciava, al Lincoln Memorial di Washington, il celebre discorso «I have a dream», diventato simbolo della lotta contro il razzismo. Quelle parole insieme alle tante altre affermazioni che hanno segnato la nostra storia sono al centro dell’omonimo atto unico che Valentina Lodovini e Ivano Marescotti porteranno in scena nella serata di giovedì 22 marzo, alle ore 21, al cinema teatro Manzoni di Busto Arsizio.
A rendere ancora più prezioso lo spettacolo, che si avvale della regia di Gabriele Guidi, saranno le voci fuori campo di Gigi Proietti, Catherine Spaak, Rosario e Beppe Fiorello, Arnoldo Foà. Le musiche sono di Matteo Cremolini, il disegno luci porta la firma di Patrick Vitali. Mentre le videoproiezioni vedranno al lavoro Gianluca del Torto.
Da Demostene a Robespierre, da Pericle a Elie Wiesel, passando per Gandhi, Kennedy, Churchill, Fidel Castro, Mandela, Umberto Eco e altri ancora: con questo appuntamento di alto valore civile, lo spettatore verrà accompagnato alla scoperta di parole memorabili pronunciate, in epoche differenti, da sedici uomini e donne che, con il loro pensiero e la loro azione, hanno inciso positivamente sul loro presente e scritto pagine importanti per il nostro futuro.
Il testo, scritto da Ennio Speranza e Gabriele Guidi, prende spunto da tre domande e un assunto: «Quante volte -si legge nella presentazione- le parole hanno contribuito a segnare un’epoca, svelando ideali e aspettative di intere generazioni? Quante volte un particolare momento storico viene ricordato grazie a una frase o il frammento di un discorso che ha lasciato un segno indelebile? E quante volte ancora i grandi oratori hanno saputo accendere passioni civili individuando i traguardi sociali da conquistare trascinando milioni di persone? Le parole -alla pari degli eventi, dunque- hanno inciso sul corso della storia; anzi, diventando esse stesse eventi, hanno fatto la storia».
Democrazia, identità etnica, ruolo delle donne, eccidi, intolleranza religiosa, ma anche arte e letteratura come strumenti di protezione dell’essere umano sono solo alcune delle tematiche che verranno affrontate con questo spettacolo, inserito nel programma della stagione «Mettiamo in circolo la cultura», che vede alla direzione artistica Maria Ricucci dell’agenzia «InTeatro» di Opera (Milano) e che è stata incluso dal Comune di Busto Arsizio nel cartellone cittadino «BA Teatro».
«L’atto unico -raccontano gli organizzatori- è da poco tornato in scena, a distanza di quasi dieci anni aggiornato, rivisto e concepito per due interpreti, legati fra loro da un rapporto molto particolare. Quello tra Valentina Lodovini e Ivano Marescotti è, infatti, un legame di grandi affinità, non privo di una sottile ironia derivante dal confronto tra generazioni differenti, che rende ancora più stimolante questo loro raffronto sul valore odierno delle parole.
Dopo Lorella Cuccarini e Giampiero Ingrassia, Gianfranco Jannuzzo e Debora Caprioglio, il cinema teatro Manzoni di Busto Arsizio, la cui stagione vanta quasi trecentoquaranta abbonati, punta, dunque, ancora una volta su una coppia da palcoscenico. E una coppia, questa volta di comici, sarà in scena anche nel successivo spettacolo della stagione: «Il rompiballe» di France Veber, per la regia di Marco Rampoldi, che venerdì 13 aprile, alle ore 21, vedrà in scena Max Pisu e Claudio Batta.
L’atto unico «I have a dream», particolarmente adatto per i più giovani e per gli studenti delle scuole secondarie di secondo grado, è stato definito dalla critica «prezioso come un’ostrica» per la sua capacità di suggerire, grazie alla straordinaria attualità delle tematiche affrontate, come la Storia stessa possa offrire alle coscienze gli strumenti per riflettere sui problemi che affliggono anche oggi il mondo.
Il costo del biglietto per la commedia «I have a dream – Le parole che hanno cambiato la storia» è fissato ad € 33,00 per la poltronissima, € 30,00 (intero) o € 27,00 (ridotto) per la poltrona, € 28,00 (intero) o € 25,00 (ridotto) per la galleria. Le riduzioni sono previste per studenti, over 65 e per gruppi (Cral, scuole, biblioteche e associazioni) composti da minimo dieci persone. Il diritto di prevendita è di euro 1,00.
Il botteghino del cinema teatro Manzoni di Busto Arsizio sarà aperto per la prevendita da giovedì 15 marzo con i seguenti orari: dal lunedì al sabato, dalle ore 17 alle ore 19. I biglietti sono già comodamente acquistabili on-line, tramite il circuito Crea Informatica, sui siti www.cinemateatromanzoni.it e www.webtic.it.
Per maggiori informazioni sulla programmazione della sala è possibile contattare il numero 339.7559644 o lo 0331.677961 (negli orari di apertura del botteghino e in orario serale, dalle ore 20.30 alle ore 21.30, tranne il martedì) o scrivere all’indirizzo info@cinemateatromanzoni.it.

Informazioni utili
www.cinemateatromanzoni.it

lunedì 12 marzo 2018

CM, Bologna e la moto: una storia lunga trent’anni

Bologna e la moto: una storia d’amore lunga trent’anni. Va, infatti, dal 1929 al 1959 il periodo d’oro della città emiliana nel settore produttivo motociclistico. Sono questi gli anni in cui il territorio felsineo diviene un centro di importanza nazionale, grazie a una concentrazione senza eguali di piccole e medie aziende produttrici di moto finite (oltre settanta quelle attive con alterne fortune in quegli anni) e un numero ancora maggiore di ditte in grado di fornire tutto ciò che serve per assemblare qualsiasi motociclo.
In quegli stessi anni si situa l’avventurosa storia della CM, al centro di un volume fresco di stampa, edito da Giorgio Nada Editore, per la curatela di Enrico Ruffini e Antonio Campigotto.
A questa storia guarda anche la mostra allestita fino al 3 giugno al Museo del patrimonio industriale di Bologna, che presenta una quindicina di modelli della CM, tra i più significativi esemplari presenti nelle collezioni di Piemonte, Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna, insieme a un ricco apparato di immagini fotografiche e di cataloghi, in gran parte inedito, e a tre proiezioni su schermo e a video.
Mario Cavedagni, il fondatore, e il suo tecnico di fiducia, Renato Sceti, si formano come meccanici presso la GD, la prima importante marca locale, distinguendosi anche come piloti-collaudatori. Ne sono ancora dipendenti nel 1929 quando viene registrata una nuova ditta, la CM, che fin dagli esordi si avvale di prestigiose collaborazioni esterne, come quella dei fratelli Laurenti e Alfonso Drusiani. Per trent’anni, senza altre risorse che una piccola officina e pochi operai diretti con grande competenza, la CM mantiene una presenza significativa sul mercato, facendo fronte alle sue volubili richieste, ma anche alle avversità, in primo luogo la scomparsa di Mario Cavedagni, grazie alla coraggiosa gestione della moglie Irma Ginepri negli anni Quaranta.
Le macchine proposte dalla CM sono eccellenti per il turismo, lo sport e l’impiego commerciale; i modelli abbracciano tutte le cilindrate con ogni possibile variante, ma sempre con adeguati criteri costruttivi e finiture curate ed eleganti.
Il primo esemplare della casa bolognese, una 175 con distribuzione a tiges, pronta già alla fine del 1929, si impone nella Milano-Roma-Napoli del 1932 con Cavaciuti, Zini e Pagani, richiamando l’attenzione dei clienti cui sono subito proposte le versioni Turismo, Gran Turismo e Sport.
Durante il quinquennio 1935-’40 non si contano i perfezionamenti e le modifiche: teste lubrificate, tubi di scarico unici o doppi, bassi o rialzati, cambi comandati a mano o a pedale, telai rigidi o elastici, strumentazioni di bordo più o meno ricche, mozzi e freni delle migliori marche. Ancora oggi si stenta a credere come tale variatissimo listino sia potuto uscire da una fabbrica con solo venticinque operai, dieci apprendisti e cinque impiegati.
Dopo l’entrata in guerra dell’Italia, il 10 giugno 1940, la vendita delle moto si riduce drasticamente per essere infine vietata, lasciando solo qualche spazio ai motocarri. Mario Cavedagni muore il 14 novembre 1940 e alla conduzione della CM subentra la vedova, Irma Ginepri, che affronta con coraggio le difficoltà del periodo bellico assistita da fedeli collaboratori. Così, già verso la fine del 1945, la ditta è nuovamente presente sul mercato con qualche moto di tipo pre-bellico prodotta con rimanenze di magazzino o avventurosi acquisti. Nel 1946 il listino offre pochi, ma aggiornati articoli: moto 250 e 500 con distribuzione a tiges, nonché un motocarro 600, utile nei cantieri della ricostruzione.
La nuova produzione inizia nel 1948 con una motoleggera 125, economica e facile da guidare, che vedrà poi le versioni Turismo, Sport, Gran Sport.
L’anno seguente è la volta della 250 bicilindrica a due tempi, massima espressione della tecnica CM, destinata a continui aggiornamenti. Aggiornato il listino, forse troppo assortito, vengono introdotte alcune novità organizzative e tecniche: gli operai, riassunti o nuovi, sono circa venti; mancando le forniture di Drusiani, vengono montati in ditta i componenti del motore e del cambio ordinati a case specializzate.
Ritorna, infine, in azienda Renato Sceti che, dando il suo apporto alla messa a punto della celebre Mondial 125 brevettata da Drusiani, fa parte dell’equipe che la segue nelle prime grandi affermazioni e nella conquista dei prestigiosi Record mondiali di velocità del 1948-’49.
Nel 1949 Franco Cavedagni, divenuto maggiorenne, condivide con la madre Irma la conduzione della ditta, con una nuova ragione sociale. Questo accordo coincide con una svolta nell'indirizzo produttivo: abbandonata la linea classica a quattro tempi di grossa o media cilindrata, viene sviluppata quella a due tempi, moderna e gradita, di cilindrata 125 e 250.
La 250, creata nel 1949 da Sceti, avrà una carriera sportiva tale da essere considerata una delle più interessanti quarto di litro fabbricate in Italia. Dai primi modelli Turismo si ricavano moto dalle caratteristiche eccezionali come la Sport e la Supersport SS.
Nel settore quattro tempi viene proposto nel 1954 il Francolino 175 nei tipi Turismo con distribuzione a tiges e Sport o Centauro con distribuzione ad albero a camme in testa.
Per il mercato dei mezzi di trasporto a tre ruote sono, infine, proposti il mototriciclo 49, il furgoncino 48, il Muletto 160 e, soprattutto, il motocarro 175 a quattro tempi.
L’aggiornamento del catalogo e l’assidua presenza nelle competizioni assicurano alla CM, fino al 1955, un costante aumento nelle vendite.
L’impiego utilitario della moto cederà spazio, di lì a poco, a quello dell’automobile, divenuta accessibile nel prezzo per larghi strati della popolazione.
Inizia una fase negativa, a danno soprattutto delle moto di grossa cilindrata o di classe, a vantaggio di ciclomotori e scooter. Ne soffre gravemente la CM, che ha spesso adottato motori veloci, ciclistica speciale, finiture impeccabili. Il crollo delle vendite nei settori alti della produzione non è compensato dal recupero con le cilindrate minori o con i motocarri.
Il marchio CM viene concesso alla Ditta Negrini di Vignola per i suoi ciclomotori. La CM vede crescere le passività, così nel 1958 viene imposta l’amministrazione controllata, seguita dalla procedura fallimentare nel 1959.
È la fine di una storia che ha dato molto anche all'attività agonistica del settore. L’esordio sportivo della CM avviene l’8 maggio 1930 al V Gran Premio Reale di Roma, dove il pilota Primo Zini, che della casa è anche meccanico collaudatore, giunge al secondo posto. Memorabile, poi, il successo nel 1932 di Celeste Cavaciuti, Primo Zini e Nello Pagani, ai primi tre posti alla Milano-Roma-Napoli. A seguire, qualche altra affermazione e diversi piazzamenti, soprattutto nelle gare di regolarità, allora molto in voga. Dal 1934, con la 250, gareggiano per la regolarità Giuseppe Boselli, poi titolare di FB e Mondial, per la velocità Guglielmo Sandri e Nino Martelli. Ma nel 1935-’36 diminuiscono le competizioni a causa delle restrizioni dei carburanti imposte dalla Società delle nazioni per la guerra d’Etiopia. La CM si fa valere nella 350 dove le grandi case italiane sono assenti, modificando il tipo monoalbero a seconda delle esigenze dei piloti, come Nino Martelli, Marino Guarnieri e Domenico Carancini.
Nel dopoguerra le moto tradizionali non ottengono grandi successi, fatta eccezione per quelli di Hugo Moradei su Gheppio 250 in Brasile, di Luigi Albertazzi su 500 nel motocross e di Guido Borri su 560 side nella Milano-Taranto. Le nuove 125, 160, 175 sono, invece, adatte alle gare di regolarità, di velocità in piano ed in salita, di gran fondo come la Milano-Taranto, la 12 Ore di Imola, il Motogiro, dove si fanno valere.
La CM non può permettersi piloti ufficiali, ma le sue moto, semplici, sicure, veloci, di prezzo ragionevole, sono utilizzate fino agli anni Sessanta da molti piloti privati nelle categorie MSDS, Cadetti e Juniores. Una storia, dunque, quella della casa bolognese che ha dato tanto allo sport, ma anche alla quotidianità delle persone.

Didascalie delle immagini
[fig. 1] Anselmo Ronzieri viene festeggiato dai tifosi entusiasti dopo la vittoria con la C.M nella Classe 250 sul Circuito di Melzo, il 17 luglio 1938; [fig. 2] Il titolare della C.M, Mario Cavedagni, con la 250 Corsa da poco realizzata (1934 ca.); [fig. 3] In sella ad una C.M 250, in gara nella 24 Ore di Regolarità del 1936, Giuseppe, Boselli, industriale dalle nobili origini, titolare della lombarda F.B.  A Bologna trovò i tecnici in grado di costruirgli la mitica F.B-Mondial 125 Campione del Mondo nel triennio 1949-’51; [fig. 4]  Guido Borri, alla guida della C.M side-car, ed il passeggero Italo Neri sono qui impegnati in un passaggio acrobatico nell’edizione 1956 della Milano-Taranto, una delle più prestigiose gare di regolarità italiane dell’epoca; [fig. 5]  Questi due centauri parteciparono nel 1948 alla Cronoscalata Bologna-Osservanza. Franco Cavedagni, con la C.M 350 monoalbero (n. 37), arrivò 4°; Arciso Artesani, sulla Gilera Saturno 500 (n. 101) per noie al magnete si fermò poco dopo la partenza; [fig. 6]  Sulla C.M 175 Super Sport è seduto Claudio Martelli, giovane pilota emergente, in gara a Cortemaggiore il 30 settembre 1934.

Informazioni utili 

«Moto Bolognesi C.M - Trent’anni memorabili 1929-1959». Museo del Patrimonio Industriale | Fornace Galotti, via della Beverara 123 – Bologna. Orari di apertura: fino al 28 febbraio 2018 - dal martedì al venerdì, ore 9.00 – 13.00, sabato, ore 9.00 – 18.30. Ingresso: intero € 5,00, ridotto € 3,00; gratuito Card Musei Metropolitani Bologna e la prima domenica del mese. Informazioni: tel. 051.6356611 e  museopat@comune.bologna.it. Sito internet: www.museibologna.it/patrimonioindustriale. Fino al 3 giugno 2018   

sabato 10 marzo 2018

«L’allegra vedova», Maddalena Crippa racconta la Belle Époque

L’atmosfera elegante e gaudente della Belle Époque. Le sontuose feste della Parigi di fine Ottocento. Le donne ammiccanti e maliziose, eteree e aristocratiche, che facevano capolino dai quadri impressionisti. La gioia di vivere, gli astuti intrecci amorosi e l’arguta ironia di un periodo storico destinato a scomparire con lo scoppio della Prima guerra mondiale. E, poi, il ritmo sfrenato del can can, la leggiadria del valzer e la bellezza di brani d'assieme come «Donne Donne, eterni dei». Il tutto avvolto in un velo di fantasia che conduce all'inevitabile lieto fine. Sono questi i connotati più evidenti di una delle operette di maggior successo sui palcoscenici di tutto il mondo: «La vedova allegra» (titolo originale «Die Lustige Witwe»), lavoro teatrale in tre atti che Victor Léon e Leo Stein, con il compositore Franz Lehàr, trassero dalla commedia «L'attaché d'ambassade» di Henri Meilhac.
Dalla data del suo debutto, il 30 dicembre 1905 al teatro An-der-Wien, la storia d’amore e di seduzione della conturbante Hanna Glavari non ha mai smesso di affascinare il pubblico e anche gli artisti. A confrontarsi ora con questo spettacolo senza tempo sarà Maddalena Crippa, attrice che, nella sua lunga carriera, ha tracciato un percorso nel teatro-musica all’insegna della qualità e della varietà, a cominciare dallo spettacolo «Canzonette vagabonde» sul repertorio italiano degli anni Venti e Trenta, per passare agli omaggi a Paolo Conte, Tenco, Jannacci, De André e Gaber, terminando con il più recente «Italia mia Italia», una dedica spassionata al nostro Paese, che mescola le parole e le musiche di Pasolini e Battisti, Leopardi e Cutugno, Fellini ed Endrigo, ma non solo.
L’artista lombarda sarà in scena al teatro Menotti di Milano dal 13 al 18 marzo con il suo spettacolo «L’allegra vedova - Café chantant», per la regia di Bruno Stori. Con lei sarà sul palco un ensemble strumentale formato da Giampaolo Bandini alla chitarra, Giovanni Mareggini al flauto e all’ottavino, Mario Pietrodarchi alla fisarmonica e Federico Marchesano al contrabbasso.
«La Vedova Allegra» - raccontano dalla produzione dello spettacolo, che vede alla guida la Compagnia Umberto Orsini, con Parmaconcerti- «è una fiaba a tempo di valzer e il valzer, si sa, provoca il rilascio delle endorfine, le molecole della gioia e, dunque, «La Vedova Allegra» è un formidabile anti-stress, che non è poco». Il pubblico abbandona così i pensieri cupi e si lascia trasportare dal racconto leggero ed elegante di una storia d’amore, promesse, sospetti e rivelazioni, ambientata in un mondo luccicante e spensierato, un’«Austria Felix» da cartolina, caratterizzata da melodie indimenticabili, che raggiungono il loro apice con il celebre valzer «Tace il labbro» o nella «Canzone di Vilja». A dir la verità tutti i valzer e galop, czardas e polke che fanno da colonna sonora al racconto hanno qualcosa di indimenticabile, capace ancora oggi di divertire e far sognare.
Al teatro Menotti di Milano sarà possibile ascoltare alcune di queste musiche in un arrangiamento firmato da Giacomo Scaramuzza; mentre la riscrittura del testo è stata fatta da Maddalena Crippa, con Bruno Stori. Ne è nato un avvincente one woman show, che evoca con leggerezza e divertimento le atmosfere dei cabaret berlinesi e dei cafè chantant parigini.
Alternando le parti recitate, frammenti di dialoghi e monologhi tradotti dal libretto originale di Leon Stein e Victor Leon, alle parti cantate, arie e duetti, l’attrice si sdoppia e dà voce e carattere sia alla bella e giovane Hanna Glavari, ricchissima vedova che deve districarsi tra la miriade di corteggiatori attratti dalla sua imponente dote, sia all’uomo che conquisterà la sua mano, il principe Danilo Danilowitsch. Il tutto avviene in uno spazio semplice ed essenziale, che rende ancora più evidente la capacità della Crippa di far rivivere sulla scena i diversi personaggi dell’immortale operetta, tra talento, virtuosismo, divertimento e tenerezza.

Informazioni utili 
Teatro Menotti, via Ciro Menotti 11 – Milano. Prezzi: intero 28.00 € + 1.50 € prevendita, ridotto over 65/under 14 - 14.00 € + 1.50 € prevendita, martedì e mercoledì posto unico 14.00 € + 1.50 € prevendita. Orari biglietteria: dal lunedì al sabato, dalle ore 15.00 alle ore 19.00; domenica (solo nei giorni di spettacolo) ore 14.30-16.30; cquisti online con carta di credito su www.teatromenotti.org. Orari spettacolo: martedì, giovedì e venerdì, ore 20.30; mercoledì e sabato ore 19.30 (eccetto le prime ore 20.30); domenica ore 16.30; lunedì riposo. Informazioni: tel. 02 36592544 o biglietteria@tieffeteatro.it

giovedì 8 marzo 2018

«Saint-Germain-des-Prés», in scena i suoni e le idealità di un angolo di Francia

Ernest Hemingway, Francis Scott Fitzgerald, Albert Camus, Jacques Prévert e Salvador Dalì, ma anche Jean-Paul Sartre, Simone de Beauvoir, Boris Vian, François Truffaut e Juliette Gréco: non c’è artista e intellettuale del Novecento che, in viaggio o in residenza a Parigi, non si sia fatto ammaliare dai suoi bistrot, locali jazz e librerie. Il quartiere di Saint-Germain-des-Prés, sulla rive gauche, ha scritto così pagine importanti per la storia della cultura francese ed europea, soprattutto negli anni della Seconda guerra mondiale e nel periodo immediatamente successivo. Stando alle cronache del tempo, il Surrealismo e il Dadaismo nacquero, per esempio, tra i tavolini del «Café de Flore». Gli esistenzialisti si ritrovavano per scrivere o per discutere tra di loro a «Les Deux Magots». Mentre Pablo Picasso dipinse «Guernica», vero e proprio manifesto contro l’orrore della guerra, in una soffitta di Rue des Grands Augustins.
L’eleganza e il fascino senza tempo di questo quartiere pittoresco e bohemien di Parigi rivive, nella stagione teatrale in corso, grazie allo spettacolo «Saint-Germain-des-Prés», prodotto da France Théâtre, ente teatrale per l’apprendimento della lingua francese attraverso l’arte drammatica, fondato nel 1998 a Roma per volere dell’Ambasciatore di Francia presso la Santa Sede, che vede alla guida l’attore, cantante, drammaturgo e regista Frédéric Lachkar.
Lo spettacolo, la cui tournée sta toccando le principali città italiane e che ha già maturato più di un centinaio di repliche, sarà in cartellone anche al cinema teatro Manzoni di Busto Arsizio nella giornata di giovedì 15 marzo, alle ore 9 e alle ore 11.30.
Ad organizzare le due rappresentazioni in programma, riservate principalmente agli studenti delle scuole secondarie di primo e di secondo grado, è Materlingua, centro di produzione di spettacoli con sede a Roma, che lavora anche con le compagnie España Teatro e BroadWAY to English, il cui lavoro gode del patrocinio di Agis e di Agiscuola e che è stato insignito dal Ministero della pubblica istruzione e dal Ministero del lavoro e delle politiche sociali del Label europeo.
«Saint-Germain-des-Prés» è, nelle intenzioni degli organizzatori, «uno spettacolo teatrale e musicale, motivante e divertente, che mette in luce un momento storico fondamentale per l'Europa, quello del secondo conflitto bellico, legandolo a tematiche di attualità, con lo scopo principale di sensibilizzare gli studenti all'interculturalità, alla costruzione del proprio senso civico e alla condivisione di esperienze e stimoli culturali».
La storia porta lo spettatore in un caffè nel cuore di Saint-Germain-des-Prés, da sempre punto di ritrovo di giovani artisti e personalità dall'anima eclettica. Qui lavora Gabriel un ragazzo come tanti, che serve ai tavoli, sognando di realizzarsi nel mondo della musica jazz. Una sera, stanco e demotivato, il giovane si rifugia tra le note del suo pianoforte e, come per magia, viene catapultato in un’altra dimensione, ritrovandosi in compagnia della «Bande de Zazous», un gruppo di suoi coetanei stravaganti e amanti come lui dell'arte e dell'intrattenimento. Tra danza, canto e la suggestiva melodia della fisarmonica e del pianoforte, i giovani artisti gli raccontano quanto di importante c'è da sapere del loro mondo: Saint-Germain-des-Prés settant'anni prima, nell'immediato Secondo dopoguerra.
«La loro forza, sostenuta dal dialogo, dalla cultura e dalla speranza che resta viva nonostante la brutalità della guerra, dimostra al giovane protagonista -si legge nella sinossi dello spettacolo- quanto la piena coscienza di chi si è veramente e la voglia di superare le sovrastrutture imposte dalla società siano l'essenza della felicità. Gabriel, dal canto, suo racconta ai suoi nuovi amici quanto il progresso abbia rivoluzionato i gesti più comuni della quotidianità e lo scambio tra i due periodi storici si arricchisce di dettagli emozionanti e divertenti». Un bell'appuntamento, dunque, da non perdere quello che propone il cinema teatro Manzoni per chi voglia approfondire la conoscenza della lingua in modo originale e a tempo di musica.

Informazioni utili
«Saint-Germain-des-Prés». Cinema teatro Manzoni, via Calatafimi, 5 - Busto Arsizio. Quando: giovedì 15 marzo, ore 9 e ore 11.30. Ingresso: € 12,00. Informazioni e prenotazioni: Materlingua, cell. 329.8812132 o vicky.sarnataro@materlingua.eu

martedì 6 marzo 2018

«The Venice Glass Week», aperte le adesioni alla seconda edizione

Forte degli oltre 75mila visitatori che lo scorso settembre hanno affollato le calli di Venezia e Murano per partecipare ai centocinquanta eventi proposti dal primo festival internazionale dedicato all’arte vetraria organizzato in città, «The Venice Glass Week» si prepara a fare il bis.
Da giovedì 8 febbraio è, infatti, possibile inviare la domanda di adesione alla seconda edizione della manifestazione, in programma dal 9 al 16 settembre 2018.
Per inviare la richiesta è necessario consultare il sito web ufficiale www.theveniceglassweek.com, scaricare il regolamento, compilare il formulario con il proprio progetto e inviarlo alla segreteria organizzativa entro il 30 aprile 2018.
La più importante novità dell’edizione 2018 sarà la presenza di un Comitato scientifico: da quest’anno, infatti, tutte le richieste di partecipazione saranno vagliate e selezionate da un team di esperti nel settore del vetro a livello internazionale, tra curatori, storici, critici e studiosi. Il comitato scientifico per l’edizione 2018 sarà presieduto da Rosa Barovier Mentasti, storica del vetro veneziana, e sarà composto dai critici e curatori Chiara Bertola e Jean Blanchaert, dalla giornalista Uta Klotz, direttrice della rivista tedesca «Neues Glas», e dal chimico Marco Verità, docente universitario esperto nella composizione di materiali vitrei.
«The Venice Glass Week» è aperta a tutte le iniziative, nazionali e internazionali, che abbiano al centro la valorizzazione del vetro artistico: non solo mostre e installazioni, ma anche conferenze, spettacoli, workshop, cene a tema, visite guidate, attività per bambini e tanti altri eventi. La partecipazione è a titolo gratuito e non ha costi di adesione.
L’organizzazione di questo evento, che si propone di promuovere una risorsa artistica e produttiva forma d’arte quale l’arte vetraria muranese conosciuta a livello globale, sarà ancora curata da alcune tra le istituzioni più prestigiose della città: la Fondazione Musei Civici di Venezia, la Fondazione Giorgio Cini, l’Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti e il Consorzio Promovetro Murano, insieme al Comune di Venezia.

Definito da Rocco Moliterni, sul quotidiano «La Stampa», «un'occasione unica per imparare tutto quello che c'è da imparare sul vetro d'artista» (16 settembre 2017) e da Rachel Spence del «Financial Times» una ricetta per salvare dal declino «questa manifattura incantevole e arcana» (23 settembre 2017), il festival internazionale dedicato all’arte vetraria si presenta, dunque, come un’occasione più unica che rara per lasciarsi incantare da una produzione antica, che ha il sapore dell’alchimia.

Informazioni utili 
 www.theveniceglassweek.com