«Ho voluto dare spazio alle straordinarie risorse di perizia e di pazienza di un certo artigianato, grande e unico. Così, per esempio, miriadi di cristalli sono ricamati con effetti bajadère su tuniche assolutamente stupefacenti». Così Gianfranco Ferré, nel 2002, descriveva l’elegante abito concesso in prestito dalla sua fondazione per la mostra «Lino, lana, seta e oro», allestita fino al 16 novembre a Torino, nella sala Atelier di Palazzo Madama.
Oltre sessanta manufatti della prestigiosa collezione museale piemontese ripercorrono otto secoli di storia del ricamo, dai disegni ad ago del Medioevo agli abiti danzanti degli anni Venti, vibranti di perline e conterie in vetro.
Ci sono in mostra delle vere e proprie preziosità come un ricamo in lana svizzero tedesco del 1580 che unisce la raffigurazione della parabola delle «Vergini sagge e delle vergini stolte» a quella degli evangelisti e delle stagioni, una raffinata tovaglia ricamata da Caterina Cantoni tra 1590 e 1610, e un frammento di stolone di piviale con allegri teschi infiocchettati ispirato a un’opera raffigurata da El Greco nel 1586.
Lungo il percorso espositivo sono, poi, rappresentati splendidi ricami in seta e oro, con un prezioso san Cosma in or nué, ricami in lino bianco dei monasteri svizzero tedeschi e altri in lana colorata per i tessuti da arredo, particolari della zona di Zurigo e Sciaffusa nel Cinque-Seicento. Fiori e rocailles decorano con leggerezza i tessuti e gli accessori di abbigliamento settecenteschi: pettorine e borsette femminili, o i corpetti a trapunto, ma anche le marsine, i gilet, i copricapo da uomo.
Palazzo Madama espone, inoltre, un oggetto assai raro: un quaderno manoscritto di disegni per ricami ad inchiostro e tempera, dedicato alla «mirabile matrona Marina Barbo» nel 1538. Assolutamente preziosa è anche la collezione di agorai, in smalto, avorio, microintaglio ligneo, dal XVII al XIX secolo: oggetti d’uso raffinatissimi compagni di lavoro di donne agiate.
Ad illustrare l’antico uso di «imparar l’arte» del ricamo è presente in mostra, poi, una bella raccolta di imparaticci, noti anche come samplers, i riquadri di tela lavorati nei secoli dalle ragazzine per esercitarsi e raccogliere modelli di punti per ricamo e rammendo. L’imparaticcio più antico è firmato da Maria Teofine, che aveva tredici anni quando lo terminò nel 1617, ma gli stessi segni -l’alfabeto, i numeri, la croce, la chiave, i piccoli animali, i simboli della passione- si ritrovano nei lavori delle ragazze di due, tre secoli dopo.
Ricamo deriva dall’arabo raqm: segno. Disegnare ad ago è una pratica antichissima nel bacino del Mediterraneo e in Oriente e, dal Medioevo, diffusa in tutta Europa. Si usano tutti i filati di origine vegetale o animale naturali o tinti, arricchiti da materiali preziosi, quali oro, argento, perle, coralli, o conterie in vetro, paillettes metalliche, in plastica o di gelatina.
Il ricamo è, nella storia, lavoro di uomini e donne: alla fine del XIII secolo a Parigi lavorano duecento mastri ricamatori, al 50% uomini e 50% donne. Nei secoli successivi, l’organizzazione corporativa dei mestieri affida agli uomini la titolarità delle botteghe, dove continuano a lavorare persone di entrambi i sessi. Oltre ai laboratori professionali, luoghi di produzione organizzata di ricami sono anche i monasteri femminili mentre, nel XVI secolo, il ricamo si diffonde come attività domestica, intrattenimento di nobildonne ed esercizio pratico ed educativo per le ragazze. Libri di modelli a stampa diffondono i disegni utilizzati per decorare tovaglie, biancheria, camicie.
Oggi, è il ricamo di alta moda che più dimostra la vitalità e potenzialità di quest’arte. I campioni di ricamo di Pino Grasso proposti per le creazioni dei grandi stilisti italiani aprono la prospettiva sul futuro, un alto artigianato che affonda saldamente le radici nella propria storia. Una storia che ha il sapore della pazienza e della meraviglia.
Didascalie delle immagini
[Fig. 1] Abito baiadera. Foto: Graziano Ferrari. Credit: Fondazione Ferré; [fig. 2] Frammento di stolone di piviale raffigurante «San Cosma in trono». Firenze, 1470-1490; [fig. 3] Telo raffigurante la parabola «Le Vergini sagge e le vergini folli». Sciaffusa, 1580-1600
Informazioni utili
«Lino, lana, seta e oro. Otto secoli di ricamo». Palazzo Madama - Museo civico d’arte antica / Sala atelier, piazza Castello – Torino. Orari: lunedì – sabato, ore 10.00-18.00; domenica, ore 10.00-19.00; martedì chiuso; la biglietteria chiude un’ora prima. Ingresso: intero mostre e collezioni € 12,00, ridotto € 10,00, gratuito ragazzi fino ai 18 anni e abbonati Musei Torino Piemonte. Informazioni: tel. 011.4433501. Sito internet: www.palazzomadamatorino.it. Fino al 16 novembre 2015.
mercoledì 5 agosto 2015
martedì 4 agosto 2015
L’arte contemporanea e il Palio di Siena: la Contrada della Torre fa da mecenate a due allievi dell’Accademia di Bruxelles
Le contrade del Palio di Siena si aprono all’arte contemporanea. Di fronte a una tradizione che affonda le proprie radici nel Medioevo e che ogni anno si rinnova mantenendo intatti riti e culture, l’affermazione potrebbe sembrare una contraddizione in termini. In realtà, il progetto sperimentale nasce per iniziativa dell’associazione FuoriCampo nell’ambito del cartellone di Siena capitale italiana della cultura 2015, nato dall'esperienza della candidatura di Siena a capitale europea della cultura 2019, con l’intento di formare competenze lavorative di profilo europeo nell'ambito dell'arte contemporanea.
La contrada coinvolta nell’iniziativa, grazie alla propria associazione I Battilana, è quella della Torre. I due giovani invitati a partecipare al progetto, la cui residenza in città avrà luogo dal 9 al 18 agosto, sono l’illustratrice Virginia Folletti (Lugano, 1989) e il pittore Lucien Roux in arte Buisson (Parigi, 1990), due artisti entrambi laureati quest'anno all'Académie Royale de Beaux-Arts di Bruxelles - Ecole Supérieure des Arts che, nella scorsa primavera, sono stati selezionati dalla giuria del Prix Itinera, un programma più ampio di scambio tra la Toscana e il Belgio, per partecipare a una residenza a Siena.
Virginia Folletti e Buisson effettueranno un sopralluogo guidato sul territorio, una sorta di analisi partecipante sulla città e sul palio. Avranno così l’opportunità di vivere dall’interno tutti i momenti e i riti della preparazione, avvicinarsi ai ritmi della festa e immergersi nella sua intimità, al fine di acquisire il materiale intellettivo/emozionale per la produzione di alcune opere che saranno poi presentate nel mese di ottobre; un'opera realizzata da ciascuno di loro sarà, inoltre, donata alla contrada, istallata nella sede ed entrerà, così, a far parte del patrimonio della Torre.
I due giovani sono stati selezionati perché ritenuti adatti a soddisfare la richiesta della committenza; la pittura sequenziale di Lucien Roux, così come la capacità descrittiva, di presa emozionale e attenzione al dettaglio delle illustrazioni di Virginia Folletti sono, infatti, scelte stilistiche interessanti per rappresentare alcune situazioni tipiche del palio e della vita contradaiola.
Alla base di questa esperienza c’è,dunque, un'idea semplice ma brillante che vede la contrada, in veste di mecenate, promuovere la mobilità internazionale di giovani artisti, ponendosi come modello virtuoso di produzione di cultura contemporanea.
Informazioni utili
www.comune.siena.it
La contrada coinvolta nell’iniziativa, grazie alla propria associazione I Battilana, è quella della Torre.
I due giovani sono stati selezionati perché ritenuti adatti a soddisfare la richiesta della committenza; la pittura sequenziale di Lucien Roux, così come la capacità descrittiva, di presa emozionale e attenzione al dettaglio delle illustrazioni di Virginia Folletti sono, infatti, scelte stilistiche interessanti per rappresentare alcune situazioni tipiche del palio e della vita contradaiola.
Alla base di questa esperienza c’è,dunque, un'idea semplice ma brillante che vede la contrada, in veste di mecenate, promuovere la mobilità internazionale di giovani artisti, ponendosi come modello virtuoso di produzione di cultura contemporanea.