ISSN 1974-4455 (codice International Standard Serial Number attribuito il 7 marzo 2008) | Info: foglidarte@gmail.com

lunedì 2 marzo 2015

«The Art of Attentiveness», un selfie dei propri occhi per l’artista Gerry Hofstetter

Tutto è partito da un’indagine campione dell’istituto tedesco Forsa per la Swiss International Air Lines. Oltre tremila le persone intervistate, tra Germania, Austria, Gran Bretagna, Francia, Italia e Spagna nell’ottobre 2014. Di queste l’83% ha dichiarato che, in una società frenetica e digitalizzata come la nostra, l’attenzione ai rapporti umani è sempre più trascurata e si sente l’esigenza di un maggior rispetto interpersonale. Guardarsi negli occhi è, dunque, per tutti molto importante.
La compagnia di bandiera svizzera, da sempre attenta a far sentire unici i suoi clienti, ha deciso così di sposare questa esigenza degli europei attraverso un progetto artistico. È nato «The Art of Attentiveness», una serie di spettacolari installazioni luminose di Gerry Hofstetter che hanno animato e animeranno le principali città europee e i più significativi monumenti.
Partito lo scorso novembre da Londra, quando la facciata dell’Osservatorio di Greenwich si è illuminata di una moltitudine di occhi, quella degli assistenti di volo della Swiss, il progetto di Gerry Hofstetter ha già toccato Amburgo e la celebre facciata del Fairmont Hotel Vier Jahreszeiten, Vienna e il suo teatro dell’Opera, Barcellona e la chiesa del Sacro Cuore, e sta per andare in scena a Milano. Teatro della performance site-specific, l’ultima prima del gran finale ancora tutto top secret che avrà luogo in Svizzera e che raccoglierà sguardi provenienti da tutta Europa, sarà il Museo nazionale della scienza e della tecnologia «Leonardo da Vinci», dove martedì 17 marzo, a partire dalle ore 18.30, la facciata si animerà di luci, immagini e colori in una strepitosa coreografia che lascerà senza fiato e che permetterà di guardare –è proprio il caso di dirlo- con occhi nuovi un museo che fa parte della storia del capoluogo lombardo.
L’obiettivo del lavoro di Gerry Hofstetter è, d’altronde, quello di farci rallentare il passo e di farci riscoprire il senso della meraviglia nell’osservare monumenti che fanno parte della nostra storia.
Siete incuriositi dal progetto e vi piacerebbe essere protagonisti dell’installazione finale? Nessun problema: è possibile. Come? Semplice: scattando un selfie ai propri occhi (di massimo 10 MB) e caricandolo sul sito swiss.com. In palio, tra tutti i partecipanti al concorso residenti in Italia, ci sono un soggiorno per due persone a Zermatt, splendida località ai piedi del Cervino, con volo in business e pernottamento al Grand Hotel, lussuosa struttura storica dal fascino sofisticato. Il form per partecipare e tutti i dettagli del regolamento sono disponibili sulla pagina www.swiss.com/it/IT/un-segno-di-maggiore-attenzione.
Questa primavera potrete ritrovare così le vostre pupille protagoniste, tra mille altre pupille, di un’imponente opera artistica che illuminerà la notte di una città elvetica.

Informazioni utili 
www.artofattentiveness-swiss.com/it/home.html

venerdì 27 febbraio 2015

«Lo schermo dell’arte» sbarca a Venezia

Si apre con un omaggio a Richard Hamilton, il padre della Pop art britannica, la trasferta veneziana del festival «Lo schermo dell’arte», progetto nato a Firenze nel 2008 con l’intento di esplorare, analizzare e promuovere le relazioni tra cinema e creatività contemporanea attraverso proiezioni, installazioni, pubblicazioni e workshop. Giovedì 5 marzo, alle ore 18, il teatrino di Palazzo Grassi ospiterà, infatti, il lungometraggio «Richard Hamilton dans le reflet de Marcel Duchamp» di Pascal Goblot, al quale seguirà, alle ore 19.30, «Hamilton: A film by Liam Gillick», prodotto in occasione delle due recenti mostre dell’artista inglese alla Tate Modern e all’Ica di Londra.
Quattordici i film in agenda, tutti dedicati a grandi artisti del XX e XXI secolo, che fino a domenica 8 marzo animeranno la sala lagunare, mille metri quadrati composti da un auditorium con una capacità di duecentoventicinque posti, completo di due spazi di foyer e di aree tecniche -camerini, sala regia, cabina per la traduzione simultanea-, restituito da François Pinault alla città nella tarda primavera del 2013, dopo un progetto di restauro dai tratti minimalisti firmato dall’architetto giapponese Tadao Ando in stretto dialogo con la Soprintendenza per i Beni architettonici e paesaggistici di Venezia.
A presentare la rassegna, tutta a ingresso gratuito (fino ad esaurimento dei posti disponibili) come era già avvenuto nella prima edizione del 2014, saranno, nella serata di giovedì 5 marzo, Silvia Lucchesi, anima del festival fiorentino, Martin Bethenod, direttore di Palazzo Grassi-Punta della Dogana, e Philippe-Alain Michaud, curatore al Musée national d’art moderne Centre Pompidou.
Tra i maestri contemporanei al centro della rassegna filmica veneziana ci saranno Gordon Matta-Clark, icona del movimento Anarchitettura, e Ai Weiwei, artista dissidente cinese che, dal 7 marzo al 6 giugno, presenterà la sua produzione, pregna di rabbia e di impegno civile, nella mostra «Il giardino incantato», curata da Sandro Orlandi Stagl e Mian Bu per la scenografica cornice di Palazzo Te a Mantova. Del primo verrà proposto il film «My Summer 77 with Gordon Matta-Clark» di Cherica Convents, basato sul montaggio dei materiali girati nell’estate 1977, quando l'artista stava lavorando al progetto «Office Baroque» ad Anversa (venerdì 6 marzo, ore 19.30). Il secondo sarà, invece, protagonista del lungometraggio «Ai Weiwei-Evidence» di Grit Lederer, nel quale la regista tedesca ha seguito Gereon Sievernich, direttore della galleria Martin-Gropius Bau, nel suo viaggio a Pechino per scegliere le opere dell’artista cinese che sono state esposte nella sua grande personale tenutasi a Berlino la scorsa primavera (domenica 8 marzo, ore 19.00).
Le Corbusier, il padre del movimento moderno, verrà, invece, omaggiato con «Provenance» di Amie Siegel, un film sugli arredi che il celebre designer svizzero progettò nel 1951 per i palazzi della città indiana di Chandigarh (venerdì 6 marzo, ore 18). Mentre Daniela Schmidt-Langels presenterà il suo film «Meret Oppenheim ou le surréalisme au féminin», che rivela, attraverso interviste ad artisti e amici, la ricca personalità della scultrice, scrittrice, poetessa, disegnatrice di gioielli e femminista degli anni del Surrealismo, divenuta icona per molte generazioni di donne (domenica 8 marzo, ore 18).
Tra i lavori in cartellone dedicati ad artisti contemporanei si segnala anche «Guido van der Werve» di Barbara Makkinga, nel quale si racconta l'ultima produzione dell'artista e compositore olandese, «Mummer veertien, home» del 2012, che lo ha visto percorrere oltre 1700 km a nuoto, in bicicletta e di corsa per portare in Polonia una manciata di terra presa dalla tomba di Frédéric Chopin a Parigi, rispondendo così alla volontà del musicista di essere sepolto nella sua terra natia (sabato 7 marzo, ore 19.30).
Saranno proposti nella rassegna veneziana anche film che documentano la storia di importanti opere d’arte realizzate in anni recenti. È il caso di «Levitated Mass» di Doug Pray, nel quale si racconta il viaggio di un gigantesco masso di trecentoquaranta tonnellate, trasportato nel 2012 da una cava dell’Arizona fino al Lacma di Los Angeles per la realizzazione dell’omonima installazione dell’artista Michael Heizer (giovedì 5 marzo, ore 20.30). Allo stesso filone appartiene «Art4space» dello street artist francese «Invader», un documentario che narra la storia di «Space One», la prima opera site-specific lanciata nella stratosfera (domenica 8 marzo, ore 17.00).
Tra i film in agenda, tutti in lingua originale e sottotitolati in italiano, si segnala, inoltre, «Ming of Harlem. Twenty One Storeys in the Air» di Phillip Warnell, vincitore del «Premio Georges de Beauregard» al Fid Marseille 2014, che affronta il tema del rapporto tra uomo e animale indagando le motivazioni che hanno spinto Antoine Yates a condividere per cinque anni un piccolo appartamento di Harlem con una tigre e un alligatore (sabato 7 marzo, ore 18.00).

Chiudono la programmazione «Cutie and the Boxer» di Zachary Heinzerling, candidato all’Oscar 2014 come miglior documentario, nel quale si racconta la storia del matrimonio tra gli artisti Ushio Shinohara e Noriko (sabato 7 marzo, ore 20.00), e «Feuer & Flamme» di Iwan Schumacher, sul lavoro della fonderia St. Gallen Art Foundry, dislocata nelle sue due sedi in Svizzera e in Cina, che ha visto al lavoro artisti quali Urs Fischer, Katharina Fritsch, Fischli/Weiss, e Paul McCarthy (venerdì 6 marzo, ore 20).

Didascalie delle immagini 
[Fig. 1] Grit Lederer, «Ai Weiwei – Evidence», Germania, 2014; [fig. 2] Cherica Convents, «My Summer 77 with Gordon Matta-Clark», Belgio, 2012; [fig. 3] Maria Anna Tappeiner,  «Blick zurück nach vorn. Künstler über Deutschland», Germania, 2014; Iwan Schumacher, «Feuer & Flamme», Svizzera, 2014, [fig. 5] Invader, «Art4Space», Francia, 2012

Informazioni utili 
«Lo schermo dell’arte». Teatrino di Palazzo Grassi, San Marco 3260 – Venezia. Ingresso libero, fino ad esaurimento dei posti disponibili. Informazioni: www.schermodellarte.org o www.palazzograssi.it. Da giovedì 5 a domenica 8 marzo 2015.

mercoledì 25 febbraio 2015

«Dimostrazione interventista», un Balla inedito a Gorizia

È un’opera inedita di Giacomo Balla a tenere a battesimo la nuova sezione sull’Interventismo che il Museo della Grande guerra di Gorizia, inserito nella rete museale provinciale diretta da Raffaella Sgubin e ospitato nei suggestivi sotterranei delle cinquecentesche Case Dornberg e Tasso, ha inaugurato il giorno di San Valentino.
Il dipinto, esposto per la prima volta nella città friulana, ha una storia particolare. È, intatti, rimasto per quasi un secolo sepolto sotto uno strato di pittura nera, sul retro di un lavoro ben più noto del pittore futurista: la «Verginità» del 1925, raffigurante una giovane donna nell’atto di velarsi.
È osservando con la luce radente il retro di quest’opera, che gli esperti si sono resi conto che la superficie presentava degli avvallamenti e sembrava nascondere un altro dipinto. Un intervento di restauro, realizzato tra il 2010 e il 2012, ha così portato alla scoperta di un lavoro antecedente, eccezionalmente conservato, che rappresenta -stando a quanto afferma Fabio Benzi, docente di storia dell'arte contemporanea all'Università di Chieti e uno tra i maggiori studiosi del Novecento italiano- «la più importante novità su Giacomo Balla emersa negli ultimi anni, ma anche una fondamentale acquisizione per la storia stessa del Futurismo».
Dalla pulitura della vernice nera è emerso, per la precisione, un lavoro appartenente alla serie eseguita da Giacomo Balla tra la fine del 1914 e la primavera del 1915, ovvero una tela facente parte di quelle «pitture interventiste», per stessa definizione dell’artista, eseguite nel momento di grande tensione politica e culturale che vide la maggior parte degli intellettuali italiani schierati a favore della partecipazione dell’Italia al primo conflitto bellico.
Il Futurismo, è noto, giocò un ruolo di punta all’interno dell’interventismo italiano e Giacomo Balla fu uno dei principali promotori dell'entrata in guerra del nostro Paese: nel manifesto «Il vestito antineutrale» del settembre 1914 affermò, per esempio, che «La neutralità è la sintesi di tutti i passatismi». Alle parole fece seguire i fatti, partecipando attivamente alle manifestazioni interventiste e venendo anche arrestato.
Il dipinto riscoperto, intitolato «Dimostrazione interventista», «si colloca -fanno sapere dai Musei provinciali di Gorizia- all’interno della fase astrattista futurista, in cui, assente ogni riferimento alle forme naturali, l’artista si serve di linee astratte e colori smaltati e puri per esprimere il dinamismo conflittuale tra forze innovative interventiste e forze di resistenza neutralistica, laddove le forze positive sono simboleggiate dalle componenti cromatiche del tricolore italiano e quelle neutraliste, al contrario, da una tramatura nera che opprime la nazione mentre il nodo sabaudo sancisce l’unità nazionale».
L’opera, che rimarrà esposto fino al 22 marzo per essere poi messa in mostra a Milano, è affiancata da altre tele di Giacomo Balla a tema patriottico, affiancate a una serie di cartoline di propaganda che, con i manifesti, divennero i più efficaci mezzi di comunicazione di massa. Analogamente a quanto avvenne negli altri Stati europei, molti disegnatori italiani si posero al servizio della propaganda di guerra; altri, invece, funsero da coscienza critica nei confronti di un avvenimento che consideravano solo una grande sciagura.
Nel nuovo allestimento, realizzato grazie alla collaborazione della Regione Friuli Venezia Giulia, sono presentate cartoline italiane che trattano il dibattito su intervento e neutralità, sul ruolo dell’Italia nell’ambito internazionale, sulla percezione della guerra, nelle quali la satira, già ben presente nel dibattito politico attraverso i giornali umoristici, gioca un ruolo importante nella descrizione delle posizioni dei vari schieramenti fino all’entrata in guerra dell’Italia.

Didascalie delle immagini 
[Fig. 1] Giacomo Balla, «Manifestazione patriottica» («Dimostrazione interventista»), 1915; [fig. 2] Giacomo Balla, «Verginità», 1925; [fig. 3] Giacomo Balla, «Sventolio di bandiere», 1915 

Informazioni utili 
«Interventismo 1915-2015». Musei Provinciali di Gorizia - Museo della Grande Guerra, Borgo Castello, 13 – Gorizia. Orari: martedì-domenica, ore 9.00-19.00; chiuso il lunedì. Ingresso: intero € 3,50, ridotto € 2,50; visite guidate € 1,00 euro, scuole € 1,00. Informazioni: musei@provincia.gorizia.it o tel. 0481.533926. Prenotazioni e visite guidate: didattica@provincia.gorizia.it. Sito internet: http://www.provincia.gorizia.it. Catalogo: Musei provinciali di Gorizia (testi di Fabio Benzi, Enrico Crispolti, Elena Gigli, Alessandra Martina e Raffaella Sgubin). Fino al 6 gennaio 2016.