ISSN 1974-4455 (codice International Standard Serial Number attribuito il 7 marzo 2008) | Info: foglidarte@gmail.com

mercoledì 1 giugno 2016

Stupinigi, rinasce il Parco storico della Palazzina di caccia

Tutto come nel Settecento o quasi. Riapre i battenti, dopo anni di lavoro, il parco storico della Palazzina di Caccia di Stupinigi, impianto scenografico di straordinaria bellezza concepito progettualmente dell'architetto messinese Filippo Juvarra e realizzato nel 1740 dal paesaggista Michel Bénard.
L'oasi verde, che si estende su una superficie di circa dieci mila ettari, venne in origine sviluppato come giardino formale all'italiana con parterre a broderie delimitati da siepi di bosso e ligustro, decorati in estate da vasi di fiori e agrumi. Vennero piantati con perfette simmetrie viali e bosquets di carpini, olmi e querce.
Gli apartments verts o cabine di verzura, ai lati dei parterre centrali, indirizzavano lo sguardo verso il parco e costituivano l'elemento di maggiore rilievo scenografico: furono però distrutti dalle truppe napoleoniche.
L'intero parco era incentrato attorno a un gran rondò, il punto da cui irradiano le direttrici dei viali nelle direzioni della rosa dei venti ripetendo così lo schema a croce di Sant’Andrea della Palazzina con il fulcro nel Salone centrale. Il rondò permetteva agli ospiti (magari in sella e pronti per la battuta di caccia) di ammirare il maestoso dispiegarsi delle facciate della Palazzina con le luminose vetrate del Salone, dall'altra di stendere lo sguardo a perdita d'occhio sulle rotte di caccia e sugli immensi possedimenti dei Savoia.
Dal 1854 circa l'impianto settecentesco, come per altre residenze sabaude, venne trasformato per adeguarsi al nuovo gusto romantico inglese. Sotto la direzione di architetti e paesaggisti del tempo come Melano, Roda e Scalarandis vennero creati percorsi secondari ad andamento sinuoso; un laghetto con tanto di isola dotata di belvedere sulla sommità; un ponte con balaustra di rami intrecciati; un labirinto di carpini alternati a querce ed olmi (nell'area ancora chiusa al pubblico).
Nel 1850 l'area di levante -accanto al serraglio di animali esotici, dove oggi è tornato l'elefante Fritz- ospitava il giardino floreale con rose antiche e una serra in cui era possibile meravigliarsi di fronte al banano e curiose essenze provenienti da ogni parte del mondo. Le scuderie, ricovero invernale degli agrumi, assunsero così il nome di citroniere.
L'alberata di pioppi cipressini, di ricordo juvarriano, circonda con doppia fila tutto il perimetro a 'buco di serratura' della residenza ed è stata reimpiantata negli anni 2008-2010 nel rispetto delle antiche misure d'impianto.
Il parco storico è stato oggi riportato ai disegni originali in cui il Salone delle feste si affaccia sui grandi viali che si irraggiano, in fuga, verso i territori di caccia e le campagne dell'antico Ordine cavalleresco.
Per festeggiare la riapertura del parco, fortemente voluta dalla Fondazione Ordine Mauriziano, venerdì 8 luglio si terrà uno spettacolo in tre atti: l'installazione «Delle fiabe e delle sedie» di Marco Muzzolon, la mini-performance «Instant de Suspension» delle acrobate Pauline Barboux e Jeanne Ragu e il doppio show «Le chas du Violon / Evohé» della compagnia Les Colporteurs, rispettivamente un racconto del legame tra madre e figlia e una rilettura del mito di Teseo e Arianna.

Informazioni utili
Palazzina di Caccia di Stupinigi, piazza Principe, Amedeo 7 - Stupinigi, Nichelino (Torino).Orari: martedì-venerdi, ore 10.00-17.30; sabato, domenica e festivi, ore 10.00-18.30. Ingresso: intero € 12,00, ridotto € 8,00 (6-17 anni e over 65), gratuito per minori di 6 anni | fino al 31 luglio il biglietto d'ingresso al museo comprende anche la visita ai giardini; dal 1° agosto  la visita costerà € 3,00 in più (€ 2,00 per i ridotti). Informazioni: tel. 011.6200634 . Sito web: www.ordinemauriziano.it.

martedì 24 maggio 2016

Un lupo firmato Dario Fo per «Segni, New Generations Festival»

Sarà il premio Nobel Dario Fo a firmare l’immagine simbolo dell’undicesima edizione di «Segni, New Generations Festival», manifestazione internazionale d’arte e teatro per le nuove generazioni in cartellone dal 26 ottobre al 2 novembre a Mantova.
Nell’anno in cui la città lombarda è Capitale italiana della Cultura, il festival si rinnova: passa da cinque a otto giorni, da duecentocinquanta a oltre trecento eventi, cambia logo e si apre a tutte le new generations (dai 18 mesi ai 18 anni). Tanti gli ospiti stranieri attesi in città per questo appuntamento, unico nel panorama italiano, che vedrà arrivare a Mantova artisti e compagnie teatrali da tutto il mondo, ma anche personaggi del mondo musicale, letterario e cinematografico che, attraverso i linguaggi delle arti, dialogheranno con i più piccoli.
«Segni, New Generations Festival», caratterizzato ogni anno da un diverso animale simbolo, disegnato, negli anni, da artisti di fama internazionale come Altan e Alessandro Bergonzoni, quest’anno vanta la collaborazione di Dario Fo.
Dalla sua matita ha preso vita un lupo a metà fra il fiabesco e l’umano, mostra i denti, ma ha un aspetto amichevole, sorride con gli occhi e sembra intrattenere l’osservatore con un racconto.
Protagonista di fiabe e leggende, di proverbi e modi di dire, in molte civiltà il lupo appare come genitore, fondatore, iniziatore, detentore della conoscenza. Simbolo di forza e lealtà, rappresenta lo spirito socievole. Si occupa con estrema cura dei propri piccoli, del compagno e del gruppo. Il suo lato cattivo lo rende strumento di crescita perché rappresenta il pericolo che si può superare e con il quale è sano confrontarsi. Dario Fo racconta una storia semplice, ma significativa, che sembra ben rappresentare, in maniera simbolica, la relazione che si instaura fra attori, bambini e genitori quando sono insieme a teatro: «tanti secoli fa quando nasceva un bambino tutta la gente si raccoglieva intorno a lui e cercava di raccontare favole, fare versi, volevano cogliere una risata. Il bambino era appena nato e non era facile farlo ridere. Ad un certo punto entra un giovane, cade si rialza, ride e fa sberleffi e guarda il bambino. Il bambino lo guarda e ride. Tutti applaudono e sono felici. Il bambino è diventato uomo! L’essere umano ha valore e considerazione nel momento in cui ha l’intelligenza di intendere l’assurdo, il gioco, lo scherzo, la fantasia: ridere contiene la possibilità dell’intelligenza».

Informazioni utili 
www.segnidinfanzia.org

domenica 31 gennaio 2016

Due spettacoli per l’Iraa Theatre a Pistoia

Riflettori puntati sugli italo-australiani Renato Cuocolo e Roberta Bosetti al Funaro di Pistoia. Nel mese di febbraio la sala teatrale toscana offrirà, infatti, al suo pubblico un doppio appuntamento con gli artisti di Iraa Theatre, noti per una ricerca in cui vita e teatro, finzione e biografia si confondono e neo-vincitori del Premio Hystrio Altre Muse 2015 per la loro ricerca «guidata da una persistente curiosità verso gli uomini e l'arte così come verso se stessi e il proprio io nascosto».
Giovedì 4, venerdì 5 e sabato 6 febbraio, alle ore 21, va in scena «The Walk», uno spettacolo per venti spettatori alla volta, che avrà per palcoscenico le strade di Pistoia. Il pubblico prenotato riceverà i dettagli dell'appuntamento e sarà dotato di cuffie. L’incontro avverrà in una piazza della città di Pistoia, recentemente nominata Capitale italiana della Cultura 2017, e da lì le persone saranno invitate a camminare accompagnate dalla voce di un’attrice e da una storia. Il racconto parte dalla perdita di un caro amico di Renato Cuocolo e Roberta Bosetti e dalla loro reazione a questo avvenimento: un dolore privato che diventa collettivo.
«Mettersi in cammino –si legge nella sinossi dello spettacolo- significa da sempre un rivolgimento, verso se stessi e il proprio mondo. Camminare è una modalità del pensiero. È un pensiero pratico. È un triplo movimento: non farci mettere fretta; accogliere il mondo; non dimenticarci di noi strada facendo. L’uomo scopre nel mondo solo quello che ha già dentro di sé; ma ha bisogno del mondo per scoprire quello che ha dentro di sé».
Venerdì 26 e sabato 27 febbraio, alle ore 21, va, invece, in scena la prima di «Roberta cade in trappola- The space between». Si tratta della tredicesima parte di «Interior Sites Project», un progetto nato nel 2000 che parla delle relazioni tra vita e teatro. Nel nuovo spettacolo, provato in residenza artistica al Funaro di Pistoia, si parla di relazioni: con gli amici, con la loro assenza, con la memoria.
Lo spettacolo mette in scena il passato e lo fa attraverso un vecchio registratore, che dopo quarant'anni riappare con il suo carico di promesse, raccontando la labilità delle relazioni in un mondo in cui più le distanze rimpiccioliscono più le relazioni sembrano diventare distanti. di «Roberta cade in trappola- The space between» mostra «la Cosa Brutta» di cui parla David Foster Wallace, un'opera sgangherata di magia e un libro di una mostra di Duane Hanson, vista molto tempo fa. Quel libro è diventato col tempo un'opera esso stesso, una specie di diario in cui si sono accumulate foto, ricami, disegni: Renato Cuocolo e Roberta Bosetti si sono divertiti a interagire con l'opera iperrealistica di Hanson nella quale persone vere sembrano false, o forse statue vere sembrano persone false.
Questo nuovo lavoro cerca di stabilire connessioni tra punti lontani per descrivere una costellazione di avvenimenti, idee ma anche paure, fantasie e sogni. Come ha scritto Walter Benjamin, sapersi orientare in una città non significa molto, mentre per smarrirsi in essa occorre una certa pratica. Il duo italo-australiano ha fatto sua questa frase come viatico per il loro nuovo viaggio nel labirinto del nostro passato più recente. Scrivere significa portare alla luce l'esistente facendolo emergere dalle ombre di ciò che sappiamo.
Dice Roberta Bosetti, nello spettacolo: «Sto nella cucina al secondo piano. È la stanza più piccola della casa. Una specie di cucina di servizio, giusto per prepararsi un tè o un caffè. Scrivo sempre lì. Continuo a scrivere anche adesso per cercare di mettere parole. Bisogna continuare, bisogna dire parole finché ce ne sono, bisogna dirle finché mi trovino, finché mi dicano impedendo alla vita di dissolversi nel buio. Mettere parole tra me e il tempo che soffia portandosi via brandelli sempre più grandi di senso. Da questo esercizio di scrittura più forte è diventata la consapevolezza per i due, che fare i conti col tempo che è stato porta a un bivio: esso può essere una trappola o la spinta per una trasformazione. Si può decidere di commemorare o di rimuovere».
Al Funaro di Pistoia questo febbraio vanno, dunque, in scena due spettacoli differenti, due diverse possibilità di angolazione per entrare nel mondo di un duo artistico che ha fatto del concetto di «perturbante» e del confine fra intimo e urbano, privato e pubblico, domestico e internazionale i cardini della sua indagine.

Didascalie delle immagini 
[Fig. 1] Una scena dello spettacolo «The Walk». Foto: Ilaria Costanzo; [figg. 2 e 3] Una scena dello spettacolo «Roberta cade in trappola- The space between»

Informazioni utili 
Il Funaro centro culturale, via del Funaro 16/18 – 51100 Pistoia, tel/fax 0573.977225, tel 0573.976853, e–mail: info@ilfunaro.org. Sito web: www.ilfunaro.org.