ISSN 1974-4455 (codice International Standard Serial Number attribuito il 7 marzo 2008) | Info: foglidarte@gmail.com

sabato 30 luglio 2016

Estate 2016, da Marylin a Barbie: in mostra le grandi icone del Novecento

Le abitudini degli italiani stanno cambiando. L’estate non scatena più la fuga generale dai grandi centri urbani e sono molte le persone che, alle spiagge assolate e al refrigerio delle montagne, preferiscono le città d’arte. Sono, poi, tanti anche quelli che, complice la vacanza e i viaggi, decidono di regalarsi qualche ora di serenità e di bellezza nella quiete di un museo, lontano dal vicino d’ombrellone un po’ troppo rumoroso o perché stanchi delle camminate tra la natura incontaminata. Ecco così che sono molte le mostre italiane che rimarranno aperte anche il giorno di ferragosto. Tra queste c'è la rassegna che Torino dedica al mito di Marilyn Monroe, icona senza tempo di bellezza e sensualità della quale Palazzo Madama commemora il novantesimo anniversario dalla nascita con l'esposizione di centocinquanta oggetti personali, molti dei quali provenienti dalla sua casa di 5th Helena Drive in Brentwood e facenti parte della collezione di Ted Stampfer.
Vestiti, accessori, articoli di bellezza, documenti, lettere, appunti su quaderni, contratti cinematografici, oggetti di scena come il famoso abito bianco del film «Quando la moglie è in vacanza», spezzoni di film e una selezione delle meravigliose fotografie scattate, tra gli altri, da Milton Greene, Alfred Eisenstaedt, George Barris e Bernt Stern ricostruiscono la storia della diva americana. Il pubblico viene così a conoscere il volto più intimo di Marilyn: la determinazione con cui ha costruito il suo personaggio pubblico, la fragilità insospettabile, ma anche la forza con cui affermava il suo potere contrattuale con le case di produzione.
Torino celebra, in questi mesi estivi, anche un’altra icona senza tempo: i Beatles. Il Mao – Museo d’arte orientale propone la mostra «Nothing is real», per la curatela di Luca Beatrice, che racconta il rapporto tra i quattro musicisti di Liverpool e l’Oriente, da loro scoperto nel 1968, durante un viaggio in India. Centinaia di oggetti provenienti da diversi ambiti e linguaggi dialogano con opere d’arte contemporanea in un ambiente ricco di stoffe, profumi e suoni.
Accanto a memorabilia beatlesiani si ritrovano esposte le fotografie indiane di Italo Bertolasi e di Pattie Boyd, le ceramiche tantriche di Ettore Sottsass, opere d'arte di Alighiero Boetti, Aldo Mondino, Luigi Ontani e Francesco Clemente, oltre a guide, mappe e manuali di viaggio utili a raggiungere l’India senza soldi e alle prime edizioni di libri storici, come «Siddharta», «Lo zen e l’arte della manutenzione della motocicletta», «La lunga strada per Katmandu».
Rende omaggio a un’icona del Novecento anche la mostra estiva dell’Amo – Arena Museo Opera di Verona, prima tappa di un tour mondiale che toccherà Atene, New York, Parigi e Città del Messico. Sotto i riflettori vi sono la straordinaria carriera artistica e la vita di Maria Callas, anzi di Anna Maria Cecilia Sophia Kalogeropoulous, raccontate attraverso oltre duecento reperti tra filmati d’epoca, interviste, foto e oggetti appartenuti all’artista, in un percorso valorizzato dall’ascolto di arie liriche come la celebre «Vissi d’arte» e la cavatina di Rosina nel «Barbiere di Siviglia».
Dalla musica lirica si passa a quella pop con la mostra che il Mambo di Bologna dedica a David Bowie, unica tappa italiana di un tour mondiale che ha già toccato Chicago, San Paolo, Toronto, Parigi, Berlino, Melbourne e Groningen.
Il percorso espositivo, curato da Victoria Broackes e Geoffrey Marsh del Victoria & Albert Museum, si sviluppa attraverso contenuti multimediali che conducono il visitatore all’interno del processo creativo del Duca Bianco e descrivono come il suo lavoro abbia canalizzato i più ampi movimenti nell’ambito dell’arte, del design, del teatro e della cultura contemporanea.
Tra i pezzi esposti si segnalano l'outfit originale di «Ziggy Stardust» (1972) disegnato da Freddie Burretti, la tuta a righe di Kansai Yamamoto per il tour di Aladdin Sane (1973) e  il cappotto Union Jack realizzato da Alexander McQueen per la copertina dell’album «Earthling» (1997), vere e proprie preziosità che si vanno ad aggiungere ai modellini delle prime scenografie, ai poster grafici e alle foto di grandi nomi come Helmut Newton e Terry O’Neill.
In contemporanea con il Vittoriano di Roma e il Louvre di Parigi, Bologna celebra questa estate anche il mito di Barbie, molto di più di una bambola, una vera e propria icona globale che dal giorno del suo debutto, cinquantasette anni fa, è riuscita ad abbattere ogni frontiera linguistica, culturale, sociologica e antropologica, diventando uno dei giocattoli preferiti di tante bambine di tutto il mondo. Barbie è andata sulla luna, è diventata ambasciatrice Unicef, ha indossato un miliardo di abiti per 980 milioni di metri di stoffa e soprattutto si è trasformata con il passare delle mode. Da Moschino a Ferrè, da Versace a Dior, da Gucci a Calvin Klein, da Vivienne Westwood a Prada, fino a The Blonds e Louboutin: sono molti gli stilisti che hanno vestito la bambola della Mattel. Da Elizabeth Taylor a Audrey Hepburn, Grace Kelly e Marilyn Monroe sono altrettanto numerose le dive del cinema con le quali lo stile di Barbie si è confrontato.

Didascalie delle immagini 
[fig. 1] Marilyn Monroe’s in una foto di Milton Greene. Copyright Ted Stampfer; [fig. 2] Cover di Lp: Sgt. Pepper's Lonely Hearts Club Band,1967, Parlophone, Capitol Records, Emi,Uk; [fig. 3] Jerry Tiffany, Ritratto fotografico di Maria Callas, New York, 1958. Collezione Ilario Tamassia; [fig. 4] Cecil Beaton, Maria Callas, 1956. © Camera Press / Contrasto; [figg. 5] «David Bowie is» al Mambo di Bologna. Veduta della mostra; [fig. 6] Barbie, modello Superstar, 1977 © Mattel Inc.; 

Informazioni utili 

Marilyn Monroe. La donna oltre il mito. Palazzo Madama, piazza Castello - Torino. Orari: tutti i giorni, ore 11.00-19.00; chiuso il martedì; la biglietteria chiude un'ora prima. Ingresso: intero € 10,00, ridotto € 8,00, gratuito per i ragazzi fino ai 6 anni e per le altre categorie previste dalla legge; scuole € 5,00. Informazioni: tel. 011.4433501. Sito internet: www.palazzomadamatorino.it. Fino al 19 settembre 2016. 

Nothing is real. Quando i Beatles incontrarono l'Oriente. Mao - Museo d'arte orientale, via San Domenico, 11 - Torino. Orari: tutti i giorni, ore 11.00-19.00; chiuso il lunedì; la biglietteria chiude un'ora prima. Ingresso: intero € 10,00, ridotto € 8,00, gratuito fino ai 5 anni compiuti e abbonati Musei Torino Piemonte e Torino + Piemonte Card. Informazioni: tel. 011.4436927-8. Sito internet: www.maotorino.it. Fino al 2 ottobre 2016. 

Maria Callas. The Exhibition. Amo - Palazzo Forti,via Massalongo, 7 - Verona. Orari: lunedì, ore 14.30 – 19.30; martedì-domenica, ore  9.30 – 19.30 (il servizio di biglietteria termina un’ora prima della chiusura). Ingresso: intero € 13,00, ridotto € 11,00, gruppo € 10,00, ridotto scuole € 5,00 o € 3,00. Informazioni e prenotazioni: gruppi, tel. 045.8003524; singoli, tel. 848002008 e prenotazioni@mostracallas.it. Fino al 18 settembre 2016.

David Bowie Is. Mambo, via Don Giovanni Minzoni, 14 – Bologna. martedì-domenica e festivi, ore 10.00 - 19.00; giovedì, ore 10.00-23.00; chiuso il lunedì. Ingresso: http://www.vivaticket.it/ita/event/david-bowie-is/83123?idt=1732. Informazioni: tel. 051.6496611 o info@mambo-bologna.org. Sito internet: http://davidbowieis.it/. fino al 13 novembre 2016. 

Barbie. The icon. Palazzo Albergati, via Saragozza, 28 - Bologna. Orari: tutti i giorni, ore 10.00-20.00; la biglietteria chiude un'ora prima. Ingresso: intero € 13,00, ridotto € 11,00, ridotto universitari € 8,00, ridotto bambini e scuole € 5,00. Informazioni e prenotazioni: tel. 051.0301015 o www.ticket24ore.it/barbie. sito internet: www.palazzoalbergati.com. Fino al 2 ottobre 2016. 

venerdì 29 luglio 2016

«Facing Histories», Bologna commemora le vittime di Hiroshima e Nagasaki

Bologna non dimentica. La città felsinea commemora le vittime dell’olocausto atomico del 1945. A settantuno anni dall'evento, il Mambo ospita la mostra «Facing Histories» di Yumi Karasumaru, già esposta nel 2015 a Hiroshima, Kyoto e Tokyo.
La storia è conosciuta: il 6 agosto 1945 una bomba atomica venne sganciata dagli americani sulla città di Hiroshima, in Giappone. Tre giorni dopo Nagasaki venne colpita allo stesso modo. Le due città vennero quasi completamente distrutte e decine di migliaia di persone morirono istantaneamente. Moltissimi morirono in periodi successivi per gli effetti delle ferite e delle radiazioni e molti sopravvissuti patirono gravissime e irreversibili menomazioni.
Su questo avvenimento, fra i più traumatici del XX secolo, Yumi Karasumaru si è soffermata in più occasioni, a partire dalle serie «Atomic Series» del 1995 e «Modern Crimes» del 1999, fino ad eseguire nel 2015 un vastissimo ciclo di piccoli dipinti, dei quali al Mambo viene presentata una selezione. In questa serie l'artista riproduce metodicamente le immagini ricercate sulla stampa, nei filmati o in raccolte private, riferite a episodi di guerra, a scene di distruzione, a eventi politici, ma anche a vicende personali intrecciate alla tragedia collettiva.
Da sempre interessata alla memoria storica del suo paese d'origine e alle vicende drammatiche che l'hanno colpito, l’artista giapponese che da molti anni vive a Bologna, con il suo caratteristico stile pittorico, ci accompagna in un avvicinamento graduale allo shock delle immagini, il cui contenuto, apparentemente addolcito da colori luminosi e accattivanti, si rivela solo a un'osservazione ravvicinata. Le diverse sequenze si assemblano e ricombinano in veri e propri racconti visivi, in cui l'intermittente apparizione di ideogrammi lirici è un tentativo di ancorare alla parola poetica emozioni altrimenti indicibili.
L'inaugurazione della mostra è prevista nel giorno dell’anniversario dell’esplosione atomica di Hiroshima: sabato 6 agosto. Per l'occasione Yumi Karasumaru ha ideato la reading-performance «Facing Histories in Hiroshima». In questa azione l’artista combina le modalità espressive del teatro giapponese con quelle performative occidentali, così come nelle sue opere pittoriche la memoria della pittura tradizionale giapponese convive con la cultura pop nipponica. L’utilizzo scenico della sua voce limpida e suadente, accompagnata dalla musica di Enrico Serotti, produce una narrazione ipnotica che attinge dai testi poetici di autori sopravvissuti alla tragedia di Hiroshima.
La reading-performance inaugurale si svolge in concomitanza con «Il Sole di Hiroshima», la cerimonia delle lanterne galleggianti dedicata al ricordo delle vittime provocate dallo sgancio della bomba atomica. L’evento è organizzato da Nipponica, festival di cultura giapponese giunto alla dodicesima edizione, al fine di sostenere due differenti progetti di beneficenza, che coinvolgono realtà italiane e giapponesi. La cerimonia si tiene nel Parco del Cavaticcio, adiacente al Mambo, e sarà la stessa Yumi Karasumaru, con la sua performance ad accompagnare il pubblico dalla mostra all'esterno.
Per l’occasione verrà pubblicato un catalogo in edizione limitata a cinquecento copie con firma autografa dell’artista, che sarà in vendita al corrainiMAMbo artbookshop.

Informazioni utili 
«Facing Histories» di Yumi Karasumaru. Mambo, via Don Giovanni Minzoni, 14 – Bologna. martedì-domenica e festivi, ore 10.00 - 19.00; chiuso il lunedì. Ingresso: intero € 6,00, ridotto € 4,00. Informazioni: tel. 051.6496611 o info@mambo-bologna.org. Sito internet: http://studio-olga.com/yumikarasumaru/index.html (sito temporaneo).Dal 6 agosto al 16 ottobre 2016.

giovedì 28 luglio 2016

Nelle Cinque Terre risorge l’antico Podere Casa Lovara


È una storia antica, che affonda le proprio radici nel Medioevo, quella di Case Lovara a Punta Mesco, sul sentiero che collega Levanto a Monterosso, il primo borgo delle Cinque Terre. Risale, infatti, al 1379 la prima attestazione del toponimo Lovaria (Lovara), un sito occupato da vigneti lungo la «via de Armischo». È, invece, del 1662 il documento catastale che parla della presenza di un edificio su questo terreno; mentre data al censimento del 1806 la prova dell’esistenza di una contrada, la più orientale di Levanto, con ben sedici nuclei familiari e centosette residenti.
La comparsa di un casale contenente terre coltivate a vigna, uliveto, ficheto e bosco è, invece, della fine del Settecento. Quella dimora era l’attuale Casa Bianca di Podere Case Lovere, un’area composta da quarantacinque mila ettari e tre unità abitative inserita in una zona dal grande valore paesaggistico e culturale come il Parco nazionale delle Cinque Terre, sito di interesse comunitario e patrimonio Unesco, che il Fai – Fondo per l’ambiente italiano ha da poco restituito alla fruizione del pubblico, grazie a un primo restauro, sostenuto dalla Fondazione Zegna.
A picco sul mare cristallino delle Cinque Terre, questo luogo abitativo racconta anche la storia di un bel progetto di tutela ambientale andato in porto. L’area era, infatti, stata acquistata negli anni Novanta dall’immobiliare Fiascherino di Monza con l’intento di farne un insediamento di abitazioni turistiche raggiungibile da una strada carrozzabile, che avrebbe inevitabilmente devastato il promontorio. La legislazione in materia di tutela ambientale pose un veto al progetto e, con grande sensibilità sociale e civile, Adriano Piva, amministratore della società monzese, si rivolse al Fai – Fondo per l’ambiente italiano.
Prende il via così un lavoro controcorrente che ha l’obiettivo di riportare dopo vent’anni di abbandono l’uomo a Punta Mesco e di ricondurre alla sua funzione storica quell’area protetta che, grazie a un protocollo firmato tra vari enti nella giornata del 22 giugno 2013, diventa un sito pilota per la corretta gestione dell’opera in aree soggette a regolamentazione.
Per mettere a punto il progetto di recupero, che si propone di ripristinare la produzione agricola e di valorizzare le pratiche colturali tradizionali in un territorio impervio come quello ligure, il Fai – Fondo per l’ambiente italiano si è avvalso della collaborazione di due importanti istituzioni accademiche: l’Università di Firenze, che con il Dipartimento di gestione dei sistemi agrari alimentari e forestali ha studiato gli aspetti paesaggistici e ambientali e della biodiversità e il recupero delle pratiche agro-forestali tradizionali, e l’Università di Genova, che con il Dipartimento di scienze per l’architettura si è occupata del recupero conservativo dei manufatti rurali e degli edifici nonché della loro rifunzionalizzazione nel rispetto della particolarità del luogo, e con il Laboratorio di archeologia e storia ambientale ha supportato la progettazione attraverso indagini di storia ambientale che hanno permesso l’acquisizione di importanti informazioni sulla storia del paesaggio rurale del podere a partire dal XVII secolo a oggi.
Il Podere Case Lovara apre ora al pubblico dopo una prima fase di lavori incentrata sul restauro di due fabbricati -uno di fine Settecento, l’altro dei primi anni del Novecento- e sul recupero del terreno agricolo circostante, dove sono stati ripristinati una parte dei terrazzamenti originali (un quarto dei quasi due chilometri di muri a secco esistenti) e le colture caratteristiche -oliveto, orto e frutteto- che verranno coltivate secondo i principi dell’agricoltura biodinamica, a cui si aggiunge l’apicoltura.
A Punta Mesco il Fai – Fondo per l’ambiente italiano sta utilizzando tecnologie sostenibili, improntate al risparmio energetico e compatibili con il contesto paesaggistico e ambientale, che hanno richiesto un lungo e complesso approfondimento. «Qui –spiegano dagli uffici della fondazione milanese- la sfida è ancora più difficile e per la natura del luogo così isolato e per una diversa fruizione rispetto al passato: non più un piccolo nucleo di contadini ma i numerosi turisti che su quel sentiero passano ogni giorno. È stato, quindi, necessario definire un progetto che permettesse di essere il più possibile autonomi, sia per la produzione di energia sia per il consumo di acqua: la produzione da fonti rinnovabili arriva, infatti, al 60% del fabbisogno energetico, senza impattare sul paesaggio; l’acqua piovana viene immagazzinata con cisterne mentre le acque reflue sono depurate e riutilizzate per l’irrigazione e gli scarichi sanitari».
In questa prima fase, i visitatori troveranno spazi di accoglienza e avranno la possibilità di effettuare visite guidate sulla storia secolare dell’insediamento di Case Lovara e visitare una piccola mostra in Casa Rossa.
In futuro si provvederà al restauro di ulteriori muri a secco e al ripristino di un’area a vigneto, storicamente presente nel sito e si procederà al recupero della zona agricola, con l’incremento delle zone a orto e frutteto, e all’attivazione degli allevamenti. Verrà, inoltre, recuperata a uso foresteria-alloggio Casa Vecchia, trasformando così Podere Casa Lovara in un rifugio affacciato sul mare, un agriturismo -con un’attività ricettiva improntata alla sostenibilità sia economica che ambientale- dall’accoglienza semplice di una casa di contadini, che aiuti a percepire la vera anima del posto, un luogo rustico e severo, dove hanno vissuto duramente generazioni di agricoltori e cavapietre.

Informazioni utili
[fig. 1] Podere Case Lovara a Punta Mesco, vista aerea, foto di Davide Marcesini 2016 © Archivio FAI; [fig. 2] Podere Case Lovara a Punta Mesco, foto di Davide  Marcesini 2016 © Archivio FAI; [fig.3] Podere Case Lovara a Punta Mesco, panoramica, foto di Davide Marcesini  2016  © Archivio FAI; [fig. 4] Podere Case Lovara a Punta Mesco - posizionamento delle arnie, foto di Davide  Marcesini 2016 © Archivio FAI

Informazioni utili
Podere Case Lovara a Punta Mesco - Levanto (La Spezia). Orari:  da giugno ad agosto - mercoledì –domenica, ore 10.00-18.00 | settembre e ottobre, ore 10.00-15.30.  Ingresso: a sostegno delle attività del FAI è gradito un contributo di € 3,00 per la visita; diventando Amico Fai, con un contributo di € 10,00, si avrà in omaggio un biglietto di ingresso all’Abbazia di San Fruttuoso a Camogli. Informazioni: faimesco@fondoambiente.it