ISSN 1974-4455 (codice International Standard Serial Number attribuito il 7 marzo 2008) | Info: foglidarte@gmail.com

lunedì 15 maggio 2017

I Sironi di Antonio Allaria in mostra al Mart di Rovereto

È dedicato a Mario Sironi e alla collezione di Antonio Allaria il nuovo focus tematico del Mart di Rovereto, inserito in una serie di appuntamenti nati con l’intento di esplorare le radici dell’arte italiana contemporanea, i movimenti storici internazionali, le nuove emergenze partendo dal vasto patrimonio del museo trentino.
Attraverso circa cento opere, di cui oltre sessanta del maestro sardo, suddivise in nove sezioni tematiche, la mostra, allestita fino all’11 giugno, esplora il rapporto di amicizia nato a Cortina nel 1947 tra il collezionista e l’artista, restituendo un Sironi privato, quasi totalmente sconosciuto al pubblico.
Tra quadri e disegni, lungo il percorso espositivo, che si avvale della curatela di Daniela Ferrari e Alessandra Tiddia, si incontrano opere dal contenuto più politico, composizioni figurative con esiti quasi astratti e, addirittura, giocosi e colorati disegni realizzati per le figlie dell’artista e regalati in seguito all’amico Allaria in occasione della nascita della figlia Alessandra.
In generale però la maggior parte delle opere di Sironi presenti nella collezione Allaria, recentemente acquisita dal Mart, appartiene agli anni più duri dell’esistenza dell’artista, quelli del secondo Dopoguerra, segnati dal dramma della morte di una delle figlie e dall’ostilità della critica, che vedeva in lui un vecchio artista del regime fascista.
Un’atmosfera cupa si riverbera nei paesaggi dipinti in questo periodo, nelle vedute prevalgono le ombre e i toni plumbei di un eterno crepuscolo. Molte opere hanno come protagonista la montagna, che si staglia scura e massiccia all’orizzonte, dal profilo tracciato sinteticamente con impasti densi, cretosi.
Si tratta quasi sempre di una montagna ideale, fuori dal tempo, ma che in alcuni casi rivela un preciso riferimento alle cime ampezzane, come le Tofane e il Becco di Mezzodì.  Il mondo di rovine dipinto da Sironi in questi anni è popolato da personaggi che ricordano eroi sconfitti, titani schiacciati dal peso delle costruzioni o di un paesaggio che si stringe intorno a loro, soffocandoli. Emergono dall’oscurità figure irrigidite in impasti cromatici calcinati, appena sbozzate come grandi idoli di pietra, murate nelle loro nicchie o nell’atto di fuggire faticosamente da questi spazi angusti.
Come scrivono il direttore e la presidente del Mart nell’introduzione al catalogo della mostra: «Di grande rilevanza è anche il fatto che la parte più ampia e organica della collezione presentata dal Mart con una mostra temporanea […] sia focalizzata sull’opera di Mario Sironi, ossia di uno degli artisti più importanti del Novecento italiano e, nonostante l’acclarato rilievo, rappresentante di un’epoca che merita comunque aggiornati studi e approfondimenti scientifici ad oggi inadeguati rispetto al portato di una generazione che ha vissuto la crisi del proprio tempo con gesti non riducibili alla sola prospettiva ideologica e da inquadrare oggi con maggiore coscienza storica».
In mostra le opere di Sironi vengono messe a confronto con i lavori di altri artisti acquistati da Allaria, come Morandi e Picasso. In particolare, l’esposizione si sofferma sulla presenza all’interno della collezione di tre grandi artisti a cui Allaria era legato da rapporti di profonda amicizia: Renato Guttuso, Anton Zoran Mušič e Graham Vivian Sutherland. Le opere del collezionista dialogano inoltre con le opere delle Ccllezioni del Mart e con i suoi allestimenti permanenti. Il dialogo tra nuovi e vecchi ospiti, selezionati per coerenza tematica, finisce ancora una volta per contraddistinguere l’intero percorso di visita del museo di Rovereto.

Didascalie delle immagini 
[Fig. 1] Massimo Campigli, Le due sorelle, 1931. Mart, Collezione Allaria; [fig. 2] Mario Sironi, Ritratto di Antonio Allaria, (1950). Mart, Collezione Allaria; [fig. 3] Mario Sironi, Figure arcaiche, (1949). Mart, Collezione Allaria 

Informazioni utili
Focus – Mario Sironi nella collezione Allaria. Mart, corso Angelo Bettini, 43 - Rovereto (Trento). Orari: martedì – domenica, ore 10.00-18.00; venerdì, ore 10.00-21.00; lunedì chiuso | la biglietteria chiude mezz'ora prima della chiusura del Museo. Ingresso: intero € 11,00, ridotto € 7,00. Informazioni: numero verde 800.397760; contatti dall’estero tel. +39.0445.230315, info@mart.trento.it. Sito internet: www.mart.trento.it. Fino all’11 giugno 2017

venerdì 12 maggio 2017

Veneto, cento anni di moda italiana in mostra a Villa Pisani

Cento anni di stile italiano in trecento fotografie: si potrebbe riassumere così la mostra «Gli Italiani e la moda. 1860-1960», allestita fino al 1° novembre al Museo nazionale di Villa Pisani a Stra, a pochi chilometri di distanza da Venezia. Pur non dimenticando lo sfarzo dell’alta moda, i personaggi famosi che facevano «tendenza», l’esposizione si concentra sui modi di abbigliarsi e di acconciarsi di tutti i giorni, mostrando uomini, donne e bambini che affollavano strade e piazze, uffici e giardini pubblici.
Dalla redingote (abito maschile elegante) alla giacca, dai corsetti alle linee morbide dei tailleur femminili, dal cilindro alla bombetta: il visitatore si ritrova a confronto con i tanti modi italiani dell’abbigliamento nel periodo a cavallo dall’alba dell’Unità nazionale al primo decennio della Repubblica.
Se è vero che l’alta moda detta i canoni dell’estetica dell’abbigliamento, a cui la «buona società» fa riferimento, è altrettanto vero che la moda di tutti i ceti sociali, della quotidianità, ha contraddistinto l’aspetto degli italiani. Nel mondo de «la moda di tutti i giorni», gli abiti e le acconciature discendono o si rifanno ai tipi della «moda alta», imitandola, semplificandola e, spesso, conservando gli elementi della tradizione del costume, a cui soprattutto le generazioni d’età maggiore stentano a rinunciare.
Le fotografie dell’Ottocento raccontano e descrivono un’età ormai perduta nelle cui immagini ritorna la serietà e i modelli dei ruoli sociali e del buon gusto d’allora. Signori in abito elegante e cilindro, con i pantaloni rigorosamente non stirati, sono ripresi dal fotografo nel loro più consono aspetto quanto mai dignitoso. Questi si accostano a signore e signorine chiuse in abiti con uno stretto corsetto, dalle ampie gonne sorrette da apposite strutture, ornato da fiocchi e merletti fatti a mano in casa. re Vittorio Emanuele II prima e Umberto I dopo, mentre la pettinatura delle signore raccoglie in morbidi chignon i lunghi capelli o si ispira alle acconciature ricercate della principessa Sissi.
Le popolane si avvolgono in grandi scialli e le loro lunghe gonne scendono diritte a terra. I lavoratori, invece, indossano per il fotografo l’abito della festa e magari si tolgono la bombetta che durerà loro per una vita. Anche le acconciature si ispirano ai modelli delle classi sociali maggiori, che nell’Ottocento hanno il loro prototipo nella figura del sovrano. Così nei ritratti fotografici, la foggia dei capelli, dei baffi lunghi, folti e arricciati, come del taglio delle barbe, fanno eco a quelli del
Poi, con il Novecento, tutto muta, e mentre gli abiti maschili riscoprono i colori tenui per le stagioni più calde, le donne abbandonano gli ampi e invadenti vestiti per fogge più semplici nel taglio e nel profilo, dall’orlo che svela le caviglie, mentre anche le belle chiome si offrono alle forbici del parrucchiere. Le fotografie registrano ogni cambiamento dell’aspetto e dell’abbigliamento, poiché la fotografia segue e insegue il mondo e la sua realtà umana e sociale.
Così si arriva alle mode degli anni del regime fascista, dove modelli di apparente proto femminismo della buona società si confrontano con la praticità degli abiti maschili, mentre perdura negli uomini l’uso di portare il cappello che per le donne è ancora un elegante vezzo. È con gli anni del secondo Dopoguerra che l’abbigliamento maschile e femminile dividono le loro strade e se gli uomini ancora non abbandonano, nell’impresa della ricostruzione, giacca e cravatta, le donne indossano abiti sempre più pratici e accorciati, individuando nel tailleur il modello e segno della crescente richiesta del riconoscimento di una completa pari dignità con l’altro sesso. A ispirare la gente comune non sono più (solo) re e principesse, ma i divi del cinema: Tyron Power, Amedeo Nazzari, Alida Valli e Rossano Brazzi.
Contemporaneamente a Villa Pisani sarà visibile, fino al 23 luglio, anche la mostra «Lancerotto. Il ritorno di un protagonista», a cura di Monica Pregnolato e Camillo Tonini, prima esposizione dedicata all’artista noalese nel centenario della sua morte. Attraverso trentaquattro dipinti provenienti dalla collezione civica di Noale, da musei pubblici e da collezioni private si evidenzia il ruolo di primaria rilevanza che Lancerotto, prima vicino al realismo pittorico, poi al simbolismo ha ricoperto nella straordinaria stagione pittorica veneta tra Otto e Novecento.

Informazioni utili
Gli italiani e la moda. 1860-1960. Museo Nazionale di Villa Pisani, via Doge Pisani 7 - Stra (Venezia). Orari: fino al 30 settembre, dalle ore 9.00 alle ore 20.00; dal 1° al 29 ottobre, dalle ore 9.00 alle ore 18.00; dal 29 ottobre al 1° novembre, dalle ore 9.00 alle ore 17.00; chiuso il lunedì. Ingresso: villa, parco e mostra - intero € 10,00, ridotto € 7,50 (cittadini UE tra i 18 e i 25 anni); parco e mostra - intero € 7,50, ridotto € 5,00 (cittadini UE tra i 18 e i 25 anni), gratuito per cittadini UE fino ai 18 anni, biglietto unico residenti Riviera del Brenta (Comuni di Campagna Lupia, Campolongo Maggiore, Camponogara, Dolo, Fiesso d’Artico, Fossò, Mira, Noventa Padovana, Stra, Vigonovo) € 5,00. Informazioni: tel. 049.502270. Sito internet: www.villapisani.beniculturali.it o www.munus.com Fino al 1° novembre 2017.

giovedì 11 maggio 2017

«Viva Vivaldi», a Venezia la musica si vede e si respira

Videomapping, ambienti immersivi, audio multi-direzionale ed effetti olfattivi: offre una narrazione in chiave spettacolare della storia e della vita del grande musicista veneziano Antonio Vivaldi (Venezia 1678-Vienna 1741) il format artistico progettato dall’azienda bolognese Emotional Experience per il Complesso di Sant’Apollonia a Venezia.
«Viva Vivaldi», questo il titolo del progetto, aprirà le sue porte al pubblico il prossimo 13 maggio, nei giorni della Biennale, all’interno degli spazi del Museo diocesano, a pochi passi da San Marco, alle spalle del ponte dei Sospiri.
Il format artistico dedicato al maestro delle «Quattro Stagioni» rappresenta per la città, e non solo, una vera e propria primavera espositiva, un modo completamente nuovo di proporre la conoscenza dell’arte e della storia della musica attraverso un allestimento polimediale capace di immergere il visitatore in un’esperienza di straordinario impatto emotivo.
Grandi proiezioni in hd, multi-directional sound, effetti olfattivi vanno componendo un affresco di nome e colori simili a una partitura musicale, che porta alla scoperta di tutto lo scibile del «prete rosso», grande virtuoso del violino, il più importante ed originale esponente del tardo barocco.
Il percorso immersivo si svolge in più sale ed è fruibile anche anche da parte di un pubblico poco avvezzo alla musica classica o ai musei.
Vivaldi rivive nell’interpretazione del poeta Davide Rondoni, che è stata affiancato da un cast che vede la direzione di produzione artistica e tecnica di Jean Francois Touillaud, la capacità immaginifica e artistica del creativo Gilles Ledos, la consulenza musicale del compositore Cristian Carrara, la consulenza del critico cinematografico Gianni Canova.
«L’unicità artistica di Venezia – afferma Gianpiero Perri - merita un format capace di esprimere tutte le potenzialità di un nuovo modo di avvicinarsi all’arte, più vicino alla sensibilità del nostro tempo. Con «Viva Vivaldi» si intende offrire una modalità nuova per valorizzare i capolavori che appartengono alla storia di Venezia e a quella universale, e permetterne il godimento di tutti. È  la prima volta in Italia che le nuove tecnologie dell’immagine e del suono vengono utilizzate per raccontare di un musicista: la musica si trasformerà in colori e profumi e prenderà vita con modalità del tutto nuove, coinvolgenti ed emozionanti, per un’indimenticabile esperienza sensoriale».
Il progetto propone, dunque, un nuovo modo di ascoltare la musica di Antonio Vivaldi grazie a un percorso musicale originale, con «zone di cesura inedite» appositamente composte da Cristian Carrara. Le tre sale su cui è imperniato «VivaVivaldi» sono un tutt'uno, musicalmente parlando: il visitatore incontra quindici-venti frammenti di brani vivaldiani – per circa trentacinque minuti di ascolto - che sono però collegati fra loro come fossero un unico lavoro, un'unica musica.
Lo scopo della mostra non è solo quello di fare conoscere la produzione musicale, ma di connetterla con la persona di Vivaldi. «La cosa interessante –spiega Carrara– è stata perciò individuare le pagine musicali che meglio si adattassero alle situazioni umane sottolineate dallo storyboard scritto dal poeta Davide Rondoni. Questa è anche la novità di questa proposta veneziana, per cui chi viene alla mostra non entra in un museo vivaldiano, ma vive l'interpretazione che abbiamo dato della musica di Vivaldi, collegata al suo essere uomo. La musica, insomma, parla di Vivaldi stesso».
Tutto ciò per conoscere Vivaldi in profondità, ma anche con modalità attraenti per tutti, per cui saranno proposti ambienti immersivi e soluzioni tecnologiche altamente innovative, tra cui il primo video – mapping di interni. Per un’esperienza unica che arricchirà i giorni, già ricchi, della Biennale di Venezia.

Informazioni utili
«Viva Vivaldi». Museo Diocesano, San Marco - VeneziaOrari: da maggio a ottobre – dal martedì alla domenica, dalle ore 10.00 alle ore 22.00; da novembre ad aprile, dalle ore 10.00 alle ore 20.00; chiuso il lunedì. Ingresso: intero € 15,00, ridotto € 12,00 (bambini 6-12 anni, studenti, over 65), scuole € 6,00, ingresso gratuito per bambini sotto i 6 anni accompagnati da un adulto. Informazioni: www.vivavivaldivenezia.com. Dal 13 maggio 2017.