ISSN 1974-4455 (codice International Standard Serial Number attribuito il 7 marzo 2008) | Info: foglidarte@gmail.com

venerdì 4 maggio 2018

L’ «Allegoria del Sonno» di Alessandro Algardi è a Bologna

È frutto di un rapporto di scambio e collaborazione con la Galleria Borghese di Roma la mostra, a cura di Alessandra Mampieri, che il Museo civico di Bologna dedica ad Alessandro Algardi (Bologna, 27 novembre 1598 – Roma, 10 giugno 1654) e alla sua scultura «Allegoria del Sonno». L’opera, esposta per la prima volta nella città natale dell’artista, arriva in Emilia Romagna in seguito al prestito fatto nei mesi scorsi dai Musei civici felsinei del «Busto di papa Gregorio XV», recentemente esposto nella grande mostra capitolina dedicata al genio del barocco.
Alessandro Algardi, massimo rappresentante della corrente classicista nel periodo di piena fioritura della cultura figurativa barocca, inizia il suo cammino artistico a Bologna, dove frequenta l'Accademia degli Incamminati, allora guidata da Ludovico Carracci, e al contempo acquista dimestichezza con la scultura al fianco di Giulio Cesare Conventi. Nel 1619 circa si trasferisce alla corte dei Gonzaga, a Mantova, e, dopo un breve soggiorno a Venezia, nel 1625 giunge definitivamente a Roma, dove entra al servizio del cardinale bolognese Ludovisi in qualità di restauratore. Membro dell'Accademia di San Luca dal 1630, ne diviene Principe nel 1639. Intorno alla metà degli anni Trenta si afferma sulla scena capitolina, ricevendo prestigiose commissioni sia per statue dalle dimensioni contenute destinate a collezioni private.
Esemplare in tal senso è la scultura «Allegoria del Sonno», realizzato tra il 1635 e il 1636 su commissione del principe Marcantonio Borghese. Si tratta di un prezioso marmo nero raffigurante un putto con leggere ali di farfalla placidamente addormentato; le capsule e le foglie di papavero da oppio che ne incoronano i capelli ricciuti, al pari del piccolo ghiro acciambellato sulla roccia, sono soggetti allegorici che alludono simbolicamente al sonno.
Il trattamento del marmo in questa opera di grande compostezza compositiva appare magistrale, sia nel contrasto tra la superficie liscia del corpo levigato, quasi lucente, e il terreno su cui poggia il dormiente, scabro e opaco, sia nella resa della morbida pelliccia del piccolo animale accanto al putto, sia nella grazia spontanea del volto, colto con le labbra dischiuse e le palpebre appena abbassate.
Destinata alla Villa Pinciana della famiglia Borghese, l’opera venne collocata in un ambiente situato al primo piano, che da essa prese il nome di «Stanza del Sonno». Fortemente ispirata alla scultura antica, la statua divenne in breve tempo celebre, anche grazie a un aneddoto narrato dal biografo di Algardi, Giovanni Battista Passeri.
Secondo questa versione, lo scultore avrebbe realizzato l’«Allegoria del Sonno» per confondere i detrattori che sostenevano non fosse capace di scolpire il marmo, e avrebbe scelto di utilizzare una pietra famosa per la sua durezza, il marmo del Belgio, noto anche come «pietra di paragone», per esprimere ancora di più il suo virtuosismo. In realtà, la scelta di questo pregiato materiale si deve probabilmente alla volontà del committente e appare legata al motivo iconografico rappresentato, che potrebbe essere interpretato come un’allegoria del sonno, o piuttosto della morte. Inoltre, va ricordato che, al momento in cui realizzava questa composizione, Algardi era impegnato nell’esecuzione di tre grandi gruppi in marmo («La Decollazione di San Paolo» per la chiesa bolognese dei Padri Barnabiti, il «Monumento funerario di Leone XI» per la basilica vaticana e il «San Filippo Neri e l'Angelo» per la chiesa romana di Santa Maria in Vallicella), a dimostrazione di quanto la sua rapida ascesa all’interno della scena artistica romana si fosse affermata dal 1625, anno del suo arrivo.
In occasione della mostra, viene eccezionalmente allestita, nella sala dei bronzi del Museo civico medievale, anche la scultura «San Michele Arcangelo che atterra il demonio», realizzata nel 1647 dallo stesso scultore bolognese per la biblioteca del monastero di San Michele in Bosco. L’accostamento ravvicinato di questo lavoro con l'«Allegoria del Sonno» permette in questo modo al pubblico di ammirare l’abilità tecnica dimostrata dall’artista nella lavorazione di materiali profondamente diversi, come il marmo e il bronzo.
L’opera -racconta Jennifer Montagu, nell’introduzione al catalogo- «è una delle poche sculture in metallo opera di Algardi, che ci siano rimaste, fuse nella sua bottega, sotto la sua diretta supervisione. Tuttavia non rientra perfettamente in una categoria univoca. Con i suoi 74 cm di altezza è troppo grande per poter essere considerata un bronzetto e comunque non è una scultura in bronzo in scala reale. Eppure possiede tutta la accuratezza di movimento di un bronzetto e allo stesso tempo ha la monumentalità di una statua in bronzo; si muove libero nello spazio, invitando l’osservatore ad esaminarlo da tre lati (anche se perfettamente lavorato sul retro, chiaramente non era inteso per essere visto da quella angolazione), e pur nel suo evidente rapporto con il dipinto di Guido Reni in Santa Maria della Concezione a Roma, dove l’arcangelo è rappresentato in posa rigidamente frontale, è una deliberata dichiarazione di Algardi di superiorità della Scultura nell'antico Paragone tra le arti».
Dal museo, il percorso di visita si apre verso la città alla scoperta delle importanti testimonianze della produzione di Alessandro Algardi ancora oggi visibili: le sculture giovanili «San Procolo» e «San Petronio» nell'Oratorio di Santa Maria della Vita, che rivelano l'influenza di Guido Reni, la «Testa di San Filippo Neri» in cera conservata al Museo Davia Bargellini, fino al trionfo del marmo monumentale della «Decollazione di San Paolo», tutt'oggi collocato sull'altare maggiore della chiesa di San Paolo Maggiore.
Per l’occasione i Musei civici bolognesi hanno predisposto così anche un cartellone di passeggiate (22 marzo, 19 aprile e 17 maggio) e visite guidate (11 e 18 marzo, 22 aprile, 13 maggio, 26 maggio e 10 giugno) e di conferenze a tema (29 marzo, 12 aprile e 2 maggio) per approfondire la figura di questo grande scultore, che fu degno concorrente e rivale di Gian Lorenzo Bernini. 

Didascalie delle immagini
[Fig.2 e 4] Alessandro Algardi, L’Allegoria del Sonno, 1635-36. Marmo nero del Belgio, cm 48 x 90. Galleria Borghese, Roma. Credito fotografico: Ufficio iconografico Galleria Borghese, Roma; [fig. 1 e 3] Alessandro Algardi, San Michele Arcangelo che atterra il demonio. Bronzo, altezza cm 74. Museo Civico Medievale, Bologna 

Informazioni utili 
L’Allegoria del Sonno di Alessandro Algardi dalla Galleria Borghese. Museo civico Medievale, via Manzoni, 4 - Bologna. Orari di apertura: dal martedì alla domenica e festivi, ore 10.00 – 18.30; chiuso i lunedì feriali e il 1° maggio Ingresso: intero € 5,00, ridotto € 3,00, gratuito Card Musei Metropolitani Bologna e la prima domenica del mese. Informazioni: tel. 051.2193916 / 2193930 e museiarteantica@comune.bologna.it. Sito web: www.museibologna.it/arteantica. Fino al 10 giugno 2018. 

mercoledì 2 maggio 2018

«Freddy Aggiustatutto», una commedia da premio al Manzoni di Busto

Luccicante, artefatto e perennemente in bilico tra essere e non essere: strizza l’occhio al mondo della televisione lo spettacolo «Freddy Aggiustatutto» di Lorenzo Riopi e Tobia Rossi, testo vincitore della quinta edizione del concorso nazionale «Una commedia in cerca di autori», che venerdì 4 maggio, alle ore 21, sarà in scena al cinema teatro Manzoni di Busto Arsizio.
La commedia, inserita nel cartellone cittadino «BA Teatro», è l’ottavo e ultimo appuntamento della stagione «Mettiamo in circolo la cultura – 2017/2018», ideata da Maria Ricucci dell’agenzia «InTeatro» di Opera (Milano) con l’intento di offrire al pubblico occasioni di riflessione, ma anche di divertimento leggero, attraverso otto spettacoli di prosa con noti personaggi della scena contemporanea, tra cui Lorella Cuccarini, Giampiero Ingrassia, Geppi Cucciari, Sergio Assisi, Vanessa Gravina, Valentina Lodovini, Ivano Marescotti e Max Pisu.
Si chiude, dunque, ancora una volta all’insegna delle risate e della collaborazione virtuosa con «La Bilancia Produzioni», società che gestisce i teatri Martinitt di Milano e de’ Servi di Roma, la stagione del cinema teatro Manzoni di Busto Arsizio.
Dopo aver divertito lo scorso anno il pubblico con «Bedda Maki – Come reSUSHItare il ristorante e vivere felici» la sala di via Calatafami accende, quindi, nuovamente i riflettori sui vincitori del contest «Una commedia in cerca di autori», la cui finalità principale è la ricerca di talentuosi drammaturghi under 40 che diano nuovo vigore a un genere, quale quello del teatro brillante, che fa parte della nostra storia.
Sul palco, sotto la regia di Roberto Marafante, saliranno cinque talentuosi attori professionisti: Giuseppe Cantore, Giulia Carpaneto, Alessia Punzo e Alessandra Schiavoni.
«Freddy Aggiustatutto» offre una fotografia spietata e cinica del mondo televisivo, emblema della superficialità e della manipolazione, raccontando la storia di un ragazzo ipocondriaco e ingenuo, che, sul piccolo schermo dell’emittente satellitare Life TV, si trasforma in un macho palestrato disponibile ad aiutare casalinghe disperate. «Quando Freddy -si legge nella sinossi dello spettacolo- presenta candidamente ai suoi colleghi la nuova fidanzata, Anna, una ragazza decisamente sovrappeso e dalla risata imbarazzante, si scatena la gelosia della produttrice del programma, Cora, che farà di tutto per sabotare la relazione tra i due. Di mezzo ci si metteranno anche Giorgio, proprietario dell’emittente, bonario e donnaiolo, e Nadia, attrice che lavora a ritmi massacranti per Life TV, costretta a impersonare ruoli da donnina fragile, quando in realtà è un vero maschiaccio». Tutto, dunque, in questa piccola televisione non è come appare, anzi è proprio l’opposto.
«Freddy Aggiustatutto» è, dunque, « una commedia che gioca col mondo delle real TV, un tipo di spettacolo che vuole raccontare la vita reale ma finisce per creare maschere ‘più finte del finto’», commentano Lorenzo Riopi e Tobia Rossi. «Su questo paradosso abbiamo costruito la storia che fotografa un’Italia dominata dalle ossessioni: il denaro, la popolarità, l’aspetto fisico. Il tutto, giocando col genere dinamitardo della commedia».
«La televisione -prosegue il regista Roberto Marafante- la fa ancora da padrona: condiziona le nostre scelte, i nostri gusti, le nostre diete e persino la nostra visione della realtà. Fortunatamente in teatro è possibile aggiungere un elemento nuovo e corrosivo, che incrinerà quella visione patinata del mondo a cui ci siamo purtroppo assuefatti».
Il costo del biglietto per la commedia «Freddy Aggiustatutto» è fissato ad € 33,00 per la poltronissima, € 30,00 (intero) o € 27,00 (ridotto) per la poltrona, € 28,00 (intero) o € 25,00 (ridotto) per la galleria. Le riduzioni sono previste per studenti, over 65 e per gruppi (Cral, scuole, biblioteche e associazioni) composti da minimo dieci persone. Il diritto di prevendita è di euro 1,00.
Il botteghino del cinema teatro Manzoni di Busto Arsizio è aperto per la prevendita con i seguenti orari: dal lunedì al sabato, dalle ore 17 alle ore 19. I biglietti sono comodamente acquistabili anche on-line, tramite il circuito Crea Informatica, sui siti www.cinemateatromanzoni.it e www.webtic.it.
Per maggiori informazioni sulla programmazione della sala è possibile contattare il numero 339.7559644 o lo 0331.677961 (negli orari di apertura del botteghino e in orario serale, dalle ore 20.30 alle ore 21.30, tranne il martedì) o scrivere all’indirizzo info@cinemateatromanzoni.it.

Informazioni utili 
www.cinemateatromanzoni.it 

lunedì 23 aprile 2018

«Ricordi di guerra, Sguardi di pace», una mostra a Trento per i cent’anni del primo conflitto bellico

Che cosa è rimasto della memoria della Prima guerra mondiale nei luoghi che hanno fatto da scenario a scontri e battaglie? A cent’anni dal termine di quel conflitto bellico, Fujifilm Italia ha chiamato a raccolta, in collaborazione con Trentino Marketing e con il supporto di Montura, cinque professionisti dell’immagine, quattro fotografi e un video-maker, per realizzare un progetto articolato ed eterogeneo che celebra l’eroismo di chi è stato protagonista di quella guerra e che invita, giovani e meno giovani, a comprendere il significato del termine pace.
Giulia Bianchi, Gianluca Colla, Luciano Gaudenzio, Daniele Lira, Pierluigi Orler, questi i cinque artisti coinvolti, hanno lavorato per più mesi in un territorio tra le montagne e le valli del Trentino, che si estende dal Passo del Tonale sino alla Marmolada per cinquecento chilometri, ovvero in quell’area che è stata confine conteso tra l’esercito italiano e austro-ungarico.
È nata così la mostra «Cent’anni dopo – Ricordi di guerra, Sguardi di Pace», in agenda dal 28 aprile al 2 settembre al Palazzo delle Albere di Trento.
La curatela è stata affidata a Giovanna Calvenzi, che, con il suo apporto, ha saputo far dialogare assieme oltre centosessanta fotografie di autori con stili e approcci differenti, creando, col filo conduttore rappresentato dalla memoria, un ricco racconto che si articola in quattro chiavi di lettura: quella del paesaggio dei luoghi interessati, quella dell’esperienza legata ai sentieri e ai rifugi, quella di documentazione dei reperti del conflitto (forti, trincee, camminamenti, etc.) e infine una globale, fortemente emozionale, affidata a immagini video.
«Gli autori -racconta la curatrice- hanno deciso di misurarsi con un mondo che conoscevano perfettamente o che non avevano mai visto. L’obiettivo era suggerito dal titolo dell’evento: ricordi di guerra, sguardi di pace, il passato e il presente, appunto, e una speranza per progettare il futuro. In modo inevitabile, quindi, indipendentemente dalle storie personali, professionali e artistiche, ogni autore non ha potuto non misurarsi con la storia e con la memoria. La fotografia e il video sono stati strumenti di indagine prima ancora che di creazione, troppo forti le memorie, troppa la sofferenza della quale i luoghi attraversati dal Sentiero sono stati testimoni. Poi lentamente ognuno ha definito il proprio itinerario, in sintonia con la propria storia, con la propria capacità di declinare la visione, in sintonia anche e soprattutto con la forte carica emotiva che i paesaggi attraversati dal Sentiero della pace suscitava in loro».
Lo spettatore si troverà così ad alternare diversi stati d’animo, scoprendosi a dialogare con immagini che immortalano i segni indelebili della guerra, altre che magnificano il paesaggio, altre ancora che mostrano il soggetto ritratto, il territorio osservato, vissuto da persone del luogo o turisti: una presenza umana che contestualizza e mitiga l’orrore di ciò che fu.
Il lavoro risulta articolato, ma chiaro nel suo significato, e culmina in una mostra-racconto che promette emozioni alla ricerca di quei segni più o meno tangibili che rendono onore al sacrificio di chi ha combattuto per la libertà e la Patria. Un omaggio al valore della Pace.

Informazioni utili
 Cent’anni dopo – Ricordi di guerra, Sguardi di pace. Palazzo delle Albere, via Roberto Da Sanseverino, 45 – Trento. Orari: martedì – venerdì, ore 10:00 – 18:00, sabato e domenica, ore 10:00 – 19:00. Informazioni: tel. 0461.234860 . Sito web: http://centannidopo.fujifilm.it/. Dal 28 aprile al 2 settembre 2018.