ISSN 1974-4455 (codice International Standard Serial Number attribuito il 7 marzo 2008) | Info: foglidarte@gmail.com

giovedì 3 ottobre 2019

A Roma il «realismo visionario» di Andrey Esionov

Che profumo ha l’arte? Risponde anche a questa domanda la mostra dell'acquerellista Andrey Esionov (Tashkent – Uzbekistan, 1963), maestro indiscusso dell'arte figurativa russa contemporanea, allestita fino al prossimo 25 gennaio negli spazi dei Musei di San Salvatore in Lauro a Roma.
«Realismo visionario», questo il titolo della rassegna capitolina, prevede, infatti, anche il coinvolgimento sensoriale del visitatore grazie all’allestimento di Laura Bosetti Tonatto, «naso» professionista conosciuto in tutto il mondo, che dal 1986 crea profumi per le maggiori case cosmetiche e che, in passato, ha già arricchito di sensazioni olfattive eventi espositivi e realtà culturali in giro per il mondo. Ne sono un esempio la mostra «Caravaggio un quadro, un profumo» all’Ermitage a San Pietroburgo e il Museo nazionale d’arte orientale di Roma, per il quale ha curato la sezione «Aromatica: essenze, profumi e spezie tra Oriente e Occidente», ricreando, tra l’altro, l’Acqua Siriana (I secolo a.C.) e l’Acqua Admirabilis (1609) di Giovanni Maria Farina, diventata in seguito la famosa Acqua di Colonia.
Lasciandosi avvolgere dalle fragranze ideate da Laura Bosetti Tonatto sarà così possibile ammirare a Roma -seconda tappa di un tour in Italia, che ha già toccato la scorsa primavera Firenze e che arriverà anche a Milano e Venezia- un centinaio di opere del maestro, membro titolare dell'Accademia Russa di Belle Arti, presente, tra l’altro, in raccolte museali a Mosca (Moscow Museum of Modern Art), San Pietroburgo (Museo di Stato russo), Firenze (Accademia delle arti del disegno), Kazan (Museo statale di Belle arti della Repubblica del Tatarstan) e Taskent (Museo delle arti dell'Uzbekistan).
L’esposizione allinea in particolare acquerelli e disegni, selezionati dal curatore Marco di Capua, che raccontano l’interesse dell’artista per la ritrattistica, per i monumenti delle grandi città e per la realtà che ci circonda, anche la più insignificante, spesso popolata da passanti, pittori di strada, bambini e animali.
Fonte di ispirazione di questi lavori sono stati i frequenti viaggi in Europa, i cambiamenti epocali e gli avvicendamenti politici dell'ex Unione Sovietica, vissuti da Andrey Esionov in prima persona.
Dal turismo di massa dei ricchi agli ingenti flussi migratori della parte indigente della popolazione mondiale, la mostra testimonia così -raccontano gli organizzatori- «i mutamenti e le contraddizioni dell'umanità nell'intricato rapporto con il proprio io, con la propria coscienza, concentrata unicamente sul consumo o sul sogno di consumo».
La realtà viene, però, trasfigurata, dando vita a una sorta di rappresentazione visionaria. Andrey Esionov non usa, dunque, dispositivi ottici, pellicole o fotocamere per creare una nuova realtà, partendo dal dato oggettivo, ma si affida solo a mezzi puramente artistici. «Le composizioni immaginarie di Esionov e le peculiarità stilistiche creative visualizzano l’armonia della realtà e l’immaginazione che ispira la percezione e l’immaginazione associative», ha scritto a tal proposito Alexander Rozhin, accademico dell’Accademia delle arti russa, redattore capo della rivista «The Tretyakov Gallery Magazine».
La carriera artistica di Andrey Esionov è abbastanza recente. Portate a termine tutte le tappe della formazione artistica classica, il maestro russo, per venti anni, si è preso, infatti, una pausa da tele e colori, dedicandosi all'imprenditoria. È tornato all'arte soltanto nel 2010, consacrandosi a pieno alla pittura: questo ritorno è stato per Esionov -a suo stesso dire- come «riprendere a respirare».
L'intervallo di sospensione dalla pratica artistica per il maestro si è dimostrato, come già ricordato, un periodo di intensivo accumulo di esperienze visive e strutture compositive, che successivamente hanno trovato riflesso nelle opere.
In un breve arco di tempo Esionov ha volutamente dato prova di sé in diversi generi pittorici, primo fra tutti il ritratto. La sua notorietà si fonda, infatti, sulla serie dei ritratti ad olio su tela di intellettuali russi: lo scrittore Vladimir Voinovich, i registi cinematografici Petr Todorovsky ed Eldar Ryazanov, il campione mondiale di scacchi Anatoly Karpov, il presidente dell'Urss Michail Gorbaciov e altri ancora. Ciò nondimeno, la tecnica prediletta da Esionov è, come già ricordato, l'acquerello, da lui interpretato in chiave innovativa e contemporanea.
Il pittore ricrea l'immagine di un istante di vita, sospeso tra la raffigurazione realistica e una dimensione «altra», simbolica e favolosa. Nelle sue opere ciò che da principio appare come un riflesso fugace del quotidiano si tramuta in qualcosa di straordinario. Perché niente è come appare e ogni attimo può essere indimenticabile. Basta guardarlo con gli occhi della poesia.

Didascalie delle immagini
[Fig. 1] Andrey Esionov, «Dresda. Teatrplats», 2015 Сarta, acquerello, 76×56; [fig. 2] Andrey Esionov, «L'irrealtà di qualcun altro», 2017 Сarta, acquerello, 76×56; [fig. 3] Andrey Esionov, «Voce assoluta», 2018 Сarta, acquerello, 110 ×70

Informazioni utili
«Realismo visionario. Gli acquerelli di Andrey Esionov». Musei di San Salvatore in Lauro, Piazza San Salvatore in Lauro, 15. Orari: da martedì a sabato, ore 10-13 e ore 14-19; domenica,  ore 10-13; lunedì e festività chiuso. Ingresso gratuito. Informazioni: redazione@ilcigno.org | tel. 06.6965493. Sito internet: www.esionov.it. Fino al 25 gennaio 2020. 


mercoledì 2 ottobre 2019

«Azzurro contemporaneo», il sacro incontra l’arte contemporanea

Ago e filo per raccontare la devozione mariana: si potrebbe riassumere in questo modo il progetto di Nadia Nespoli per la Chiesa di San Raffaele Arcangelo a Milano. L’artista lombarda, anima del Laboratorio Artemisia alla Casa di reclusione di Bollate, presenta in questo luogo sacro di impianto barocco, consacrato da Carlo Borromeo nel 1582, una nuova opera di fiber art: «Maria» (2019).
Si tratta di un quadro azzurro, intrecciato a mano all’uncinetto, ispirato a un’iconografia antica.
Monsignor Domenico Sguaitamatti - rettore della chiesa, ubicata a due passi dal Duomo, il cui progetto di costruzione è stato variamente attribuito a Pellegrino Tibaldi o all’architetto genovese Galeazzo Alessi- spiega a tal proposito: «soprattutto nelle icone bizantine, capita di vedere la Madonna Annunciata non con un libro in mano, come nella tradizione occidentale, ma con un fuso, con fuso e conocchia, o semplicemente con una matassina di cotone». La filatura, infatti, non soltanto era un’attività comune alle donne ebraiche, ma porta in sé anche un profondo significato simbolico: nel suo atto di generare un filo, Maria salda le due nature (umana e divina) del figlio che porta in grembo.
L’opera -collocata dal 5 al 31 ottobre in una teca illuminata, davanti a uno degli altari laterali- fa uso volutamente di una tecnica popolare antica, umile e ripetitiva, che sollecita le dita come il rosario. Il filo di cotone azzurro, colore che richiama il velo di Maria, simboleggia il filo del tempo, il filo di un legame, e il filo dell’intima narrazione che cambia seguendo lo sguardo dell’osservatore.
I colori del mare e del cielo giocano un ruolo da protagonisti anche al Santuario di Santa Maria alla Fontana, chiesa nel cuore del quartiere Isola, fatto erigere in aperta campagna nel 1506 da Carlo II d’Amboise, governatore di Milano durante la dominazione francese.  Per secoli questo luogo sacro fu un oggetto di devozione per un’antica fontana ritenuta miracolosa e per lungo tempo svolse anche un ruolo chiave nel sistema sanitario e assistenziale di Milano, accanto all’Ospedale Maggiore e al Lazzaretto.
A richiamare la storia e il significato del santuario milanese, davanti all’ingresso della stanza della fonte miracolosa, riallestita con bocchette d’acqua zampillante e decorata con gli affreschi cinquecenteschi attribuiti alla bottega di Bernardino Luini, c'è ora un'installazione di Nadia Nespoli, intitolata «Segnaletica simbolica» (2015), che accoglie i visitatori con tre elementi tridimensionali di forma circolare, ricavati da bobine in legno per cavi.
Ciascun disco in legno, dipinto di colore azzurro, è una sorta di segnale stradale e, nel contempo, traccia sacra e industriale che, emergendo dal traffico cittadino, si staglia per contrasto sull'architettura antica dei chiostri.
In modo analogo alle Madonnelle poste nelle edicole e ai lati delle strade, le tre edicole sacre di «Segnaletica simbolica» sono, spiega l’artista, «una segnalazione di percorso, per invitare chi cammina a fermarsi e pensare, pregare, fare un atto di devozione».
«In entrambi gli interventi» di Nadia Nespoli per questo ottobre meneghino -sottolinea Margherita Zanoletti, curatrice delle due mostre, riunite sotto il titolo «Azzurro contemporaneo»- «il rifiuto della figurazione dà origine a una nuova riflessione immersa nella semplicità del colore azzurro, riferimento a Maria di Nazareth». Il sacro incontra così il contemporaneo, in un gioco di rimandi legati tra loro dal «filo della devozione».

Didascalie delle immagini
[Fig. 1] Nadia Nespoli, «Maria» (2019), tela ad uncinetto su telaio, 110x110 cm; [fig. 2] Esterno della Chiesa di San Raffaele a Milano; [fig. 3] Nadia Nespoli, «Segnaletica simbolica I» (2015), tecnica mista su legno, diametro 50 cm

Informazioni utili 
Nadia Nespoli | «Azzurro contemporaneo». «Maria» (2019). Chiesa di San Raffaele, via San Raffaele, 3 - Milano. Orari: lunedì – venerdì 9.30 – 18.30 | sabato 16.00 – 18.00. Ingresso libero. «Segnaletica simbolica». Chiesa di Santa Maria alla Fontana, piazza Santa Maria alla Fontana, 7 – Milano. Orari: lunedì-domenica 9.30 – 12.00, 14-30 – 17.30. Ingresso libero. Dal 5 al 31 ottobre 2019.

martedì 1 ottobre 2019

Dal Dante di Lego alle «tessere di mare»: al via a Ravenna la Biennale del mosaico contemporaneo

«Ho visto finalmente Ravenna e tutte le mie aspettative erano nulla di fronte alla realtà. Sono i mosaici più belli e formidabili che io abbia mai visto. Non sono soltanto mosaici, ma vere e proprie opere». Così Wassily Kandinsky raccontava, in una lettera del 16 settembre 1930, all’amico Paul Klee la bellezza della città romagnola, scrigno di tesori preziosi dell’età paleocristiana e bizantina che, nel dicembre 1996, sono stati inseriti dall’Unesco nella lista dei Patrimoni mondiali dell’Umanità. La Basilica di San Vitale, il Mausoleo di Galla Placidia, i Battisteri degli Ariani e degli Ortodossi, la Basilica di Sant'Apollinare Nuovo e in Classe, la Cappella arcivescovile e il Mausoleo di Teoderico hanno così fatto di Ravenna la capitale italiana del mosaico.
Da sei anni la città omaggia quell’antica e sapiente tecnica decorativa, che riproduce disegni mediante frammenti di pietre naturali o di paste vitree, con un festival a cadenza biennale. Nel 2019 l’appuntamento –promosso dall’amministrazione comunale, con il coordinamento del Mar – Museo d’arte della città- è in programma dal 6 ottobre al 24 novembre.
Per più di un mese monumenti, musei, chiostri e spazi simbolo della località romagnola si trasformeranno in gallerie d’eccezione per mostrare le più recenti indagini artistiche del settore.
Questa edizione della Biennale guarda con un occhio di riguardo alla figura di Dante Alighieri, il «sommo poeta» che trascorse a Ravenna gli ultimi tre anni della sua vita e le cui spoglie mortali riposano in un imponente sepolcro di stile neoclassico alla Chiesa di San Francesco. Palazzo Rasponi dalle Teste ospiterà, per esempio, la mostra «Opere dal mondo», a cura dell’Amic -Associazione internazionale mosaicisti contemporanei, con trentacinque lavori ispirati a una terzina del «Purgatorio»: «come si volge, con le piante strette / a terra e intra sé, donna che balli, / e piede innanzi piede a pena mette, / volsesi in su i vermigli e in su i gialli / fioretti verso me, non altrimenti / che vergine che li occhi onesti avvalli» (Canto XXVIII, versi 52-57). Mentre al Mar – Museo d’arte della città sarà possibile vedere un’originale scultura raffigurante l’autore della «Divina Commedia».
L’opera, visibile fino al prossimo 12 gennaio, fa parte della mostra «Forever Young», per la curatela di Davide Caroli, che il museo dedica a Riccardo Zangelmi, unico artista italiano certificato LEGO® Certified Professional, all’interno di un gruppo ristrettissimo di soli quattordici persone in tutto il mondo. L'artista porterà a Ravenna i suoi lavori realizzati con oltre 800mila mattoncini LEGO® di differenti dimensioni e colori.
Sempre al Mar, nello stesso periodo, sarà possibile ammirare la mostra «Mosaics», a cura di Daniele Torcellini,che rende omaggio a Chuck Close, figura di spicco dell’arte contemporanea dai primi anni Settanta, famoso per i suoi ritratti dipinti in scala monumentale, a partire da fotografie, che ritraggono star e politici, da Brad Pitt a Lou Reed, da Bill Clinton a Barack Obama.
L’artista americano ha esplorato, negli anni, un’ampia gamma di tecniche, processi e materiali fino ad arrivare all’utilizzo del mosaico a seguito del suo coinvolgimento nel progetto di arte pubblica per la Metropolitana di New York, o meglio per la stazione Second Avenue-86th Street. La serie «Subway Portraits», realizzata nel 2017, è costituita da dodici opere, in mosaico e in ceramica, che hanno visto al lavoro, come documenta l’esposizione ravennate, anche Mosaika Art and Design e Magnolia Editions.
La Biennale del mosaico ravennate troverà, inoltre, casa alla storica Biblioteca Classense, che per l’occasione aprirà tutti i suoi spazi: dalle sale espositive a quelle di lettura, dai chiostri agli ambienti più rappresentativi. Qui l’Accademia di belle arti di Ravenna presenterà, nella Manica lunga, «Incursioni», ovvero un affascinante intreccio di storie dedicate alle nuove esperienze creative dei più giovani artisti del mosaico. I curatori Rosetta Berardi e Benedetto Gugliotta, invece, ricreeranno, nella sala di lettura, un affascinante dialogo tra libri tradizionali e libri a mosaico. Mentre nel chiostro troveranno posto un’installazione del mosaicista Paolo Racagni e la donazione dell’opera «Arborea donna libera aurea» di Maria Grazia Brunetti da parte degli eredi.
Al museo Classis sarà allestita la mostra «Tessere di mare», a cura di Giuseppe Sassatelli, dedicata ai mosaici pavimentali romani a soggetto marino. Il percorso espositivo allinea importanti opere provenienti dall’area di Populonia e dal Museo archeologico nazionale di Napoli (tra cui un importantissimo manufatto del I° secolo a.C., ritrovato alla Casa del Fauno di Pompei), oltre a copie di mosaici antichi facenti parte della collezione del maestro Severo Bignami.
Il Museo nazionale di Ravenna presenterà la mostra «Intersezioni», a cura di Emanuela Fiori e Giovanni Gardini, con opere di Sara Vasini e Luca Freschi, due giovani artisti dai linguaggi e dagli esiti artistici molto diversi fra loro. La ricerca di entrambi si fonda sul recupero dell’antico o della memoria, avvertita come esigenza, imprescindibile, sulla quale basare il loro gesto artistico, che li ha portati a dialogare con le opere presenti nel museo.
Mentre nella Basilica di Sant’Apollinare in Classe sarà presentato «Eldorado», progetto di Giovanni de Gara che racconta l’illusione di una terra dell’oro attraverso installazioni site-specific che utilizzano come materia prima un oggetto salva-vita: le coperte isotermiche, normalmente usate per il primo soccorso in caso di incidenti e calamità naturali, ed entrate nell’immaginario collettivo come «veste dei migranti».
Il dialogo costante tra antico e contemporaneo si respirerà anche negli altri monumenti Unesco, gestiti dalla Curia di Ravenna: il Battistero Neoniano, il Museo Arcivescovile e la Cappella S. Andrea, dove saranno esposte le istallazioni musive site-specific di Felice Nittolo, a cura di Linda Kniffitz.
Mentre in San Vitale, nella Basilica di Sant’Apollinare Nuovo, nella Cattedrale Metropolitana e ai Chiostri francescani andranno in scena due mostre degli studenti del liceo artistico «Nervi Severini»: «Artifex Mosaico. Dall’antico al contemporaneo» e «Mostraico – Installazioni Musive contemporanee».
Il sodalizio tra Ravenna e Faenza si consolida anche per questa Biennale con il Mic - Museo internazionale della ceramica che proporrà, nell’atrio di Palazzo Rasponi dalle Teste, un’installazione del ceramista Andrea Salvatori: «Ikebana Rock’n’Roll».
In questa ottica si inserisce anche l’intervento del Museo diocesano di Faenza che, nella sede faentina della Chiesa di Santa Maria dell’Angelo, allestirà una personale del mosaicista ravennate Marco De Luca, a cura di Giovanni Gardini.
Il cartellone si arricchisce, poi, di un grande progetto di restauro e riqualificazione del Parco della Pace, un vero e proprio museo all’aria aperta, inaugurato nel 1988, con mosaici, fra i tanti, di Mimmo Paladino e Bruno Saetti. Sempre legata al tema dell’arredo artistico-urbano è la conclusione del progetto, iniziato nel 2017, per un percorso pavimentale sviluppato attraverso centosessantanove moduli triangolari, in richiamo alla tarsia del labirinto di San Vitale e posizionato nel giardino davanti alla Casa circondariale.
Un calendario ricco, dunque, quello messo a punto da Ravenna per celebrare un’arte antica, riscoperta nel Novecento da Gustav Klimt e dal raffinato clima decorativo dell’art nouveau, che ancora oggi sa stupire e affascinare gli artisti.

Informazioni utili 
www.ravennamosaico.it