lunedì 7 gennaio 2008

Varesotto, due mostre per i ricami di Enrica Borghi

Tra le donne del mito è senz'altro quella meno alla moda, più lontana dagli stereotipi femminili d’oggi. In tempo di casalinghe disperate e di audaci manager in tacchi a spillo e minigonna, Penelope, la sposa tutta gineceo e telaio “dipinta” dal greco Omero, simbolo per antonomasia di fedeltà, sembra un’icona da mettere sotto naftalina. Il suo continuo tessere e disfare il lenzuolo funebre del suocero Laerte, in paziente attesa dell’amato Ulisse, ha un che d’anacronistico. Eppure la figura di questa donna continua a suggestionare il nostro immaginario. Ne dà dimostrazione la mostra-laboratorio Le trame di Penelope, a cura di Emma Zanella, allestita fino a domenica 10 febbraio alla Gam di Gallarate: un progetto espositivo «in progress, fluido e dinamico» - si legge nella nota di presentazione -, dove il pubblico è invitato a farsi parte attiva nell’esecuzione delle opere.
Tre artiste, di differenti età, le protagoniste: il collettivo Name diffusion (composto da Marion Baruch, Myriam Rambach e Arben Iljazi), Alice Cattaneo ed Enrica Borghi, anima dell’associazione culturale Asilo Bianco di Ameno, sul lago d’Orta, nel Novarese.
Comune al lavoro delle tre autrici è l’uso di materiali non nobili, di scarto: scampoli di stoffe, figurine, tetrapak e sacchetti di plastica, ma anche bucce d’arancia e fiori secchi. E’, questo, il caso dell’installazione-ambiente Biòboutique (2002), presentata da Enrica Borghi (Premosello Chiovenda, 1966) a documentazione della sua ricerca creativa. Una ricerca in bilico tra manualità minuziosa e spirito ludico, che dà origine - si legge in un articolo di Velvet dello scorso giugno - a «un mondo sintetico ma affascinante, fatto di piume, bigodini, ciglia finte, sacchetti e bottiglie di plastica che si trasformano in texture preziose e cangianti».
Iper-femminilità e gioco (ne danno perfetta prova La Regina, installazione per i bambini, presentata al Castello di Rivoli nel 1999, e l’opera Palle di neve, tra i pezzi cult delle natalizie Luci d’artista di Torino) sono, dunque, le parole-chiave per interpretare i lavori di Enrica Borghi e, nello specifico, Biòboutique: messa in scena, ironica e gustosa, di un negozio di lusso, con un comodo sofà, biancheria intima fashion, eleganti vestaglie, reggiseni e slip sexy, ottenuti con materiali di scarto, da mascherine anti-smog a bottiglie di plastica verde.
Il “pezzo forte” dell’artista novarese per la rassegna alla Gam di Gallarate - sede espositiva che già l’aveva ospitata con la sua Architettura di luce in occasione di Zat-Zone artistiche temporanee (2004) - è, però, Patcwork city: riflessione sulla città ideale, dove cartoni di latte e succo diventano case e palazzi, mentre strade e piazze sono in plastica, lavorata all’uncinetto, a punto basso, come le coperte delle nonne.
«Di solito si pensa alla città come a un luogo privo di identità, al contrario – spiega la Borghi - a me piace pensare a una città che protegge, fatta di contatti e di scambi». «In questo progetto – prosegue l’artista – da una parte la città è anonima e fredda, come le case in tetrapak, dall’altra è qualcosa di molto intimo e accogliente: una coperta che scalda, alla cui realizzazione tutti possono partecipare».
Patcwork city è, infatti, un work in progress, in cui il pubblico è invitato a farsi parte attiva e progettuale dell’opera stessa. Un’idea di temporalità, quella espressa dall’installazione dell’artista novarese, che si respira anche nelle altre due opere in questi giorni alla Gam di Gallarate: Accumulazione T di Name Diffusion, una sorta di caotico e coloratissimo show-room dove ognuno può scegliere un pezzo di tessuto da portare a casa, e Holly che salta e colpisce Spiderman che dà la mano a una Winx che guarda un Pokémon di Alice Cattaneo (Milano, 1976), una galleria di figurine con personaggi dei cartoni animati, dello spettacolo e dello sport, a cui sta lavorando un nutrito gruppo di bambini delle scuole elementari.
A chi fosse curioso di conoscere il percorso che ha portato Enrica Borghi alla realizzazione di Patcwork city si consiglia, infine, di visitare la mostra allestita fino a sabato 12 gennaio alla duet art gallery, nella vicina Varese. Decine di rose polipanti e avvolgenti, gioielli di cartapesta da Mille e una notte, tappeti multicolori, affascinanti e complicati mosaici di stagnola e polistirolo raccontano la vicenda creativa di un’artista che, sulla scia di Arman e Michelangelo Pistoletto, ha creato, con gli scarti della nostra società dei consumi, un mondo di incanto, poesia e sogno.

Didascalie delle immagini
(fig. 1) Enrica Borghi alla Gam di Gallarate, il giorno dell’inaugurazione della mostra Le trame di Penelope. Foto di Annamaria Sigalotti. (fig. 2) Enrica Borghi, Patcwork city, 2007. Civica galleria d’arte moderna, Gallarate. Foto di Giorgio Caione (Asilo Bianco, Ameno – Novara); (fig. 3) Enrica Borghi, Biòboutique, 2002. Bottiglie di plastica biodegradabile e materiali vari, dimensioni variabili. Proprietà dell’artista. (fig. 4) Name Diffusion, Accumulazione T, installazione 2007. Civica galleria d’arte moderna, Gallarate. Foto di Giorgio Caione (Asilo Bianco, Ameno – Novara); (fig. 5) Enrica Borghi, Collana, 2007. Carta stagnola.

Informazioni utili
Le trame di Penelope. Gam, viale Milano 21 – Gallarate (Varese). Orari: martedì-domenica 10.00-12.20 e 14.30 e 18.20. Ingresso gratuito. Catalogo: disponibile in mostra. Informazioni: tel. 0331. 791266. Sito Web:
www.gam.gallarate.va.it. Fino al 10 febbraio 2008.

Enrica Borghi. Mostra personale
. Duetart gallery, vicolo santa Chiara 4 – Varese. Orari: martedì-sabato 15.30-19.30. Ingresso libero. Informazioni: tel. 0332. 231003. Sito web:
www.duetart.com. Fino al 12 gennaio 2008.

Curiosando nel Web

Luci d’artista a Torino

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