domenica 10 febbraio 2008

Giornata del ricordo, a Roma una mostra sui «martiri dimenticati» delle foibe

Una parte di storia italiana è stata per decenni coscientemente taciuta e gettata nell'oblio dalla politica nazionale, dalla storiografia e dalla scuola: è la storia delle terre di Istria, Venezia Giulia e Dalmazia nell’autunno del 1943, nella primavera del 1945 e fino a dopo la firma del Trattato di pace di Parigi, con cui si chiudeva definitivamente la seconda guerra mondiale. Una storia scomoda, questa, per l’Italia del secondo dopoguerra intenta a intessere “rapporti di buon vicinato” con la Jugoslavia del maresciallo Tito e, dunque, “obbligata”, per calcoli politici e convenienze internazionali, a dimenticare. I suoi protagonisti – più di un quarto di milione di uomini, donne e bambini che vivevano sul confine orientale italiano, da Pola a Fiume, da Gorizia a Trieste - furono costretti dal regime comunista titino a lasciare le proprie case, i propri beni, i propri affetti e le proprie attività, stravolgendo improvvisamente tutta la loro vita.
Per molto tempo lo Stato e la società civile hanno preferito ignorare la sofferenza di questi uomini e il loro desiderio di giustizia. Una giustizia che ha dimenticato anche altri italiani giuliano-dalmati: tutti coloro -decine di migliaia di persone- che furono trucidati nei gulag (campi di concentramento) jugoslavi o che trovarono la morte nell'orrore delle foibe, profonde voragini rocciose che la popolazione del Carso triestino utilizzava come discariche per carcasse di animali o oggetti rotti.
Le vittime furono militari, membri del Cnl (Comitato nazionale di Liberazione), fascisti e, principalmente, civili italiani, «infoibati» per odio etnico e ideologico, ma anche e soprattutto perché costituivano un ostacolo al programma titino di annessione di quei territori di confine che erano sotto il tricolore italiano, come i centri di Fiume e Zara.
Per molte di queste persone la fine sopraggiunse dopo atroci torture e sevizie. Chi ha vissuto quegli eventi racconta che i soldati di Tito facevano irruzione di notte nelle case di quelli che consideravano «nemici del popolo», caricando decine di persone alla volta sui camion. Le vittime predestinate venivano, quindi, legate una all'altra con corde o filo spinato e disposte sull'orlo di una foiba (dal latino «fovea», che significa «fossa»). I primi della fila venivano fucilati o colpiti alla nuca con una pistola, trascinando con sé, nelle doline carsiche, anche tutti gli altri, ancora vivi. Alcuni morivano nella caduta, altri resistevano per ore e ore, agonizzando tra migliaia di cadaveri in putrefazione o persone appena morte e sparendo per sempre dalla vita dei loro cari in una di quelle tante voragini sparse lungo il confine orientale (in Istria ne sono state registrate oltre 1.700), senza lasciare dietro di sé un corpo e una tomba su cui piangere. Ben di rado l'eliminazione fisica e l’«infoibamento» avvenivano mediante una semplice fucilazione; comunemente, prima di essere gettati nelle fosse, gli uomini e le donne catturati, strappati con la forza dalle loro case e condannati senza processo alcuno, erano accecati, evirati o stuprati.
E’ l’ultimo decennio del secolo scorso quando -dopo più di cinquant’anni di imbarazzanti silenzi e incomprensibili censure- un piccolo gruppo di storici e giornalisti, con studi, saggi e articoli, inizia a restituire nobiltà alla memoria di chi, esule o «infoibato», ha vissuto quella che Claudio Magris ha definito una «sanguinosa nota a piè pagina della storia universale». Bisogna, invece, attendere il 2004 perché lo Stato italiano sancisca con una legge, la n. 92 del 30 marzo 2004, il Giorno del ricordo, in memoria delle vittime delle foibe, dell'esodo giuliano-dalmata, delle vicende del confine orientale del secondo dopoguerra.
La data scelta per le commemorazioni è quella del 10 febbraio, giorno in cui, nel 1947, veniva firmato il Trattato di pace di Parigi, nel quale l’Italia cedeva alla Jugoslavia Fiume, il territorio di Zara, le isole di Lagosta e Pelagosa e quasi tutta la Venezia Giulia (gran parte dell'Istria, del Carso triestino e goriziano e l'alta valle dell'Isonzo).
Tra le tante iniziative in programma per questo quarto anniversario, una delle più articolate è senz’altro la mostra Foibe. Martiri dimenticati, promossa dalla Regione Lazio, dall’Eur Spa, dall’Associazione nazionale dalmata e da E-Nvent, con l’adesione del Presidente della Repubblica e con il patrocinio delle amministrazioni comunali e provinciali di Roma.
Sede della rassegna, che si avvale di un prestigioso comitato scientifico presieduto dallo storico Luigi Papo, è la suggestiva cornice del rifugio antiaereo del palazzo degli uffici dell’Eur, «un bunker sotterraneo conservato come ai tempi della seconda guerra mondiale –spiegano gli organizzatori-, con corridoi e diversi vani, porte blindate, doppi usci di ferro con gli spioncini, cartelli originali con le indicazioni per i rifugiati o, ancora, il gruppo elettrogeno azionato a pedali con due biciclette».
In questo contesto, fortemente evocativo, il percorso espositivo ripercorre, con rigore scientifico, la storia delle foibe e dell’esodo giuliano-dalmata, avvalendosi di documenti inediti, interviste e un centinaio di fotografie.
Cuore dell'esposizione, visitabile fino a domenica 24 febbraio, è la presentazione in anteprima del restauro del documentario Foibe. Martiri dimenticati, realizzato nel 1994 per il settimanale Il borghese. Il filmato, che viene ora ripresentato dall’Associazione nazionale dalmata e dall’editore Palladino, si rivelò, alla sua uscita, un documento shock per il pubblico di quegli anni, mostrando per la prima volta la tragedia delle foibe in tutta la sua truce violenza. Oggi quella stessa testimonianza viene riportata all’attenzione del pubblico in versione restaurata, con integrazioni di materiale inedito, raccolto in questi anni di costante ricerca da parte degli studiosi.
«La rievocazione godrà anche - affermano gli organizzatori - di un forte richiamo emotivo, attraverso la presentazione di alcune opere d’arte ispirate all'eccidio delle foibe», la cui selezione è stata curata da Carla Cace. Si tratta delle sculture di Giuseppe Mannino e delle tele di Rocco Cerchiara e Andrea Cardia, tra le quali sarà esposto il trittico che ha prestato l’immagine guida della mostra romana.

Didascalie delle immagini
(fig. 1) Locandina della mostra Foibe. Martiri dimenticati all’Eur di Roma (1°-24 febbraio 2008); (fig. 2) Tricolore con la stella rossa a Trieste; (fig. 3) Partigiani titini a Trieste; (fig. 4) Ritrovamenti dalle foibe; (fig. 5) Ritrovamenti delle foibe.

Informazioni utili
Foibe. Martiri dimenticati. Eur - Rifugio antiaereo del palazzo degli uffici, piazzale Adenauer 8 - Roma. Orari: dal martedì al venerdì dalle 14.00 alle 18.00; il sabato e la domenica dalle 10.00 alle 13.00 e dalle 14.00 alle 18.00. Ingresso libero. Informazioni: tel. 06.54252213/54252133. Fino al 24 febbraio 2008.

Per saperne di più

Dossier storia: le foibe fra ricordo e ricerca
Le foibe – Pagine a cura della Lega nazionale di Trieste

Vedi anche
Da Germano Facetti a Lodovico Belgiojoso, artisti per la Giornata della Memoria

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