Parla italiano il primo atto delle manifestazioni per il ventesimo anniversario della caduta del muro di Berlino, il cui culmine verrà raggiunto nella giornata del 9 novembre.
Da martedì 23 a sabato 27 giugno, la città tedesca ospita, infatti, il maestro Giampaolo Talani con l’installazione Die mauer – Berlino oltre la duna. Gli ombrelli della libertà.
Per ricordare questo importante avvenimento della storia recente, l’artista livornese, classe 1955, farà «volare» circa cento ombrelli da spiaggia a righe bianche e blu oltre l’East Side Gallery, il tratto di milletrecento metri del vecchio muro, ormai consacrato alla storia e interamente dipinto da artisti di tutto il mondo, tra i quali Kasra Alavi, Kani Alavi, Jim Avignon, Thierry Noir, Ingeborg Blumenthal e Ignasi Blanch i Gisbert. «Gli ombrelli –si legge in una nota stampa- “nasceranno” dal busto di una grande statua di marinaio, collocata al centro della piazza che interrompe la linea del muro, ai margini della Sprea, il fiume di Berlino».
L’artista toscano, conosciuto al grande pubblico per l’affresco Partenze alla stazione fiorentina di Santa Maria Novella, porta, dunque, oltre confine uno dei suoi simboli ricorrenti: gli ombrelloni da spiaggia, oggetti familiari e romantici, «simbolo dei pensieri, che volano via assieme all’anima e che vanno chissà dove in balia dei venti della vita».
Le autorità berlinesi hanno voluto ospitare l’istallazione di Gianpaolo Talani, avendone riconosciuto il valore di forte metafora di libertà già nel maggio 2008, quando, con una garbata “follia”, il maestro livornese salutò la città Firenze e l’inaugurazione della sua personale, Rosa dei venti, nella suggestiva cornice di palazzo Vecchio, con una colorata teoria bianco-blu di ombrelli da spiaggia disposti a forma di giglio sul suolo di piazza Signoria.
Così l’artista –nella brochure di invito- presenta la sua nuova opera: «Spesso accade che il vento si confonde e fa volare, di qua o di là da un muro anche gli uomini assieme agli ombrelli. Bisogna capire però che tra gli uni e gli altri non c’è poi tanta differenza. Tutti e due hanno scheletro, meccanismi ad incastro ed estremità che si aprono e si chiudono, ricoperti di stoffa colorata. E’ facile sbagliare! Il vento poi non ha occhi, è solo un respiro forte e veloce, e gli ombrelli non sono interessati dal pensiero della libertà o da quello della prigione. Sta dunque solo, e come sempre, agli uomini dover scegliere quali ombrelli prendere al volo e stringere forte. Quando il vento arriva a portarli via». Gli ombrelloni, insomma, non portano libertà, ma sono liberi di andare dove vogliono. Ci aiutano a ricordare che tutto sarà spazzato via, come le nuvole, da un vento.
Didascalie delle immagini
[fig. 1] Una veduta della East Side Gallery di Berlino; [fig. 2] L'installazione di Gianpaolo Talani per il ventennale della caduta del muro di Berlino; [fig. 3] L'installazione Rosa dei venti in piazza della Signoria, a Firenze. Maggio 2008.
Per saperne di più
La brochure di Die mauer – Berlino oltre la duna. Gli ombrelli della libertà
lunedì 22 giugno 2009
domenica 14 giugno 2009
«ShowDance '70», negli anni Settanta a passo di danza
E’ stato il decennio del terrorismo di matrice politica e degli scontri di piazza, delle lotte operaie e delle campagne per l’ affermazione dei diritti individuali. Ma anche la stagione dei «figli dei fiori», del «peace and love style» e della disco-music. Stiamo parlando dei tumultuosi e trasgressivi anni Settanta, al cui volto giocoso, colorato, chiassoso e aperto al mondo strizza l’occhio la Star Dance con il suo saggio-spettacolo ShowDance ‘70, in cartellone al teatro Sociale di Busto Arsizio per la serata di venerdì 19 giugno.
A partire dalle 21.00, vestiti dai disegni geometrici, pantaloni a zampa d’elefante, occhialoni dalle lenti fumé, voluminose parrucche afro, boa dalle tinte fluorescenti e camiciole dalle fantasie floreali conquisteranno, dunque, il palcoscenico di piazza Plebiscito. Sarà, infatti, la moda dell’epoca, rivisitata dalla fantasia di Rossana Ferrari e Lia Ballarati, a fare da fil rouge tra le varie sezioni del brioso e divertente saggio-spettacolo con cui la scuola turbighese festeggia la conclusione delle sue attività, sportive e didattiche, per l’anno 2008/2009.
Due i tempi e quattro gli atti in cui si articolerà la serata, nata da un’idea di Elisa Vai, che ne firma anche la regia e alcuni quadri danzati, e coreografata da Stefania Barina, Gaetano Castiglia, William Fernandez e Cristian Oses Langarica.
A dare il via alle esibizioni sarà Dancing in the street, un omaggio agli artisti di strada, che proprio negli anni Settanta andavano affermandosi nei ghetti metropolitani di New York. Si farà, poi, tappa tra le atmosfere mondane e patinate del Piper Club, locale romano simbolo della vita notturna del periodo, e tra i ritmi scatenati delle piste da ballo americane e non solo, celebrate dal film-cult La febbre del sabato sera, con le sezioni Rock around the clock e The rhythm of the night. Non poteva, infine, mancare, in questo viaggio negli anni Settanta, un tributo a quei tanti giovani che sognarono un mondo migliore, che vissero di speranze e di utopie: la «Woodstock generation», gli hippies con la filosofia del Peace and love.
Tra scatenate coreografie di rock and roll acrobatico, divertenti balletti hip hop, frizzanti bougie bougie ed esuberanti twist, ci sarà, inoltre, l’occasione per ridere con il comico-presentatore Franco Giannella, che, con graffiante umorismo e velata malinconia, rileggerà miti e mode, idee e musiche del «decennio lungo del secolo breve». Un’occasione, questa, anche per ascoltare tante indimenticabili canzoni del periodo: da In the navy dei Village People a Le Freak degli Chic, passando per Dancing Queen degli Abba, In the summertime dei Mungo Jerry e Sunshine day degli Osibisa Band.
ShowDance ’70 vuole, infatti, essere un omaggio a chi gli anni Settanta li ha vissuti veramente. E proprio per loro la dinamica Elisa Vai, anima creativa della Star Dance di Turbigo e collaboratrice del teatro Sociale di Busto Arsizio per il progetto Officina della creatività, ha in serbo un’emozionante sorpresa finale, cui farà da colonna sonora la canzone Hotel California degli Eagles.
I biglietti per ShowDance ‘70, il cui costo è di euro 12.00 per l’intero ed euro 8.00 per il ridotto, possono essere prenotati presso la segreteria della Star Dance di Turbigo, allo 0331.890443, negli orari di apertura (tutti i giorni feriali, dalle 16.00 alle 19.00), o acquistati la sera stessa dello spettacolo presso il botteghino del teatro Sociale di Busto Arsizio.
Informazioni utili
ShowDance '70. Teatro Sociale, piazza Plebiscito 1 - Busto Arsizio (Varese). Data: venerdì 19 giugno 2009, ore 21.00. Ingresso: € 12.00/€ 8.00.Informazioni: Scuola "Star Dance", via Villoresi, 18 – 20029 Turbigo (Milano), tel. 0331890443 (signora Rossana Ferrari). Orari: tutti i giorni, dalle 16.00 alle 19.00).
A partire dalle 21.00, vestiti dai disegni geometrici, pantaloni a zampa d’elefante, occhialoni dalle lenti fumé, voluminose parrucche afro, boa dalle tinte fluorescenti e camiciole dalle fantasie floreali conquisteranno, dunque, il palcoscenico di piazza Plebiscito. Sarà, infatti, la moda dell’epoca, rivisitata dalla fantasia di Rossana Ferrari e Lia Ballarati, a fare da fil rouge tra le varie sezioni del brioso e divertente saggio-spettacolo con cui la scuola turbighese festeggia la conclusione delle sue attività, sportive e didattiche, per l’anno 2008/2009.
Due i tempi e quattro gli atti in cui si articolerà la serata, nata da un’idea di Elisa Vai, che ne firma anche la regia e alcuni quadri danzati, e coreografata da Stefania Barina, Gaetano Castiglia, William Fernandez e Cristian Oses Langarica.
A dare il via alle esibizioni sarà Dancing in the street, un omaggio agli artisti di strada, che proprio negli anni Settanta andavano affermandosi nei ghetti metropolitani di New York. Si farà, poi, tappa tra le atmosfere mondane e patinate del Piper Club, locale romano simbolo della vita notturna del periodo, e tra i ritmi scatenati delle piste da ballo americane e non solo, celebrate dal film-cult La febbre del sabato sera, con le sezioni Rock around the clock e The rhythm of the night. Non poteva, infine, mancare, in questo viaggio negli anni Settanta, un tributo a quei tanti giovani che sognarono un mondo migliore, che vissero di speranze e di utopie: la «Woodstock generation», gli hippies con la filosofia del Peace and love.
Tra scatenate coreografie di rock and roll acrobatico, divertenti balletti hip hop, frizzanti bougie bougie ed esuberanti twist, ci sarà, inoltre, l’occasione per ridere con il comico-presentatore Franco Giannella, che, con graffiante umorismo e velata malinconia, rileggerà miti e mode, idee e musiche del «decennio lungo del secolo breve». Un’occasione, questa, anche per ascoltare tante indimenticabili canzoni del periodo: da In the navy dei Village People a Le Freak degli Chic, passando per Dancing Queen degli Abba, In the summertime dei Mungo Jerry e Sunshine day degli Osibisa Band.
ShowDance ’70 vuole, infatti, essere un omaggio a chi gli anni Settanta li ha vissuti veramente. E proprio per loro la dinamica Elisa Vai, anima creativa della Star Dance di Turbigo e collaboratrice del teatro Sociale di Busto Arsizio per il progetto Officina della creatività, ha in serbo un’emozionante sorpresa finale, cui farà da colonna sonora la canzone Hotel California degli Eagles.
I biglietti per ShowDance ‘70, il cui costo è di euro 12.00 per l’intero ed euro 8.00 per il ridotto, possono essere prenotati presso la segreteria della Star Dance di Turbigo, allo 0331.890443, negli orari di apertura (tutti i giorni feriali, dalle 16.00 alle 19.00), o acquistati la sera stessa dello spettacolo presso il botteghino del teatro Sociale di Busto Arsizio.
Informazioni utili
ShowDance '70. Teatro Sociale, piazza Plebiscito 1 - Busto Arsizio (Varese). Data: venerdì 19 giugno 2009, ore 21.00. Ingresso: € 12.00/€ 8.00.Informazioni: Scuola "Star Dance", via Villoresi, 18 – 20029 Turbigo (Milano), tel. 0331890443 (signora Rossana Ferrari). Orari: tutti i giorni, dalle 16.00 alle 19.00).
martedì 9 giugno 2009
«DanceBook», una sera tra le stelle della danza
Dal piccolo schermo alle assi del palcoscenico. Saranno Anbeta Toromani e José Perez, ballerini professionisti del talent show Amici di Maria De Filippi, i due grandi protagonisti di DanceBook, serata di gala organizzata dal Centro arte danza di Olgiate Olona per sabato 13 giugno, a partire dalle 20.45, presso il teatro Sociale di Busto Arsizio.
La celebre coppia di artisti, che durante lo spettacolo consegnerà il premio Danzarte 2009 all’allievo più meritevole della scuola olgiatese, si esibirà sul palcoscenico di piazza Plebiscito insieme ad altri grandi professionisti del balletto contemporaneo: il brillante e talentuoso Roberto Altamura, l’eclettica Virginia Spallarossa e la compagnia del Pescara Dance Festival, diretta da Paolo Londi e della quale è testimonial Simona Atzori, anch'ella presente in sala durante lo spettacolo.
I passi a due e gli interventi ballati degli ospiti faranno da intermezzo a una selezione di coreografie nate tra le pareti del Centro arte danza e premiate a importanti concorsi nazionali. E’ il caso di Ballata stonata, proposta coreografica firmata da Antonella Colombo e interpretata dai ballerini Giergj Bodari, Marilena Garufi, Valentina Roveda, Laura Russo Volpe e Giulia Sebastiani, tra le tre vincitrici del Rieti Danza Festival e che, quest’anno, è arrivata anche prima assoluta al Valleè Danza di Pont Saint Martin, al Novara in danza e al Dance on Stage di Milano. Un pezzo, questo, di grande suggestione, che è stato, inoltre, invitato a prendere parte alla decima edizione della prestigiosa Vetrina di danza Città di Olbia, in programma dal 15 al 19 luglio presso l’anfiteatro di Porto Rotondo.
Tra i brani di gruppo selezionati per la serata di gala della scuola olgiatese si segnalano, poi, C’era una volta di Antonella Colombo e Daniela Macchi, che ha trionfato al concorso Agon scuole di Torino e al Valleè Danza di Pont Saint Martin, nella categoria Baby, e la deliziosa Le cirque des enfantes, che ha vinto svariati concorsi. Non mancherà, infine, la presentazione di un buon numero di assoli, vincitori di premi nazionali, che vedranno salire sul palco Diletta Cuda, Viola D’Errico, Marco Russo Volpe, Giulia Sebastiani e Stefania Stoccuto. Un insieme di prove, queste, che dimostrano la grande attenzione che il Centro arte danza ha nei confronti della formazione dei più piccoli, i quali vengono spinti a tentare ammissioni in prestigiose scuole presenti sul territorio nazionale, come testimonia l’esperienza di tre ex allieve presenti in platea nella serata di sabato 13 giugno: Sara Merlo, iscritta al primo anno dell’Accademia di danza della Scala, Carolina Martignoni e Cecilia Vercesi, ai loro primi passi nella Scuola di balletto classico di Liliana Cosi e Marinel Stefanescu, attiva a Reggio Emilia.
La serata di gala sarà preceduta da due giorni di saggi, in programma giovedì 11 e venerdì 12 (a partire dalle 20.45): una vera e propria vetrina della danza, durante la quale si esibiranno gli allievi del centro olgiatese e che permetterà al pubblico di ammirare anche alcune delle coreografie in cartellone sabato 13 giugno.
I pochi biglietti ancora disponibili per il gala DanceBook, il cui costo è di euro 18.00 a persona, possono essere prenotati mandando una e-mail a info@centroartedanza.com, con i propri dati, o acquistati al teatro Sociale (in piazza Plebiscito, 8) la sera stesso dello spettacoli.
Didascalie delle immagini
[fig. 1] Anbeta Toromani e José Perez in un passo a due; [ fig. 2, fig. 3 e fig. 4] Alcune sequenze di coreografie del Centro arte danza di Olgiate Olona (Varese).
Informazioni utili
DanceBook. Teatro Sociale, piazza Plebiscito 1 - Busto Arsizio (Varese). Data: sabato 13 giugno 2009, ore 20.45. Ingresso: € 18.00.Informazioni: Centro arte danza - associazione sportiva dilettantistica & culturale, via Adda 9 - 21057 - Olgiate Olona (Varese), tel. 0331.678386, cell. 338.7512736 - info@centroartedanza.com. Sito Web: www.centroartedanza.com.
La celebre coppia di artisti, che durante lo spettacolo consegnerà il premio Danzarte 2009 all’allievo più meritevole della scuola olgiatese, si esibirà sul palcoscenico di piazza Plebiscito insieme ad altri grandi professionisti del balletto contemporaneo: il brillante e talentuoso Roberto Altamura, l’eclettica Virginia Spallarossa e la compagnia del Pescara Dance Festival, diretta da Paolo Londi e della quale è testimonial Simona Atzori, anch'ella presente in sala durante lo spettacolo.
I passi a due e gli interventi ballati degli ospiti faranno da intermezzo a una selezione di coreografie nate tra le pareti del Centro arte danza e premiate a importanti concorsi nazionali. E’ il caso di Ballata stonata, proposta coreografica firmata da Antonella Colombo e interpretata dai ballerini Giergj Bodari, Marilena Garufi, Valentina Roveda, Laura Russo Volpe e Giulia Sebastiani, tra le tre vincitrici del Rieti Danza Festival e che, quest’anno, è arrivata anche prima assoluta al Valleè Danza di Pont Saint Martin, al Novara in danza e al Dance on Stage di Milano. Un pezzo, questo, di grande suggestione, che è stato, inoltre, invitato a prendere parte alla decima edizione della prestigiosa Vetrina di danza Città di Olbia, in programma dal 15 al 19 luglio presso l’anfiteatro di Porto Rotondo.
Tra i brani di gruppo selezionati per la serata di gala della scuola olgiatese si segnalano, poi, C’era una volta di Antonella Colombo e Daniela Macchi, che ha trionfato al concorso Agon scuole di Torino e al Valleè Danza di Pont Saint Martin, nella categoria Baby, e la deliziosa Le cirque des enfantes, che ha vinto svariati concorsi. Non mancherà, infine, la presentazione di un buon numero di assoli, vincitori di premi nazionali, che vedranno salire sul palco Diletta Cuda, Viola D’Errico, Marco Russo Volpe, Giulia Sebastiani e Stefania Stoccuto. Un insieme di prove, queste, che dimostrano la grande attenzione che il Centro arte danza ha nei confronti della formazione dei più piccoli, i quali vengono spinti a tentare ammissioni in prestigiose scuole presenti sul territorio nazionale, come testimonia l’esperienza di tre ex allieve presenti in platea nella serata di sabato 13 giugno: Sara Merlo, iscritta al primo anno dell’Accademia di danza della Scala, Carolina Martignoni e Cecilia Vercesi, ai loro primi passi nella Scuola di balletto classico di Liliana Cosi e Marinel Stefanescu, attiva a Reggio Emilia.
La serata di gala sarà preceduta da due giorni di saggi, in programma giovedì 11 e venerdì 12 (a partire dalle 20.45): una vera e propria vetrina della danza, durante la quale si esibiranno gli allievi del centro olgiatese e che permetterà al pubblico di ammirare anche alcune delle coreografie in cartellone sabato 13 giugno.
I pochi biglietti ancora disponibili per il gala DanceBook, il cui costo è di euro 18.00 a persona, possono essere prenotati mandando una e-mail a info@centroartedanza.com, con i propri dati, o acquistati al teatro Sociale (in piazza Plebiscito, 8) la sera stesso dello spettacoli.
Didascalie delle immagini
[fig. 1] Anbeta Toromani e José Perez in un passo a due; [ fig. 2, fig. 3 e fig. 4] Alcune sequenze di coreografie del Centro arte danza di Olgiate Olona (Varese).
Informazioni utili
DanceBook. Teatro Sociale, piazza Plebiscito 1 - Busto Arsizio (Varese). Data: sabato 13 giugno 2009, ore 20.45. Ingresso: € 18.00.Informazioni: Centro arte danza - associazione sportiva dilettantistica & culturale, via Adda 9 - 21057 - Olgiate Olona (Varese), tel. 0331.678386, cell. 338.7512736 - info@centroartedanza.com. Sito Web: www.centroartedanza.com.
«Paulus», uno spettacolo per scoprire l'«apostolo delle genti»
«Non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me»: è con queste parole, poste in chiusura del breve profilo autobiografico contenuto nella Lettera ai Galati, che san Paolo di Tarso racconta la sua conversione al cristianesimo, il suo sconvolgente incontro-scontro con la persona di Gesù, il Risorto, lungo la via di Damasco. Un episodio, questo, che è al centro dello spettacolo “Paulus, l’apostolo delle genti”, promosso dal teatro Sociale di Busto Arsizio, in collaborazione con la Parrocchia prepositurale di san Giovanni Battista, nell’ambito di BA Estate 2009 e nella cornice delle celebrazioni per l’anno paolino, indetto da papa Benedetto XVI in occasione del secondo millennio dalla nascita del santo e martire di origine asiatica, che è considerato, insieme con Pietro, stella di prima grandezza della Chiesa delle origini.
Mercoledì 10 giugno, a partire dalle 21.00, il santuario di santa Maria di piazza, piccolo gioiello rinascimentale, di impianto bramantesco, che al suo interno accoglie opere di Gaudenzio Ferrari e Bernardino Luini, si trasformerà, dunque, in palcoscenico. Sarà, infatti, in questi spazi che gli attori Ambra Greta Cajelli, Gerry Franceschini, Mario Piciollo e Anita Romano, con la collaborazione del giovane Fabio Gentile, dell’organista Marco Carraro e della cantante Tina Mancuso, narreranno la vita di Paolo di Tarso, l’uomo passato alla storia come il «tredicesimo apostolo», ossia il discepolo che non conobbe personalmente Gesù Cristo, ma che fu zelante e instancabile messaggero del suo Vangelo nel mondo mediterraneo antico, dalla Siria all’Asia minore, dalla Grecia a Roma.
Lo spettacolo, su testo e per la regia di Delia Cajelli, è ispirato agli Atti degli apostoli, nella cui ampia seconda parte l’evangelista Luca descrive il ministero itinerante di san Paolo, nonché alle tredici lettere paoline, opere, scritte negli anni 50 del I secolo e raccolte nel Nuovo Testamento, che offrono un prezioso ventaglio di insegnamenti morali, illuminazioni dottrinali e verità teologiche.
Partendo dalla lapidazione del protomartire Stefano, la rappresentazione, agile e coinvolgente, ripercorre, tassello dopo tassello, le tappe più significative del percorso, storico ed interiore, che portò il giovane Saulo, fiero sostenitore delle tradizioni dei padri e accanito persecutore dei cristiani, a diventare «Paolo, l’apostolo delle genti». La conversione sulla via di Damasco, la cecità, il battesimo da parte di Anania, i tanti viaggi missionari in giro per il mondo, l’incontro con l’apostolo Pietro, il martirio al tempo dell’imperatore Nerone e la decapitazione sono solo alcune delle scene che sarà possibile “rivivere”.
«Il pubblico avrà un ruolo attivo nello spettacolo –spiega la regista Delia Cajelli-: verrà invitato a porre domande agli attori, così da riflettere sull’attualità del pensiero paolino, sul fascino di un messaggio che parla di vita, fede, speranza, coraggio e carità».
L’ingresso è libero e gratuito. Per informazioni è possibile contattare la segreteria del teatro Sociale di Busto Arsizio, in orario d’ufficio (dal lunedì al venerdì, dalle 9.00 alle 12.30 e dalle 15.00 alle 18.00; il sabato, dalle 9.00 alle 12.30), allo 0331 679000.
Didascalie delle immagini
[fig. 1] Joseph Benoit Suvee, La predicazione di S. Paolo, 1779 circa, Los Angeles; [fig. 2] Esterno del santuario di santa Maria di piazza, in Busto Arsizio (Varese); [fig. 3] Michelangelo Merisi detto il Caravaggio, La conversione di san Paolo, 1600-1601, Roma.
Informazioni utili
Paulus, l'apostolo delle genti. Santuario di santa Maria di piazza, piazza Santa Maria - Busto Arsizio (Varese). Data: mercoledì 10 giugno 2009, ore 21.00. Ingresso libero e gratuito. Informazioni: teatro Sociale di Busto Arsizio, tel. 0331.679000.
Vedi anche
Anno paolino, in mostra a Roma la Bibbia carolingia
Mercoledì 10 giugno, a partire dalle 21.00, il santuario di santa Maria di piazza, piccolo gioiello rinascimentale, di impianto bramantesco, che al suo interno accoglie opere di Gaudenzio Ferrari e Bernardino Luini, si trasformerà, dunque, in palcoscenico. Sarà, infatti, in questi spazi che gli attori Ambra Greta Cajelli, Gerry Franceschini, Mario Piciollo e Anita Romano, con la collaborazione del giovane Fabio Gentile, dell’organista Marco Carraro e della cantante Tina Mancuso, narreranno la vita di Paolo di Tarso, l’uomo passato alla storia come il «tredicesimo apostolo», ossia il discepolo che non conobbe personalmente Gesù Cristo, ma che fu zelante e instancabile messaggero del suo Vangelo nel mondo mediterraneo antico, dalla Siria all’Asia minore, dalla Grecia a Roma.
Lo spettacolo, su testo e per la regia di Delia Cajelli, è ispirato agli Atti degli apostoli, nella cui ampia seconda parte l’evangelista Luca descrive il ministero itinerante di san Paolo, nonché alle tredici lettere paoline, opere, scritte negli anni 50 del I secolo e raccolte nel Nuovo Testamento, che offrono un prezioso ventaglio di insegnamenti morali, illuminazioni dottrinali e verità teologiche.
Partendo dalla lapidazione del protomartire Stefano, la rappresentazione, agile e coinvolgente, ripercorre, tassello dopo tassello, le tappe più significative del percorso, storico ed interiore, che portò il giovane Saulo, fiero sostenitore delle tradizioni dei padri e accanito persecutore dei cristiani, a diventare «Paolo, l’apostolo delle genti». La conversione sulla via di Damasco, la cecità, il battesimo da parte di Anania, i tanti viaggi missionari in giro per il mondo, l’incontro con l’apostolo Pietro, il martirio al tempo dell’imperatore Nerone e la decapitazione sono solo alcune delle scene che sarà possibile “rivivere”.
«Il pubblico avrà un ruolo attivo nello spettacolo –spiega la regista Delia Cajelli-: verrà invitato a porre domande agli attori, così da riflettere sull’attualità del pensiero paolino, sul fascino di un messaggio che parla di vita, fede, speranza, coraggio e carità».
L’ingresso è libero e gratuito. Per informazioni è possibile contattare la segreteria del teatro Sociale di Busto Arsizio, in orario d’ufficio (dal lunedì al venerdì, dalle 9.00 alle 12.30 e dalle 15.00 alle 18.00; il sabato, dalle 9.00 alle 12.30), allo 0331 679000.
Didascalie delle immagini
[fig. 1] Joseph Benoit Suvee, La predicazione di S. Paolo, 1779 circa, Los Angeles; [fig. 2] Esterno del santuario di santa Maria di piazza, in Busto Arsizio (Varese); [fig. 3] Michelangelo Merisi detto il Caravaggio, La conversione di san Paolo, 1600-1601, Roma.
Informazioni utili
Paulus, l'apostolo delle genti. Santuario di santa Maria di piazza, piazza Santa Maria - Busto Arsizio (Varese). Data: mercoledì 10 giugno 2009, ore 21.00. Ingresso libero e gratuito. Informazioni: teatro Sociale di Busto Arsizio, tel. 0331.679000.
Vedi anche
Anno paolino, in mostra a Roma la Bibbia carolingia
domenica 7 giugno 2009
Italiani alla 53° Biennale di Venezia. Tra futurismo e secessione
«Bruciamo le gondole, sedie a dondolo per cretini, e innalziamo fino al cielo l'imponente geometria dei ponti metallici e degli opifici chiomati di fumo […]. Venga finalmente la divina luce elettrica a liberare Venezia dal suo venale chiaro di luna da camera ammobiliata». Era il 1910 e i futuristi, capitanati da Filippo Tommaso Marinetti, sbarcavano in Laguna, pronti a lanciare il loro guanto di sfida alle leggi ferree e polverose delle Accademie, ma anche e soprattutto alle «scelte passatiste» della Biennale. Negli spazi di Ca’ Pesaro, luogo che la duchessa Felicita Bevilacqua La Masa aveva destinato ad artisti rivoltosi e anticonformisti, andava in scena una bella rassegna «secessionista» di Umberto Boccioni, a cura di Nino Barbantini, nella quale era possibile ammirare, tra l’altro, «Rissa in galleria» e «La città che sale». Da allora, sono passati quasi cent’anni e la storia sembra ripetersi. Ma a parti inverse.
La 53° Esposizione internazionale d’arte visiva di Venezia, intitolata dal curatore Daniel Birnbaum «Fare mondi/Making Worlds», porta, infatti, negli spazi ufficiali del nuovo Padiglione Italia, alle Tese delle Vergini dell’Arsenale, un omaggio agli eredi di Fortunato Depero e Giacomo Balla. Gli oltre 1800 metri quadrati che si affacciano sull’adiacente Giardino delle Vergini ospitano, infatti, la mostra «Collaudi. Omaggio a F.T. Marinetti», organizzata dalla PARC - Direzione generale per la qualità e la tutela del paesaggio, l’architettura e l’arte contemporanee del ministero per i Beni e le Attività culturali e curata da Luca Beatrice e Beatrice Buscaroli. Sul Canal Grande tornano, invece, i «capesarini», i refusés della Biennale, riuniti da Milovan Farronato nella rassegna «Non voltarti adesso/Don’t Look Now», promossa dalla Fondazione Musei civici veneziani e posta sotto l’ala protettiva della Fondazione Bevilacqua La Masa.
Entrambe le scelte artistiche lasciano con l’amaro in bocca. Non convincono la ventina di autori selezionati dal «duo B&B», che con molte delle loro opere si rivolgono alla «tradizione più domestica e rassicurante» (per usare un’espressione di Natalia Aspesi), né tantomeno la decina dei giovani contestatori di quella che in tanti hanno chiamato, pomposamente, la «Secessione veneziana». Anzi le vedute di Davide Nido e il teatrino luminoso di Marco Lodola, da una parte, e gli scheletri d’ombrello di Paolo Gonzato e i giochi di specchi di Nico Vascellari, dall’altra, finiscono per rovinare quella che dovrebbe essere una vera festa per Venezia: la riapertura, dopo trent’anni, del secondo piano di Ca’ Pesaro, mille metri quadrati di straordinaria architettura, affacciati sul Canal Grande e popolati da opere di Adolfo Wildt, Medardo Rosso, August Rodin, Emilio Vedova, Antonio Mancini e Giulio Aristide Sartorio, quest’ultimo grande protagonista con il ciclopico fregio «Ciclo del vita», realizzato per il Padiglione Italia della Biennale del 1907, capolavoro assoluto di un’originale pittura scultorea simbolista.
Più interessante la proposta italiana all’interno della mostra curata da Daniel Birnbaum ai Giardini e all’Arsenale. Accanto ai Leoni d’Oro Yoko Ono e John Baldassari, a maestri scomparsi come Öybind Fahlström e Gordon Matta Clark, ad artisti poetici e complicati come Joan Jonas e Yona Friedman e a guru dell’arte come Gilbert& George, tra i novanta autori selezionati per la cinquantatreesima edizione della «Biennale delle Biennali, ci sono una decina di artisti, più o meno conosciuti, del nostro Paese. Tra di loro spiccano, lo “storicissimo” Gino De Dominicis, Massimo Bartolini, che ha ridisegnato giocosamente lo spazio Educational, Michelangelo Pistoletto, con i suoi specchi rotti, e Lara Favaretto, con la sua strana palude tra il verde del giardino dell’Arsenale. Il nuovo incontra, dunque, il passato prossimo, così come avviene in tutta la raffinata esposizione di «Fare mondi/Making Worlds».
Didascalia delle immagini
[fig. 1]Michelangelo Pistoletto, Seventeen Less One, 2008. specchi, legno | mirrors, wood
17 elementi | elements, 243 x 178 cm ognuno | each vista | view Yokohama Triennale. Photo: Ueno Norihiro. Courtesy Galleria Continua, San Gimignano / Beijing / Le Moulin; [fig. 2]Lara Favaretto, Project for a Momentary Monument (Swamp), 2009. Black peat, vegetal earth, volcanic sand, fresh water, aquatic algae, iron, wood. Giardino delle Vergini, Arsenale di Venezia. Courtesy: the Artist and the Galleria Franco Noero, Turin; [fig. 3]Massimo Bartolini, Sala F (sketch), 2009. Palazzo delle Esposizioni, Giardini della Biennale, Venice
Informazioni
La Biennale di Venezia. 53. Esposizione Internazionale d’Arte. Fare Mondi // Making Worlds. Giardini e Arsenale - Venezia. Orari: dalle 10 alle 18 - Giardini, chiuso il lunedì (escluso lunedì 16 novembre) -Arsenale, chiuso il martedì (escluso martedì 17 novembre).Ingresso: € 18,00.
Catalogo Marsilio editore, Venezia. Informazioni: tel. 0415218828. Fino al 22 novembre 2009.
La 53° Esposizione internazionale d’arte visiva di Venezia, intitolata dal curatore Daniel Birnbaum «Fare mondi/Making Worlds», porta, infatti, negli spazi ufficiali del nuovo Padiglione Italia, alle Tese delle Vergini dell’Arsenale, un omaggio agli eredi di Fortunato Depero e Giacomo Balla. Gli oltre 1800 metri quadrati che si affacciano sull’adiacente Giardino delle Vergini ospitano, infatti, la mostra «Collaudi. Omaggio a F.T. Marinetti», organizzata dalla PARC - Direzione generale per la qualità e la tutela del paesaggio, l’architettura e l’arte contemporanee del ministero per i Beni e le Attività culturali e curata da Luca Beatrice e Beatrice Buscaroli. Sul Canal Grande tornano, invece, i «capesarini», i refusés della Biennale, riuniti da Milovan Farronato nella rassegna «Non voltarti adesso/Don’t Look Now», promossa dalla Fondazione Musei civici veneziani e posta sotto l’ala protettiva della Fondazione Bevilacqua La Masa.
Entrambe le scelte artistiche lasciano con l’amaro in bocca. Non convincono la ventina di autori selezionati dal «duo B&B», che con molte delle loro opere si rivolgono alla «tradizione più domestica e rassicurante» (per usare un’espressione di Natalia Aspesi), né tantomeno la decina dei giovani contestatori di quella che in tanti hanno chiamato, pomposamente, la «Secessione veneziana». Anzi le vedute di Davide Nido e il teatrino luminoso di Marco Lodola, da una parte, e gli scheletri d’ombrello di Paolo Gonzato e i giochi di specchi di Nico Vascellari, dall’altra, finiscono per rovinare quella che dovrebbe essere una vera festa per Venezia: la riapertura, dopo trent’anni, del secondo piano di Ca’ Pesaro, mille metri quadrati di straordinaria architettura, affacciati sul Canal Grande e popolati da opere di Adolfo Wildt, Medardo Rosso, August Rodin, Emilio Vedova, Antonio Mancini e Giulio Aristide Sartorio, quest’ultimo grande protagonista con il ciclopico fregio «Ciclo del vita», realizzato per il Padiglione Italia della Biennale del 1907, capolavoro assoluto di un’originale pittura scultorea simbolista.
Più interessante la proposta italiana all’interno della mostra curata da Daniel Birnbaum ai Giardini e all’Arsenale. Accanto ai Leoni d’Oro Yoko Ono e John Baldassari, a maestri scomparsi come Öybind Fahlström e Gordon Matta Clark, ad artisti poetici e complicati come Joan Jonas e Yona Friedman e a guru dell’arte come Gilbert& George, tra i novanta autori selezionati per la cinquantatreesima edizione della «Biennale delle Biennali, ci sono una decina di artisti, più o meno conosciuti, del nostro Paese. Tra di loro spiccano, lo “storicissimo” Gino De Dominicis, Massimo Bartolini, che ha ridisegnato giocosamente lo spazio Educational, Michelangelo Pistoletto, con i suoi specchi rotti, e Lara Favaretto, con la sua strana palude tra il verde del giardino dell’Arsenale. Il nuovo incontra, dunque, il passato prossimo, così come avviene in tutta la raffinata esposizione di «Fare mondi/Making Worlds».
Didascalia delle immagini
[fig. 1]Michelangelo Pistoletto, Seventeen Less One, 2008. specchi, legno | mirrors, wood
17 elementi | elements, 243 x 178 cm ognuno | each vista | view Yokohama Triennale. Photo: Ueno Norihiro. Courtesy Galleria Continua, San Gimignano / Beijing / Le Moulin; [fig. 2]Lara Favaretto, Project for a Momentary Monument (Swamp), 2009. Black peat, vegetal earth, volcanic sand, fresh water, aquatic algae, iron, wood. Giardino delle Vergini, Arsenale di Venezia. Courtesy: the Artist and the Galleria Franco Noero, Turin; [fig. 3]Massimo Bartolini, Sala F (sketch), 2009. Palazzo delle Esposizioni, Giardini della Biennale, Venice
Informazioni
La Biennale di Venezia. 53. Esposizione Internazionale d’Arte. Fare Mondi // Making Worlds. Giardini e Arsenale - Venezia. Orari: dalle 10 alle 18 - Giardini, chiuso il lunedì (escluso lunedì 16 novembre) -Arsenale, chiuso il martedì (escluso martedì 17 novembre).Ingresso: € 18,00.
Catalogo Marsilio editore, Venezia. Informazioni: tel. 0415218828. Fino al 22 novembre 2009.