mercoledì 16 ottobre 2019

Busto Arsizio, al ridotto Luigi Pirandello va in scena la poesia

«La letteratura è stata davvero per me, da un certo momento, la vita stessa»: è racchiuso in questa frase che lo scrittore e studioso ligure Carlo Bo vergò nel suo Diario aperto e chiuso, pubblicato dalla milanese Edizioni di Uomo nel 1945, il senso della rassegna Perché tu mi dici: poeta?, in cartellone da ottobre 2009 a maggio 2010 presso gli spazi del ridotto Luigi Pirandello, piccola sala consacrata al «teatro di parola e di ricerca» del Sociale di Busto Arsizio. A dare il titolo all’iniziativa, promossa dall’associazione culturale Educarte, è un verso dello scrittore crepuscolare Sergio Corazzini, tratto dalla lirica Desolazione di un povero poeta sentimentale, pubblicata nella raccolta Piccolo libro inutile del 1906. Una poesia, questa, che sarà possibile risentire, giovedì 25 febbraio 2010, in un appuntamento dal titolo Tra crepuscolarismo e sperimentalismo futurista, incentrato anche sulle produzioni poetiche di Guido Gozzano, Corrado Govoni, Filippo Tommaso Marinetti e Aldo Palazzeschi. Da Foscolo a Quasimodo Undici gli incontri complessivamente in cartellone, rivolti principalmente a un pubblico giovane, che consentiranno di ricostruire alcune delle più significative esperienze poetiche dell’Ottocento e del Novecento. Si inizierà con il carme Dei Sepolcri del pre-romantico Ugo Foscolo, i cui 295 endecasillabi sciolti sul senso del vivere e del perire verranno rievocati giovedì 12 novembre 2009, e si terminerà, nella serata di giovedì 6 maggio 2010, con la poesia socio-filosofica dell’ermetico Salvatore Quasimodo, premio Nobel per la letteratura nel 1959, il quale cantò la condizione dell’uomo moderno, sospeso tra sofferenza e solitudine, e la difficile condizione degli sconfitti dalla guerra e «dal piede straniero sopra il cuore». A fare da prologo a questi appuntamenti sarà, nella serata di giovedì 29 ottobre 2009, una conferenza-spettacolo sull’avventura in versi del più grande scrittore e drammaturgo di tutti i tempi, l’inglese William Shakespeare, i cui intimi e intensi sonetti («struggente romanzo di un amore senza speranza, che si nutre della propria ambiguità e si sublima nella dignità del dolore», come ebbe a scrivere Gabriele Baldini) videro cimentarsi nella traduzione, dall’inglese all’italiano, due tra i principali poeti del nostro Novecento, entrambi premi Nobel per la letteratura: Giuseppe Ungaretti ed Eugenio Montale. Dalle atmosfere seicentesche del «grande Bardo», cantore dell’amore quale unione indissolubile tra due anime, si passerà, dunque, alla cosiddetta «letteratura contemporanea italiana», della quale gli Attori del teatro Sociale, con la guida della regista Delia Cajelli, ripercorreranno, secondo un itinerario cronologico, i profili di suoi undici protagonisti illustri, i più studiati nelle scuole italiane, chiarendone i motivi generali della produzione, ma anche fornendone notizie biografiche e un percorso per exempla tra le poesie più conosciute. Unica voce fuori dai confini nazionali sarà quella di Federico Garcìa Lorca, del quale, nell’incontro A las cinco de la tarde./Eran las cinco en punto de la tarde… di venerdì 2 aprile 2010, verranno analizzate le atmosfere spagnole della sua poesia, innervata di musica flamenca, lirica gitana e tradizioni arabo-andaluse. Letteratura come vita Fil rouge tra le varie conferenze-spettacolo sarà il tema della «letteratura come vita», secondo una felice espressione coniata da Carlo Bo nel 1938, sulla rivista fiorentina Frontespizio, per presentare la corrente ermetica. Gran parte della poesia otto-novecentesca è, infatti, intrisa di autobiografismo. Racconta, per usare le parole di Umberto Saba, la «vita di un uomo», diventandone specchio dei suoi sentimenti e delle circostanze della sua vita, come ben delineano le storie letterarie di Giacomo Leopardi, Giosuè Carducci, Giovanni Pascoli, Giuseppe Ungaretti e dello stesso Umberto Saba. Il sentimento civile e la contemplazione della storia che anima le liriche degli ottocenteschi Ugo Foscolo e Alessandro Manzoni (del quale giovedì 26 novembre 2009 verrà narrata la genesi delle sue due più note odi civili, Marzo 1921 e Cinque maggio) lasciano, dunque, spazio a una poesia che è cammino introspettivo e che è, per usare le parole di Salvatore Quasimodo, la «rivelazione di un sentimento che il poeta crede sia personale e interiore» e «che il lettore riconosce come proprio». La quotidianità, la «calda vita» dei luoghi natale, il «male di vivere» di montaliana memoria, la precarietà del destino umano, l’orrore della guerra, il clima di inquietudine e di ricerca che anima il post-positivismo sono solo alcuni degli argomenti al centro della rassegna Perché tu mi dici: poeta?. Ecco così che il 14 gennaio 2010 si analizzeranno i «canti pisano-recanatesi» di Giacomo Leopardi, «storia di un’anima» grondante di delusione e amarezza. Giovedì 4 febbraio 2010 si parlerà di Giosuè Carducci e della sua amata terra natia: la verde e selvaggia Toscana. Due settimane dopo, il 18 febbraio 2010, si farà luce sulla «poetica delle piccole cose» di Giovanni Pascoli, della quale massimi esempi si hanno nelle raccolte Mirycae, Primi poemetti e Canti di Castelvecchio. E ancora, l’11 marzo 2010 si tratterà della «triestinità» del Canzoniere di Umberto Saba. Pochi giorni dopo, il 25 marzo 2010, si focalizzerà l’attenzione sulla raccolta Porto sepolto di Giuseppe Ungaretti, dove viene narrata l’esperienza del primo conflitto bellico, vissuta dallo stesso poeta come soldato semplice presso il XIX Battiglione di fanteria, sulle montagne del Carso. Mentre il 22 aprile 2010 si illustrerà la «cultura del negativo» che emana dai volumi Ossi di seppia e Occasioni, La bufera e l’altro, Satura e Quaderno di quattro anni di Eugenio Montale. I motivi della rassegna «Gli incontri –spiega Delia Cajelli- saranno intimi e interattivi, anche per la dimensione quasi domestica del Ridotto, che stimola la partecipazione del pubblico e il suo contatto fisico con gli attori», grazie alla platea mobile e all’esiguità del numero di posti a sedere (una settantina in tutto)». «Lo scopo di questa rassegna –prosegue la direttrice artistica del teatro Sociale di Busto Arsizio- è quello di conquistare l’animo dei più giovani alla poesia, non con lezioni scolastiche, ma con l’emozione della recitazione in teatro». La poesia, dunque, con Perché tu mi dici: poeta? scende dalla cattedra e va in mezzo alla gente, forse realizzando uno dei sogni del futurista Aldo Palazzeschi, che scrisse «il vero poeta dovrebbe scrivere sui muri, per le vie, le proprie sensazioni e impressioni, fra l'indifferenza o l'attenzione dei passanti». Tutte le conferenze-spettacolo avranno inizio alle 21.00. 

Didascalie delle immagin
[fig. 1] Immagine promozionale della rassegna Perché tu mi dici: poeta?. Foto: Silvia Consolmagno. [fig. 2, fig. 3 e fig. 5] Serata di poesia al teatro Sociale di Busto Arsizio. Foto: Silvia Consolmagno; [ fig. 5] Delia Cajelli con l'attore Gerry Franceschini. Foto: Silvia Consolmagno. 

Informazioni utili 
Perché tu mi dici: poeta?. Teatro Sociale / ridotto Luigi Pirandello, piazza Plebiscito 8 - 21052 Busto Arsizio (Varese). Biglietti: intero € 8.00, ridotto € 6.00 (riservato a giovani fino ai 21 anni, ultra 65enni, militari, Cral, biblioteche, dopolavoro e associazioni con minimo dieci persone). Botteghino: il botteghino del teatro Sociale, ubicato in piazza Plebiscito 8, presso gli uffici del primo piano, è aperto nelle giornate mercoledì e venerdì, dalle 16.00 alle 18.00, e sabato, dalle 10.00 alle 12.00. E’ possibile prenotare telefonicamente, al numero 0331.679000, tutti i giorni feriali, secondo il seguente orario: dal lunedì al venerdì, dalle 16.00 alle 18.00; il sabato, dalle 10.00 alle 12.00. Informazioni utili: tel. 0331. 679000, e-mail: info@teatrosociale.it. Web site: www.teatrosociale.it.

Nessun commento:

Posta un commento