sabato 21 aprile 2012

Due «soffi» d’arte di Christiane Löhr per il Fai

Peli di cane, crini di cavallo, denti di leone, fiori di bardana, edera, cardo selvatico, erbe indiane e semi di agrimonia. Non stiamo parlando di una pozione magica, ma dei materiali che Christiane Löhr (Wiesbaden, 1965) utilizza per realizzare le sue sculture: piccole e raffinate installazioni organiche che rimandano a oggetti quotidiani o architettonici.
E' il caso anche di «Drei Quader (Tre cubi)» e «Bogenform und kleine Erhebung (Forma d’archi e piccola elevazione)»: le due opere dell’artista tedesca, entrate nei mesi scorsi nella collezione permanente di Villa Panza, la residenza varesina del Fai – Fondo per l’ambiente italiano, dopo essere state esposte, durante l’estate 2010, nella mostra temporanea «Dividere il vuoto».
In questi lavori minimalisti, collocate in dialogo con le opere di Ford Beckman, si ravvisa una volontà di ri-creazione della natura. Una volontà che è, da sempre, la cifra stilistica di Christiane Löhr: semi, piante, crini di cavallo e fiori assumono, infatti, nella sua opera nuova vita; vengono trasformati in realtà della nostra quotidianità come contenitori, calici, boschetti, costruzioni templari o gioielli.
La similitudine tra forma e oggetto, suggerita dal titolo delle opere, è in realtà molto vaga e finisce per perdere importanza di fronte alla modalità creativa, all’eccezionale manualità dell’artista tedesca, che oggi vive tra Colonia e Prato.
Christiane Löhr, allieva di Jannis Kounellis a Düsseldorf, non altera, infatti, i materiali organici che usa per le proprie opere. Li assembla e li innesta tra di loro senza far uso di collanti o di anime di ferro, ma tenendo conto della geometria interna della forma dei semi e dei fiori.
Nascono così costruzioni leggere e fragili, impalpabili e delicate meraviglie architettoniche, microcosmi raffinatissimi e complessi, con i quali è possibile stabilire unicamente un rapporto visivo poiché il tatto le disperderebbe. Ed è proprio in questa evanescenza e precarietà che sta il fascino e la poeticità del lavoro della giovane artista, che vanta già nel proprio curriculum una partecipazione alla Biennale di Venezia, quella del 1999 curata da Harald Szeemann, e numerosi premi e riconoscimenti, tra i quali una borsa di studio per la residenza alla Cité Internationale des Arts (Parigi) e una per il soggiorno in India con il Daad, entrambe del 2000.
Villa Panza diventa, dunque, una tappa per conoscere la ricerca analitica della Löhr sulla forza vitale e misteriosa della natura, sul suo mondo segreto e sulla varietà delle sue espressioni. Una ricerca che assume connotati lirici e poetici, creando  architetture impalpabili, facilmente ascrivibili al panorama interiore, alla nostra emotività e affettività.
«Le opere di Christiane Löhr trasmettono il valore di ancestrali gesti primordiali che sono tipicamente femminili ma soprattutto globali, cioè comprensibili da tutti, anche da culture profondamente diverse da noi»: ha dichiarato il critico Germano Celant. Un soffio di vita sembra animare, dunque, crini di cavallo, denti di leone e fiori di bardana, regalando a chi osserva questo spettacolo della natura, estraneo alla normale temporalità dei cicli naturali, un senso di calma e serenità.

Didascalie delle immagini
[fig. 1] Christiane Löhr ,«Bogenform und kleine Erhebung (Forma d’archi e piccola elevazione)»; [fig.2] Christiane Löhr al lavoro. Foto di Salvatore Mazza [Le foto sono state messe a disposizione dall’ufficio stampa del Fai]

Informazioni utili

Christiane Löhr. «Drei Quader (Tre cubi)» e «Bogenform und kleine Erhebung (Forma d’archi e piccola elevazione)».Villa e collezione Panza,piazzale Litta 1, Biumo - Varese. Orari: 10.00-18.00. Ingresso: adulti € 8,00, bambini € 3,00. Informazioni: tel. 0332.283960 o faibiumo@fondoambiente.it.Sito web: www.fondoambiente.it/beni/villa-e-collezione-panza.asp.

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