martedì 24 aprile 2012

Wolfgang Alexander Kossuth e l’arte sacra

«La pittura, la scultura, la letteratura e la musica sono molto più vicine l'una all'altra di quanto generalmente si creda. Esprimono tutte la gamma dei sentimenti dell'animo umano nei confronti della natura». Queste parole dell'impressionista August Rodin ben definiscono la ricerca espressiva di Wolfgang Alexander Kossuth (Pfronten, 1947- Milano, 2009), artista tedesco al quale Città della Pieve dedica una piccola, ma raffinata mostra negli spazi del Museo civico diocesano di Santa Maria dei Servi.
Lo scultore, la cui opera «Maternità» è simbolo Unicef presso la Repubblica di San Marino, ha, infatti, sempre realizzato opere plastiche di suggestiva bellezza, nelle quali ha riversato le proprie conoscenze del mondo antico e la straordinaria sensibilità musicale, frutto degli studi di violino, composizione e direzione d'orchestra, condotti tra Napoli e Milano negli anni Settanta, e che, nel giro di pochi anni, lo portarono addirittura sul palco del teatro alla Scala.
Hanno avuto così origine lavori di elevata maestria tecnica e di accurata attenzione al particolare, che non solo sono un vero e proprio omaggio alla bellezza della figura umana e alla grazia evanescente dei movimenti del corpo, ma che sono anche un atto d’ossequio alla tradizione scultorea dell'antica Grecia. Basti pensare a opere come il raffinato «Adone» (2002), i sensuali «Dafne e Apollo» (2002), l'imponente «Salomè» (1992) e lo struggente «Giobbe» (1998), raffiguranti eroi dell'Antico Testamento e miti dell'Olimpo ellenico, o a lavori in bronzo, terracotta e resina dedicati a personaggi della nostra contemporaneità, quali i busti di Mario Soldati (1981), Alessandra Ferri (1994) e di Giorgio Strehler (2000), nonché la scultura a figura intera di Roberto Bolle (2003).
Come ben documenta la monografia pubblicata nel 2002 dalla milanese Skira, al cui interno sono presenti saggi di Michael Engelhard, Vittorio Sgarbi e Mario De Micheli, molte sono, poi, le opere di Wolfgang Alexander Kossuth che rendono omaggio alla danza classica. E’ il caso di «Minuetto» (1995), «Emanuela con la sfera» (2002) e «Ginnasta» (1993), ma anche di «Innamorata» (1994), «Maternità» (1992) e «Lettura» (1994), tutte figure della nostra quotidianità che evocano per la loro leggiadria la postura delle ballerine.
In questi lavori, nei quali compaiono spesso aggraziati corpi femminili e virili nudi maschili, si ravvisa un messaggio ricco di pathos, dove gioia, amore, pietà, lussuria e dolore vengono manifestati in chiave ora estatica ora sensuale, sempre intima e raccolta.
L’artista tedesco offre, dunque, ai nostri occhi vere e proprie poesie della forma, sinfonie della materia. A questa lettura non si sottraggono le opere sacre esposte a Città della Pieve per iniziativa dell’assessore Maria Luisa Meo, di Valerio Bittarello e di Marco Possieri, operatori culturali e tecnici che si sono avvalsi per l’allestimento della preziosa collaborazione della moglie dell’artista, Giuliana Alzati.
La mostra, visibile fino a domenica 3 giugno, presenta, nello specifico, due gruppi scultorei in resina, «La Pietà» (1998) e «Maria Maddalena sotto la croce» (1997), posti suggestivamente in dialogo con gli spazi dell’ex chiesa di Santa Maria dei Servi, costruita nella seconda metà del XIII secolo e rinnovata in stile barocco tra XVII e XVIII secolo. Una chiesa, al cui interno sono custoditi, sopra l’altare maggiore, un’antica «Pietà» di origine nordica e, nella cappella a destra dell’entrata, «La deposizione dalla croce», pregevole affresco del Perugino.
La mimica dei corpi di questi due lavori -esposti anche a Torino nella mostra «Il sepolcro vuoto», proposta in occasione dell’ostensione della Sacra Sindone- esprime forza e dolore, ma la dolcezza dei gesti e la purezza della resina bianca trascendono questo forte sentimento in una rappresentazione di bellezza assoluta. Ne «La Pietà», la sofferenza non si delinea dai volti delle due Marie, nascosti allo sguardo del visitatore, ma dalla linea curva dei loro corpi, che sembrano portare sulle spalle tutto il male del mondo. Nell'altra opera esposta, Maria Maddalena ci appare addirittura raggomitolata su stessa, tanto è insopportabile il dolore che sta provando. La donna è ritratta ai piedi della croce, stretta nel proprio strazio, ma ugualmente legata a Colui che l'ha salvata. Il capo piegato del Cristo e il braccio di lei si tendono l’uno verso l’altro e questo gesto ha una tenerezza e una forza tale che chi guarda non può non partecipare al loro silente «dialogo». Un dialogo che riporta alla mente le parole di Platone: «L’arte è espressione della bellezza, e la bellezza è lo splendore della verità».


Didascalie delle immagini
[fig. 1] Wolfgang Alexander Kossuth, «La Pietà», scultura in resina, 1998; [fig. 2] Wolfgang Alexander Kossuth, «Maria Maddalena sotto la croce», scultura in resina, 1997; [fig. 3] Pietro Vannucci detto il Perugino, particolare dell’affresco «La deposizione dalla croce», 1517



Informazioni utili
Sculture sacre di Wolfgang Alexander Kossuth. Museo civico diocesiano di Santa Maria dei Servi, via Beato Giacomo Villa – Città della Pieve (Perugia). Orari: martedì-domenica, 9.30-12.30 e 15.30-18.30. Ingresso (comprensivo della visita al museo): € 3,00. Info: tel. 0578.299375 e promopieve@cittadellapieve.org. Fino a domenica 3 giugno 2012.

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