giovedì 11 aprile 2013

La Pompei di fine Ottocento nella pittura di Luigi Bazzani

Era la fine dell’Ottocento quando Luigi Bazzani (Bologna 1836 - Roma 1927), scenografo e vedutista bolognese le cui opere sono conservate in prestigiosi istituzioni italiane e straniere come la Galleria di Capodimonte a Napoli e il Victoria and Albert Museum di Londra, partiva alla volta di Pompei per ritrarre e studiare le rovine da poco riportate alla luce dalle ceneri del Vesuvio. Un secolo dopo, sul finire degli anni Novanta, la storia della città felsinea si intrecciava ancora una volta con quella degli scavi pompeiani, grazie al prezioso lavoro di un gruppo di ricercatori del Dipartimento di archeologia dell’Alma Mater, che si sarebbero anche occupati, nel corso degli anni, di ricostruire tridimensionalmente la domus del Centenario e altri reperti della zona vesuviana. Questa storia, che viaggia sul doppio binario del tempo, viene, oggi, ricostruita dalla mostra «Davvero! La Pompei di fine '800 nella pittura di Luigi Bazzani», promossa dalla Fondazione del Monte, con l'Università di Bologna - Dipartimento di storia culture civiltà, Sezione di archeologia, grazie al contributo economico dell'Istituto Banco di Napoli – Fondazione e alla collaborazione della Soprintendenza dei beni archeologici di Napoli e Pompei.
Il progetto espositivo, visibile fino a domenica 26 maggio 2013 presso la sede bolognese della Fondazione del Monte e da giovedì 4 luglio 2013 al Museo archeologico nazionale di Napoli, ripercorre, attraverso un ricco apparato iconografico composto dalle opere di Luigi Bazzani e da una serie di scatti che documentano l'attuale realtà pompeiana, l'eccezionale produzione del pittore bolognese, soffermandosi in particolare sullo straordinario contributo che i suoi acquerelli, caratterizzati da una grande qualità artistica e da una prodigiosa abilità tecnica, rappresentano ancora oggi per lo studio di Pompei e della sua storia.
Quasi un centinaio di opere, tra le quali anche schizzi, disegni e dipinti ad olio in gran parte sconosciuti al pubblico e agli stessi archeologi, restituiscono con assoluta precisione edifici e pitture oggi gravemente danneggiati o scomparsi, ai quali Luigi Bazzani dedicò oltre un trentennio del suo lavoro, tra il 1880 e il 1910 circa, realizzando appunti visivi diventati testimonianze storiche dello splendore e della fragilità di un luogo, del quale lo stesso artista percepì l’inesorabile degrado. Il percorso espositivo, per la curatela di Daniela Scagliarini, Antonella Coralini, Riccardo Helg e Valeria Sampaolo, è articolato in sei differenti sezioni ed inquadra la figura di Luigi Bazzani muovendo dagli inizi bolognesi -dove l’artista si distinse già in giovane età per l'abilità tecnica nella composizione di scene prospettiche e architettoniche che lo portò anche a collaborare agli allestimenti scenografici del Teatro comunale della città- fino al momento del suo trasferimento a Roma nel 1861. Se da un lato l'attività di scenografo proseguì nei primi anni dal suo arrivo nella capitale, è pur vero che fu senz'altro questa l'occasione dei primi contatti con i monumenti dell'antichità classica, le cui rovine divennero la sua principale fonte di ispirazione.
Le sezioni successive propongono un vero e proprio viaggio nella Pompei della seconda metà dell'Ottocento, esplorando, di volta in volta, differenti momenti del periodo in cui Luigi Bazzani operò nella città campana: il complesso rapporto tra la pittura e la fotografia, tecnica innovativa che andava affermandosi proprio in quegli anni, la corrente neopompeiana di ispirazione storica, alla quale lo stesso artista bolognese aderì per qualche tempo, l’evoluzione definitiva del suo lavoro verso il vedutismo, il cui intento era quello di far rivivere nell'osservatore il fascino e l'emozione di una visita alla città antica. Un'ulteriore sezione è, poi, dedicata alle opere in cui Luigi Bazzani si cimentò con le tecniche del rilievo architettonico, un aspetto finora poco noto ma di grande interesse per la ricerca archeologica.
L'ultima parte del percorso espositivo, di carattere più tecnico, è, invece, dedicata alle metodologie oggi impiegate per la documentazione degli apparati decorativi nei progetti di ricerca e di formazione dell'ateneo bolognese, dal rilievo fotogrammetrico alla ricostruzione tridimensionale, senza trascurare tecniche tradizionali come la tempera e l’acquerello per la ricostruzione della policromia originale delle pareti.
Un catalogo e un sito internet realizzato in collaborazione con Cineca, in cui saranno disponibili tutte le opere pompeiane dell’artista, localizzate nella città antica e corredate di scheda illustrativa e confronto fotografico con la situazione attuale, completano il progetto, un vero e proprio viaggio nel tempo per scoprire il fascino di luoghi che tutto il mondo ci invidia (non è un caso che la mostra-evento «Vita e morte a Pompei ed Ercolano» al British Museum di Londra stia facendo file al botteghino) e che noi non amiamo a sufficienza.

Didascalie delle immagini
[fig. 1] Luigi Bazzani, Larario della Casa IX 1, 7, acquerello su carta, 31x22, 1903. Museo archeologico nazionale di Napoli, inv. 139418; [fig. 2] Luigi Bazzani, Fontana della Casa di C. Virnius Modestus (IX 7, 16) acquerello su carta, 47x32,5, non datato. Museo archeologico nazionale di Napoli, inv. 139427; [fig. 3] Luigi Bazzani, Gineceo della Casa di Sallustio (VI 2, 4)
acquerello su carta, 42,6x31, 1902. Museo archeologico nazionale di Napoli, inv. 139439; [fig. 4] Luigi Bazzani, Odeion, acquerello su carta, 42x32, non datato. Museo archeologico nazionale di Napoli, inv. 139446

Informazioni utili

Davvero! La Pompei di fine '800 nella pittura di Luigi Bazzani. Fondazione del Monte, via delle Donzelle, 2 -  Bologna. Orari: 10.00-19.00; chiuso il 1° maggio 2013. Ingresso libero. Catalogo: disponibile in mostra. Informazioni: tel. 051.2962508. Sito web: www.fondazionedelmonte.it. Fino al 26 maggio 2013. 

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