mercoledì 30 ottobre 2013

Apre a Venezia il museo più profumato d’Italia

(sam) «Il profumo ha una forza di persuasione più convincente delle parole, dell'apparenza, del sentimento e della volontà». Vengono in mente queste parole dello scrittore tedesco Patrick Suskind passeggiando tra le sale di Palazzo Mocenigo a Venezia, elegante dimora nobiliare di impronta settecentesca, con annesso un Centro studi di storia del tessuto e del costume, che venerdì 1° novembre 2013 riapre le porte al pubblico, dopo un importante intervento di restyling degli spazi e di riassetto dei percorsi espositivi.
Il nuovo progetto museografico, studiato dall’architetto e regista teatrale Pier Luigi Pizzi per il sistema dei Musei civici veneziani, include, infatti, un inedito capitolo espositivo sulla storia del profumo e delle essenze, realizzato grazie alla consulenza della Mavive Spa, azienda veneziana della famiglia Vidal.
L’iniziativa, unica nel panorama museale italiano, nasce con l’intento di far riscoprire e valorizzare la vocazione millenaria che colloca il nostro Paese, e in particolare la città di Venezia, tra i capostipiti della tradizione profumiera mondiale. Fu, infatti, proprio nel centro lagunare che gli spezieri inventarono, nel Quattrocento, le prime eau de toilette con essenze diluite in alcool, o meglio in purissima acquavite, e che, nei decenni successivi, si diffuse il commercio di saponi profumati per l’igiene personale.
Sotto gli occhi del visitatore curioso scorrono così ricettari antichi, boccette, astucci, flaconi e manuali di cosmetica, tra i quali il prezioso volume «I Notandissimi Secreti de l’Arte Profumatoria» di Giovanventura Rosetti, primo ricettario d’Occidente, risalente al 1555, che cataloga più di trecento formule per la cura della persona in uso nella città veneta durante il Rinascimento.
Insieme con una selezione di preziosi compendi sul regno vegetale provenienti dal Museo di storia naturale di Venezia, tra i quali il celebre Erbario Mattioli, il percorso espositivo presenta anche alcuni esemplari del fondo bibliotecario della Cosmetica Italia (l’ex Unipro) e la straordinaria collezione di flaconi Storp: oltre duemilacinquecento oggetti, alcuni dei quali databili fino al 2.000 a.C., che sono stati donati al circuito Muve dalla nota casa essenziera tedesca Drom. Tra questi manufatti sono, tra l’altro, degni di rilievo un’elegante ampolla pendente in oro, con madreperla e rubini, risalente all’Ottocento e una colorata boccetta in vetro, a forma di animale marino, fabbricata nel XVII secolo.
Il progetto, che vede anche il coinvolgimento del Centro di cosmetologia della Università di Ferrara e della Seguso vetri d'arte, prevede, inoltre, la presenza di sei «stazioni olfattive» didattiche, per introdurre il pubblico alla conoscenza del profumo, straordinaria invenzione legata al mondo olfattivo, che si pone anche in stretta relazione con la moda.
Completa il viaggio tra le sale del museo -donato dall’ultimo discendente della famiglia Mocenigo, Alvise Nicolò, al Comune di Venezia nel 1945 ed entrato nel circuito dei Musei civici nel 1985- un focus sugli usi e i costumi del Settecento, che mette in mostra arredi, tessuti, ricami, dipinti, cornici, accessori e abiti d’epoca: manufatti provenienti dalle collezioni e dai depositi dell’antico palazzo sulla Salizada di San Stae, ma anche da altre raccolte dei musei cittadini (come il Correr e Ca’ Rezzonico), in gran parte restaurati per l’occasione.
Il nuovo layout espositivo, che coinvolge diciannove sale al piano nobile di palazzo Mocenigo, ripropone, dunque, fedelmente le suggestioni di un’abitazione nobiliare veneziana del XVIII secolo, restituendone all'antico splendore i principali elementi architettonici e strutturali, ma anche i fastosi affreschi, gli stucchi e i marmorini, i preziosi pavimenti e gli infissi. Il tutto concorre a portare lo spettatore in una Venezia da mito, quella di Giacomo Casanova e di Carlo Goldoni, quella della quale rimangono indimenticabili pagine sui volumi di storia dell’arte mondiale, con gli spaccati di vita quotidiana dei Tiepolo, con le luminose vedute del Canaletto e del Guardi.

Didascalie delle immagini
[fig. 1] Palazzo Mocenigo – Centro studi di storia del tessuto e del costume. Fondazione Musei civici di Venezia. Foto di Stefano Soffiato; [Fig. 2] Chatelaine. Necessaire per cinque pezzi e digitale e contenitore per profumo. Agata marrone con montatura in bronzo dorato. Francia o Inghilterra, 2° metà del XVIII secolo. Lunghezza 210 mm. Collezione Storp, Germania. Venezia, Palazzo Mocenigo – Centro studi di storia del tessuto e del costume _sezione del profumo. Fondazione Musei civici di Venezia; [fig. 3] Spruzzatore per acqua di rose. Bottiglietta a forma sferica che si assottiglia a mo’ di imbuto. Elegante beccuccio a pomello con decorazione. Vetro Cobalto. Persia (Shiraz), XVIII-XIX secolo. Altezza 165 mm Collezione Storp, Germania. Venezia, Palazzo Mocenigo – Centro studi di storia del tessuto e del costume _sezione del profumo. Fondazione Musei civici di Venezia; [fig. 4]  Flacone. Forma di animale marino, bianco avorio con strisce colorate e rilievi di lamponi; margine a pettine. Vetro, tappo in argento. Italia, Venezia, XVII secolo. Altezza 90 mm. Collezione Storp, Germania. Venezia, Palazzo Mocenigo – Centro studi di storia del tessuto e del costume _sezione del profumo. Fondazione Musei civici di Venezia

Informazioni utili 
Palazzo Mocenigo – Centro studi di storia del tessuto e del costume, Santa Croce, 1992 - Venezia. Orari: dal 1° novembre al 31 marzo, ore 10.00-16.00 (la biglietteria chiude mezz'ora prima); dal 1° aprile al 31 ottobre, ore 10.00-17.00 (la biglietteria chiude mezz'ora prima); chiuso il lunedì. Ingresso: intero € 8,00, ridotto (ragazzi da 6 a 14 anni, studenti dai 15 ai 25 anni, cittadini over 65, personale del Ministero per i beni e le attività culturali e il turismo; titolari di Carta Rolling Venice; soci FAI) € 5,50; ingresso gratuito per residenti e nati nel Comune di Venezia, bambini da 0 a 5 anni, membri Icom, portatori di handicap, guide autorizzate e interpreti turistici che accompagnino gruppi. Informazioni e prenotazioni: call center 848082000 (dall’Italia) e +39.041.42730892 (dall’estero). Sito internet: mocenigo.visitmuve.it. Inaugurazione: giovedì 31 ottobre, dalle ore 10.00 alle ore 17.00, esclusivamente su invito e fino a esaurimento dei posti disponibili. Aperto da venerdì 1° novembre 2013. 

lunedì 28 ottobre 2013

«Wildlife Photographer of The Year», la natura selvaggia in mostra a Milano

Chi ama gli animali selvatici, la natura incontaminata e i paesaggi da cartolina non può perdersi la mostra «Wildlife Photographer of the Year», organizzata da Roberto Di Leo, presidente dell’associazione culturale «Radicediunopercento», presso gli spazi del museo Minguzzi di Milano, nel cuore di Brera.
Mentre a Londra trionfa il fotografo sudafricano Greg du Toit con l’immagine «Essence of Elephants», raffigurante un gruppo di elefanti intenti ad abbeverarsi in una pozza d’acqua all’interno di una riserva naturale del Botswana, le cento migliori fotografie delle passata edizione del prestigioso premio fotografico indetto dal Natural History Museum, in collaborazione con il «Bbc Wildlife Magazine», approdano (grazie all’interessamento della «Pas Events» di Torino) all’ombra della Madonnina.
La mostra, articolata sui quattro piani del museo, consente al visitatore di immergersi in un viaggio affascinante negli aspetti più incontaminati e sorprendenti del paesaggio naturale, ‘catturato’ dagli autori grazie alla loro conoscenza dell’ambiente, alla capacità di esprimersi con la macchina fotografica, alla creatività, alla pazienza e naturalmente alla passione.
Una tartaruga marina che nuota nelle acque cristalline di Tenerife, due leoni che si riposano all’interno del parco nazionale del Serengeti in Tanzania, uno scoiattolo che si nasconde tra i rottami di una vecchia automobile: sono solo alcuni degli scatti che compongono il percorso espositivo, frutto di una rigorosa selezione tra le immagini che più di 48mila concorrenti, provenienti da 98 Paesi, hanno deciso di spedire alla sede del «Wildlife Photographer of the Year» nel 2012.
«Selvaggio» è la parola d’ordine di questo premio, nato nel 1964 e articolato in diciotto categorie fotografiche, che spaziano dal mondo sottomarino alla natura in città, dal comportamento animale al regno botanico, senza dimenticare un’attenzione particolare a temi socialmente impegnati come le specie a rischio di estinzione e il bracconaggio.
Impossibile non rimanere stregati di fronte alla fotografia «Bubble-jetting emperor» con la quale il canadese Paul Nicklen si è aggiudicato il premio più ambito, il Veolia Environnement Wildlife Photographer of the Year. Si tratta di un’immagine spettacolare di pinguini imperatori, scattata nel Mar di Ross, in Antartide, che l’autore è riuscito a realizzare rimanendo immobile, con le gambe bloccate nel ghiaccio, fino a quando questi animali non sono saltati fuori, all’improvviso, dalla profondità delle acque. Mentre lo stesso premio per la categoria junior, 11-14 anni, è stato vinto dall’inglese Owen Hearn con la fotografia «Flight paths», che ritrae un’aquila e, sullo sfondo, un aeroplano. L’immagine è stata scattata nel luogo originariamente scelto per il terzo aeroporto di Londra, nel 1960, quando le aquile rischiavano l’estinzione; l’opposizione alla costruzione dello scalo ha fatto sì che oggi questi uccelli possano volare ancora liberi nel cielo.
Di immagine in immagine, catturati dalla magia dei colori e dalla stranezza di scene al limite della fantasia, il visitatore si imbatterà anche negli scatti di due fotografi italiani che hanno ricevuto altrettante menzioni speciali al premio: Fortunato Gatto, che nell’immagine «Celebration of a grey day» ritrae la Laig Bay in Scozia, e Hugo Wassermann, che in «Positioning» ha immortalato un’upupa su un tronco, immersa nella nebbia.
Sarà, inoltre, ospite del museo Minguzzi l’artista milanese Michele Vitaloni, rappresentante di spicco della Wildlife Art e dell'iperrealismo scultoreo, che correderà lo spettacolo fotografico della mostra con alcune affascinanti sculture di animali di grandi dimensioni: il «Colossus - Rinoceronte nero» (2010), il «Pensatore – Orango» (2013), l’«Emersione – Hippo» (2011) e le «4 Farfalle - Tropical butterflies» (2012).

Didascalie delle immagini
[Fig. 1] John E Marriott (Canada), «Fluff-up», Wildlife Photographer of the Year 2012; [fig. 2] Steve Winter (USA), «Last wild picture», Wildlife Photographer of the Year 2012;[fig. 3] Pal Hermansen (Norway), «Bumper life», Wildlife Photographer of the Year 2012; [fig. 4] Michele Vitaloni, «Il Pensatore - Orango», 2013

Informazioni utili 
«Wildlife Photographer of The Year». Museo Minguzzi, via Palermo, 11 – Milano. Orari: ore 10.00 - 19.00, chiuso il lunedì. Ingresso: intero € 6,00; ridotto € 4,00 (convenzioni Fai e Touring Club, bambini 6 - 12 anni, over 65); tessera associativa € 1,00, gratuito per bambini dagli 0 ai 5 anni. Catalogo: The Natural History Museum, Londra. Informazioni: tel. 02.36565440 o info@wpymilano.it o info@radicediunopercento.it. Sito internet: www.wpymilano.it e www.radicediunopercento.it. Fino al 22 dicembre 2013.   

venerdì 25 ottobre 2013

Open call per il laboratorio «Un passo avanti...». A Bologna si va a scuola di teatro e «vivere sostenibile» con Kyla Davis

Sono sei i comuni del territorio bolognese che faranno da scenario al progetto «Un passo avanti...ritratto di una provincia sostenibile», promosso da Nosadella.due - Independent Residency for Public Art e curato dall'attivista e performer sudafricana Kyla Davis, la cui ricerca è incentrata sulle questioni relative ai cambiamenti climatici e alla trasformazione del territorio urbano a seguito del progresso industriale e tecnologico.
Dal 14 novembre al 15 dicembre, Porretta Terme, Pieve di Cento, Sala Bolognese, Pianoro, Imola e Castello di Serravalle faranno da scenario a una serie di laboratori teatrali gratuiti, rivolti a chi abbia interesse ad approfondire tematiche legate al vivere sostenibile, al verde urbano e alla giustizia socio-ambientale.
L’obiettivo di questa iniziativa, sostenuta dall’associazione Gaer - Giovani artisti Emilia Romagna e dal progetto Geco - Giovani evoluti e consapevoli (un programma promosso dalla Regione Emilia Romagna con il Dipartimento della gioventù della presidenza del Consiglio dei ministri), è quello di tracciare un vero e proprio ritratto di un territorio complesso e frammentato come quello bolognese, dove singoli e gruppi si stanno adoperando in modi diversi per affrontare una delle più grandi sfide del nostro tempo, la relazione tra l'uomo e il suo ambiente.
Per la prima volta in Italia, Kyla Davis porterà a Bologna l'esperienza diretta di una città come Johannesburg, nata contestualmente allo sfruttamento dei giacimenti d'oro e di diamanti del Transvaal, intervento che ha trasformato non solo regione, sottosuolo e condizioni climatiche, ma anche le relazioni tra classi sociali e che ha portato, oggi, ad una crisi ambientale e sociale che non può più essere ignorata.
La città, con i suoi diversi contesti e le sue diverse comunità, sarà, dunque, il tema centrale del laboratorio, centro vitale di un programma di residenza a Nosadella.due – Independent Residency for Public Art, promosso dall'Africa Center di Cape Town.
«Nata come terreno di opportunità -dice l'artista- dal desiderio congenito dell'essere umano di ‘far funzionare qualcosa’, di trovare soluzioni per vivere, di avere successo nella vita e nel lavoro, la città si trova oggi paradossalmente a dover fronteggiare gli esiti di tale processo».
Kyla Davis visiterà il territorio bolognese alla ricerca di persone, progetti e idee che stanno lavorando in un'ottica di sostenibilità, con cui sviluppare esperienze immaginative e creative in risposta alle nuove necessità del vivere cittadino.
Rivolti a teatranti e non, dai 6 ai 90 anni, e in particolare a attivisti, artisti, studenti e insegnanti, lavoratori dell'agricoltura, produttori e imprenditori industriali, professionisti d'ambito scientifico, sostenitori dell'interculturalità, assistenti sociali e facilitatori culturali, ma anche a semplici appassionati di pratiche artistiche e laboratoriali, i workshop utilizzeranno gli strumenti provenienti dalla pratica teatrale, come il mimo, la maschera neutra, l'ensemble, l'esercizio fisico e immaginativo.
Al tempo stesso «Un passo avanti...ritratto di una provincia sostenibile» si propone come occasione per creare relazioni tra realtà locali e internazionali che operano verso obiettivi comuni. Il progetto è, infatti, concepito come work in progress teso ad esplorare le pratiche del teatro fisico e di strada, ma anche a scovare, alimentare e mettere in moto relazioni tra individui e gruppi militanti in direzioni comuni. Da oltre dieci anni, infatti, Kyla Davis, da Londra a Johannesburg, si occupa della messa in rete di persone, luoghi, spazi e progetti che lavorano con e sulle politiche socio-ambientali.
I sei workshop ospitati dai distretti provinciali, che si chiuderanno con uno spettacolo proposto in occasione della prossima edizione di «ArteFiera», nascono dall'idea di offrire al contesto bolognese e ai suoi abitanti un'occasione speciale per mettersi in dialogo con il resto del mondo, ma intendono anche spostare l’attrazione dal centro -Bologna- verso i territori limitrofi per offrire un’esperienza di valore sociale oltre che formativa.
I laboratori, per i quali sono già aperte le iscrizioni presso la sede di Nosadella.due - Independent Residency for Public Art, sono a partecipazione gratuita fino ad esaurimento dei posti disponibili.

Didascalie delle immagini
[Fig. 1] Un ritratto di Kyla Davis; [fig. 2] Una scena dello spettacolo Planet B di Kyla Davis, con la con la Well Worn Theatre Company di Johannesburg; [fig. 3] Kyla Davis e Mongi Mthombeni durante le prove dello spettacolo Planet B di Kyla Davis, con la con la Well Worn Theatre Company di Johannesburg

Informazioni utili 
«Un passo avanti...ritratto di una provincia sostenibile».   Calendario dei laboratori: 14, 21, 28 novembre, ore 17.30-21.30 – Porretta Terme, Galleria Gomma Bicromata; 16 e 23 novembre, ore 10.00-17.00 - Pieve di Cento, Museo Magi; 17, 24 novembre e 1 dicembre, ore 16.30-20.30 - Sala Bolognese, Barchessa di Villa Terracini / Via Gramsci, 315 Sala Bolognese; 19, 26 novembre e 3 dicembre, ore 17.30-21.30 – Pianoro, Museo di arti e mestieri Pietro Lazzarini; 7 e 8 dicembre, ore 10.30-17.30 - Castello di Serravalle, Teatro delle Ariette;  14 e 15 dicembre, ore 10.00-18.00 – Imola, Sala dell'Annunziata. 
Per iscriversi occorre inviare una mail a info@nosadelladue.com oppure chiamare il numero di telefono 393.5997695. 
Le iscrizioni, gratuite fino a esaurimento posti, sono aperte fino al 10 novembre per i laboratori a Porretta Terme, Pieve di Cento, Sala Bolognese, Pianoro e fino al 29 novembre per i laboratori a Castello di Serravalle e Imola. 

mercoledì 23 ottobre 2013

Circo, boxe e moda a passo di danza. A Cagliari va in scena il festival «Find»

Sarà la compagnia belga Charleroi Danses ad inaugurare la trentunesima edizione di Find - Festival internazionale nuova danza, che l’associazione culturale «Asmed» e Maya Inc. proporranno da sabato 26 ottobre a venerdì 8 dicembre a Cagliari, presso i teatri Auditorium Comunale, Massimo e Minimax.
Il coreografo Pierre Droulers e i suoi ballerini porteranno in Sardegna lo spettacolo «Soleils», che ha debuttato in modo trionfale al Kunstenfestivaldesarts di Bruxelles e che si configura come un lavoro di ricerca e di esplorazione del movimento in rapporto alle sue articolazioni con l’elemento luce. Fonti di ispirazione di questo progetto coreutico, presentato in prima nazionale al Massimo (sabato 26 ottobre, alle ore 21), sono i versi malinconici di Emily Dickinson e quelli incandescenti di Dylan Thomas, ma anche l’energia dirompente dei rituali pagani e delle vorticose danze brasiliane o, ancora, la gestualità del Bunraku, il teatro giapponese della marionette. Il tutto crea sul palco, anche grazie all’utilizzo di costumi colorati ed esuberanti, un carnevale di luci, in cui i corpi dei noni danzatori in scena si trasformano essi stessi in luce.
La rassegna cagliaritana, da sempre interessata alla pluralità dei linguaggi e attenta alla proposta culturale estera, proseguirà, quindi, con lo spettacolo «Capas» della «Compañía de Circo eia», fondata a Barcellona nel 2010 dagli acrobati Francesca Lissia, Armando Rabanera, Fabrizio Giannini e Celso Pereira, con il musicista Cristiano Della Monica.
L’appuntamento, in programma al teatro Massimo (venerdì 1° novembre, alle ore 21), vedrà le arti circensi e la musica dal vivo combinarsi armoniosamente con la danza. Al ritmo della batteria rock e di canti tradizionali, un armadio gigante si aprirà mostrando i suoi molteplici strati, carichi di poesia e di humor.
Atmosfere spagnoleggianti si respireranno anche con la prima nazionale di «Paso Doble», produzione della compagnia madrilena «4 Gatos Baixochan», in cartellone al teatro Minimax (domenica 3 novembre,alle ore 21).
Il progetto coreografico, firmato da Milagros Galiano e Irene Sequeiros, trae ispirazione dal folklore iberico e dalla boxe, mettendo in scena un combattimento che è anche dialogo e confronto a ritmo  di paso doble (musica tradizionale che accompagna le più importanti celebrazioni spagnole) tra due danzatrici.
Salirà, quindi, sotto i riflettori del Find – Festival internazionale nuova danza la creatività italiana con Caterina Genta e Marco Schiavoni, che proporranno al teatro Auditorium Comunale lo spettacolo «Las Rosas» (sabato 9 novembre, alle ore 21), una performance di teatro-canzone resa in uno stile vicino al cabaret nord-europeo, nel quale musica, videografie e danza si intersecano in un mix inedito di linguaggi espressivi per rendere omaggio al genio di Federico García Lorca.
Francesca Lettieri e Paola Vezzosi si confronteranno, invece, con il talento di Elsa Schiaparelli, maestra di provocazione e di ricercata raffinatezza che, nella Parigi degli anni Trenta, rivoluzionò, col suo anticonformismo, la storia della moda e del costume, contrapponendosi nelle scelte di stili e di colori a Coco Chanel. Ribaltando completamente le idee consolidate sul vestire, la stilista romana inventò impermeabili da sera e abiti in vetro. Fulminò la società per bene con il rosa shocking e con l’uso di accessori bizzarri. Spettacolarizzò le sfilate. Sviluppò il commercio producendo abiti in serie. Scelse, pioneristicamente, materiali come il tweed, il tessuto goffrato e l’uso di fibre artificiali.
Questa vicenda umana e artistica verrà portata in scena, in prima nazionale, da Asmed-Balletto di Sardegna e dalla compagnia AdArte con lo spettacolo «Elsa», nel quale si mostrerà al pubblico il rapporto di complicità che, negli anni, si è instaurato tra la danza, la moda e le arti figurative.
Un'altra prima nazionale è quella che proporrà Marina Loi con «Lo scambio», pièce su testo e per la regia di Senio G.B. Dattena, in cartellone al teatro Auditorium Comunale (venerdì 15 novembre, ore 21). Si tratta del doloroso racconto di una donna che, dopo anni di rimozione, si trova inaspettatamente a fare i conti con il pesante fardello della propria infanzia.
La rassegna sarda proseguirà, quindi, con la compagnia «Aton Dino Verga Danza», che proporrà «Kisetsu No Iro» (sabato 16 novembre, alle ore 21), nuova produzione presentata in anteprima a Praga, nell'ambito del Festival Pro Art, che si propone come momento di incontro privilegiato tra diverse espressioni artistiche: la musica, la danza, la poesia, la vide-oarte.
Lo spettacolo, su composizioni sonore di Tiziano Bedetti, prende spunto dalla lettura di antichi haikai giapponesi sul tema delle stagioni e racconta del loro scorrere come di una metafora della vita e delle umane vicissitudini: primavera come fanciullezza, estate come adolescenza, autunno come maturità e inverno come vecchiaia.
Riflettori puntati, quindi, sulla compagnia «Francesca Selva» di Siena, che porterà in scena «Bitter Orange» (domenica 17 novembre, alle ore 21), coreografia che riflette sui temi della solitudine e della fragilità umana, sul senso di amarezza e di smarrimento generato dalla perdita delle illusioni e dalla caduta degli ideali.
Interrogativi esistenziali verranno affrontati anche da «Io sono figlio», spettacolo di danza, musica e parole per tre danzatori (Lara Guidetti, Francesco Pacelli e Federico Melca) a cura della compagnia «Sanpapiè» di Milano, in agenda, ancora una volta, al teatro Auditorium Comunale (domenica 24 novembre, alle ore 21).
Tratterà, invece, il tema dell’emigrazione e del rapporto di noi occidentali con i migranti lo spettacolo «Naufragio con spettatore», prodotto dalla compagnia siciliana «Zappalà Danza» (sabato 30 novembre, alle ore 21). Sulle note del pianoforte di Luca Ballerini e con l'incantevole voce della soprano Marianna Cappellani a fare da accompagnamento vocale, i ballerini Roberto Provenzano e Fernando Roldan Ferrer proporranno una riflessione sui tragici naufragi raccontati dalla cronaca, a partire da quello di Portopalo del 14 dicembre 1996, e sulle suggestioni pittoriche e letterarie collegate al tema della fuga dal luogo natio.
Toccherà, quindi, salire sul palco del teatro Comunale Auditorium (domenica 1° dicembre, alle ore 21) alla «Versilia Danza» con «Nel tempo di questo infinito minimo», un assolo di Angela Torriani Evangelista ispirato all’opera di Antonio Tabucchi.
Mentre, in chiusura del festival (domenica 8 dicembre, alle 21), la compagnia sassarese «Estemporada» presenterà in prima nazionale «Lo stato della materia», una celebrazione della materia corporea che prende forma e diventa un gioco in cui il movimento, grazie alla forza, si espande creando molecole.
Ricco è anche il cartellone riservato ai ragazzi: sei spettacoli per le scuole in programma nei giorni antecedenti allo spettacolo «Soleils», tra i quali si segnalano «Amore e Psiche. Dagli inferi all’Olimpo», con il Balletto di Sardegna/Asmed di Cagliari, e «Quella meraviglia di Alice», con Movimentoinactor Teatrodanza/Con.Cor.D.A..
Grande novità di quest’anno sarà, poi, il contest di video-danza «Breaking 8», un concorso, in programma domenica 3 novembre al teatro Minimax, che mette a confronto i talenti creativi della danza e della macchina da presa di tutto il mondo, le cui opere circuiteranno presso i festival internazionali partner del progetto: Agite y Sirva (Puebla, Messico), Cinedans (Amsterdam, Paesi Bassi), Loikka (Helsinky, Finlandia), DVDanza (L’Avana, Cuba), Imagen en Movimineto (Bogota, Colombia), Danza 1000 (Madrid, Spagna). Sono, inoltre, in programma importanti opportunità di alta formazione come un master class con tutti gli artisti in scena al Find - Festival internazionale nuova danza e dei laboratori sulle tecniche e i processi creativi, che saranno tenuti da danzatori e coreografi laureati presso l’Università Folkwang di Essen in Germania, sotto la direzione di Pina Bausch.
Dodici spettacoli, tra cui cinque prime nazionali, più di cinquanta artisti in scena e un ricco programma collaterale di eventi per facilitare la diffusione dell’arte coreutica tra i più giovani compongono, dunque, il cartellone della trentunesima edizione di Find- Festival internazionale nuova danza. Un evento che prosegue la mission data nel lontano 1979 dalla maestra Paola Leoni: proiettare lo sguardo sul futuro, coltivare un pubblico giovane offrendo una sezione dedicata ai ragazzi ed elaborare una riflessione sull’individuo e sui suoi sentimenti attraverso la lente complice del lavoro coreografico contemporaneo.

Didascalie delle immagini
[Fig. 1] La compagnia belga Charleroi Danses nello spettacolo «Soleils» del coreografo Pierre Droulers; [fig. 2] La «Compañía de Circo eia» di Barcellona nello spettacolo «Capas»;[fig. 3] La compagnia «4 Gatos Baixochan» di Madrid nello spettacolo «Paso Doble»; [fig. 4] La compagnia siciliana «Zappalà Danza» nello spettacolo «Naufragio con spettatore» 
[Si ringrazia Benedetta Boggio di 369GRADI centro diffusione cultura contemporanea per le fotografie]

Informazioni utili 
Festival internazionale nuova danza 2013 - XXXI edizione. Cagliari, sedi varie. Programma:  Ingresso: € 14,00/€ 5,00 (i biglietti sono reperibili presso il Box Office in via Regina Margherita, 43 – Cagliari). Informazioni: tel. 070.8568719 o info@festivalnuovadanza.it. Sito internet: www.festivalnuovadanza.it. Dal 26 ottobre all’8 dicembre 2013. 

lunedì 21 ottobre 2013

«Serata Egri», un omaggio a una grande signora della danza

È il 19 aprile del 1953 quando Susanna Egri si conquista la copertina del settimanale «Radiocorriere», facendosi ritrarre in equilibrio su un’antenna televisiva con le sue amate scarpette da ballo. Ha poco meno di trent’anni e, dopo essere stata prima ballerina per la compagnia della Biennale di Venezia e per il teatro Comunale di Firenze, si appresta ad iniziare una nuova avventura nella città di Torino, dove è andata a vivere dopo la morte del padre, Ernest Egri Erbstein, il mitico commissario tecnico che fece vincere cinque scudetti al Grande Toro, la squadra leggendaria e invincibile, sconfitta solo dal fato e dal cielo, a Superga, il 4 maggio 1949.
All’ombra della Mole, la talentuosa e volitiva Susanna Egri, che vanta studi nella natia Ungheria e che è stata allieva di Ferenc Nadasy all’Opera di Budapest, incomincia a collaborare con la Rai e apre la sua scuola di danza.
Da allora sono passati sessant’anni e Torino si appresta a celebrare questa dinamica e tenace ballerina e coreografa, che è stata presidente italiana dell’Unesco Danza e che vanta in curriculum anche una collaborazione con Gianfranco De Bosio per l’«Aida» dei record, quella che rimase in cartellone per ben tredici stagioni all’Arena di Verona.
Sabato 26 ottobre, alle 21, nella splendida cornice del teatro Carignano andrà in scena, nell’ambito della stagione «Ipuntidanza 2013/2014», la «Serata Egri», uno spettacolo particolare che ripercorre l’intera carriera della ballerina ungherese di nascita e torinese d’adozione: dal 1953, anno in cui venne presentato «Istantanee», primo balletto contemporaneo apparso in Italia, al 2013, che sta vedendo la nascita della coreografica «Lezione di cucina», su musiche di Gioachino Rossini.
Fra queste due date è stato estrapolato, dal ricco catalogo di creazioni con le quali la compagnia ha fatto il giro del mondo, un titolo famoso, quel «Mandarino meraviglioso» creato da Susanna Egri nel 2001 su commissione del Budapest Spring Festival.
Ad aprire l'omaggio sarà «Istantanee», spettacolo che debuttò al teatro Alfieri di Torino, con l’orchestra diretta dall’autore Paul Arma, discepolo e sodale di Bela Bartok. Il grande coreografo Aurel Milloss parlò per questo lavoro, assolutamente innovativo per il tempo, di «Aforismi danzati», che richiedono al pubblico un’inconsueta velocità di percezione. La coreografia è, infatti, strutturata in trentuno brevissimi flash, sapientemente raggruppati in tre sezioni -«Figure nello spazio», «Solitudine» e «Rapporti»-, nelle quali vengono utilizzati linguaggi espressivi diversi. Nel primo quadro vediamo, per esempio, delle figurazioni astratte, prive cioè di un contenuto premeditato, ma destinate solo a realizzare un disegno plastico nello spazio e nel tempo. Nel secondo gruppo domina, invece, l’elemento espressivo poiché vengono presentati stati d’animo dell’uomo, alle prese con il proprio io; mentre nella terza sezione si ‘parla’ di rapporti interpersonali.
Totalmente diverso è l’assetto del «Mandarino Meraviglioso» di Bela Bartok, nel quale Susanna Egri, pur rispettando sostanzialmente l’azione tracciata dal libretto originale, quello di Menyhert Lengyel, del quale vennero proibite le repliche dal 1926 per lo scandalo suscitato tra il pubblico, ha dato un ulteriore rilievo alla violenza e al degrado metropolitano raccontati. La prostituta del libretto è, per esempio, stata sostituita con un ragazzo a sua volta oggetto di violenza, obbligato a vestire panni femminili per fungere da esca nel covo dei malviventi.
Lo spettacolo, che si avvale delle scenografie di Emanuele Luzzati, fu presentato per la prima volta a Budapest, nell’ambito del «Festival dei Mandarini», insieme ad altre dieci versioni realizzate da altrettante compagnie europee, ottenendo il beneplacito degli eredi Bartók, che rigettarono le altre, vietandone la rimessa in scena. Un importante successo, questo, per Susanna Egri, che sta ora lavorando a «Lezione di cucina», breve «’esercizio di stile’ (alla Queneau?) in cui il pretesto culinario, condito da un sottile filo di humour, diventa -si legge nella nota di presentazione- metafora di altri ‘cucinamenti’, anche in senso autoironico». La coreografia, presentata in prima assoluta, chiuderà la serata al Carignano di Torino. Una serata interamente affidata alla straordinaria versatilità dei ballerini-artisti che compongono la compagnia EgriBiancoDanza, grazie ai quali sarà possibile rivivere la storia di una delle grandi signore del balletto italiana, di una delle indimenticabili protagoniste della vecchia televisione, quella che faceva cultura con la c maiuscola.


Didascalie delle immagini
[Fig. 1] Una scena dello spettacolo «Istantanee», per la coreografia di Susanna Egri; [fig. 2] Una scena dello spettacolo «Mandarino meraviglioso»,  per la coreografia di Susanna Egri; [fig. 3] Locandina della serata per Susanna Egri promossa nell'ambito della stagione «Ipuntidanza 2013/2014» [Si ringrazia Paola Varallo per le immagini fornite]

Informazioni utili 
«Serata Egri». Teatro Carignano, piazza Carignano, 6 – Torino. Ingresso: intero € 25,00, ridotto € 20,00. Informazioni e prenotazioni:cell. 366.4308040 o info@egridanza.com . Sito internet: www.egridanza.com. Sabato 26 ottobre 2013, ore 21. 

venerdì 18 ottobre 2013

«Maravee Anima», racconti d’arte sulla Grande guerra, sulla montagna e sulla spiritualità

Sarà un video-mapping sulla Grande guerra, realizzato dagli studenti del liceo artistico «Sello» di Udine, ad accogliere il visitatore al Castello di Susans, maniero friulano scelto come location per «Maravee», progetto culturale ideato dodici anni fa da Sabrina Zannier, che coinvolge teatro, danza, design, moda e cucina.
Filmati storici del primo conflitto bellico, forniti dalla Cineteca del Friuli, e fotografie dei primi del Novecento, concesse dal Museo della Grande guerra di Ragogna, verranno rielaborati in chiave contemporanea e scorreranno sulla facciata dell’incantevole fortezza di Majano, introducendo il pubblico al tema scelto per questa nuova edizione della rassegna: «Maravee Anima - La spiritualità dalle vette al quotidiano in memoria della Grande guerra».
Il progetto filmico, in programma nella serata di sabato 19 ottobre, è solo uno dei tanti eventi ideati per la vernice di questo nuovo appuntamento friulano, realizzato grazie al sostegno dell’Assessorato regionale alla Cultura, dei Comuni di Pordenone e Majano, e con la prestigiosa partnership dell’azienda Gervasoni.
L’attrice e regista Rita Maffei presenterà, per esempio, la performance «Anima belli»: un dialogo frontale tra anima e guerra, con testi tratti da Ranier Maria Rilke e dal libro «Gli ultimi giorni dell'umanità» di Karl Kraus, nel quale saranno in scena anche l’attore Emanuele Carucci Viterbi e il musicista Franco Feruglio. Marta Bevilacqua e Valentina Saggin, ballerine della compagnia «Arearea», proporranno, invece, la performance itinerante «Il costo dell’anima»; mentre Claudia Contin sarà protagonista a Majano con «La grande guerra del poeta», un’azione teatrale per la regia e la drammaturgia di Ferruccio Merisi, nella quale si incontreranno, virtualmente, due artisti che sono stati anche soldati: il poeta Giuseppe Ungaretti e il pittore Egon Schiele.
È, dunque, un insieme di proposte scenografiche di varia natura quello di «Maravee Anima», che, nella sua complessità, intende «evocare in modo partecipativo –si legge nella presentazione del progetto- la bellezza della spiritualità e le sofferenze della guerra depurando quest’ultime dalle ambientazioni fredde e didascaliche con le quali solitamente si connotano le sue celebrazioni».
Nella stessa direzione si muovono le cinque mostre in agenda, che ‘parleranno’ non solo della guerra, ma anche del complesso tema di una spiritualità tesa fra sacro e profano. «Fra Terra e cielo», allestita nell’ampio salone al secondo piano del castello, proporrà, per esempio, un suggestivo percorso tra fotografie, disegni, pitture e installazioni, suddiviso in due sezioni tematiche. L’omaggio alla bellezza della montagna, simbolo di riflessione mistica e d’incontro con il sé, si sposerà, infatti, con scene quotidiane intrise di religiosità, dove protagoniste saranno sia la tradizione ebraico-cristiana sia quella buddista e induista.
Alla tematica religiosa guarderà anche l’opera «The last supper» di Brigitte Niedermair, nella quale viene rivisitata l’iconografia dell’«Ultima cena» virandola al femminile e ammiccando all’universo della moda in nome della bellezza che unisce corpo e anima.
Dell’artista meranese sarà in mostra anche la serie fotografica «The present», dove il simbolico passaggio dall’oscurità alla luce è generato dalla tecnologia contemporanea. Mentre Sebastiano Mauri proporrà «Good versus aliens», progetto espositivo che interpreta il tema dell’anima affrontando il rapporto con il diverso, inteso come identità aliena, e con il simbolismo religioso. Piccole sculture, poste sotto una campana di vetro, racconteranno di un fantastico arrivo di alieni nel nostro mondo, che qui scoprono l’identità e la cultura umana attraverso immagini della nostra quotidianità, anche legate alla religiosità del mondo occidentale e orientale, come il Cristo, il Buddha e Ganesh, una delle rappresentazioni di dio più conosciute e venerate nell’induismo.
Non mancherà di incuriosire il pubblico la mostra «L’anima del soldato», resa possibile grazie alla collaborazione di Enzo Barazza, Renato Scuterini e Francesco Simonci, nella quale saranno esposti dei models, soldatini da collezione realizzati a scopo ludico-culturale sul finire degli anni Settanta del Novecento. Connotati da un virtuosismo esecutivo capace di tracciare nelle miniature dei volti e nelle posture dei corpi i più diversi stati d’animo, questi oggetti mettono in scena tragici avvenimenti della Grande guerra, la quotidianità della vita in trincea, uniformi indossate come simbolo della dignità e dell’onore, modi d’interpretare la gerarchia militare, sentimenti e caratteri di soldati semplici e personaggi famosi.
A fianco dell’esposizione, sarà presentata l’installazione ambientale «Diario di una prigioniera» di Belinda De Vito: una sorta di dedica a tutti i soldati che, dal fronte o dalla prigionia, pregavano per la pace, pur orgogliosi di battersi per la patria, e che, dai luoghi di battaglia, scrivevano ai familiari attendendo, con ansia, le loro risposte. Ad ispirare questo lavoro è stata la storia di Valentino Simonetti, avvocato di Moggio Udinese che, nell’ottobre 1917, si trovava nei pressi di Caporetto con i gradi di tenente del Regio esercito italiano e che, fatto prigioniero, scrisse dal campo di Plan, in Boemia, un diario rivolto alla sua amata. Ritrovato e fedelmente trascritto nell’antica casa di famiglia da Valentino Missoni, questo testo verrà pubblicato nel 2014 dall’editore Gaspari in un volume che affiancherà la scrittura a cartoline d’epoca.
Ammiccando alla spazialità della trincea, in tal caso costruita con sacchi di juta che ricordano quelli della posta in tempo di guerra, l’installazione della De Vito trasforma il castello di Majano in un luogo della memoria epistolare, dove immagini d’epoca sono messe a confronto con quelle, attuali, dei sentieri che furono di guerra, in un suggestivo rimando tra ieri e oggi.

Vedi anche
«L’Ultima cena» di Brigitte Niedermair 
Claudia Contin in «La grande guerra del poeta»

Didascalie delle immagini 
[Fig. 1] Eelco Brand, «Sky», 2008. Pigmented print, 60x205 cm. Courtesy Studio La Città, Verona, [fig. 2] Giacomo Costa, «Landscape 1_7_3», 2013. C-print sotto plexiglass, 35x50 cm. Courtesy Galleria Guidi&Shoen, Genova; [fig. 3] Sebastiano Mauri, «Gods Versus Aliens», 2013, Mixed media, 35x35x35 cm. Courtesy Galleria Otto Zoo, Milano; [fig. 4] Antonio Riello, «Vatican Air Force», 2008. Modello in legno e metallo dipinto con colori acrilici, 180x150x15 cm. Courtesy dell’artista; [fig. 5] Claudia Contin in «La grande guerra del poeta». Foto di Renato Patat

Informazioni utili 
Maravee Anima. Castello di Susans - Majano (Udine). Orari: martedì-domenica, ore 15.00-19.00; chiuso il lunedì. Ingresso libero. Informazioni e prenotazioni visite guidate per gruppi e scolaresche: tel. 0432.948090 o info@progettomaravee.com. Sito web: www.progettomaravee.com. Dal 19 ottobre al 17 novembre 2013.  

mercoledì 16 ottobre 2013

«Confi.Dance», la danza contemporanea va in scena a Siena

Siena si trasforma in un palcoscenico a cielo aperto per «Confi.Dance», progetto ideato nel 2009 da Marcello Valassina con l’intento di far familiarizzare il pubblico con i nuovi linguaggi della danza contemporanea. Dal Cortile del Podestà alle Logge del Papa, passando per la Sacrestia e la Sala del Manto nel Complesso Santa Maria della Scala, saranno molti gli spazi urbani della città e i luoghi del quotidiano che, nelle giornate da giovedì 17 a sabato 19 ottobre, apriranno le proprie porte a spettacoli e performance itineranti.
A inaugurare il festival, realizzato con la collaborazione dell’Amministrazione comunale senese e con il sostegno della Fondazione Toscana Spettacolo, sarà la performance «Vanity Fair’s Snow White» (giovedì 17 ottobre, dalle 15 alle 18) che il collettivo milanese «PirateJenny», trio semifinalista al prestigioso Premio Scenario 2013, presenterà negli spazi della Galleria PortaSiena.
Sara Catellani, Elisa Ferrari e Davide Manico, artisti che curano sia il concept che la coreografia dello spettacolo, racconteranno, in modo ora cinico e ora ironico, la favola classica di «Biancaneve e i sette nani» come se fosse un fotoreportage del settimanale «Vanity Fair». Lo spettatore si troverà così, inconsapevolmente, coinvolto in un gioco dal gusto pulp, in un «Cluedo» in cui le regole sono dichiarate e la domanda finale non sarà chi è l’assassino ma chi sarà la prossima vittima. L’intento di questa performance, che nei giorni del festival verrà riproposta alle Logge del Papa (venerdì 18 ottobre, alle 16.30 e alle 17.30; e sabato 19 ottobre, alle 12.30), è quello di far riflettere il pubblico sulle insidie del racconto e della riscrittura di un testo, perché tramandare una storia implica inevitabilmente un nuovo atto di creazione; vuol dire omettere, sintetizzare, ingigantire, enfatizzare, creare nuovi punti di vista.
La rassegna senese proseguirà, quindi, con una performance di Simona Lisi, interprete a tutto tondo nota al grande pubblico per aver lavorato con registi come Martone, Bellocchio e Comencini. L’artista, che ha conseguito il Postgraduate Degree in Contemporary Dance alla London Contemporary Dance School di Londra, incanterà i passanti dalla vetrina della boutique «Max Mara», in via Banchi di Sopra, con il suo «Requiem K626» (venerdì 18 ottobre, alle 12, alle 18 e alle 19; e sabato 19 ottobre, alle 12 e alle 12.30), un assolo di danza creato per la Biennale Giovani di Torino, che mette in scena il dialogo intimo tra la grande composizione di Mozart -una sinfonia per orchestra- e il corpo -solo- della danzatrice.
Suono e corpo diventeranno una cosa sola anche nello spettacolo «Human dust», proposto a più riprese durante i giorni del festival presso gli spazi della Galleria PortaSiena (venerdì 18 ottobre, alle 12.30), nel Cortile del Podestà (venerdì 18 ottobre, alle 16.30 e alle 18.30) e nella Sacrestia del Santa Maria della Scala (sabato 18 ottobre, alle 12.30). Protagonista è Nicoletta Cabassi, danzatrice e coreografa con all’attivo collaborazioni internazionali, che oggi ricopre il ruolo di dramaturg della Tanz Company Gervasi a Vienna. La sua performance, che vedrà in scena anche il violoncellista Marco Di Palo, gioca sulla dualità tra corpo e strumento.Una relazione, quella tra i due attori della  piéce, che raffigura il rapporto simbolicamente erotico tra carne e musica e che ‘parla’ della seduzione come chiave di salvezza.
Nicoletta Cabassi curerà anche una masterclass sul tema «The Exploded Body» (domenica 20 ottobre, alle 11, presso il Centro danza «Francesca Selva»), e sarà tra i protagonisti dell’aperitivo con gli artisti, in programma presso il Barchè all’interno della Galleria Metropolitan (venerdì 18 ottobre, alle 19).
Il gran finale della rassegna spetterà, invece, ai padroni di casa: la compagnia residente «Francesca Selva», che porterà in scena, negli spazi di Santa Maria della Scala, un estratto di «Bitter Orange», una delle sue produzioni più acclamate, in procinto di volare a Cagliari per il Find - Festival internazionale nuova danza. La coreografia, firmata da Francesca Selva, riflette sui temi della solitudine e della fragilità umana, sul senso di amarezza e di smarrimento generato dalla perdita delle illusioni e dalla caduta degli ideali.
Danza contemporanea, dunque, come riflessione sul presente è quanto propone «Confi.Dance», rassegna che sembra aver fatto proprie le parole di Yuri Buenaventura: «Danzare è come parlare in silenzio. È dire molte cose, senza dire una parola».

Didascalie delle immagini
[Fig. 1] Locandina di «Confi.Dance 2013»; [fig. 2] Una scena dello spettacolo «Bitter Orange», con la compagnia residente «Francesca Selva»;  [fig. 3] Il collettivo milanese «PirateJenny», in scena con la performance «Vanity Fair’s Snow White»; [fig. 4] L’attrice e danzatrice Simona Lisi, in scena con «Requiem K626»; [fig. 5] La danzatrice e coreografa Nicoletta Cabassi, in scena con lo spettacolo «Human dust»

Informazioni utili
«Confi.Dance». Siena, sedi varie. Informazioni: compagnia «Francesca Selva», via Mentana 61 – Siena, tel./fax 0577.223267, e-mail francescaselvadanza@gmail.com o promozione.francescaselva@gmail.com. Da giovedì 17 a sabato 19 ottobre 2013.

martedì 15 ottobre 2013

«NavigArte 2013», la darsena di Pisa si veste d’arte

Apuleio incontra la danza. Sarà una delle favole più belle dello scrittore latino, quella di Amore e Psiche, a inaugurare la rassegna «NavigArte 2013. NavigAzioni fra danza, musica, arti visive alla Porta del Mar», promossa dalla compagnia «Movimentoinactor Teatrodanza» di Flavia Bucciero, con la collaborazione del Consorzio coreografi danza d’autore e con il sostegno del Comune di Pisa.
Martedì 15 e mercoledì 16 ottobre il Balletto di Sardegna/Asmed di Cagliari terrà a battesimo la manifestazione, giunta alla sua terza edizione, presentando, presso i Teatri di danza e delle arti-Corte Sanac, lo spettacolo «Amore e Psiche. Dagli inferi all’Olimpo», per la regia di Senio Giovanni Barbaro Dattena e con le coreografie di Cristina Locci, nel quale la danza si fonde con le arti circensi offrendo un'originale interpretazione del famoso mito raccontato da Apuleio nelle «Metamorfosi», dove viene affrontato in modo originale il tema dell’amore che, per realizzarsi, deve mettersi costantemente alla prova.
La rassegna, nata con l’intento di valorizzare il rapporto della città di Pisa con le sue vie d’acqua facendo leva sulla straordinaria forza comunicativa dei linguaggi artistici, proseguirà sabato 19 ottobre con lo spettacolo «Amore e magia nella casa di Pulcinella» di Lello Serao, con la compagnia napoletana «Libera Scena Ensemble». Si tratta di una versione ridotta e rivisitata del «Don Fausto» di Antonio Petito, forse uno dei più grandi rappresentanti della storia del teatro, vissuto nella seconda metà dell’800 e autore di numerose commedie e parodie, che qui si cimenta con la storia di Faust raccontata da Goethe. Scenario dell’appuntamento teatrale saranno ancora una volta i Teatri di danza e delle arti-Corte Sanac, felice esempio di recupero di archeologia industriale e di rigenerazione urbana e culturale, cuore pulsante di una zona strategica della città, come quella della darsena, un tempo centro di scambio con tutto il bacino del Mediterraneo e ora luogo inedito di produzione, contaminazione e sviluppo culturale.
La rassegna si sposterà, quindi, al Museo Piaggio di Pontedera, dove sabato 26 ottobre andrà in scena «Alice fra le vespe», uno studio coreografico di Movimentoinactor Teatrodanza/Con.Cor.D.A., nel quale la bambina resa famosa dalla penna di Lewis Carroll nel libro «Alice nel paese delle meraviglie» si confronterà con la modernità, con il mondo della locomozione e della velocità.
Sarà, dunque, la volta dello spettacolo «Pina…ma perché Napoli no!», un omaggio alla grande artista tedesca Pina Bausch firmato da Flavia Bucciero, nel quale si parla anche di una Napoli piena di contraddizioni: sensuale come una bella donna, ma acida e spietata, divertente e ironica, tragica e disincantata.
L’appuntamento è per domenica 3 novembre ai Teatri di danza e delle arti-Corte Sanac, dove si terrà anche, nella serata di venerdì 8 novembre, la rassegna «Sconfinamenti. Fra i linguaggi delle arti e i luoghi del quotidiano», ultima proposta di «NavigArte 2013».
A completamento del ricco cartellone di eventi studiati per questa edizione del festival pisano, al quale farà da filo conduttore il tema dell’amore, sono stati ideati anche dei momenti di spettacolo all’interno del punto vendita UniCoopFi di Porta a Mare e un laboratorio didattico per le scuole. Due occasioni, queste, per far scoprire anche ai bambini e ai non addetti ai lavori la grande passione che anima chi si occupa di danza e teatro.

Didascalia delle immagini
[Fig.1] Una scena dello spettacolo  «Pina…ma perché Napoli no!», per le coreografie di Flavia Bucciero. Foto: Enzo Manniccia; [fig. 2] Una foto dello spettacolo «Amore e Psiche. Dagli inferi all’Olimpo», per la regia di <b>Senio Giovanni Barbaro Dattena e con le coreografie di Cristina Locci, prodotto dal Balletto di Sardegna/Asmed di Cagliari. Foto: Massimo Leam; [fig. 3] Locandina della rassegna «NavigArte 2013. NavigAzioni fra danza, musica, arti visive alla Porta del Mar».

Informazioni utili
«NavigArte 2013. NavigAzioni fra danza, musica, arti visive alla Porta del Mar». Teatri di danza e delle arti, via del Chiassatello-Corte Sanac, 97/98 - Pisa. Orari: gli spettacoli iniziano alle ore 21.00. Biglietti: intero € 8,00, ridotto € 5,00 (per studenti universitari, bambini, anziani, residenti del quartiere di Porta a mare, Cep, Barbaricina, soci Coop); l’evento «Sconfinamenti» è a ingresso libero; la replica dello spettacolo «Amore e Psyche» prevista per la mattinata del 16 ottobre ha un biglietto promozionale di € 3,00. Informazioni e prenotazioni: tel. 050501463, movimentoinactor@tiscalinet.it. Sito web: www.movimentoinactor.it. Dal 15 ottobre all’8 novembre 2013. 

lunedì 14 ottobre 2013

«Gero qua»: Canaletto ritorna a Venezia, nella Basilica di San Gregorio

(sam) Era una Venezia brulicante di vita. Nobili e mercanti animavano calli e campielli della città, concludendo i propri affari a pochi passi da Palazzo Ducale. Gondolieri e barcaioli traghettavano le persone da una riva all’altra del Canal Grande o portavano sacchi di sale, botti di vino e cotone ai magazzini di Punta Dogana. Mentre, poco distante dalla Basilica della Salute, il Canaletto dava vita a una delle sue viste più belle della città. Erano gli anni dal 1740 al 1745 e l’artista, vedutista dalla maniera «luminosa, gaia, viva, trasparente e mirabilmente minuziosa» (secondo la definizione dell’erudito Anton Maria Zanetti), dipingeva, all’interno dell’Abbazia di San Gregorio, la tela «L’entrata nel Canal Grande dalla Basilica della Salute».
A questo capolavoro pittorico, oggi di proprietà del collezionista Guido Angelo Terruzzi, è dedicato un inedito progetto espositivo, mai sperimentato in Europa, nato da un’idea della famiglia Buziol e organizzato da Fondaco: «Gero qua» (espressione del dialetto veneziano per dire «Ero qua»).
Per meno di cinquanta giorni, dal 10 novembre al 27 dicembre, la pregevole opera, già esposta in anni recenti al Palazzo Reale di Milano e al Museo Maillol di Parigi, ritornerà nel luogo in cui l’artista veneto la concepì e lo creò duecentosettanta anni fa. E sarà protagonista di una mostra aperta ventiquattro ore su ventiquattro, visitabile soltanto previa prenotazione e da un massimo di otto persone per ogni fascia oraria, con prezzi variabili (da un minimo di 35 euro per i gruppi a un massimo di 400 per i singoli visitatori, cioè per chi desiderasse regalarsi un’ora a tu per tu con il capolavoro del Canaletto, magari nel cuore della notte).
L’esperienza è destinata a rivelarsi unica, a partire dall'ingresso negli spazi medioevali dell’Abbazia di San Gregorio, austero monumento incastonato in una parte quieta e appartata della città, dove per quasi sette secoli vissero e pregarono generazioni di benedettini, e che oggi è di difficile fruizione. Il percorso espositivo, poi, è pieno di sorprese. Prima di giungere nella splendida sala ad angolo con affaccio, unico al mondo, sulla Basilica della Salute, sul Canal Grande e sul bacino di San Marco -quella in cui si pensa abbia lavorato il Canaletto-, il visitatore potrà confrontarsi con un video d’autore del regista Francesco Patierno, intitolato «Point of view», che si configura –per stessa definizione del suo autore- come «un viaggio emotivo in uno spazio fatto di luci, di giochi di prospettive, di proiezioni ottiche, di suoni, che filtrano dai canali d'acqua intorno all'abbazia, formando spicchi di realtà che nella mano del pittore diventano il quadro».
Nel progetto, il cui allestimento sarà curato dallo stesso Francesco Patierno e da Tonino Zera, è stato coinvolto anche Maurizio Calvesi, direttore della fotografia e professionista di fama internazionale, che ha filmato i particolari del quadro con una tecnica innovativa, ad alta definizione, grazie alla quale sarà possibile vivere un'esperienza multimediale di approfondimento, godendo di una lettura inedita e dettagliatissima dell’opera.
Cinema e fotografia d’autore, quindi, anticiperanno il raffronto, indimenticabile, tra la tela del Canaletto e lo spazio urbano che la ispirò, tra irreale e reale, tra passato e contemporaneità. Un’occasione, questa, anche per approfondire la storia del quadro, acquistato, pare, dal duca di Kent Henry Grey, entrato per discendenza nelle raccolte di Lady Lucas and Dingwall, comprato nel 1970 da Sotheby’s a Londra e, infine, entrato a far parte della collezione dell’imprenditore Guido Angelo Terruzzi.
Grazie all’utilizzo di una camera ottica, l’artista impresse sulla tela le linee delle magnifiche architetture che aveva davanti ai propri occhi nell'incantevole loggiato dell’Abbazia di San Gregorio: la barocca meraviglia di marmo bianco creata dal Longhena come ex voto della città per la Salute ritrovata dopo l’ennesima pestilenza, poco dopo i Magazzini del Sale e la Punta della Dogana e, sull'altra sponda del Canal Grande, Palazzo Ducale e Riva degli Schiavoni. Pennellata dopo pennellata, Canaletto ritrasse così non solo edifici di assoluta eleganza, ma anche la straordinaria quotidianità di una città indaffarata e vivace, illuminata da un cielo di azzurro oltremare che si specchiava su un’acqua verde turchino carica di rifrangenze di luce e di colore.
«La magia di San Gregorio, la magia del miglior Canaletto, la magia del cinema d’autore e, soprattutto, la magia eterna di Venezia» si fondono, dunque, -si legge nella presentazione del progetto- per dar vita a «un’esperienza unica, da vivere e concedersi almeno una volta nella vita».

Didascalie delle immagini
[fig. 1] Giovanni Antonio Canal, detto il Canaletto, «L’entrata nel Canal Grande dalla Basilica della Salute», 1740-1745. Olio su tela, 72 x 112,5 cm. Collezione privata; [fig. 2] Veduta dell'Abbazia di San Gregorio in Venezia

Informazioni utili 
«Gero qua - Canaletto». Abbazia di San Gregorio, Dorsoduro 172 - Venezia. Orari: tutti i giorni, 24 ore su 24. Informazioni per l'accesso in mostra: l'entrata avviene solo previa prenotazione; è consentito un numero massimo di otto persone per ogni fascia oraria;  la visita dura un'ora. Ingresso: da € 35,00 (per visite in gruppo) a € 400,00 (per visite in solitaria e in orario notturno). Informazioni: www.canalettovenezia.it. Prenotazioni: www.coopculture.it. Dal 10 novembre al 27 dicembre 2013.   

venerdì 11 ottobre 2013

Dalle fotografie di Steve McCurry alle grandi architetture del Novecento: un autunno tutto da sfogliare

È ricco di interessati uscite editoriali l’autunno di Electa Mondadori. Tra i volumi più curiosi già in libreria va segnalato «Io sono un mito. I capolavori dell’arte che sono diventati icone del nostro tempo», scritto dalla giornalista Francesca Bonazzoli, firma del «Corriere della Sera», e da Michele Robecchi, direttore di una collana di monografie d’arte contemporanea per la Phaidon Press e insegnante alla Christie’s Education di Londra.
Due le domande che tessono la trama del libro, la cui prefazione è scritta da Maurizio Cattelan: perché alcune opere d’arte, come la «Gioconda» di Leonardo o «L’urlo» di Munch, sono conosciute in tutto il mondo? Per quale motivo immagini come «Le ninfee» di Monet o il «David» di Michelangelo sono diventate parte integrante del nostro panorama visivo quotidiano, comparendo su T-Shirt, tazze e grembiuli, ma anche in spot pubblicitari o in show televisivi come i «Simpson»? Francesca Bonazzoli e Michele Robecchi rispondono a questi quesiti spiegando, attraverso l’analisi di una trentina di capolavori, dal «Discobolo di Mirone» al «Figlio dell’uomo» di Magritte, come, quando e soprattutto perché un’opera d’arte riesce a trasformarsi in un’immagine dal successo planetario, impermeabile ai gusti, alle mode e al passare del tempo. Di pagina in pagina, sarà, inoltre, possibile scoprire curiosità e aneddoti legati ad alcuni capolavori artistici come la «Madonna Sistina» di Raffaello Sanzio, «La ragazza con l'orecchino di perla» di Johannes Vermeer, «I girasoli» di Vincent van Gogh o «Guernica» di Pablo Picasso.
Agli amanti dello scatto d’autore è, invece, dedicato il volume «Steve McCurry. Le storie dietro le fotografie», che ripercorre la carriera del celebre fotoreporter americano attraverso quattordici reportage realizzati in tutto il mondo. Dal Pakistan alla Cina, dall’India all’Afghanistan, dal Nepal all’Australia, dall’Indonesia al Bangladesh, fino allo Yemen o al Kuwait, il centro di ogni scatto è l’uomo radicato nel proprio contesto d’origine.
Ogni storia è illustrata con appunti, immagini e ricordi di Steve McCurry, ma anche con centoventi tavole fotografiche e materiali documentari, molti dei quali inediti, come articoli di giornale, mappe e lasciapassare per la stampa.
Le vicende raccontate abbracciano una vasta gamma di temi e soggetti, dagli effetti di un monsone (1984) agli eventi legati all’11 settembre (2001), dalle conseguenze ambientali della prima guerra del Golfo (1991) agli stili di vita della tribù hazara che vive in Afghanistan (2007).
Fotografia e storia si intrecciano anche nel volume «Nur. La luce nascosta dell’Afghanistan» (in uscita il prossimo 15 ottobre), frutto delle peregrinazioni e delle esplorazioni solitarie di Monika Bulaj, che, munita solo di una Leica e di un taccuino, è andata alla ricerca dell’anima di un popolo martoriato, devastato da anni di occupazione militare e di guerra.
Spostandosi a bordo di bus e taxi o a dorso di cavalli e yak, la fotografa polacca, da tempo residente a Trieste, ha vissuto a stretto contatto con gli abitanti di questi territori; ha diviso con loro cibo, sonno, fame, freddo, risa e paura. Sono nate così fotografiche che contraddicono molti cliché del mondo occidentale e che svelano un mondo inatteso e complesso sconosciuto alla maggior parte di noi: l’Afghanistan non è solo un Paese oscurantista, ma è anche una terra di poeti, culla del sufismo, di un Islam tollerante, che lascia spazio a una società dignitosa, rispettosa di riti e tradizioni, dove –racconta Monika Bulaj - «una straniera può essere accolta in una moschea e l’incantamento di chi arriva da lontano è vissuto come una benedizione».
Immancabile nelle librerie degli amanti delle costruzioni e dei progetti è, invece, «L’Atlante mondiale dell’architettura del XX secolo», che racchiude in un unico volume oltre settecentocinquanta edifici realizzati nel corso del Novecento.
Suddivisa nelle sei regioni del mondo (Oceania, Asia, Europa, Africa, Nord America e Sud America) e in tre differenti periodi (1900-1939, 1940-1973 e 1974-1999), la pubblicazione presenta le opere selezionate attraverso una mappa della regione in cui sono collocate, un breve testo descrittivo e un ricco apparato di immagini e disegni, tra cui planimetrie, sezioni e prospetti. Oltre ottocento le pagine e tremila le immagini che compongono l'opera, preziosa co-edizione di Electa e Phaidon, nata da lungo processo di ricerca e selezione che ha coinvolto un grande numero di specialisti di tutto il mondo, da storici a scrittori, da direttori di musei ad architetti.
Tra i volumi in preparazione meritano, infine, una segnalazione «La forma di Dio» e «Sparkling Italy», la cui uscita in libreria è prevista per novembre. Il primo libro, a cura di Cristina Uguccioni, racconta il rapporto tra fede cristiana e arte sacra attraverso dodici opere d’arte commentate da biblisti e storici dell’arte. Grazie alle parole di importanti esponenti di spicco del mondo religioso e culturale quali, tra gli altri, Bruno Maggioni, Carlo Maria Martini, Antonio Paolucci, Angelo Scola e Timothy Verdon sarà, dunque, possibile rivivere la genesi e la storia di opere d'arte come «L’Annunciazione» del Beato Angelico, l’«Ultima Cena» di Leonardo e il «Giudizio Universale» di Michelangelo.
Di tutt’altro genere «Sparkling Italy», che, attraverso gli scatti di Giò Martorana, racconterà la storia e l’immagine del vino spumante, uno dei prodotti d'eccellenza del made in Italy. Un’accurata selezione di bollicine italiane sullo sfondo di città e paesaggi simbolo del nostro Paese farà rivivere al lettore tutta la classe e lo stile del bel vivere italiano.

Didascalie delle immagini
[fig. 1] Copertina del volume «Io sono un mito. I capolavori dell’arte che sono diventati icone del nostro tempo» di Francesca Bonazzoli e Michele Robecchi (Electa Mondadori, 2013); [fig. 2] Copertina del libro «Steve McCurry. Le storie dietro le fotografie» (Electa Mondadori, 2013); [fig. 3] Monika Bulaj, Kabul, 2010. Uno scatto dal libro «Nur. La luce nascosta dell’Afghanistan» (Electa Mondadori, 2013)

Informazioni utili 
- Francesca Bonazzoli e Michele Robecchi, «Io sono un mito. I capolavori dell’arte che sono diventati icone del nostro tempo», Electa, Milano 2013. ISBN: 978883709349. Dati: pagine 144, illustrazioni 175, brossura con alette. Prezzo: € 19,90. 
- «Steve McCurry. Le storie dietro le fotografie». Electa-Phaidon, Milano- Londra 2013.ISBN: 978883709433. Dati: pagine 264, illustrazioni 320. Prezzo: € 59,00.
- Monika Bulaj, «Nur. La luce nascosta dell’Afghanistan». Electa, Milano 2013. Dati: pagine 256, illustrazione 163. Prezzo: € 39,00. Uscita prevista: 15 ottobre 2013. 
- AA.VV., «L’Atlante mondiale dell’architettura del XX secolo», Electa-Phaidon, Milano- Londra 2013. ISBN: 97883709350. Dati: pagine 824, illustrazioni 3000, formato 31 x 45 centimetri. Prezzo: € 175,00. 
- Cristina Uguccioni (a cura di), «La forma di Dio», Electa, Milano 2013. ISBN: 8837094892. Dati: pagine 184, illustrazioni 12. Prezzo: € 19.90. Uscita prevista: novembre 2013
- «Sparkling Italy» - Fotografie di Giò Martorana, Electa, Milano 2013. ISBN: 8837097204. Dati: pagine 176, illustrazioni 200. Prezzo: € 69,00. Uscita prevista: novembre 2013 

mercoledì 9 ottobre 2013

C’era una volta la réclame: a Gorizia una mostra sul fondo della ditta Passero-Chiesa

Grandi manifesti pubblicitari dai colori vivaci, bozzetti, tabelle di latta, pietre litografiche, volumi e tavole con vedute di varie città italiane: è una panoramica completa sulla produzione che lo Stabilimento litografico Passero-Chiesa di Udine realizzò tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento quello che va in scena nella mostra «Réclame», allestita presso le sale espositive della Cassa di Risparmio di Gorizia.
La rassegna, il cui allestimento è stato curato dallo Studio Montanari di Udine, ha visto al lavoro Annalia Delneri e Isabella Reale, conservatrici l’una alla Galleria Spazzapan di Gradisca d’Isonzo, l’altra al Museo civico di Pordenone.
Ne sono nate nove sezioni espositive, tese a ricostruire la vicenda della tipolitografia friulana, fondata nel 1871 da Enrico Passero e transitata nel 1908 a Giuseppe Chiesa e, poi, alla sua famiglia, la cui maggior parte della produzione pubblicitaria è stata acquisita, tra il 2005 e il 2007, dalla Fondazione Carigo.
La mostra, della quale rimarrà documentazione in un prezioso catalogo pubblicato dalla Edizione della Laguna di Mariano, ha il pregio di suggerire, tramite i materiali esposti, gli ambienti e le atmosfere del territorio friulano e giuliano, i costumi, le tendenze nazionali e internazionali di un’epoca che è stata ed è ancora sinonimo di eleganza e di stile.
Lungo il percorso, il visitatore può, inoltre, mettere a fuoco il lavoro di artisti quali Cesare Simonetti, Antonio Bauzon, Pietro Antonio Sencig, Luigi Spazzapan, Tullio Crali, Gino de Finetti, solo per citarne alcuni, e di abilissimi tipografi impegnati nella realizzazione di immagini fra realtà e immaginazione.
Di manifesto in manifesto, di bozzetto in bozzetto, emerge una storia aziendale di grande lungimiranza, quella di una delle ditte tipolitografiche più importanti del nord Italia, che iniziò la propria attività pubblicando volumi e tavole con vedute di Udine e di varie città italiane, e che, sul finire dell’Ottocento, seppe cambiare pelle allargando la propria sfera d’azione e passando alla stampa di locandine pubblicitarie, di affiche commerciali per marchi internazionali quali Sidol, Lodis, Singer, e di grandi manifesti illustrati per istituzioni e associazioni del territorio.
A emergere in maniera incontrastata nella mostra è, però, soprattutto la storia del costume di un’epoca raccontata attraverso l’evoluzione degli stili, dal predominio del Liberty alla sua trasformazione in linguaggi nuovi, elaborati sulla base del messaggio pubblicitario e del pubblico al quale si rivolgevano. Nasceva così un’estetica dei beni di consumo capace di influenzare i comportamenti dei consumatori, di stimolare la vita sociale, il tempo libero.
Tra i pezzi in esposizione ci sono i vivaci e spumeggianti manifesti per il circo Kludsky, le pubblicità per mete turistiche come Jesolo, Lignano, Tarvisio e la Carnia, i bozzetti di Antonio Bauzon per il «Biscotto umbro F.lli Paoli» e per l’«American Cordiale», opere chiaramente improntate al linguaggio elegante e raffinato di Metlicovitz e di Dudovich. Ma si trovano anche pubblicità che richiamano alla mente l’atmosfera di propaganda politica del Ventennio fascista come «Udine, lotteria del Balilla» (1936) di Mario Bernardinis e «Udine, Dopolavoro provinciale» (1932) di Giovanni Saccomanni.
Al centro del percorso espositivo è posta la sezione «L’arte di latta», a cura di Marino De Grassi, che espone alcune opere prodotte dalle Officine grafiche monfalconesi «E. Passero & C.», utili per completare la panoramica sulla produzione promozionale dell’epoca. Si tratta di tabelle pubblicitarie, di vari formati, impresse a colori su latta sbalzata, commissionate da numerose aziende nazionali, così come da grandi e piccole realtà di area giuliana e friulana.
Di grandissimo valore è, infine, la testimonianza diretta di Giuseppina Chiesa, ultima proprietaria dello stabilimento udinese, protagonista di una video-intervista realizzata per l’occasione dal Laboratorio Crea (Centro di ricerca ed elaborazione audiovisivi) dell'Università degli Studi di Udine, con sede a Gorizia. Attraverso le parole e le emozioni di questa donna tenace, che guidò la ditta udinese dal 1950 al 1991, rivivono i ricordi di una famiglia, di un’azienda e di un’epoca indimenticabile. Un’epoca da raccontare con l’intramontabile incipit del favola per bambini: «C’era una volta la réclame».

Didascalie delle immagini 
[Fig. 1] Pietro Antonio Sencig, «Ditta & C Mercerie», anni Trenta (l'immagine è stata scelta per la campagna pubblicitaria della mostra «Réclame. Manifesti e bozzetti del primo ‘900 dal Fondo Passero-Chiesa»); [fig. 2] Insieme di scatole di antipasti e prodotti affini, 1922- ca 1934. Latta litografata. Collezione privata; [fig. 3] Anonimo, «Mostre della Carnia, Canal del Ferro e Val Canale», Tomezzo, 1925; [fig. 4] Giovanni Saccomani, «Udine, Dopolavoro Provinciale», 1932

Informazioni utili 
«Réclame. Manifesti e bozzetti del primo ‘900 dal Fondo Passero-Chiesa». Fondazione Cassa di Risparmio di Gorizia, via Carducci, 2 - Gorizia. Orari: da martedì a venerdì,ore 16.00-19.00; sabato, domenica e festivi, ore 10.00-19.00. Ingresso libero. Catalogo:  Edizioni della Laguna. Informazioni: tel. 0481/537111. Sito web: www.mostre-fondazioecarigo.it. Fino al 20 ottobre 2013.