domenica 22 dicembre 2013

Roma, villa Torlonia ritrova il suo teatro

Ha conosciuto solo una volta, nella sua lunga vita, l’emozione del «Chi è di scena?» e gli applausi scroscianti del pubblico. Era il 6 maggio 1905 e, stando alle cronache e ai documenti del tempo, a conquistare la ribalta del palcoscenico furono il conte Antonio Pietromarchi e il marchese Sommi Picenardi con l’operetta «Il profilo di Agrippina», un vero e proprio evento mondano per l’aristocrazia romana del tempo, costato al principe Giovanni Torlonia Junior ben 17mila lire tra orchestra, ballerini, costumi, scenografie e bengala. Poi, per più di un secolo, l’elegante teatro di villa Torlonia, progettato nel 1841 dall’architetto Quintiliano Raimondi (Nerola, 1794-Roma, 1848) e decorato tra il 1842 e il 1845 da Costantino Brumidi (Roma, 1805- Washington, 1880), il «Michelangelo d’America» alla cui mano si devono anche gli affreschi del Campidoglio di Washington, ha conosciuto l’oblio.
A pochi giorni dal Natale, dopo un complesso lavoro di restauro e di adeguamento funzionale durato più di cinque anni e costato intorno ai 9milioni di euro, Roma Capitale restituisce alla fruizione dei suoi cittadini questo meraviglioso gioiello architettonico, di sua proprietà dal 1978 (come il resto della villa), trasformandolo in un museo da ammirare attraverso visite guidate e in un teatro da vivere attivamente grazie a residenze creative, spettacoli teatrali, laboratori per la formazione di giovani attori e incontri, promossi da Zetema Cultura, sotto la direzione di Emanuela Giordano, nell’ambito della rete romana Casa dei teatri e della drammaturgia contemporanea.
A segnare la storia costruttiva del teatro di casa Torlonia, uno tra i più interessanti esempi di architettura per la scena dell’Ottocento italiano, furono due matrimoni. I lavori iniziarono, infatti, nel 1840 per celebrare le nozze del principe Alessandro con Teresa Colonna e terminarono una trentina d’anni dopo, nel 1874, in occasione dello sposalizio della figlia, Annamaria, con Giulio Borghese.
Secondo il gusto eclettico del tempo, l’architetto Quintiliano Raimondi combinò nell’edificio, formato da tre spazi scenici (palcoscenico, platea e gallerie) e due appartamenti laterali per le pause degli spettacoli, diverse tipologie architettoniche. Il corpo centrale si distingue, infatti, per uno stile neoclassico e solenne che guarda alla grandiosità del Pantheon, mentre l’esedra del prospetto meridionale, composta da una serra in vetro e ghisa, si ispira a modelli prettamente nordici. Altre sale presentano, invece, chiari riferimento allo stile gotico e quello moresco o citano la pittura vascolare greca e quella pompeiana. Interessante si rivela, poi, la scelta di dotare il palcoscenico di un fondale apribile sul parco della villa, una scenografia, questa, da sogno per qualsiasi spettacolo.
Tutti gli ambienti sono completamente decorati con pitture a tempera e a olio, con fregi e statue in stucco e marmo e con mosaici pavimentali. Autore di gran parte delle opere pittoriche fu Costantino Brumidi, il cui lavoro spazia da motivi ornamentali a scene figurative articolate e complesse. Il pittore, ancora poco conosciuto nel nostro Paese, usò sfumature e cromie ricche e originali; delineò forme e figure delicate e sapienti che dimostrano una forte influenza della cultura classica, frutto dell’osservazione diretta delle opere di Raffaello e Michelangelo. Le opere scultoree portano, invece, la firma di vari artisti della scuola di Bertel Thorwaldsen, tra i quali Vincenzo Gaiassi e Pietro Galli.
Grazie ai lavori di restauro e di adeguamento funzionale, progettati dall’architetto Piercarlo Crachi, questa gloriosa tradizione antica convive ora con il moderno.
Il recupero filologico degli ambienti originari e degli apparati decorativi si è, infatti, sposato con un radicale aggiornamento degli apparati impiantistici e tecnologici. Tutti i lavori sono stati realizzati nel totale rispetto degli preesistenze, dal mantenimento di materiali e componenti per non alterare l’acustica alla ricerca del minimo impatto del progetto illuminotecnico, dal controllo di temperatura e umidità degli ambienti al parziale recupero del sistema di riscaldamento originario delle serre, sino alla ricostruzione degli apparati decorativi. Ora il piccolo «teatro delle meraviglie» di villa Torlonia,
poco meno di duecentocinquanta posti a sedere, aspetta il suo pubblico per ritornare a vivere. Le vacanze di Natale sono un'ottima occasione per una visita.

Didascalie delle immagini
[Fig. 1] Esterno del teatro; [fig. 2] Decorazione parietale interna al palcoscenico;  [fig. 3] La sala del teatro; [fig. 4] Il fondale del palcoscenico; [fig. 5] Sala del foyer detta «Della guerra di Troia» [Immagini fornite da Zetema] 

Informazioni utili 
Teatro di Villa Torlonia, via Spallanzani, 5 – Roma. Visite guidate: sabato, domenica e giorni festivi, alle ore 11.30 e alle ore 16.30; giorni feriali (ad esclusione del lunedì), dalle ore 11.30; prenotazione obbligatoria al numero 060608; costo € 5,00. Informazioni: tel.060608. Sito web: www.casadeiteatri.roma.it.

Nessun commento:

Posta un commento