giovedì 13 novembre 2014

Louis Michel van Loo e Giovanni Battista Quadrone, a Torino un percorso tra ritrattistica e pittura di genere ottocentesca

Fu uno dei più famosi e richiesti ritrattisti del XVIII secolo, tanto da lavorare alla corte spagnola di Filippo V e a quella francese di Luigi XV. Stiamo parlando di Louis Michel van Loo (Tolone, 1701 – Parigi, 1771), discendente di una dinastia di artisti originaria dell’Olanda, che operò tra il Seicento e il Settecento a Parigi, Torino, Madrid e Berlino. Alla sua mano si devono i ritratti dei quattro figli piccoli di Carlo Emanuele III di Savoia: Vittorio Amedeo, Maria Luisa Gabriella, Maria Felicita Vittoria ed Eleonora Maria Teresa.
Il pittore realizzò questi quattro quadri, pagatigli il 4 gennaio 1734, poco prima di ritornare in Francia, al termine del suo secondo soggiorno italiano, che lo vide nel 1733 a Torino in compagnia dello zio Charles-André; tre anni prima Louis Michel van Loo era, invece, stato a Roma, ospite all’Accademia di Francia, per studiare la pittura rinascimentale e la scultura antica, dando prova delle sue potenzialità in una serie di ritratti raffiguranti gli allievi dell’istituzione francese.
Dei quattro ritratti sabaudi si perse ben presto memoria, al punto che per molto tempo si è pensato fossero andati perduti. Almeno fino a una recente asta, quando dei quattro documentati ne sono stati presentati tre. Di questi la Fondazione Accorsi-Ometto di Torino se ne è aggiudicato uno, quello raffigurante Maria Luisa Gabriella, e, grazie alla disponibilità degli altri proprietari, il quadro viene ora esposto insieme a quelli raffiguranti le due sorelle, Maria Felicita Vittoria ed Eleonora Maria Teresa.
Si tratta di tre opere straordinarie, cariche di fascino che rivelano pienamente le capacità dell’artista nella levigata stesura degli incarnati, nella salda qualità della composizione e nella perfetta resa dei tessuti, nell’uso costante di colori luminosi e ben sfumati. Per eseguire i dipinti, van Loo attinse ai modelli della grande ritrattistica francese, da Hyacinthe Rigaud a Nicolas Largille. Pur indulgendo su una rappresentazione ufficiale delle fanciulle, eredi di un’importante dinastia europea, il pitture scelse di raffigurarle con estrema modernità e con una vena quasi intimista, cogliendole ognuna in un’azione diversa.
Questi ritratti ebbero un peso notevole nella codificazione delle immagini infantili all’interno della corte sabauda e garantirono all’artista un rapporto privilegiato con i Savoia. Un rapporto, questo, testimoniato dallo splendido ritratto che il pittore fece a Madrid nel 1750 della principessa Maria Antonia Ferdinanda di Borbone, andata in sposa quello stesso anno a Vittorio Amedeo III principe di Piemonte.
In contemporanea, alla Fondazione Accorsi Ometto di Torino è allestita la mostra «Giovanni Battista Quadrone. Un iperrealista nella pittura piemontese dell’Ottocento», curata dal professore Giuseppe Luigi Marini e organizzata in collaborazione con lo Studio Berman di Giuliana Godio.
Il percorso espositivo si apre con una selezione di quadri giovanili, di ispirazione romantica, come «L’agguato», «Un giullare», «Vergognosa» e «Ogni occasione è buona! », nei quali l’artista di Mondovì dipinge soggetti in costume del passato, di riferimento letterario, ma collocati in situazioni riferibili al proprio tempo. Ampio spazio è, poi, dedicato ai temi quali lo sport venatorio e il mondo arcaico della Sardegna, come documentano le tele «Cacciatore fortunato», «Entrate che fa freddo» e «Una vecchia berlina».
Tra i soggetti di riferimento cinegetici, sono presenti in mostra anche capolavori che colgono attimi di vita quotidiana, quali «Fortune diverse», che fissa un momento del dopo caccia, e «L’occasione fa il ladro», titolo che spiega le simultanee reazioni a catena di una mancata sorveglianza.
La mostra è completata da due quadri dell’ultimo periodo: «Il circo» e «Ciarlatani con oche», in cui l’attenzione vira dalla collettività della rappresentazione –i protagonisti sulla pista e gli spettatori sulle panche- a momenti più intimi legati alla vita quotidiana, del backstage e degli artisti dello spettacolo.
Giovanni Battista Quadrone fu autore di dipinti finitissimi, di piccole e medie dimensioni. Il fil rouge che lega tutti i soggetti delle sue opere è la paziente definizione «iperrealistica»; il maestro cesellava, con il colore, i particolari anche minimi, con tecnica e precisione inesorabili, nulla dimenticando e a nulla rinunciando di quanto riteneva utile alla completa rappresentazione di una situazione.

Didascalie delle immagini
[Fig. 1] Louis Michel van Loo, ritratto di Maria Luisa Gabriella di Savoia, 1733. Torino, Fondazione Accorsi–Ometto; [fig. 2] Giovanni Battista Quadrone, Pranzo democratico, 1894. Olio su tavola, cm32 x 44. Collezione privata; [fig. 3] Giovanni Battista Quadrone, Il circo (I saltimbanchi), 1894. Olio su tela. Collezione privata 

Informazioni utili
«Giovanni Battista Quadrone. Un iperrealista nella pittura piemontese dell’Ottocento» e « Louis Michel van Loo - Le tre principessine di Casa Savoia». Museo di arti decorative Accorsi–Ometto, via Po, 55 - Torino. Orari: martedì-venerdì, ore 10.00-13.00 e ore 14.00-18.00; sabato e domenica, ore 10.00-13.00 e ore 14.00-19.00; lunedì chiuso. Visite guidate: tutti i giorni, ore 11.00 e ore 17.00; domenica, ore 11.00, ore 17.00 e ore 18.00. Ingresso: mostra € 6,00; mostra con visita guidata - intero € 8,00, ridotto € 6,00; abbonamento musei € 3,00. Informazioni: Biglietteria, tel. 011.837.688 (int. 3). Sito web: www.fondazioneaccorsi-ometto.it. Fino all’11 giugno 2015. 

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