mercoledì 4 febbraio 2015

«I vestiti dei sogni», abiti da Oscar in mostra a Roma

Dallo scialle verista che Francesca Bertini indossa nella pellicola «Assunta Spina» del 1915, vera e propria icona del cinema muto, all'abito barocco di Salma Hayek per il film, ancora inedito, che Matteo Garrone ha tratto dal «Cunto de li cunti» di Giambattista Basile. È un viaggio lungo un secolo quello offerto dalla mostra «I vestiti dei sogni», allestita al Museo di Roma in Palazzo Braschi, gioiello barocco-neoclassico affacciato su piazza Navona, per la curatela di Gianluca Farinelli, direttore della Fondazione Cineteca di Bologna, e con l’allestimento luci di Luca Bigazzi, uno tra i più apprezzati direttori della fotografia nel panorama contemporaneo.
Un centinaio di abiti originali, decine di bozzetti, fotografie, sequenze filmiche e una selezione di oggetti, tra i quali spicca l’unicum della pressa che Danilo Donati costruì per foggiare gli abiti dell’«Edipo Re» di Pier Paolo Pasolini, pongono l’accento su una maestria artigianale tutta italiana, quella che ha visto tanti nostri costumisti  -da Vittorio Nino Novarese a Gino Sensani, da Piero Tosi a Gabriella Pescucci, da Piero Gherardi a Milena Canonero (fresca candidata all’Oscar per «The Gran Budapest Hotel»)- lavorare con prestigiose case sartoriali come Tirelli, Peruzzi, Gattinoni, Fanani, Annamode e Attolini per abbigliare star nazionali e internazionali del cinema e dare così materia, luce e colori a film come «Marie Antoinette» di Sofia Coppola o «Barry Lyndon» di Stanley Kubrick.
Il percorso espositivo, visibile fino a domenica 22 marzo, è impaginato secondo un ordine cronologico e muove dalle origini della «settima arte» -con il muto e le sue dive bizantineggianti, medusee e serpentine- per giungere fino ai giorni nostri con l’omaggio al film «La grande bellezza», capace di ridare al cinema italiano un nuovo Oscar dopo quindici anni da quello vinto con «La vita è bella». Ecco così gli audaci abiti di Lyda Borelli per «Rapsodia satanica» del 1915, fatti di veli, trasparenze e punti vita all’altezza del seno, e la giacca colorata e da dandy di Daniela Ciancio per Tony Servillo, diretto da Paolo Sorrentino, nei passi di Jep Gambardella.
Nel mezzo c’è una galleria di abiti impressi nella memoria di generazioni e generazioni di amanti del cinema, a cominciare dal vestito in sontuosa crinolina indossato da Claudia Cardinale nella parte di Angelica per il gran ballo del film «Il gattopardo» di Luchino Visconti e da quello in organza e satin, altrettanto bianco, che Maria de Matteis disegnò per Audrey Hepburn, protagonista nel 1956 del film «Guerra e pace» di King Vidor.
Non mancano, poi, lungo il percorso espositivo il tailleur indossato da Anna Magnani per «Bellissima», la giacca di Totò per «Uccellacci e uccellini», il vestito di Alberto Sordi cucito Gianna Gissi per «Il Marchese del Grillo» di Mario Monicelli, il bustino di Sandra Milo in «Giulietta degli spiriti», ma anche le creazioni di Gabriella Pescucci per «L’età dell’innocenza» di Martin Scorsese o gli abiti cardinalizi di Lina Nerli Taviani per il film «Habemus papam» di Nanni Moretti: tanti modi diversi, questi, per far emergere il senso di una scuola, di una tradizione artigianale italiana che ha fatto grande il cinema al pari del lavoro di registi e attori.

Didascalie delle immagini
[Fig. 1] Costume di Piero Gherardi per il film «Giulietta degli spiriti» di Federico Fellini; [fig. 2] Costumi di Milena Canonero per il film «Marie Antoniette» di Sophia Coppola; [fig. 3] Bozzetto per il costume di Audrey Hepburn per il film «Guerra e pace». Cineteca di Bologna, Fondo Renzo Renzi 

Informazioni utili
«I vestiti dei sogni - La scuola italiana dei costumisti per il cinema». Palazzo Braschi, ingresso da Piazza Navona, 2 e da Piazza San Pantaleo, 10 - Roma. Orari: martedì-domenica, ore 10.00-20.00; la biglietteria chiude alle ore 19.00. Ingresso (integrato museo e mostra): intero € 11,00, ridotto € 9,00. Informazioni: tel. 06.0608 (tutti i giorni, ore 9.00 - 21.00). Sito internet: www.museodiroma.it o www.cinetecadibologna.it. Fino al 22 marzo 2015.  

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