giovedì 19 febbraio 2015

Venezia, l’impressionismo russo si guarda «A occhi spalancati»

Quando si parla di impressionismo viene subito in mente la Francia. È, infatti, a Parigi che, nella seconda metà dell’Ottocento, un gruppo di pittori decide di opporsi alle rigide regole dell’accademia ufficiale e, partendo dall’esperienza dei paesaggisti della scuola di Barbizon, comincia a dipingere en plein air (ovvero all’aria aperta), cogliendo le infinite sfumature della luce naturale sul soggetto che si è scelto di dipingere e fissando sulla tela l’impressione di un attimo, che sia il riverbero di un raggio di sole sull’acqua della Senna o la quotidianità della società parigina colta al lavoro, per strada e in momenti di intimità rubata.
Le rivoluzionarie e magiche pennellate di Pissarro, Monet, Renoir, Degas o Caillebotte, con l’abbandono della cosiddetta peinture de cabinet (ovvero la pittura di studio), hanno eco anche fuori dai confini francesi: in Italia con i macchiaiaoli, Zandomeneghi e De Nittis, in Inghilterra con Constable e Turner, in Germania con Liebermann e Corinth, nella Scandinavia con Anders Zorn, in Spagna con Joachim Sorola, nell'Est Europa con il polacco Gierimiski, l'ungherese Sziney Merse e il romeno Grigorescu.
Gli artisti russi, soprattutto i borsisti presso le botteghe e le accademie parigine, non rimangono estranei a questa influenza pittorica, che anzi accolgono e modificano sulla base della loro personale sensibilità e cultura. A questa storia, ancora poco conosciuta nel nostro Paese, guarda la mostra «A occhi spalancati», in programma fino al 12 aprile a Venezia, negli spazi di Palazzo Franchetti, sede dell’Istituto veneto di scienze, lettere e arti.
Cinquanta opere selezionate da Yulia Petrova, con Silvia Burini e Giuseppe Barbieri, responsabili del Csar dell'Università Ca' Foscari, fanno da biglietto da visita al nuovo Museo sull’impressionismo russo, la cui apertura è fissata per il prossimo autunno a Mosca, in un’ex fabbrica di cioccolata e dolciumi nel complesso commerciale e culturale Bol'ševik.
Deus ex machina della nuova creatura museale è il mecenate Boris Mints, che, dopo una laurea in fisica e una carriera nella macchina politica russa, ha realizzato la sua fortuna come imprenditore con la società «Group 01» e che, negli ultimi dieci anni, ha investito i suoi guadagni mettendo insieme una prestigiosa collezione sull’impressionismo russo, anche mediante l'acquisto sul mercato occidentale di una serie di dipinti che sono tornati così in patria.
Caratteristica principale del nuovo museo, che sarà diretto da Yulia Petrova, è l’impiego di nuove tecnologie multimediali (alcune delle quali sono sperimentate per la prima volta proprio nella mostra veneziana), che daranno così vita a uno spazio dinamico e interattivo, arricchito da una sala cinema e da una stanza per mostre temporanee, ma anche da attività educational e di ricerca per i visitatori di ogni fascia d’età.
In attesa del grande evento, si può ammirare la bella preview di Palazzo Franchetti, che accosta tra loro soggetti come il paesaggio, la scena urbana o il ritratto ambientato in contesti quotidiani, con una dovuta ma non sempre vincolante attenzione alla cronologia.
Il momento di maggior fioritura dell’impressionismo in Russia è di qualche lustro successivo alla svolta dell'arte francese e l’inizio potrebbe essere fatto coincidere con la realizzazione dell’opera «Corista» (1883) di Konstantin Korovin (1861-1939), artista noto soprattutto per i suoi paesaggi parigini: scene serali dalle pennellate ampie e impulsive, eseguite a partire dai primi del Novecento, nelle quali la città appare inondata di luce e dove si respira un’atmosfera fortemente teatrale, appresa dal pittore durante la sua lunga attività come decoratore per il Grande teatro di Mosca e il Mariinskij di Pietroburgo.
Già a partire dal 1870 con la nascita, grazie al coinvolgimento del mercante Pavel Tret'jakov, della Società dei pittori ambulanti (Peredvizniki) si ha, però, in Russia un progressivo allontanamento dai dettami dell'Accademia delle arti di Pietroburgo e un’apertura verso un’arte nuova, attenta al realismo e all’impegno sociale. Questa estetica, il cui riferimento culturale è Lev Tolstoj con il suo in «Cto takoe iskusstvo» («Che cos'è l'arte», 1898), è anche motore, negli anni successivi, per la nascita di altri importanti gruppi artistici come l’«Unione dei pittori russi», attenta alla rappresentazione della vita individuale e sociale, e il pietroburghese «Mir iskusstva» («Il mondo dell'arte»), che tende al modern e guarda anche all’esperienza del liberty o dell'art noveau.
La rassegna veneziana permette così di accostarsi alla produzione di Vasilij Polenov e Il'ja Repin, pittori che ebbero modo di conoscere l’impressionismo durante un loro soggiorno parigino. Ci sono in mostra anche lavori di Konstantin Juon, Petr Petrovicev e Stanislav Zukovskij. Non mancano, poi, lungo il percorso espositivo opere di Koncalovskij, Grabar', Kustodiev, Baranov-Rossiné, ma anche di Sergej Gerasimov, Georgij Savickij e persino di artisti molto legati al realismo socialista come Aleksandr Gerasimov e Dmitrij Nalbandjan. D'altra parte l'immagine guida della mostra –i «Manifesti sotto la pioggia» di Pimenov (1973)- documenta con ogni evidenza come la matrice impressionistica caratterizzi con un certo rilievo anche il periodo del disgelo post-staliniano.
La rassegna veneziana allinea, dunque, le prime esplicite meditazioni e rielaborazioni della rivoluzione artistica francese, ma evidenzia anche la tenace persistenza, per buona parte del Novecento, di questo approccio alla raffigurazione della vita individuale e dei suoi scenari. Ecco così che accanto a rare tele di Konstantin Korovin, il più famoso esponente dell’impressionismo russo, si trovano lavori di pittori come Vladimir Rogozin e Valerij Kosljakov, che non si possono certo considerare impressionisti in senso stretto, ma per i quali sono risultate fondamentali le ricerche dei loro predecessori alla fine del XIX secolo e che raccolgono oggi, idealmente ed efficacemente, in una chiave contemporanea, la loro eredità. (sam)

Didascalie delle immagini
[Fig. 1] Jurij Pimenov, «Cartelloni sotto la pioggia», 1973; [fig. 2] Kostantin Korovin, «Al parco», 1880; [fig. 3] Nikolaj Bogdanov-Bel’skij, «Estate», 1911; [fig. 4] Tit Dvornikov, «Al mare», 1912

Informazioni utili
«A occhi spalancati». Palazzo Franchetti, Campo Santo Stefano, San Marco 2847 - Venezia. Orari: martedì-domenica, ore 10.00-18.00; chiuso il lunedì. Ingresso libero. Catalogo: Terra Ferma. Informazioni: tel. 041.2407711. Sito internet: www.istitutoveneto.it.  Fino al 12 aprile 2015. 


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