martedì 10 novembre 2015

Da Tiziano a Francesco Guardi, due secoli di arte veneziana in mostra a Palazzo Cini

A metà Cinquecento, nella Venezia dei suntuosi palazzi patrizi che si stavano riempiendo di ricche collezioni d’arte, il sistema del sapere s’identificava con Daniele Barbaro (1514-1570), mecenate raffinatissimo, animatore del dibattito intellettuale nei circoli culturali della Serenissima e committente di alcuni dei più importanti artisti del secolo, come Palladio e Veronese.
Alla figura di questo importante umanista, che fu anche curatore delle riedizioni veneziane del «De Architectura» di Vitruvio, la Fondazione Giorgio Cini, dedica una piccola mostra con due capolavori indiscussi della ritrattistica veneziana del Cinquecento, ovvero i ritratti di Daniele Barbaro dipinti da Tiziano Vecellio e Paolo Veronese, eccezionalmente prestati dal Museo del Prado di Madrid e dal Rijksmuseum di Amsterdam ed esposti insieme per la prima volta.
Eseguite a distanza di circa quindici anni l'una dall'altra, le due opere raccontano due momenti nodali nello sviluppo della pittura del Cinquecento a Venezia. La tela di Tiziano, risalente al 1545, coglie l’intellettuale di tre quarti, sulla trentina, con lo sguardo introspettivo e nelle vesti di studioso.
Un dipinto gemello a questo (probabilmente la versione oggi al Museo di Ottawa), inviato a Paolo Giovio, viene magnificato da Pietro Aretino in una celebre lettera del 1545: « […] splendida sembianza, in virtù del celeste spirito, che regna nello stile del divin Tiziano, appare si bene l’aurea nobiltà dell’illustre petto del laudato giovane».
Il ritratto di Veronese, eseguito intorno al 1560-1561, raffigura, invece, Daniele Barbaro in età più avanzata, ammantato della veste ecclesiastica (nel 1550 divenne patriarca di Aquileia). Abbigliato con la mantelletta color lavanda profilata di bordo porpora che contraddistingue l’abito da Patriarca e il nicchio nero calzato in capo, l’intellettuale veneto è colto nell’atto di esibire con la mano sinistra l’edizione dei suoi Commentari al «De Architectura» di Vitruvio editi nel 1556, mentre contro la colonna retrostante si vede ritratto, con variazioni, lo stesso volume aperto al foglio 235 del libro IX, dove si parla della «ragione et uso degli horologi et della loro invenzione et degli inventori». Sulla pagina aperta s’intravvede la figura di un putto nudo che indica un diagramma, elemento ritenuto una sorta di firma criptica dello stesso pittore. Con questa effigie di alto prelato seduto in cattedra nell’atto di rivolgersi a una terza persona, Veronese dà forma a un modello figurativo rimasto valido per decenni.
L’inedito confronto tra i due capolavori, proposto al secondo piano di Palazzo Cini, ha anche l’effetto di evidenziare le diverse sensibilità cromatiche dei rispettivi autori. Davanti al luminoso ritratto veronesiano dalle armonie fredde accordate dai grigi, il dipinto di Tiziano spicca, infatti, per la sobria consonanza dei colori intonati su un neutro sfondo scuro, ben colta in punta di metafora da Paolo Giovio nella risposta alla missiva di Aretino: «[…] tinto non in lacca, azzurri, e verderame, ma in elettissimo liquore di mistura d’ambra, musco e zibetto».
Con l’intento di valorizzare e di far conoscere al pubblico la ricchezza e il valore delle sue collezioni grafiche, l’Istituto di storia dell’arte della Fondazione Cini propone inoltre, sempre negli spazi del secondo piano di Palazzo Cini, una ricca selezione di disegni veneti del Settecento conservati all’interno del suo Gabinetto dei disegni e delle stampe.
L’esposizione, allestita fino al prossimo 15 novembre, si configura come n percorso suggestivo tra fogli di pregio di Canaletto, Guardi, Giambattista e Giandomenico Tiepolo, Giambattista Piazzetta, ma anche Ludovico Dorigny, Antonio Pellegrini, Giambattista Pittoni, Giuseppe Zais e Bernardino Bison, appartenenti per la maggior parte alle raccolte Fiocco e Fissore Pozzi.
A queste opere si aggiunge un grande foglio acquerellato con la «Veduta di San Giorgio Maggiore», attribuito a Francesco Guardi, dono di Paul Wallraf, la cui collezione grafica fu esposta alla Fondazione Cini nel 1959.
All’interno della mostra è, inoltre, esposta una selezione di indimenticabili ritratti di personaggi del variegato mondo del Settecento veneziano, dall’album di caricature di Anton Maria Zanetti, donato alla Fondazione da Vittorio Cini nel 1968.
L’occasione della mostra di disegni è data dall’arrivo a Palazzo Cini di un illustre ospite: una meravigliosa gouache del vedutista veneziano Francesco Guardi, raffigurante un suggestivo capriccio architettonico (ca. 1760), messa in dialogo con la «Veduta di San Giorgio Maggiore» della collezione Cini.
L’opera è concessa dal Musée Jacquemart-André di Parigi in occasione del prestito del «Doppio ritratto di amici» di Pontormo della Galleria Cini per la mostra sulla ritrattistica fiorentina nel «Cinquecento Florence. Portraits à la cour des Médicis», allestita in Francia fino al prossimo 26 gennaio.
L’opera, gravida di materia liquida che la tecnica del guazzo esalta nella sua resa opalescente, è un palpitante affondo sullo squarcio urbano di una Venezia malinconica, reinventata alla luce di una sensibilità da molti definitiva preromantica.
Lo scorcio di questo campiello, cinto da palazzi che il tempo ha consumato e segnato sullo sfondo da un monastero su cui svetta la tipica cupola veneziana, è inquadrato da un portico invaso dalla vegetazione, la cui scala dimensionale esalta il cannocchiale della vertiginosa prospettiva diagonale. Pennellate guizzanti e materiche di brillante esecuzione fanno crepitare di energia le architetture e le figure che animano lo spazio, come la bellissima la coppia del padre con il figlio in primo piano, motivo ricorrente nei capricci guardeschi.

Didascalie delle immagini
[Fig. 1] Tiziano Vecellio, Ritratto di Daniele Barbaro, 1545. Museo del Prado di Madrid; [fig. 2] Paolo Veronese, Ritratto di Daniele Barbaro, 1560-61. Rijksmuseum di Amsterdam; [fig. 3] Antonio Maria Zanetti, Disegno tratto dall'album delle Caricature

Informazioni utili 
Stagione autunnale di Palazzo Cini. Palazzo Cini, Campo San Vio, Dorsoduro 864 – Venezia. Orari: ore 11.00–19.00, chiuso il martedì (ultimo ingresso ore 18.15). Ingresso: intero € 10,00, ridotto € 8,00. Informazioni: palazzocini@cini.it. Sito web: www.cini.it. Fino al 15 novembre 2015.

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