giovedì 28 luglio 2016

Nelle Cinque Terre risorge l’antico Podere Casa Lovara


È una storia antica, che affonda le proprio radici nel Medioevo, quella di Case Lovara a Punta Mesco, sul sentiero che collega Levanto a Monterosso, il primo borgo delle Cinque Terre. Risale, infatti, al 1379 la prima attestazione del toponimo Lovaria (Lovara), un sito occupato da vigneti lungo la «via de Armischo». È, invece, del 1662 il documento catastale che parla della presenza di un edificio su questo terreno; mentre data al censimento del 1806 la prova dell’esistenza di una contrada, la più orientale di Levanto, con ben sedici nuclei familiari e centosette residenti.
La comparsa di un casale contenente terre coltivate a vigna, uliveto, ficheto e bosco è, invece, della fine del Settecento. Quella dimora era l’attuale Casa Bianca di Podere Case Lovere, un’area composta da quarantacinque mila ettari e tre unità abitative inserita in una zona dal grande valore paesaggistico e culturale come il Parco nazionale delle Cinque Terre, sito di interesse comunitario e patrimonio Unesco, che il Fai – Fondo per l’ambiente italiano ha da poco restituito alla fruizione del pubblico, grazie a un primo restauro, sostenuto dalla Fondazione Zegna.
A picco sul mare cristallino delle Cinque Terre, questo luogo abitativo racconta anche la storia di un bel progetto di tutela ambientale andato in porto. L’area era, infatti, stata acquistata negli anni Novanta dall’immobiliare Fiascherino di Monza con l’intento di farne un insediamento di abitazioni turistiche raggiungibile da una strada carrozzabile, che avrebbe inevitabilmente devastato il promontorio. La legislazione in materia di tutela ambientale pose un veto al progetto e, con grande sensibilità sociale e civile, Adriano Piva, amministratore della società monzese, si rivolse al Fai – Fondo per l’ambiente italiano.
Prende il via così un lavoro controcorrente che ha l’obiettivo di riportare dopo vent’anni di abbandono l’uomo a Punta Mesco e di ricondurre alla sua funzione storica quell’area protetta che, grazie a un protocollo firmato tra vari enti nella giornata del 22 giugno 2013, diventa un sito pilota per la corretta gestione dell’opera in aree soggette a regolamentazione.
Per mettere a punto il progetto di recupero, che si propone di ripristinare la produzione agricola e di valorizzare le pratiche colturali tradizionali in un territorio impervio come quello ligure, il Fai – Fondo per l’ambiente italiano si è avvalso della collaborazione di due importanti istituzioni accademiche: l’Università di Firenze, che con il Dipartimento di gestione dei sistemi agrari alimentari e forestali ha studiato gli aspetti paesaggistici e ambientali e della biodiversità e il recupero delle pratiche agro-forestali tradizionali, e l’Università di Genova, che con il Dipartimento di scienze per l’architettura si è occupata del recupero conservativo dei manufatti rurali e degli edifici nonché della loro rifunzionalizzazione nel rispetto della particolarità del luogo, e con il Laboratorio di archeologia e storia ambientale ha supportato la progettazione attraverso indagini di storia ambientale che hanno permesso l’acquisizione di importanti informazioni sulla storia del paesaggio rurale del podere a partire dal XVII secolo a oggi.
Il Podere Case Lovara apre ora al pubblico dopo una prima fase di lavori incentrata sul restauro di due fabbricati -uno di fine Settecento, l’altro dei primi anni del Novecento- e sul recupero del terreno agricolo circostante, dove sono stati ripristinati una parte dei terrazzamenti originali (un quarto dei quasi due chilometri di muri a secco esistenti) e le colture caratteristiche -oliveto, orto e frutteto- che verranno coltivate secondo i principi dell’agricoltura biodinamica, a cui si aggiunge l’apicoltura.
A Punta Mesco il Fai – Fondo per l’ambiente italiano sta utilizzando tecnologie sostenibili, improntate al risparmio energetico e compatibili con il contesto paesaggistico e ambientale, che hanno richiesto un lungo e complesso approfondimento. «Qui –spiegano dagli uffici della fondazione milanese- la sfida è ancora più difficile e per la natura del luogo così isolato e per una diversa fruizione rispetto al passato: non più un piccolo nucleo di contadini ma i numerosi turisti che su quel sentiero passano ogni giorno. È stato, quindi, necessario definire un progetto che permettesse di essere il più possibile autonomi, sia per la produzione di energia sia per il consumo di acqua: la produzione da fonti rinnovabili arriva, infatti, al 60% del fabbisogno energetico, senza impattare sul paesaggio; l’acqua piovana viene immagazzinata con cisterne mentre le acque reflue sono depurate e riutilizzate per l’irrigazione e gli scarichi sanitari».
In questa prima fase, i visitatori troveranno spazi di accoglienza e avranno la possibilità di effettuare visite guidate sulla storia secolare dell’insediamento di Case Lovara e visitare una piccola mostra in Casa Rossa.
In futuro si provvederà al restauro di ulteriori muri a secco e al ripristino di un’area a vigneto, storicamente presente nel sito e si procederà al recupero della zona agricola, con l’incremento delle zone a orto e frutteto, e all’attivazione degli allevamenti. Verrà, inoltre, recuperata a uso foresteria-alloggio Casa Vecchia, trasformando così Podere Casa Lovara in un rifugio affacciato sul mare, un agriturismo -con un’attività ricettiva improntata alla sostenibilità sia economica che ambientale- dall’accoglienza semplice di una casa di contadini, che aiuti a percepire la vera anima del posto, un luogo rustico e severo, dove hanno vissuto duramente generazioni di agricoltori e cavapietre.

Informazioni utili
[fig. 1] Podere Case Lovara a Punta Mesco, vista aerea, foto di Davide Marcesini 2016 © Archivio FAI; [fig. 2] Podere Case Lovara a Punta Mesco, foto di Davide  Marcesini 2016 © Archivio FAI; [fig.3] Podere Case Lovara a Punta Mesco, panoramica, foto di Davide Marcesini  2016  © Archivio FAI; [fig. 4] Podere Case Lovara a Punta Mesco - posizionamento delle arnie, foto di Davide  Marcesini 2016 © Archivio FAI

Informazioni utili
Podere Case Lovara a Punta Mesco - Levanto (La Spezia). Orari:  da giugno ad agosto - mercoledì –domenica, ore 10.00-18.00 | settembre e ottobre, ore 10.00-15.30.  Ingresso: a sostegno delle attività del FAI è gradito un contributo di € 3,00 per la visita; diventando Amico Fai, con un contributo di € 10,00, si avrà in omaggio un biglietto di ingresso all’Abbazia di San Fruttuoso a Camogli. Informazioni: faimesco@fondoambiente.it

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