lunedì 30 gennaio 2017

«Mercoledì d’essai», Max Croci ospite al cineforum del Manzoni di Busto

Prosegue al cinema teatro Manzoni di Busto Arsizio la seconda parte di «Mercoledì d’essai – Stagione 2016/2017», rassegna di cinema d’autore e di qualità promossa nell’ambito del progetto cittadino «Sguardi d’essai – Sale cinematografiche culturali a Busto Arsizio».
Dopo l’avvio con la commedia romantica «In guerra per amore» di Pierfrancesco Diliberto, in arte Pif, la sala di via Calatafimi ospiterà nella giornata di mercoledì 1° febbraio, alle ore 16 e alle ore 21, il film «Al posto tuo» del regista bustese Max Croci, che vede nel cast Luca Argentero, Ambra Angiolini e Stefano Fresi.
La commedia, distribuita da 01 Distribution, gioca sul tipico cliché dei buddy movies, narrando la storia di due uomini diversi per carattere e stile di vita, ma con il comune obiettivo di diventare direttore creativo della stessa azienda, costretti per una settimana a vestire i panni l’uno dell’altro.
«Luca Molteni –si legge nella sinossi del film- è un uomo affascinante, single per scelta e ha un gran successo con le donne. Rocco Fontana è sposato con Claudia, ha tre figli, una casa in campagna ed è perennemente a dieta. Uno è un preciso geometra, l'altro un estroso architetto. Hanno in comune solo una cosa: il lavoro. Entrambi direttori creativi di due aziende di ceramiche e sanitari sull'orlo della fusione, si sfideranno per conquistare l'unico posto di responsabile nella nuova società. Le qualità dell'uno sembrano mancare all'altro e proprio per questo l'azienda decide di far loro una «proposta indecente»: un vero e proprio «scambio di vite» per cercare di capire (e accettare!) le rispettive abitudini e gli immancabili i segreti».
La proiezione serale sarà introdotta da una presentazione di Max Croci e di Paolo Castelli, tra i coordinatori del progetto «Sguardi d’essai – Sale cinematografiche culturali a Busto Arsizio» e direttore esecutivo del B.A. Film Festival.
L’appuntamento offrirà anche l’occasione per presentare il nuovo film del regista bustese: «La verità, vi spiego, sull’amore», con Ambra Angiolini e Carolina Crescentini, in uscita in primavera nelle sale italiane.
La commedia -tratta dal libro omonimo di Enrica Tesio, edito nel 2015 da Mondadori- affronta con leggerezza e un taglio del tutto moderno il ruolo di una giovane mamma multitasking, che si divide quotidianamente tra figli, lavoro, mutuo, genitori e una separazione in corso, e che in tutto questo caos cerca anche di ritrovare sé stessa.
Alla proiezione pomeridiana, pensata per il pubblico della terza età, seguirà, invece, un momento conviviale con tè e dolci.
La programmazione della rassegna «Mercoledì d’essai – Stagione 2016/2017» proseguirà mercoledì 15 febbraio con il film «La famiglia Fang» di Jason Bateman, basato sull'omonimo best seller di Kevin Wilson, pubblicato in Italia da Fazi editore e adattato per il grande schermo dallo sceneggiatore e premio Pulitzer David Lindsay-Abaire. Protagonista di questa singolare commedia drammatica, che segna il ritorno sul grande schermo di Nicole Kidman, è una famiglia disfunzionale e sui generis, nella quale il padre e la madre sono due affermati artisti al centro di performance scioccanti per il pubblico, ma graditissime dai critici d'arte.
Il cartellone, che al cinema teatro Manzoni di Busto Arsizio si accosta all’usuale programmazione settimanale di prime visioni, prevede, poi, la proiezione dei film «La ragazza del treno» di Tate Taylor (mercoledì 22 febbraio), «Lettere da Berlino» di Vincent Perez (mercoledì 1° marzo), «7 minuti» di Michele Placido (mercoledì 8 marzo), «Sing Street» di John Carney (mercoledì 15 marzo), «Free State of Jones» di Gary Ross (mercoledì 29 marzo), «Non c’è più religione» di Luca Miniero (mercoledì 5 aprile), «Il viaggio di Fanny» di Lola Doillon (mercoledì 12 aprile), «La la land» di Damien Chazelle (mercoledì 19 aprile) e «Mister Felicità» di Alessandro Siani (mercoledì 26 aprile).
L’abbonamento per la seconda sezione della rassegna cinematografica «Mercoledì d’essai – Stagione 2016/2017», ancora in vendita al botteghino di via Calatafimi, ha un costo complessivo di 30,00 euro; mentre il biglietto per la proiezione singola, in vendita anche on-line, è fissato a € 5,00.
Le schede e i trailer di tutti i film in programmazione sono consultabili sul sitowww.cinemateatromanzoni.it, da poco rinnovato nella grafica e migliorato nell’usabilità grazie alla professionalità dell’azienda Crea Informatica Srl di Milano.
Per maggiori informazioni sulla programmazione cinematografica della sala è possibile contattare lo 0331.677961 (in orario serale, dalle ore 20.30 alle ore 21.30, tranne il martedì) o scrivere all’indirizzo info@cinemateatromanzoni.it.

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mercoledì 25 gennaio 2017

Giornata della memoria, a Busto Arsizio un laboratorio teatrale per bambini

Che cosa vuol dire sentirsi rifiutati ed essere costretti ad abbandonare il proprio Paese, i propri affetti e la propria cultura, per confrontarsi con una nuova realtà e ambientarsi in una nuova situazione? Prova a rispondere a questa domanda «Anna, una bambina nella Shoah», laboratorio teatrale per bambini dai 6 ai 12 anni ideato da «Culturando», con il cinema teatro Manzoni di Busto Arsizio, in occasione della Giornata internazionale della memoria 2017.
L’appuntamento, inserito nel cartellone delle iniziative cittadine per commemorare il settantaduesimo anniversario della liberazione del campo di concentramento di Auschwitz, è proposto nell’ambito del progetto «Il cantiere delle arti», nuova scuola multidisciplinare di teatro, danza, musica e scrittura creativa per bambini e ragazzi delle scuole di ogni ordine e grado, articolata nei corsi «Attori in erba» e «I giovani artisti», che vede tra i propri insegnanti gli attori Davide De Mercato e Gerry Franceschini, la coreografa Elisa Vai, la giornalista Annamaria Sigalotti e il giovane animatore Stefano Montani.
Venerdì 27 gennaio, dalle ore 17 alle ore 19, il cinema teatro Manzoni di Busto Arsizio offrirà, dunque, ai più piccoli l’occasione per confrontarsi con il romanzo «Quando Hitler rubò il coniglietto rosa» di Judith Kerr, pubblicato per la prima volta in Inghilterra nel 1971 dalla Puffin Books e uscito in Italia nel 1976 per i tipi della Rizzoli - «Bur dei ragazzi», con la traduzione di Maria Buitoni Duca.
Nel libro, in parte ispirato alle vicende realmente vissute dall’autrice tedesca naturalizzata britannica, si raccontano il nazismo e l’odio antisemita attraverso gli occhi di una bambina ebrea berlinese di nove anni, Anna, la cui famiglia fu costretta nel 1933, poco prima della vittoria elettorale di Adolf Hitler in Germania e prima della promulgazione delle leggi razziali, ad abbandonare la sua casa di Berlino e a vivere una vita di profuga in giro per l’Europa, tra Svizzera, Francia e Inghilterra.
In queste pagine, la tragedia dell’Olocausto è raccontata in maniera delicata, solo accennata attraverso la figura dello «zio Julius» che, con le sue visite e le sue lettere spedite dalla Germania, informa degli effetti della dittatura nazista: tutti i beni della famiglia di Anna, compreso l’amato coniglio rosa di pezza, vengono confiscati; i libri del padre della bambina, scrittore e giornalista inviso al regime hitleriano, sono messi all’indice e vengono bruciati insieme con quelli di altri autori famosi come Einstein e Freud. Quello che appare centrale nella narrazione è, però, il racconto di come una situazione difficile e dolorosa quale l’esilio, affrontata con coraggio e fiducia nel futuro, possa anche diventare un’avventura, se si sta tutti insieme, perché -come racconta Judith Kerr- «se non hai una casa tua, allora devi stare con la tua famiglia». Ed ecco così che mentre si scrive una delle pagine più tristi del Novecento, la piccola Anna impara usi e costumi dei posti in cui si trova a vivere, studia le lingue, conosce nuovi amici e -proprio perché si trova a vivere tra disagi e ristrettezze- impara a fare tesoro delle tante cose belle che l’esistenza le regala: il sole nelle strade di Parigi, le paste con tanta panna, un paio di scarpe nuove, un cappotto verde fatto su misura, un premio per un tema in francese.
Il laboratorio al cinema teatro Manzoni di Busto Arsizio proporrà un percorso attraverso la storia raccontata da Judith Kerr: la lettura drammatizzata di alcuni brani del libro, realizzata dai bambini sotto la supervisione degli insegnanti di «Culturando», sarà intervallata da giochi del tempo come mondo e ludo, movimenti coreografici sulle note della canzone ebraica «Gam Gam» e dell’inno francese «La Marsigliese» e disegni con l’intento di offrire anche ai più piccoli un momento di riflessione sulla persecuzione razziale e la Shoah.

Informazioni utili
«Anna, una bambina nella Shoah», laboratorio teatrale per bambini dai 6 ai 12 anni. Cinema teatro Manzoni, via Calatafimi, 5 - Busto Arsizio. Quando: venerdì 27 gennaio 2017, dalle ore 17 alle ore 19. Ingresso: € 10,00 per i bambini della città di Busto Arsizio e dei paesi limitrofi; gratuito per gli iscritti al corso «Attori in erba». Informazioni e prenotazioni: associazione «Culturando», tel. 347.5776656 o info@associazioneculturando.com.

martedì 24 gennaio 2017

Cremona festeggia Monteverdi a 450 anni dalla nascita

Musica, arte, masterclass, incontri, convegni: è un programma fitto di appuntamenti quello messo in cantiere da Cremona, con il Ministero dei beni e delle attività culturali, in occasione dei quattrocentocinquanta anni dalla nascita di Claudio Monteverdi. A essere coinvolta in questa grande celebrazione del compositore cinquecentesco, padre del melodramma, sarà l’intera città, dai palazzi storici alle chiese barocche, senza dimenticare giardini e cortili poco conosciuti. Le iniziative prenderanno il via il prossimo aprile e, grazie a una crociera musicale, toccheranno anche le altre due terre amate dall’artista: Mantova e Venezia.
Un capitolo a parte meritano le mostre pensate per rendere omaggio non solo all’autore cremonese, ma anche alla cultura musicale e figurativa di quel periodo. Per l’occasione sarà esposto a Cremona, negli spazi del Museo del violino, «Il suonatore di liuto» di Caravaggio.
La tela originale approderà in Italia dalla Galleria Whitfield di Londra e, dall’8 aprile al 23 luglio, intorno al prezioso dipinto verrà costruito un percorso di applicazioni multimediali che permetteranno interessanti confronti con le altre versioni del quadro. Nella rassegna -intitolata «Monteverdi e Caravaggio, sonar stromenti e figurar la musica» e curata da Fausto Cacciatori, Renato Meucci, Virginia Villa e Clovis Whitfield-, verrà, inoltre, ricostruita l’orchestra de «L’Orfeo», la prima opera della storia, attraverso strumenti originali dell’epoca, selezionati seguendo le indicazioni annotate nelle prime edizioni a stampa del libro, eseguita per la prima volta quattrocentodieci anni fa.
La partitura prevede infatti un organico ben definito: «duoi gravicembali, duoi contrabassi de viola, dieci viole da brazzo, un’arpa doppia, duoi violini piccoli alla francese, duoi chitaroni, duoi organi di legno, tre bassi da gamba, quattro tromboni, un regale, duoi cornetti, un flautino alla vigesima seconda, un clarino con tre trombe sordine». L’elenco non solo testimonia le consuetudini musicali dell’epoca ma anticipa le tendenze del barocco in Italia, con l’affermazione delle viole da braccio su quelle da gamba.
Dal 29 settembre al 6 gennaio la Pinacoteca ospiterà, invece, una mostra dedicata a Luigi Miradori, una delle figure di eccellenza del panorama figurativo del barocco nell'Italia settentrionale. «Genovesino tra le eleganze del barocco e il naturalismo del Caravaggio» è il titolo della rassegna, che metterà in luce aspetti centrali nella produzione dell’artista come l’abilità ritrattistica, il tema della Vanitas e il gusto picaresco.
Chiude il ciclo di mostre ideate in occasione dei quattrocentocinquanta anni dalla nascita di Monteverdi la rassegna «Cremona nel Seicento: a peste, a bello, a fame, a libera nos Domine», in agenda dal 6 ottobre al 31 dicembre al Palazzo comunale.
Ma il cuore degli eventi è senz’altro il Festival Monteverdi, con tanti eventi da segnarsi in agenda. A tenere a battesimo la kermesse sarà, per esempio, «L’Orfeo» dell’Accademia bizantina, diretta da Ottavio Dantone, in cartellone nella serata del 5 maggio al teatro Ponchielli. Nello stesso mese la scena sarà occupata da Jordi Savall con un concerto intitolato «Istanbul». Tra gli appuntamenti da non perdere c’è anche quello con la compagnia Carlo Colla che il 27 maggio metterà in scena la drammatizzazione, con musica, dei lavori «Il ballo delle ingrate» e «Il combattimento di Tancredi e Clorinda». Mentre John Gardiner, il 24 giugno, dirigerà il «Vespro della Beata Vergine» nella cornice unica del Duomo di Cremona. Un’occasione, dunque, interessante quella offerta da Cremona per gettare nuova luce su Monteverdi, un autore che ha influenzato gli artisti suoi contemporanei e dei secoli successivi, ma anche nomi del nostro presente.

Informazioni utili 
www.monteverdi450.it

lunedì 23 gennaio 2017

Busto Arsizio, al Manzoni dodici «Mercoledì d’essai»

È la commedia romantica «In guerra per amore» di Pierfrancesco Diliberto, in arte Pif, ad aprire la nuova sezione della rassegna «Mercoledì d’essai – Stagione 2016/2017», promossa dal cinema teatro Manzoni di Busto Arsizio nell’ambito del progetto «Sguardi d’essai – Sale cinematografiche culturali a Busto Arsizio».
Dal 25 gennaio al 26 aprile, accanto alla consueta programmazione settimanale di prime visioni, la sala di via Calatafimi offrirà, infatti, al suo pubblico una nuova serie di appuntamenti con il cinema di qualità e di autore. Dodici i titoli in agenda, attenti anche a tematiche di argomento sociale, per i quali si terrà una doppia proiezione: alle ore 16.00 e alle ore 21.00. Quasi centodieci gli abbonati complessivi alla rassegna cinematografica.
Nel film «In guerra per amore», Pif racconta con garbo e humor leggero una pagina importante, ma poco conosciuta della nostra storia recente, quella descritta nel cosiddetto rapporto Scotten, un documento in cui un militare statunitense denunciava al proprio governo come l’avanzata degli Alleati fosse stata agevolata dai boss della mafia. È, infatti, questo il quadro storico che fa da sfondo alla storia tra Arturo (Pif), giovane e squattrinato lavapiatti nella New York degli anni Quaranta, che per sposare Flora (Miriam Leone), promessa sposa a un altro uomo, deve ottenere il sì del padre della sua amata che vive in un paesino del Sud Italia. Il viaggio, però, è costoso e l’unico modo per raggiungere l’isola è arruolarsi nell’esercito statunitense che sta per prepararsi allo sbarco in Sicilia.
Di tutt’altro genere è il secondo film in cartellone: «Al posto tuo» di Max Croci, con Luca Argentero, Ambra Angiolini e Stefano Fresi. La commedia, in agenda nella giornata di mercoledì 1° febbraio, gioca, infatti, sul tipico cliché dei buddy movies, narrando la storia di due uomini diversi per carattere e stile di vita, ma con il comune obiettivo di diventare direttore creativo della stessa azienda, costretti per una settimana a vestire i panni l’uno dell’altro. «Alla proiezione serale -ha svelato Marco Bianchi, presidente del cinema teatro Manzoni, in conferenza stampa- dovrebbe essere presente il regista Max Croci, che è di Busto Arsizio».
Mercoledì 15 febbraio sarà, invece, la volta del film «La famiglia Fang» di Jason Bateman, basato sull'omonimo best seller di Kevin Wilson, pubblicato in Italia da Fazi editore e adattato per il grande schermo dallo sceneggiatore e premio Pulitzer David Lindsay-Abaire. Protagonista di questa singolare commedia drammatica, che segna il ritorno sul grande schermo di Nicole Kidman, è una famiglia disfunzionale e sui generis, nella quale il padre e la madre sono due affermati artisti al centro di performance scioccanti per il pubblico, ma graditissime dai critici d'arte.
Il cineforum del Manzoni proseguirà, quindi, nella giornata di mercoledì 22 febbraio con «La ragazza del treno», thriller psicologico di Tate Taylor, tratto dall'omonimo romanzo giallo di Paula Hawkins, nel quale l’attrice Emily Blunt racconta la storia di una caduta nell’alcol e nella paura.
Mercoledì 1° marzo la sala di via Calatafimi ospiterà, invece, la proiezione del film «Lettere da Berlino», tratto dal romanzo «Ognuno muore solo» di Hans Fallada, «il libro più importante -secondo Primo Levi- che sia mai stato scritto sulla resistenza tedesca al nazismo». Al centro della storia realmente accaduta, che si avvale della regia dello spagnolo Vincent Perez, vi sono due «antieroici eroi», interpretati con straordinaria intensità e misura da Emma Thompson e Brendan Gleeson: i coniugi Otto e Anna Hampel (ribattezzati nella finzione cinematografica Quangel), giustiziati dalla Gestapo nel 1943 per aver inondato Berlino di cartoline contro il Führer.
Seguirà, quindi, nella giornata di mercoledì 8 marzo la proiezione del film «7 minuti», una riflessione sulla precarietà del mondo lavorativo raccontata attraverso gli occhi di undici donne, che si avvale della regia di Michele Placido e che vede nel cast importanti artiste italiane come Ottavia Piccolo, Ambra Angiolini, Cristiana Capotondi, Violante Placido e Fiorella Mannoia. «Entrambe le repliche in agenda del film «7 minuti» -spiega ancora Marco Bianchi- saranno proposte in collaborazione il Patronato Acli di Busto Arsizio, che animerà il successivo dibattito».
Mercoledì 15 marzo al cinema Manzoni di Busto Arsizio si proietterà, invece, «Sing Street» di John Carney, «il film dell’anno», stando alla definizione di Beppe Severgnini, che racconta la nascita di una band musicale giovanile nella Dublino degli anni Ottanta.
A seguire, nella giornata di mercoledì 29 marzo, la sala di via Calatafimi avrà in agenda «Free State of Jones» di Gary Ross, con Matthew McConaughey: la storia vera del coraggioso contadino Newt Knight e della sua ribellione armata contro l'esercito confederato ai tempi della guerra di secessione americana.
Spazio, quindi, al cinema italiano con il nuovo film di Luca Miniero, in cartellone mercoledì 5 aprile: «Non c’è più religione», commedia incentrata sull'incontro-scontro fra diverse etnie e relative confessioni, che vede nel cast Claudio Bisio, Alessandro Gassmann e Angela Finocchiaro.
Mercoledì 12 aprile il cartellone del Manzoni permetterà ancora di riflettere sulla storia della Seconda guerra mondiale, questa volta attraverso il film «Il viaggio di Fanny» di Lola Doillon, vincitore dell'ultimo Giffoni Film Festival, nel quale si racconta la storia vera di Fanny Ben-Ami, oggi 86enne, che nel 1943 riuscì a portare, senza adulti, un gruppo di bambini come lei dalla Francia alla Svizzera, fuggendo all’esercito tedesco.
Spazio, quindi, nella giornata di mercoledì 19 aprile al grande favorito della prossima notte degli Oscar, accolto con successo all’ultima mostra del cinema di Venezia e vincitore di numerosi premi ai recenti Golden Globe: «La la land» di Damien Chazelle, con Ryan Gosling ed Emma Stone. «La storia -si legge nella sinossi- è quella di due sognatori che cercano la fama a Los Angeles, si incontrano e si innamorano: sono un'aspirante attrice che si sente sola nella città caotica e un carismatico e sfacciato pianista jazz che impara a sue spese la difficoltà di conciliare una relazione amorosa e la carriera».
A sorpresa il film che chiuderà la stagione 2016/2017 di «Mercoledì d’essai» nella giornata di mercoledì 26 aprile. Due le proposte al vaglio degli organizzatori della rassegna: la commedia «Mister Felicità» di Alessandro Siani e «Un sacchetto di biglie» di Christian Duguay, tratto dall’omonimo romanzo storico di Joseph Joffo, nel quale si racconta la storia di due fratelli, di credo ebraico, che si trovano a vivere l’occupazione tedesca in Francia e che, con una dose sorprendente di malizia, coraggio e ingegno, riescono a sopravvivere alle barbarie naziste.
L’abbonamento per la seconda sezione della rassegna cinematografica «Mercoledì d’essai – Stagione 2016/2017» ha un costo complessivo di 30,00 euro; mentre il biglietto per ogni singola proiezione, in vendita anche on-line, è fissato a € 5,00.
Tutte le proiezioni saranno corredate da schede di approfondimento; all’appuntamento pomeridiano, pensato specificatamente per il pubblico della terza età, seguirà sempre un momento conviviale con tè e dolci.
Le schede e i trailer di tutti i film in programmazione sono consultabili sul sito www.cinemateatromanzoni.it, da poco rinnovato nella grafica e migliorato nell’usabilità grazie alla professionalità dell’azienda Crea Informatica Srl di Milano.
Per maggiori informazioni sulla programmazione cinematografica della sala è possibile contattare lo 0331.677961 (in orario serale, dalle ore 20.30 alle ore 21.30, tranne il martedì) o scrivere all’indirizzo info@cinemateatromanzoni.it.

Informazioni utili
Il cartellone: www.cinemateatromanzoni.it/manzoni/cineforum.php

venerdì 20 gennaio 2017

«Guggenheim Art Classes», otto incontri per altrettanti «nuovi sguardi» su Venezia

È un corso di storia dell’arte sui generis quello che la Collezione Peggy Guggenheim di Venezia ha ideato, con il sostegno di Garage San Marco Spa, per il 2017. Da sabato 28 gennaio il museo lagunare esce, infatti, per calli e campielli della città veneta con la quarta edizione di «Guggenheim Art Classes», otto appuntamenti a cura di Alessandra Montalbetti della Pinacoteca di Brera.
«Il vero viaggio di scoperta non consiste nel cercare nuove terre, ma nell'avere nuovi occhi»: è la frase, di Marcel Proust, scelta come filo conduttore delle visite guidate in cartellone. L’invito che la collezione veneziana fa, ai suoi concittadini (ma anche ai turisti), è, infatti, quello di avere «occhi pronti a riscoprire -si legge nella nota stampa- ciò che, per la nostra vita quotidiana, abbiamo dimenticato, ma che ci circonda, senza che noi ci accorgiamo».
«Guggenheim Art Classes» sarà così un vero viaggio alla scoperta di tesori nascosti che si celano a Venezia, la città -raccontano ancora gli organizzatori- «dove viviamo, camminiamo, e dove non abbiamo mai tempo per una sosta». Eppure basterebbe davvero poco per accorgersi delle meraviglie silenti, e da sempre presenti, che accompagnano i passi di chi cammina per calli e campielli, «come le amate «pietre di Venezia» di Ruskin, -spiegano ancora dalla collezione Guggenheim- intriganti abitanti di una città che Calvino aveva definito «Smeraldina» e dove non una retta, ma un suadente zigzag che si ramifica in tortuose varianti, ci conduce alla meta della dispersione».
Il corso sarà diviso in due cicli (gennaio/aprile e settembre/dicembre) e prevede, per ciascun incontro, due gruppi di partecipanti, uno mattutino e uno pomeridiano. L’iscrizione è aperta a tutti, con riduzioni speciali per i soci del museo, i possessori di Guggenheim Young Pass e gli insegnanti di ogni ordine e grado, ed è obbligatoria in quanto il numero dei posti è limitato. Le iscrizioni al primo ciclo sono già aperte, mentre quelle per il secondo ciclo si apriranno dal 31 maggio.
Ad aprire la rassegna sarà l’incontro «La scultura abbandona la propria casa», che farà tappa nelle sale monumentali della Biblioteca Marciana e a Palazzo Grimani a Santa Maria Formosa. Ci si sposterà, quindi, nella giornata nell’11 febbraio alla Basilica dei Frari e a Palazzo Albrizzi a San Polo. L’incontro successivo, in agenda il 18 marzo, sarà ambientato, invece, tra la Chiesa di San Giorgio dei Greci, la Scuola Dalmata di San Giorgio degli Schiavoni e Chiesa di San Giovanni Battista del Sovrano Militare Ordine di Malta. Mentre a chiudere il primo ciclo di «Guggenheim Art Classes» sarà un viaggio a Vicenza, a Villa Valmarana Ai Nani e a Villa Almerico Capra detta La Rotonda, in programma il 1° aprile.
Gli incontri riprenderanno il 9 settembre con una visita guidata alla Basilica dei Santi Maria e Donato a Murano e la Chiesa di Santa Maria Assunta a Torcello. La Basilica dei Santissimi Giovanni e Paolo e la Scuola Grande di San Marco saranno le protagoniste di un incontro sulla «Golden Age veneziana», in agenda il 28 ottobre. Mentre l’appuntamento «L’illuminata tradizione del mecenatismo a Venezia», previsto per il 18 novembre, farà tappa alla Basilica di San Giorgio Maggiore e alla Fondazione Giorgio Cini. A chiudere gli incontri sarà, nella giornata del 15 dicembre, un incontro sui mosaici alla Basilica di San Marco.

Informazioni utili 
Collezione Peggy Guggenheim - Palazzo Venier dei Leoni, Dorsoduro 701 - Venezia. Orari: 10.00-18.00; chiuso il martedì. Ingresso: intero € 10.00; ridotto € 8.00; studenti € 5.00; gratuito 0-10 anni. Informazioni: tel. 041.2405440/429, fax 041.5206885, e-mail: info@guggenheim-venice.it o membership@guggenheim-venice.it. Sito web: www.guggenheim-venice.it.


giovedì 19 gennaio 2017

Da Tobey a Picasso: il 2017 della Guggenheim di Venezia

Si chiude con un record di visitatori il 2016 della della Collezione Peggy Guggenheim di Venezia. Per la prima volta dalla sua apertura, avvenuta nel 1980, l’istituzione lagunare ha, infatti, raggiunto le 413.499 presenze durante i trecentoquindici giorni di attività, con una media giornaliera di 1.313 ospiti. A questa eccezionale cifra si aggiungono le 8.495 persone che hanno visitato la collezione in occasione di inaugurazioni, visite speciali, eventi istituzionali e privati.
Prosegue, nel frattempo, la grande retrospettiva su Tancredi Parmeggiani, a cura di Luca Massimo Barbero, che sta riscuotendo enorme successo di pubblico con oltre 65.000 visitatori.
Il 2017 vedrà Palazzo Venier dei Leoni fare da palcoscenico a un ricchissimo programma espositivo che con ben quattro mostre spazierà dall’arte surrealista della pittrice danese Rita Kernn-Larsen al linguaggio tutto astratto dell’americano Mark Tobey, per passare al tema della spiaggia nelle opere di Pablo Picasso e giungere al Simbolismo mistico dei Saloni de la Rose+Croix a Parigi.
Al programma si aggiunge la grande installazione collettiva frutto della quinta edizione del progetto Kids Creative Lab.
Le mostre saranno allestite non solo nella consueta area dedicata alle esposizioni temporanee, ma anche nelle due nuove sale espositive del museo, le Project Rooms, ovvero spazi destinati ad accogliere progetti raccolti e mirati, finalizzati ad approfondire il lavoro di un artista o specifiche tematiche legate alla produzione artistica di un determinato interprete del XX secolo, legato alla collezione di Peggy Guggenheim.
Le Project Rooms verranno inaugurate in occasione dell’apertura, il 25 febbraio, della mostra «Rita Kernn-Larsen. Dipinti surrealisti», a cura di Gražina Subelytė: un inedito approfondimento che il museo veneziano dedica all’artista danese con un’esposizione, intima e raccolta, che riunisce una preziosa selezione di dipinti della pittrice, tuttora poco nota al di fuori dell'ambiente danese e scoperta dalla mecenate americana che la espone nella galleria londinese Guggenheim Jeune nel 1938.
Dal 30 marzo al 17 aprile largo ai più piccoli: Palazzo Venier dei Leoni ospiterà l’installazione conclusiva di Kids Creative Lab, il progetto su scala nazionale ideato dalla Collezione Peggy Guggenheim insieme a Ovs, che nel corso delle sue cinque edizioni ha coinvolto milioni di bambini in tutta Italia. Dedicato quest’anno al tema della sostenibilità, dell’ecologia e del rispetto dell’ambiente, Kids Creative Lab vede la prestigiosa collaborazione con Lucy + Jorge Orta, artisti di fama internazionale che insieme al dipartimento di educazione del museo hanno ideato e sviluppato il laboratorio creativo «SostenArt», il cui risultato finale sarà esposto nelle sale delle mostre temporanee.
Dal 6 maggio al 10 settembre il museo veneziano ospiterà la mostra «Mark Tobey. Luce filante», a cura di Debra Bricker Balken. Con oltre sessanta opere, l’esposizione, organizzata dalla Addison Gallery of American Art, Phillips Academy, Andover, Massachusetts, si annuncia come la maggiore retrospettiva degli ultimi quarant’anni dedicata al percorso artistico, peculiare e originale, di Tobey, ed è volta a mettere in luce molti degli aspetti più caratteristici del suo intrigante lavoro, che fu fortemente influenzato dall’arte orientale. Il percorso espositivo non mancherà di contare le due opere dell’astrattista americano appartenenti al museo, «Spazio tremolante» (1961) e «Cammino della storia» (1964).
Dal 26 agosto, giorno del compleanno di Peggy, al 7 gennaio 2018, gli spazi delle Project Rooms ospiteranno «Picasso sulla spiaggia», progetto espositivo a cura di Luca Massimo Barbero.
Nata dalla collaborazione con il Musée Picasso di Parigi e il Musée des Beaux Arts di Lione, la mostra presenta una selezione di disegni e dipinti realizzati dall’artista tra il febbraio e il dicembre 1937 e si snoda intorno al suo capolavoro «Sulla spiaggia» (1937), proprietà della Collezione Peggy Guggenheim, esplorando così il tema della spiaggia, tema ricorrente nella produzione dell’artista spagnolo.
Infine, in autunno, dal 28 ottobre al 7 gennaio 2018, il museo celebra il Simbolismo e i suoi protagonisti, con la mostra «Simbolismo mistico. Il Salon de la Rose+Croix a Parigi 1892–1897», a cura di Vivien Greene. Si tratta della prima esposizione museale mai svolta sui Saloni de la Rose+Croix organizzati dall’eccentrico critico e scrittore rosacrociano Joséphin Péladan (1859-1918). Questi erano dedicati al Simbolismo, con artisti quali Antoine Bourdelle, Jean Delville, Henri Martin, Armand Point, Georges Rouault, Carlos Schwabe, Alexander Séon, Jan Toorop, Ville Vallgren e Félix Vallotton. In mostra verranno approfondite tematiche come il ruolo di Orfeo, l’adulazione dei Primitivi italiani e il dualismo delle femme fragile e femme fatale, sottolineando così i differenti, e talvolta opposti, concetti che caratterizzavano il Simbolismo negli anni ’90 del XIX secolo.
Un anno ricchissimo di mostre, dunque, che vedrà inoltre il fedelissimo gruppo di Guggenheim Intrapresæ spegnere venticinque candeline. Un traguardo molto speciale quello del progetto di corporate membership del museo, nato nel 1992, che da allora sostiene con coinvolgimento ed entusiasmo tutte le attività della Collezione, dalle mostre temporanee ai progetti speciali quali l’ampliamento del museo.

Informazioni utili 
Collezione Peggy Guggenheim - Palazzo Venier dei Leoni, Dorsoduro 701 - Venezia. Orari: 10.00-18.00; chiuso il martedì. Ingresso: intero € 10.00; ridotto € 8.00; studenti € 5.00; gratuito 0-10 anni. Informazioni: tel. 041.2405411, fax 041.5206885, e-mail: info@guggenheim-venice.it. Sito web: www.guggenheim-venice.it.

mercoledì 18 gennaio 2017

«Disegni smisurati del ‘900 italiano» in mostra a Bologna

È senz’altro uno tra gli eventi più interessanti che la città di Bologna propone nei giorni di Arte Fiera la mostra «Cartoni. Disegni smisurati del ‘900 italiano», ideata da Marco Fabio Apolloni e Monica Cardarelli per lo Spazio Sympò, nell’ex Chiesa di Santa Maria del Buon Pastore. L’esposizione, allestita dal 25 al 31 gennaio, inanella ben venti cartoni di maestri come Adolfo De Carolis, Mario Sironi, Duilio Cambellotti, Giulio Bargellini, Achille Funi, Gino Severini, Galileo Chini, Publio Morbiducci, Achille Capizzano e Ottone Rosai.
Il cartone, com’è noto, è un disegno grande quanto l’opera o la parte di opera che l’artista intende realizzare. Debba essere questa un quadro, un affresco, una vetrata, un mosaico o un arazzo, il cartone è una realizzazione necessaria affinché l’opera sia portata a termine dall’artista stesso o dalle maestranze specializzate che devono materialmente compierla. E poiché questi cartoni spesso si riferiscono a realizzazioni di grandi e grandissime dimensioni, richiedono uno spazio espositivo altrettanto ragguardevole.
Ad essere qui svelata è la preziosissima raccolta, vera e propria collezione da grande museo, che la galleria del Laocoonte di Roma ha riunito, ricercando queste opere o sul mercato dell’arte o dagli eredi degli artisti. Per costituire una sorta di pinacoteca di disegni smisurati che evidenzi l’alto livello dell’esercizio del disegnare nella prima metà del secolo scorso.
Si va dal dannunziano Adolfo De Carolis, di cui si espone il grande foglio preparatorio del dipinto «Primavera» (1903), a una monumentale figura di Mario Sironi che pare scolpita nella roccia a colpi di grafite. Del poliedrico Duilio Cambellotti è esposto il cartone per il rosone realizzato in vetri colorati per la Cattedrale di Teramo, oltre a due disegni preparatori per i manifesti del film «Fabiola», peplum cristiano che fu uno dei primi kolossal italiani del immediato dopoguerra.
Due maestosi cartoni per gli affreschi dello scalone del palazzo dell’Ina a Roma – ora proprietà dell’Ambasciata americana – sono opera del quasi dimenticato Giulio Bargellini (Firenze, 1875- Roma, 1936), frescante instancabile di terme, banche e ministeri dove andò traducendo in italiano le archeologie viventi di Alma Tadema e le bellezze femminili che Klimt aveva trasformato in sontuose carte da parati.
Grande protagonista della rassegna bolognese, della quale rimarrà documentazione in un catalogo delle Edizioni De Luca, è Achille Funi (Ferrara, 1890 – Appiano Gentile, Como, 1972) non solo un formidabile frescante, ma anche un restauratore in chiave moderna dell’arte di Giotto e Piero della Francesca, rivisitata con l’intento di ridar vita nell’Italia contemporanea alla storia antica, al Medioevo e al Rinascimento, raccontandola ai contemporanei come una favola mitologica. L’artista è in mostra con due schiere di soldati romani disegnati per il «Martirio di S.Giorgio» dell’omonima chiesa milanese, le figure di Didone e della sorella Anna per la sala dell’«Eneide», affresco effimero eseguito per la Triennale di Monza del 1930, una «Zuffa di Cavalieri» per la Sala consiliare del Municipio di Bergamo e la «Vergine annunciata», cartone colorato a pastello per la pittura della chiesa di San Francesco a Tripoli.
Di Gino Severini è una «Madonna con Bambino» per la Cattedrale di Losanna; di Galileo Chini una delle virtù, che ornavano il Padiglione delle Esposizioni della Biennale di Venezia. Il cartone di carta lucida, perforato per il trasferimento a spolvero, ha assunto con il tempo l’aspetto di un’antica pergamena, mentre la figura, i cui contorni sono definiti dalla polvere di carboncino rimasta nei fori, ha l’aspetto di un apparizione irreale.
Publio Morbiducci (1889-1963), l’autore del «Monumento al Bersagliere a Porta Pia», firma in mostra una serie di disegni con trionfi di spoglie militari in cui le armi dell’antichità classica sono commiste con quelle moderne dell’ultima guerra. Del calabrese Achille Capizzano, al quale si devono alcuni mosaici del Foro italico, sono presentate due scene dalla «Divina Commedia» ispirate ad antiche xilografie.
Infine di Ottone Rosai è un «Giovinetto crocifisso» sospeso quasi a grandezza naturale su un vasto foglio, in cui il rovello del disegno per rendere l’anatomia del corpo si traduce in un’apparenza espressionista di grande pathos, in cui l’immagine sacra è anche sacra rappresentazione della propria tormentata omosessualità.
«Non deve stupire – afferma Marco Fabio Apolloni - che nel Novecento italiano sopravvivano questi grandi fogli su cui l’ispirazione dell’artista, già spesa in studi, schizzi, modelli e bozzetti, ha saputo trovare finalmente la vera misura e le linee definitive della forma del proprio lavoro. […] Il cartone è l’ultimo luogo delle incertezze, dei ripensamenti, dei cambiamenti improvvisi in corso d’opera. Sono le cancellature, le correzioni, ciò che rendono il cartone una sorta di sindone di carta di tutta la passione e le sofferenze di un artista nel corso della creazione del proprio capolavoro. È questa qualità del cartone in cui l’opera d’arte e il documento di lavoro si confondono che costituiscono la sua maggiore attrattiva. Se imperturbabile nella sua durevolezza è il buon fresco, brillante il mosaico, splendente la vetrata, il cartone invece non mostra solo gli accidenti occorsi durante la lavorazione, ma il tempo anche lo rende fragile come un antico documento autografo. Da qui la sua preziosità, la reverenza con cui esso va trattato e mostrato».

Informazioni utili 
«Cartoni. Disegni smisurati del ‘900 italiano». Sympò (ex Chiesa di Santa Maria del Buon Pastore), via delle Lame, 83. Bologna. Orari: ore 10.00 – 19.00. Ingresso gratuito. Informazioni: Galleria del Laocoonte di Roma tel. 06.68308994 e laocoontegallery@libero.it. Dal 25 al 31 gennaio 2017.

martedì 17 gennaio 2017

Sacro Monte di Varallo, la Svizzera restaura la Cappella della «Strage degli Innocenti»

È interamente finanziato e gestito dalla Svizzera il restauro della «Strage degli Innocenti», complesso monumentale realizzato tra il 1588 e il 1590 dal plastificatore Giacomo Paracca di Valsolda detto «Il Bargnola» e conservato nella Cappella undici del Sacro Monte di Varallo. L’intervento conservativo, decisamente notevole, porterà al recupero dell’edificio e delle oltre settanta statue in terracotta policroma, tutte a grandezza naturale, che creano la cruda rievocazione dell’episodio descritto dal Vangelo di Matteo.
La scena, di un verismo sconvolgente, mostra Erode il Grande, re della Giudea, ordinare un massacro di bambini allo scopo di uccidere Gesù, della cui nascita a Betlemme era stato informato. Secondo la narrazione evangelica, Gesù scampò alla strage in quanto un angelo avvisò in sogno Giuseppe, ordinandogli di fuggire in Egitto; solo dopo la morte di Erode, Giuseppe tornò indietro, stabilendosi in Galilea, a Nazareth.
La Chiesa Ccttolica venera i bambini uccisi nella strage come martiri perché «avrebbero versato il loro sangue per Dio e per l'Agnello» con il nome di «Santi Innocenti», fissandone la memoria liturgica al 28 dicembre.
La rappresentazione che dell’episodio evangelico è offerta nella Cappella è terribilmente cruda, persino macabra, con bimbi strappati dalla culla, a dispregio della disperazione delle madri e della foga dei cagnolini di casa che vorrebbero difendere i piccoli. Sangue, disperazione, terrore pervadono la scena, ad offrire quello che è stato definito come un impressionante «teatro della crudeltà».
Il restauro della Cappella è stato assunto in ampia parte dalla Isabel und Balz Baechi Stiftung di Zurigo, organismo di riconosciuta fama mondiale, senza fini di lucro, sorto per la difesa dei dipinti murali, interessato soprattutto a intervenire nei siti Unesco. L’ente svizzero, che vi ha investito circa quattrocentomila euro per il restauro della «Strage degli Innocenti», ha già operato con successo in diverse realtà, sostenendo, ad esempio, il restauro dei templi tibetani, di Palazzo Malacrida a Morbegno in Valtellina, edificio con decorazioni settecentesche legate all’ambito di Tiepolo, oltre che nello stesso Sacro Monte di Varallo.
«Qui, in anni recenti, la Fondazione ha finanziato il restauro di altre due Cappelle: nel biennio 2012-2013, quella «Battesimo di Cristo» e, nel 2014, della Cappella di «Cristo avvolto nella Sindone»- afferma Elena De Filippis, direttore dell’ente di gestione Sacri Monti del Piemonte -. Poiché la Fondazione Isabel und Balz Baechi per statuto finanzia solo il lavoro di operatori svizzeri, i tre interventi sono stati realizzati in modo esemplare dal corso di laurea in conservazione e restauro della Scuola universitaria professionale della Svizzera italiana (Supsi)».
Nei restauri svolti –racconta ancora la De Filippis- la Supsi ha partecipato al finanziamento attraverso il lavoro dei propri docenti e degli esperti scientifici. Anche in questa cappella, i lavori di restauro vengono eseguiti dagli allievi del corso specialistico di restauro (già diplomati come «collaboratori restauratori») che operano sotto la guida dei loro docenti. L’attività al Sacro Monte, che avviene sotto la direzione di Stefania Luppichini, diplomata in una delle due prestigiose scuole italiane ministeriali, l’Opificio di Pietre Dure di Firenze, è infatti compresa nell’iter formativo di un master di specializzazione dell’Istituto svizzero. Naturalmente il progetto di restauro (realizzato anche con il contributo della fondazione Ernst Göhner, ndr) è stato verificato e approvato dalle Soprintendenze competenti, che controllano anche l’esecuzione degli interventi».
Renata Lodari, presidente dell’ente gestione Sacri Monti, ritiene che il restauro possa essere completato entro l’autunno 2018 e sottolinea anche l’interesse di questa collaborazione tra la Svizzera e il Sacro Monte di Varallo: «La presenza al Sacro Monte di Varallo, da anni, della Scuola universitaria di restauro della Svizzera Italiana e della Fondazione Isabel und Balz Baechi, -afferma, infatti,- dà il senso dell’importanza del complesso e del sito Unesco dei Sacri Monti piemontesi e lombardi, che gli svizzeri hanno ben compreso. Speriamo che la loro attività apra la strada a un interesse internazionale a sostegno dei Sacri Monti».

Informazioni utili 
www.sacri-monti.com

lunedì 16 gennaio 2017

«Stand Up Comedy», la comicità senza filtri va in scena a Venezia

È una comicità irriverente, senza orpelli e censure, quella che va in scena al teatro a l'Avogaria di Venezia nella rassegna «Stand Up Comedy», che inaugurerà il prossimo 17 gennaio con lo spettacolo «Cose di questo mondo» di Francesco De Carlo. Cinque gli appuntamenti in cartellone e otto i comici invitati per questa nuova edizione della kermesse curata da Nicoló Falcone, già protagonista di «Natural Born Comedians» sul canale Comedy Central di Sky, con la collaborazione di Maddalena Pugliese.
«La stand up comedy è -spiegano gli organizzatori- un genere di commedia in cui l'artista interpreta dei monologhi in modo corrosivo, all'insegna del politicamente scorretto, dove si distruggono i luoghi comuni per infrangere le sicurezze dell'essere umano. Una comicità non per tutti con un linguaggio diretto e talvolta offensivo che va, senza preamboli, alla pancia delle persone. Una commedia dove l'attore, in primis, fa ridere di sé per poi passare ad attaccare gli altri, e - nello specifico - le certezze dello spettatore».
Lo spettacolo inaugurale, «Cose di questo mondo», vedrà in scena Francesco De Carlo, artista che si è esibito in prestigiosi festival internazionali come il Fringe di Edimburgo e il Just For Laughs di Montreal in Canada, con un inedito monologo scritto in viaggio, zeppo delle esperienze fatte in giro per il mondo con battute irriverenti e dissacranti.
La rassegna proseguirà il 31 gennaio con un doppio appuntamento dedicato alla comicità torinese. Aprirà la serata «Diario di un formidabile indeciso», monologo surreale e intimistico di Stefano Giorno, privo di una vera e propria trama. Lo stesso artista spiega così il suo testo: «un tizio davanti a me ha un coltello in mano, lo sguardo allucinato e mi chiede i soldi. Ho capito: sto per morire. Poi come d’incanto il coltello gli cade. Per un attimo mi ricredo: Dio esiste. Ma poi arrivano il cinese, il pignolo e il tizio della scarpa, il mondo va a rovescio e la farsa continua. Non so se rimarrò vivo. L’unica cosa certa è che sono indeciso. E ho troppe storie da raccontare per lasciare spazio alla fantasia». A seguire un live di Renato Minutolo, membro del collettivo di satira «Kotiomkin», ma famoso soprattutto per la sua «Guida coniugale per vincere le tue litigate» dove, su Facebook e con davanti una scacchiera, svela al mondo maschile i segreti imperscrutabili di quello femminile.
Il 14 febbraio andrà, invece, in scena una comicità tutta al femminile con Martina Catuzzi ed Elena Ascione. La prima, con all’attivo una qualificata formazione teatrale al Teatro delle Briciole di Parma e al Centro Teatrale MaMiMó di Reggio Emilia, proporrà un live con il meglio del suo repertorio pieno di pungente sarcasmo reso con un mix irresistibile di linguaggio esplicito e un'immagine sobria e gradevole. La seconda metterà in scena il monologo «Tanto che ci vuole comincio lunedì», nel quale racconta la vita e le opere di un’ottimista patologica che guarda alla vita inforcando un paio di lenti rosa, ma rigate. Un monologo comico per voce sola in cui l’amore, il successo, Dio gli uomini e l’utopia vanno a braccetto a fare shopping.
Il 18 aprile arriva il live di Saverio Raimondo che, dopo il successo del #DopoFestival di Sanremo, torna a esibirsi nei club italiani con il suo rinnovato show di stand up comedy: un cocktail di satira feroce, humor surreale, comicità demenziale, paradossi e oscenità, il tutto servito nel suo tipico stile «americano». «Saverio Raimondo -si legge nella presentazione- è un satiro dei tempi moderni. Ha un sesto senso: quello dell'umorismo. Ridicolizza qualunque cosa, a cominciare da sé stesso: la sua vita privata, le sue paure, il suo corpo. Fa ironia su tutto: i soldi, il cibo, il sesso. Vede il lato buffo in tutto ciò che lo circonda: nella democrazia, nella privacy, nelle nuove tecnologie. Il suo punto di vista è che non dovremmo prendere sul serio un mondo che a sua volta ci prende in giro».
A chiudere la rassegna nella serata del 9 maggio sarà un doppio appuntamento. In apertura ci sarà il live di Giuseppe Sapienza che presenterà al pubblico il meglio del suo repertorio fortemente autobiografico ed autoironico che prende in giro alcuni dei luoghi comuni della società contemporanea. A seguire, «La tocco piano: morte, razzismo ed altre amenità» di Giorgio Magri, comico milanese che si definisce il primo insult commedia italiano. Il suo approccio caustico e il suo black humor spietato conducono in un viaggio che, adoperando un linguaggio iperbolico, ribalta il concetto di politically correct costringendo a ridere senza filtri e censure sui temi più delicati.

Informazioni utili 
 «Stand Up Comedy». Teatro a l’Avogaria di Venezia, Dorsoduro 1607, Corte Zappa – Venezia. Orari: inizio degli spettacoli, ore 21.00. Informazioni: tel. 041.0991967, cell. 335.372889, avogaria@gmail.com. Sito web: www.teatro-avogaria.it. Dal 17 gennaio al 9 maggio 2017.

venerdì 13 gennaio 2017

Fondazione Giorgio Cini: da Muniz a Boetti, un 2017 all’insegna del contemporaneo

Sarà l’artista e fotografo Vik Muniz a inaugurare la stagione espositiva dedicata all’arte contemporanea della Fondazione Giorgio Cini di Venezia. Dal 21 aprile il secondo piano della galleria di Palazzo Cini a San Vio aprirà, infatti, le porte alla rassegna «Afterglow: Pictures of Ruins», a cura di Luca Massimo Barbero, che esporrà una serie di fotografie inedite e una scultura vitrea dell’artista.
La peculiarità di questo progetto artistico è la rielaborazione in chiave personale di opere già note all’immaginario collettivo. Per questa mostra Vik Muniz ha tratto, infatti, ispirazione dalle opere di grandi maestri della tradizione veneta e lagunare, come Francesco Guardi e Canaletto, che il pubblico ha potuto ammirare proprio a San Vio nella scorsa stagione espositiva, durante la mostra «I Capolavori ritrovati della collezione di Vittorio Cini».
Altra mostra d’arte contemporanea che la Fondazione Giorgio Cini propone il prossimo anno, negli spazi dell’isola di San Giorgio, è quella dedicata ad Alighiero Boetti: «Minimo Massimo» (12 maggio - 30 luglio).
Anche questa esposizione, come la precedente, sarà a cura di Luca Massimo Barbero e verterà sull’oscillazione tra i due concetti di minimum e maximum: verranno, infatti, messi a confronto i più grandi e i più piccoli formati esistenti di tutti i principali cicli di opere dell’artista torinese, grazie alla collaborazione con l’Archivio Alighiero Boetti. All’interno del percorso sarà compreso un progetto speciale, a cura di Hans Ulrich Obrist, sul tema della fotocopia.
In contemporanea con la mostra di Boetti, l’isola di San Giorgio ospiterà l’installazione «Yesterday/Today/Tomorrow» dell’irlandese Bryan Mc Cormack (12 maggio-13 agosto).
Cuore del progetto è la visualizzazione della crisi europea dei migranti e l’avvio di un programma di ricerca per la raccolta, conservazione e interpretazione di questi dati visivi.
L’artista, trascorrendo del tempo in alcuni campi per rifugiati, ha chiesto a chi desiderava partecipare al progetto di disegnare tre schizzi su tre fogli di carta con dei pastelli colorati: uno della loro vita passata («Yesterday-Ieri»), uno della loro vita presente («Today-Oggi») e uno di come si immaginano quella futura («Tomorrow-Domani»). I disegni così raccolti saranno come blocchi visivi per formare il pezzo centrale dell’installazione «Yesterday/Today/Tomorrow», visibile per tutta estate alla Fondazione Cini.

Didascalie delle immagini
[Fig. 1] Alighiero Boetti, Mappa, 1989-94, ricamo su tessuto, cm 254 x 588, Courtesy Tornabuoni Art; [fig. 2 ] Bryan Mc Cormack, Tomorrow: 17 years old, Pakistani Boy, Currently living in Samos Hotspot Refugee Camp, Samos Island, Greece; [fig. 3] Vik Muniz, Landscape with Ruins, after Francesco Guardi (Repro), 2017

Informazioni utili 
Fondazione Giorgio Cini, Isola di San Giorgio Maggiore - Venezia, tel. 041.2710357, fax 041.2710221. Sito internet: www.cini.it.

giovedì 12 gennaio 2017

«StreetAland», quando le fiabe incontrano la street art

La letteratura infantile incontra il mondo della street art. L’idea è di Espressione, casa editrice torinese «attenta alle famiglie contemporanee, eco e slow» che pubblica la rivista «Giovani genitori» e stampa anche guide sui migliori locali baby friendly.
Dopo il debutto nel dicembre 2015 con il libro «Il giardino in tasca», la collana «StreetAland», nata appunto per avvicinare i più piccoli a una forma di espressione innovativa come la street art, si arricchisce di un nuovo volume. È, infatti, da poco in distribuzione «L'elefantino dei sogni», una favola scritta dal giornalista Luca Indemini, firma del quotidiano «La Stampa», e illustrata da Mr Fijodor, nome d’arte di Fijodor Benzo, street artist sulla scena dal 1994 il cui lavoro, dallo stile spontaneo e diretto, ha da sempre un’impronta ecologica e sociale.
Il protagonista di questo libro (così come degli altri volumi della collana) si chiama Giacomino, in omaggio al più famoso Giovannino Perdigiorno di Gianni Rodari. Dalle storie dello scrittore piemontese, conosciuto per le sue «Favole al telefono» e per «Le avventure di Cipollino», sono nati i racconti di fantasia di Luca Indemini per sua figlia, la piccola Rebecca, e da questi racconti hanno preso forma prima le immagini di Ale Puro per il libro «Il giardino in tasca» e poi quelle di Mr Fijodor per «L'elefantino dei sogni».
Il libro, realizzato con il sostegno di Coop Lombardia, ha una tiratura volutamente limitata. Le prime cinquecento copie sono numerate e firmate dall’artista; autori ed editore hanno, inoltre, deciso di comune accordo di rifiutare il copyright e utilizzare le licenze Creative Commons.
Il libro, riservato ai bambini dai 3 anni in su, si propone, dunque, di avvicinare i più piccoli a una forma d’arte altamente comunicativa come quella della street art che, attraverso un linguaggio semplice e giocoso, veicola messaggi scomodi e pungenti contro la guerra, il capitalismo e l’uso delle armi, giusto per fare qualche esempio. Il mondo di Keith Haring e di tanti altri street artist diventa così a misura di bambino perché certe volte «le storie –come recita lo slogan di «StreetAland»– crescono sui muri» e finiscono in un libro.

Informazioni utili 
«L'elefantino dei sogni» di Luca Indemini, con illustrazioni di MrFijodor. Espressione editore, Torino 2015. Prezzo: 19,90 euro. In vendita su: www.giovanigenitori.it/prodotto/elefantino-dei-sogni-street-art-per-bambini

mercoledì 11 gennaio 2017

Pistoia, un anno da Capitale italiana della cultura tra musica, teatro, arte e riqualificazione del territorio

Promuovere il sapere come strumento di coesione sociale e leve per la crescita, ma anche investire su un’economia verde e uno stile di vita ecosostenibile: sono questi gli obiettivi che si propone Pistoia nel suo anno da Capitale italiana della cultura.
Piccolo gioiello conosciuto da pochi estimatori, da sempre crocevia di incontri e scambi, la città «aspra», come la definì Gabriele D’Annunzio, è oggi pronta per farsi scoprire dai visitatori di tutto il mondo. Con la convinzione, tuttavia, che in quest’anno importante, durante il quale sarà sotto i riflettori, non dovrà presentarsi diversa da com’è, ma piuttosto impegnarsi a mettere in luce le caratteristiche e le peculiarità che la rendono preziosa. L’Amministrazione comunale ha scelto così di non puntare sulla spettacolarizzazione con grandi eventi effimeri, ma ha ideato strategie a lungo raggio per uno sviluppo coerente e reale della città e del suo territorio, puntando sulla valorizzazione e la riqualificazione del patrimonio artistico e architettonico.
Dall’arte alla musica, dall’antropologia al teatro, dall’animazione degli spazi urbani alle iniziative per i più piccoli e per la riscoperta del verde e del paesaggio, tutte le attività sono state pensate appositamente per condividere percorsi di riflessione con i cittadini e i visitatori e per dare vita a nuovi modelli di produzione culturale.
Al centro del progetto -ideato da un comitato scientifico composto da Giulia Cogoli, Virgilio Sieni e Carlo Sisi- vi è, quindi, il tema della rigenerazione urbana che negli anni passati ha già portato a una valorizzazione delle aree agricole poste ai margini della città storica, con il recupero di 40.719 mq di territorio agricolo e 11.330 mq a verde privato, con un totale di oltre cinque ettari (51.509 mq) di terreno sottratti alla cementificazione.
Dal punto di vista del patrimonio storico-architettonico, sono in cantiere i lavori per restituire all’uso pubblico le chiese di San Pier Maggiore, San Salvatore, San Jacopo in Castellare, quest’ultima destinata alla funzione di nuovo spazio culturale cittadino.
Progetto cardine della riqualificazione cittadina è il recupero dell’area dell’antico Ospedale del Ceppo, in pieno centro storico, che sarà trasformato in un quartiere di elevata qualità ambientale, urbanistica e architettonica, completamente pedonale e immerso nel verde. È già visitabile il padiglione di emodialisi, progettato dall’architetto Giannantonio Vannetti, che ha lavorato con artisti di levatura internazionale: Daniel Buren, Dani Karavan, Sol Lewitt, Hidetoshi Nagasawa, Claudio Parmiggiani e Gianni Ruffi.
Elemento di assoluta unicità dell’Ospedale del Ceppo è il Fregio robbiano, pregiata opera cinquecentesca di Santi Buglioni, recentemente restituita al suo splendore originario. L’opera trae il suo nome dalla tecnica con cui è stato realizzato, definita «robbiana» in omaggio al suo inventore Luca Della Robbia, che nel Quattrocento applicò alle sculture in terracotta l’antichissima tecnica dell’invetriatura.
Per quanto riguarda l’arte, si segnalano le due esposizioni in cartellone a Palazzo Fabroni: «Prêt-à-porter» del pittore Giovanni Frangi, a cura di Giovanni Agosti (5 febbraio-2 aprile) e «Marino Marini. Passioni visive», curata da Flavio Fergonzi e Barbara Cinelli (16 settembre 2017-7 gennaio 2018). Pistoia dedicherà un omaggio anche a due figure emblematiche della sua storia: l’architetto di fama mondiale Giovanni Michelucci e il missionario gesuita Ippolito Desideri.
Anche il teatro avrà un ruolo importante nel 2017. L’Associazione teatrale pistoiese, da due anni Centro di produzione riconosciuto dal Mibact, animerà la città con vari progetti, tra cui il Pistoia Teatro Festival (19-25 giugno) con ospiti di fama internazionale come il coreografo Virgilio Sieni o il regista Federico Tiezzi, e il Progetto T, che a dicembre realizzerà un vagone-teatro adattato a spazio scenico. Il cartellone del teatro Manzoni proporrà la migliore drammaturgia classica riletta alla luce della contemporaneità, come lo spettacolo «Odissea A/R» di Emma Dante. Mentre il Funaro continuerà a coniugare il capillare lavoro sul territorio cittadino alle migliori esperienze internazionali dello spettacolo dal vivo. Tra i progetti del 2017 si segnalano il ritorno in residenza di Daniel Pennac per lo sviluppo dello spettacolo «Un amore esemplare», la prima assoluta per l’Italia di «Terre Noire», per la regia di Irina Brook e con testo di Stefano Massini, e «A Fury Tale» di Cristiana Morganti, volto noto del Tanztheater Wuppertal Pina Bausch.
Grande protagonista sarà anche la musica, che avrà il suo palcoscenico più raffinato con il Festival del Maggio musicale fiorentino che, nel suo ottantesimo anniversario, renderà omaggio a Pistoia, uscendo per la prima volta dai confini fiorentini, con la messa in scena dell’«Idomeneo» di Mozart al teatro Manzoni (26 e 30 aprile, 3 e 6 maggio). Il 5 luglio, nella piazza del Duomo, l’Orchestra e il Coro del Maggio si esibiranno, invece, nella «Sinfonia n.2 in Do minore Resurrezione» di Mahler.

Grande spazio avranno nel cartellone di Pistoia Capitale italiana della cultura anche i festival, a partire da «Dialoghi sull’uomo», in programma dal 26 al 28 maggio, che tratterà il tema «La cultura ci rende umani. Movimenti, diversità e scambi». Mentre a giugno e a luglio spazio al blues, che vedrà un’anteprima eccezionale in febbraio con il concerto, al teatro Manzoni, di John Mayall.
Pistoia, riconosciuta dall’Unicef «città amica delle bambine e dei bambini», rivolge, inoltre, da sempre grande attenzione al diritto all’educazione dei più piccoli, visti non come cittadini di domani, ma come cittadini di oggi. Forte è il ruolo dei Servizi educativi, eccellenza italiana nel settore della pedagogia, nel programma di Pistoia capitale italiana della cultura 2017, con progetti di inclusione sociale per promuovere la partecipazione dei genitori e dell’intera comunità al progetto educativo rivolto ai più piccoli, perché la città, in tutte le sue espressioni, sia davvero a misura di bambino. Tra le principali iniziative, si segnalano il convegno «La cultura dell’infanzia come risorsa della città» (al teatro Bolognini il 31 marzo e 1 aprile) e la mostra «La città letta con lo sguardo dei bambini» (più sedi espositive in città, con inaugurazione il 31 marzo).
A chiudere il cartellone dedicato ai più piccoli, tra settembre e ottobre, è il progetto «Infanzia e città: il futuro ti passa accanto» dell’Associazione teatrale pistoiese, dedicato a Pinocchio e incentrato sul rapporto tra infanzia e spazi pubblici della città, che unisce teatro, danza, musica, cinema e illustrazione.
Pistoia offrirà per il nuovo anno molte altre occasioni di confronto e di conoscenza, grazie ad incontri di approfondimento, fiere e rassegne dedicate all’antiquariato, all’enogastronomia e alla valorizzazione dei sapori e dei prodotti locali, con l’intento di valorizzare un territorio che offre allo sguardo magnifici scenari: dalle montagne degli Appennini con le stazioni sciistiche alla riserva naturale dell’Acquerino, dall’osservatorio astronomico di San Marcello alle colline del Montalbano, dalla straordinaria riserva naturale del Padule di Fucecchio fino alla casa di Pinocchio a Collodi.

Didascalie delle immagini 
[Fig. 1]Logo di Pistoia Capitale italiana della cultura 2017; [fig. 2] Campanile di San Zeno a Pistoia; [fig. 3] Fregio robbiano di Pistoia, particolare; [fig. 4] Teatro Manzoni di Pistoia; [fig. 5] Lillo di Benivieni, Compianto del Cristo morto, Pistoia, Museo civico; [fig. 5] Il festival blues a Pistoia 

Informazioni utili
www.pistoia17.it 

martedì 10 gennaio 2017

«Move off», a Siena tre giorni di danza, musica dal vivo e video

Tre giorni «fuori dai circuiti» per gettare uno sguardo sulle migliori novità della danza contemporanea: si presenta così l’edizione invernale di «Move off», cartellone di eventi promosso dalla compagnia senese Motus con il Comune di Siena e la Fondazione Toscana Spettacolo.
Da mercoledì 11 a venerdì 13 gennaio sul palco dei Rinnovati «si succederanno artisti di livello internazionale -si legge nella nota stampa- con un approccio multidisciplinare qualificato da musica dal vivo, installazioni video, forme di interazione e nuovi linguaggi, per una proposta rivolta non soltanto al pubblico interessato all’arte coreutica, ma anche a coloro che amano la musica e il teatro».
A inaugurare la rassegna saranno la compagnia tedesco-taiwanese «Double C» e la «Odyssey Dance Theatre main Company» di Singapore con il «Progetto Europa-Asia». La prima compagine, proveniente da Wuppertal, presenterà due lavori del coreografo Chun-Hsien Wu. Il primo intitolato «Luftstruktur», è ispirato alla musica «Spiegel im Spiegel» di Avro Part e vede la partecipazione della danzatrice Elena Kofina e delle due musiciste Ulrike Nahmmacher e Florence Millet. Il secondo si intitola «My funny Valentine» ed è eseguito dallo stesso Chun-Hsien Wu sul richiamo della calligrafia cinese e dell’arte marziale del Tai Chi.

Seguirà il nuovo spettacolo della «Odyssey Dance Theatre main Company»: «Wow! Merlion», una performance nata dalla collaborazione tra il direttore artistico e coreografo Danny Tan con l’artista visivo Chieu Shuey Fook in occasione del cinquantesimo anniversario dell’indipendenza di Singapore.
Giovedì 12 sarà, invece, la volta di «Arch», un’idea nata dall’esperienza delle coreografe e danzatrici russe Tanya Khabarova e Lidia Kopina durante la residenza artistica nella sede di Motus, nel quale viene raccontato l’archetipo della donna, dall’antichità ai giorni nostri.
Venerdì 13, infine, il palco dei Rinnovati ospiterà la prima nazionale di «Terzo Movimento», una coreografia di Motus firmata da Simona Cieri e nata dalla collaborazione con i musicisti Roberto Nannetti e Renata Lacko. Tra gli interpreti: Veronica Abate, Martina Agricoli, Andrè Alma, Maurizio Cannalire, Simona Gori, accompagnati da un video di grande impatto emozionale realizzato da Greta Sartarelli e dalla stessa Simona Cieri.

Informazioni utili 
 «Move off». Teatro dei Rinnovati – Siena. Ingresso: singolo spettacolo - intero € 8,00, ridotto € 6,00, sono previste agevolazioni per under 26 e over 65 e per i soci Unicoop Firenze. Orari biglietteria: martedì 10 gennaio, dalle ore 17 alle ore 20, e da mercoledì 11 a venerdì 13 gennaio, a partire dalle ore 16. Prenotazioni: tel. 0577.292265. Sito web: www.comune.siena.it.

lunedì 9 gennaio 2017

#Pirandello150, al Manzoni di Busto gli atti unici «L’uomo dal fiore in bocca» e «La patente»

La ricerca drammatica di un inafferrabile senso dell’esistenza umana, l’atroce beffa del caso sulle nostre vite, l'assenza di una verità oggettiva delle cose, l’umorismo come chiave per smascherare le menzogne delle convenzioni sociali: sono molte le tematiche che rendono ancora oggi attuale il messaggio di Luigi Pirandello. Ne danno prova gli atti unici «L’uomo dal fiore in bocca» e «La patente», in cartellone al cinema teatro Manzoni di Busto Arsizio nella serata di venerdì 13 gennaio, alle ore 21, nell’ambito della stagione «Mettiamo in circolo la cultura».
L’appuntamento, inserito nel cartellone cittadino «BA Teatro», è proposto da «Culturando» in occasione degli ottant’anni dalla morte (10 dicembre 1936-10 dicembre 2016) e dei centocinquant’anni dalla nascita (28 giugno 1867-28 giugno 2017) dello scrittore siciliano.
 Sul palco saliranno gli attori Davide De Mercato e Gerry Franceschini, con Valentina Brivio e Igino Portatadino. Firma la regia Gerry Franceschini, volto non nuovo alla scena teatrale bustese, con all’attivo una lunga esperienza nel mondo dello spettacolo che lo ha visto, tra l’altro, recitare in testi di Primo Levi e Karol Wojtyla, nonchè collaborare con la Casa Goldoni di Venezia, il Centro nazionale studi pirandelliani di Agrigento, la Società Dante Alighieri, l’Università Eötvös Lorànd di Budapest e il Centro nazionale studi leopardiani di Recanati.

«L’uomo dal fiore in bocca», Pirandello e la precarietà dell'uomo
Il senso di ineluttabile incomunicabilità tra gli individui e la struggente consapevolezza della precarietà dell’esistenza umana sono i temi che permeano «L’uomo dal fiore in bocca», dramma borghese che lo scrittore di Agrigento mutuò dal racconto «Caffè notturno» del 1918, ripubblicato cinque anni dopo con il titolo definitivo de «La morte addosso». Considerato un vero e proprio cavallo di battaglia di tanti grandi interpreti del secolo scorso, tra i quali l’indimenticabile Vittorio Gassman, lo spettacolo debuttò al teatro Manzoni di Milano il 24 febbraio 1922, diventando, con il tempo, un vero e proprio classico pirandelliano di grande impatto emotivo e di straordinaria forza drammatica.
 Il pubblico viene trasportato all’esterno del caffè di una stazione ferroviaria, illuminato dalle luci fioche della notte. In questo scenario, squallido e crepuscolare, un «pacifico avventore» (Davide De Mercato), che ha perduto l’ultimo treno della sera e che, in attesa del convoglio successivo, lascia scorrere il tempo sorseggiando una bibita alla menta, si ritrova ad ascoltare la dolente storia di un uomo ammalato di epitelioma (Gerry Franceschini), un cancro o, come scrive lo stesso Luigi Pirandello, un fiore che la morte, passando, «ha ficcato» in bocca.
Il dialogo, o meglio il semi-monologo del protagonista, si configura come una meditazione sull’esistenza umana, sull’importanza della quotidianità e di tutto ciò che, in condizioni normali, appare insignificante. Dai braccioli delle sedie negli atri della stazione ai gesti che i commessi dei negozi compiono per fare un nodo a un pacco, dall’arredamento delle sale d’attesa dei medici all’imprevedibilità dei terremoti, tutto passa al vaglio dell’uomo malato, in un estremo e unico punto di contatto con la vita che sfugge, della quale egli vuole goderne fino allo stremo delle sue possibilità esistenziali, «come un rampicante alle sbarre d’una cancellata».
A fare da colonna sonora allo spettacolo, secondo le indicazioni fornite dallo stesso Pirandello nella didascalia iniziale dell’atto unico, è il suono del mandolino, con canzoni come «Notte di stelle» di Mario Rizzo e il «Concerto per due mandolini» di Antonio Vivaldi.

«La patente», il tema della maschera in Pirandello 
«La patente» si configura, invece, come un magistrale ritratto di uno dei più originali e paradossali atti di ribellione di un personaggio pirandelliano contro le ingiustizie della società.
In questo lavoro, diventato famoso sul grande schermo grazie all'interpretazione di Totò, per la regia di Luigi Zampa e con la sceneggiatura di Vitaliano Brancati, l’autore siciliano presenta, nello specifico, un tema a lui caro come quello della maschera forzatamente imposta, una maschera che rende impossibile porsi agli altri per ciò che si è realmente e che alterna così gli intrecci relazionali fra gli individui, inquinandoli di pregiudizi e preconcetti.
L'atto unico, tratto dall’omonima novella del 1911 apparsa sul «Corriere della Sera» del 9 agosto di quell’anno e raccolta in volume nel 1915, sempre per i tipi dell’editore Treves di Milano, fu scritta in dialetto siciliano nel 1917 e in lingua italiana tra il dicembre 1917 e il gennaio 1918.
La prima messa in scena, il cui testo fu edito sulla «Rivista d’Italia», si tenne, dopo una prima in dialetto all’Alfieri di Torino, il 19 febbraio 1919 all’Argentina di Roma, con la compagnia di Nino Martoglio e nell'interpretazione di Angelo Musco.
Al centro della scena vi è la figura di Rosario Chiàrchiaro (Gerry Franceschini), un «povero uomo» che costretto nella forma dello jettatore dalla stupidità e dalla cattiveria dei suoi concittadini -come dimostrano gli atteggiamenti superstiziosi dell’usciere Marranca (Igino Portatadino) e le parole commosse della figlia Rosinella (Valentina Brivio)- decide di risolvere il problema chiedendo al Regio Tribunale una «patente» che comprovi la propria «attività» di menagramo. La situazione appare comica, ma il giudice D’Andrea (Davide De Mercato), al quale l'uomo si rivolge, naturalmente non ride. Egli non crede alle dicerie della gente e, compresa la dolorosa condizione di Chiàrchiaro, gli esprime il proprio sentimento di solidarietà, pur rifiutandosi fermamente di concedergli una «patente» che comprovi il suo stato di jettatore. Ma il paradosso conquista la scena fino all’inatteso finale. Ad accompagnare la narrazione, che si chiude con il tipico «riso amaro» di Luigi Pirandello, è il canto del cardellino, l’amato uccellino che rappresenta per il giudice D’Andrea l’unico ricordo della compianta madre e che, con il suo costante cinguettio, è, nell’allestimento di «Culturando», protagonista al pari di Rosario Chiàrchiaro e del Pubblico Ministero.
Nella mattinata di venerdì 13 gennaio, alle ore 10.15, è prevista una prova aperta dello spettacolo riservata alle scuole secondarie di secondo grado del territorio. L’appuntamento, a ingresso gratuito e su invito, sarà seguita da una lezione-dibattito su Luigi Pirandello e sulla sua produzione teatrale, a partire dagli atti unici messi in scena e dal loro confronto con le rispettive novelle. Un'occasione per avvicinare anche ai più giovani al teatro di Luigi Pirandello, un autore che sa parlare il linguaggio della contemporaneità.

Informazioni utili  
«L’uomo dal fiore in bocca – La patente» | due atti unici di Luigi Pirandello, regia di Gerry Franceschini | con Gerry Franceschini, Davide De Mercato, Valentina Brivio e Igino Portatadino. Cinema teatro Manzoni, via Calatafimi, 5 - Busto Arsizio. Quando: venerdì 13 gennaio 2017, alle ore 21 (è prevista una prova aperta, a ingresso gratuito, per le scuole secondarie di secondo grado alle ore 10.15). Ingresso: intero € 20,00, ridotto € 15,00. Orari botteghino: da giovedì 5 gennaio 2017, con i seguenti orari: dal lunedì al venerdì, dalle ore 17 alle ore 19. Informazioni: info@cinemateatromanzoni.it o tel. 0331.677961 (in orario serale e nei giorni di apertura del botteghino); info@associazioneculturando.com o cell. 347.5776656.