giovedì 21 settembre 2017

A Venezia i tesori indiani della collezione Al Thani

Gemme splendenti, pietre preziose, antichi e leggendari gioielli, ma anche creazioni contemporanee: duecentosettanta manufatti e cinque secoli di indiscussa maestria artigiana e di design di estrema raffinatezza, specchio della gloriosa tradizione indiana, sono al centro della mostra che la Fondazione Musei civici di Venezia organizza, negli spazi di Palazzo Ducale, grazie alla collaborazione dello sceicco Hamad bin Abdullah Al Thani, membro della famiglia reale del Qatar, e alla sua raccolta di preziosi. «Tesori dei Moghul e dei maharaja: la collezione Al Thani», questo il titolo della rassegna, presenta circa trecento pezzi selezionati da Amin Jaffer e Gian Carlo Calza, sotto la direzione scientifica di Gabriella Belli, che permettono al visitatore un viaggio dai discendenti di Gengis Khan e Tamerlano ai grandi maharaja.
«Fin dall’antichità -raccontano gli organizzatori- l’India è stata una terra ricca di pietre preziose e patria di una tradizione orafa di estrema raffinatezza. Qui gemme e gioielli sono parte integrante dell’abbigliamento e dello stile di vita quotidiano. L’impareggiabile qualità dei diamanti di Golconda, gli spinelli -pietre preziose simili a rubini- del Badakhshan, le spettacolari tonalità degli zaffiri del Kashmir resero celebre l’Asia meridionale, dove confluivano anche i rubini di Ceylon (l’attuale Sri Lanka) e della Birmania (l’attuale Myanmar), e le perle del Golfo persico. Così quando i Moghul assursero al potere, nel XVI secolo, i loro maestri gioiellieri elevarono l’oreficeria a vera e propria forma d’arte».
In India i gioielli sono molto di più di un semplice ornamento: hanno spesso un carattere propiziatorio e riflettono il rango, la casta, la terra d’origine, lo stato civile o la ricchezza di chi li indossa.
Il punto di partenza storico della mostra, della quale rimarrà documentazione in un catalogo di Skira, è lo stile di corte dei Moghul (1526-1858), la dinastia timuride fondata all’indomani della conquista di gran parte dell’India settentrionale per mano di Babur (1526), che divenne da subito epicentro di uno stile peculiare e che raggiunse il suo massimo splendore durante i regni del quarto e del quinto imperatore Moghul. Il visitatore è condotto ad ammirare, attraverso i tesori della Collezione Al Thani, l’incredibile assortimento di gemme dinastiche a partire da due diamanti universalmente noti: l’Idol’s Eye (Occhio dell’idolo), il più grande diamante blu tagliato del mondo, e l’Arcot II, uno dei due diamanti donati alla regina Charlotte, moglie del re Giorgio III (1738-1820), da Muhammad ‘Ali Wallajah, nawab di Arcot (1717-1795).
Questi due pezzi unici sono esposti insieme a smeraldi e spinelli in parte incisi con i nomi e i titoli dei sovrani che li possedettero.
Punti focali dell’esposizione sono il gusto artistico Moghul e il suo dialogo con la cultura europea, instauratosi a partire dal Rinascimento e incentrato sul reciproco scambio di stili e tecniche. La profondità del legame tra Europa e India è attestata dall’uso frequente nella gioielleria indiana della smaltatura, una tecnica ispirata proprio all’arte delle corti rinascimentali.
La seconda sezione della mostra è dedicata ad alcuni suggestivi esemplari in giada e cristallo di rocca, due materiali molto apprezzati alla corte Moghul. Nella cultura islamica, la giada era considerata una pietra propiziatrice di vittoria e si credeva perfino rivelasse la presenza del veleno e ne contrastasse gli effetti. Tra i pezzi esposti meritano una segnalazione la Coppa per il vino dell’imperatore Jahangir, contenente un’iscrizione in versi in lingua persiana e la titolatura del monarca e il pugnale di Shah Jahan (1620-1625), un capolavoro dell’arte di corte Moghul, che riporta iscritti sulla lama i titoli dell’imperatore.
L’esposizione continua con alcuni oggetti caratterizzati da una raffinata decorazione a smalto policromo e dall’uso del kundan una tecnica che consente di montare le gemme con l’oro senza il ricorso a griffe ma semplicemente avvolgendo il castone con lamine malleabili di oro puro che sviluppano un legame molecolare intorno alla pietra. Tra questi spiccano lo splendido set da scrittoio con portapenne e calamaio (Deccan o India settentrionale, 1575- 1600), realizzato in oro massiccio tempestato di pietre preziose, e la superba collezione di oggetti a smalto verde con gemme incastonate, datati al XVIII secolo, opera delle botteghe di Hyderabad.
Altra meraviglia di questa sezione è l’ornamento del trono di Tipu Sultan a forma di testa di tigre, realizzato in occasione della sua ascesa al potere. In oro tempestato di gemme, il trono fu smembrato dopo l’uccisione di Tipu e la conquista di Seringapatam da parte delle forze britanniche nel 1799. Alcune parti del trono entrarono nella collezione della famiglia reale britannica, mentre altre, tra cui questo oggetto, sono state ritrovate solo di recente.
Incentrata su ornamenti e simboli del potere, la quarta sezione propone un repertorio di manufatti straordinari che copre un arco cronologico che spazia dal XVII al XX secolo. Tra di essi è possibile ammirare una splendida collezione di collier di diamanti e altri oggetti preziosi come la spada del nizam di Hyderabad e il favoloso baldacchino che faceva parte del tappeto di perle di Baroda, commissionato dal maharaja Khanderao Gaekwad tra il 1865 e il 1870. Quest’ultimo oggetto era stato confezionato con l’idea di collocarlo all’interno della tomba del profeta Maometto a Medina, ma il dono non partì mai per la sua destinazione. La seta che riveste la pelle di cervo è riccamente decorata in argento, oro, vetro colorato, diamanti, rubini, zaffiri, smeraldi e circa 950.000 perle.
La mostra presenta, quindi, una sezione dedicata all’Europa con gioielli realizzati da prestigiose maison occidentali su richiesta dei principi indiani.
Tra tutte spicca Cartier, autrice di un girocollo di rubini disegnato per una delle mogli del maharaja Bhupinder di Patiala, oltre che di due opere per il maharaja Digvijaysinhji, successore del maharaja Ranjitsinhji di Nawanagar: il meraviglioso Occhio della tigre, un diamante color oro montato a ornamento per turbante, e una splendida collana déco impreziosita dai rubini. In questa sezione incanterà i visitatori anche la sublime piuma di pavone in smalto creata da Mellerio detto Meller (Parigi 1905) e acquistata dal maharaja Jagatjit Singh di Kapurthala.
La mostra getta, infine, un occhio alla creatività contemporanea presentando i lavori che Viren Bhagat crea nel suo laboratorio di Bombay, coniugando materiali e tecniche moderne con forme e motivi decorativi antichissimi. Un viaggio, dunque, da mille e una notte attraverso cinquecento anni di maestria artigiana e di rara bellezza attende il visitatore della mostra veneziana, che permetterà di immergersi tra i colori e le suggestioni di un Paese che ha regalato al mondo della gioielleria inestimabili tesori.

Didascalie delle immagini
[Fig. 1] Collana di rubini di Nawanagar Cartier, 1937. Platino, rubini, diamanti, h. 20,5 cm, largh. 19,5 cm. The Al Thani Collection, [fig. 2] Aigrette Mellerio dits Meller, Parigi, 1905. Oro, platino, diamanti, fondo a smalto, h. 15,5 cm, largh. 6 cm. The Al Thani Collection; [fig. 3] Diffusore per l’acqua di rose India settentrionale, 1675-1725. Oro, rubini, smeraldi, perle,  h. 25,5 cm, diam. 10,3 cm. Iscrizione in persiano sulla base: 64 tola 4 masha / 64 tola 2 masha. The Al Thani Collection; [fig. 4] Elemento decorativo dal trono di Tipu Sultan Mysore, 1787-1793 circa; plinto 1800 c.. Oro, diamanti, rubini, smeraldi, lacca. Plinto: marmo nero, metallo dorato, h. 17,1 cm /Elemento decorativo h. 6,8 cm, largh. 5,4 cm, sp. 5,5 cm. Plinto h. 10,3 cm, largh. 10 cm, sp. 10 cm. The Al Thani Collection

Informazioni utili 
 «Tesori dei Moghul e dei maharaja: la collezione Al Thani». Palazzo Ducale, San Marco, 1 - Venezia. Orari: fino al 31 ottobre 2017, dalle ore 8.30 alle ore 19.00; dal 1° novembre, dalle ore 8.30 alle ore 17.30 (la biglietteria chiude un’ora prima). Ingresso: intero € 20,00, ridotto € 13,00 (ragazzi da 6 a 14 anni; studenti dai 15 ai 25 anni; accompagnatori (max. 2) di gruppi di almeno 15 ragazzi o studenti; visitatori oltre 65 anni; personale del Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo (MiBACT); titolari di Carta Rolling Venice; Soci Fai. Informazioni:call center 848082000 (dall’Italia); +3904142730892 (dall’estero); info@fmcvenezia.it. Sito internet:  palazzoducale.visitmuve.it. Fino al 3 gennaio 2018. 

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