Quattro capitoli di un unico viaggio alla scoperta del libro d’artista: si presenta così la mostra che la Fondazione Tito Balestra Onlus presenta negli spazi del Castello Malatestiano di Longiano. Pierre Bonnard, Raoul Dufy, Louis Marcouissis e Ossip Zadkine sono gli incisori selezionati per questo percorso, a cura di Giuseppe Appella, che vuole raccontare come la stagione creativa che ha aperto il XX secolo o lo ha attraversato si è approcciata a quella particolare forma d’arte nella quale segni e figure appaiono distribuiti a fianco delle parole.
Pierre Bonnard è presente in mostra con il romanzo di Octave Mirbeau (Trévières,1848 – Parigi, 1917), «Dingo», illustrato con cinquantacinque incisioni originali stampate dalla Ambroise Vollard Éditeur. Il grande mercante francese, che aveva saputo scegliersi gli artisti adatti al suo temperamento sensibile, raffinato e aperto a tutte le avventure estetiche, anche questa volta ha colto nel segno.
Il libro di Mirbeau, che seppellisce l’idea del vecchio romanzo legato a situazioni realistiche, si affida alla fantasia e mette in campo lo stesso autore, la sua attività di scrittore, la sua automobile Charron, il suo cane Dingo.
Bonnard affronta il libro di Mirbeau all’età di 58 anni, avendo alle spalle una lunga militanza nell’arte popolare e artigianale, fatta di mobili, ventagli, paraventi, ceramiche, scenari teatrali, e una accalorata frequentazione degli amici autodefinitisi Nabis, le cui prime prove furono viste al Salon des Indìpendants: parliamo di Denis, Sàrusier, Ibels, Ranson, Vuillard, Roussel, Vallotton e Maillol.
Bonnard si distingue subito, non solo per l’altezza, la magrezza e la poca espansività. Ranson gli dà un soprannome: Nabi japonarda, quasi a voler sottolineare l’audacia e la modestia ma anche la sottile tenerezza della sua pittura, lo stupore nell’esplorazione e nella trasfigurazione di vicinanze sconosciute: un semplice canestro di frutta, un cane, un bambino, la donna, un giardino, il bagno, la sala da pranzo. Tutto ciò che esprime disagio, avvilimento, emarginazione, lo attrae ed esalta il senso dell’incertezza, la passione per una animalità quasi primitiva, proprio quella che individua in Dingo e cerca di trasmettere attraverso un segno che scava nella verità del suo amico animale mentre supera ogni difficoltà tecnica che l’incisione gli mette davanti.
Raoul Dufy è, invece, presente in mostra con il libro «Aphorismes et Variétés» di Brillat-Savarin, autore considerato una sorta di «apostolo della gastronomia», che fu stampato in duecento copie su carta «Vélin de Rives».
L’esemplare esposto è il numero trentadue, destinato a monsieur Lionel de Taste.
Pur apparso in un periodo di ristrettezze e privazioni, come fu quello della guerra, il testo mira a glorificare le virtù della cucina francese attraverso testi come «L’omelette du Curé», «Les oeufs au jus», «Le plat d’anguille», «L’asperge», «Le poularde de Bresse» e «De la fondue», abbinati a commenti grafici di Dufy, intitolati «La Salle à manger du Curé», «La Boucherie», «Pêche en mer», «Le magasin de comestibles», «Le Paradis Terrestre».
Dufy non si preoccupa della ricostruzione storica e neppure dell’esattezza documentaria o della fedeltà ai testi. Per il piacere degli occhi e dello spirito, la sua evocazione libera e poetica esalta il godimento dei sensi, la gioia del palato, che la fisiologia del gusto elargisce a piene mani.
L’esposizione propone, poi, un confronto con il volume «Planches de Salut» di Louis Marcoussis, stampato da Roger Lacouriere in sessanta esemplari, che contiene incisioni all'acquaforte e al bulino realizzate da Louis Marcoussis per illustrare le poesie di Apollinaire, Baudelaire, Rimbaud, Holderlin, Shakespeare, Dostoyewski, Tzara, De Nerval e Jouhandeau.
A chiudere la mostra è, invece, l’omaggio a Ossip Zadkine che illustrò con dieci acqueforti il libro «Sept Calligrammes» di Guillaume Apollinaire. Qui segno e parola uniscono le forze per rendere la tenerezza dei ripetuti sguardi distesi sul corpo umano, contraddicendo le abitudini cubiste portate a distruggerne o a negarne la bellezza. Eleganza di gesti e di profili muove le figure femminili che definiscono, ancora una volta, i fattori che compongono la forma: la curva sostituisce la linea retta, la cavità le sporgenze, la luce l'ombra, fino a scavare ampie aperture nella massa compatta, a sovrapporre piani che alimentano molteplici punti di vista.
Scriveva Apollinaire, e Zadkine lo conferma con le sue immagini: «Per me un calligramma è un insieme di segno, disegno e pensiero. Esso rappresenta la via più corta per esprimere un concetto in termini materiali e per costringere l'occhio ad accettare una visione globale della parola scritta». Una bella riflessione, questa, che potrebbe fare da filo conduttore a tutta la mostra, nata dalla collaborazione con il Museo internazionale della grafica di Castronuovo di Sant'Andrea (Potenza) e che vede il patrocinio, tra gli altri, dell’Istituto per i beni artistici, culturali e naturali della Regione Emilia-Romagna.
Informazioni utili
«Il libro d'artista, ovvero l'arte del libro. Quattro capolavori con incisioni di Pierre Bonnard, Raoul Dufy, Louis Marcouissis, Ossip Zadkine». Galleria d'arte moderna e contemporanea - Castello Malatestiano, piazza Malatestiana, 1 - 47020 Longiano (FC).Orari: dal martedì alla domenica e festivi, ore 10.00-12.00 e ore 15.00-19.00. Ingresso: intero € 7,00, ridotto € 5,00 (over 65 anni, docenti, gruppi 10 persone min., convenzioni), ridotto speciale € 3,00, gratuito per under 13 anni accompagnati, disabili e accompagnatori, giornalisti, residenti nel Comune di Longiano; FTB card € 15,00 (ingresso per un anno alle mostre e alle collezioni). Informazioni: tel. 0547.665850|665420. Sito internet: www.fondazionetitobalestra.org. Fino al 31 gennaio 2018
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