sabato 4 maggio 2019

«Segni esemplari», Bodoni e il suo «Manuale tipografico»

«Io vivo sempre segregato dal gran mondo, e procuro ultimare il mio Manuale tipografico che da quarant’anni mi tiene occupatissimo, e sia certo che Ella ne avrà copia qualora sarà a laudevol termine ridotto». Era il 28 dicembre 1800 quando Giambattista Bodoni (Saluzzo, 26 febbraio 1740 – Parma, 30 novembre 1813) scriveva ad Andrés Franco Castellanos promettendogli una copia del suo «Manuale tipografico».
L’opera avrebbe in realtà visto la luce solo una ventina di anni dopo, nel 1818, pubblicata postuma dalla vedova dello studioso, Margherita, con l’intento di portare a termine quello che era stato un progetto lungamente pensato, e infine, avviato dal marito.
Al suo interno è contenuta una collezione di 665 alfabeti diversi e una serie di circa 1300 fregi, oltre a una prefazione nella quale Giambattista Bodoni espone alcuni criteri di metodo legati al suo modo di operare: «tanto più bello sarà un carattere -scrive per esempio-quanto più avrà regolarità, nettezza, buon gusto e grazia».
Questa raccolta, della quale si è appena festeggiato il bicentenario dalla pubblicazione, è al centro della mostra «Segni esemplari», promossa dal Museo bodoniano al Palazzo della Pilotta di Parma, con la curatela di Silvana Amato, che si è avvalsa per l’occasione dell’ausilio di Grazia Maria De Rubeis e Caterina Silva.
Il «Manuale tipografico» del 1818, a dispetto del titolo, non appartiene né all’ambito dei compendi né a quello dei campionari. Ci troviamo piuttosto di fronte a un orgoglioso e monumentale riepilogo con cui Giambattista Bodoni voleva mettere nero su bianco, fissando nel tempo, la sua attività. L’incisore e tipografo di Saluzzo non era, in realtà, nuovo alla pubblicazione di una raccolta di caratteri. Già nel 1788 aveva, infatti, dato alle stampe un «Manuale tipografico», in questo caso privo di prefazione e di testo esplicativo.
Evidentemente, lo studioso -racconta Silvana Amato- aveva mutuato il termine dal piccolo manuale tecnico di Pierre-Simon Fournier, il «Manuel typographique» del 1764, ma i «due volumi esprimevano, seppur con lo stesso titolo, due oggetti con funzione diversa. Quello di Fournier, in effetti, era un vero manuale nel senso di strumento divulgativo di descrizione degli elementi essenziali di una pratica complessa, dall’incisione dei punzoni all’impressione delle matrici e alla fusione dei caratteri mobili. Quello di Bodoni era, invece, un campionario di caratteri e ornamenti da lui realizzati».
Accanto ai due volumi di Giambattista Bodoni, ai suoi punzoni, alle sue matrici e agli studi manoscritti, la mostra alla Pilotta presenta anche alcuni manuali e campionari di caratteri realizzati da altri autori prima e dopo il 1818, con l’intento di raccontare in maniera più che esaustiva la scrittura alfabetica nella sua forma tipografica.
L’esposizione, il cui progetto grafico è curato da Rosanna Lama e Nicolò Mingolini, si apre, poi, anche al contemporaneo, presentando il lavoro di un selezionato gruppo di grafici internazionali. Si tratta di «testimonianze visive– racconta ancora Silvana Amato- che ci permettono di rintracciare, attraverso l’evoluzione della forma dei caratteri, lo svolgersi stesso della nostra storia, e di sfruttare l’occasione per avviare nuovi discorsi critici intorno al tema della scrittura come strumento di conoscenza».
Un omaggio, dunque, di grande interesse quello che il Palazzo della Pilotta fa a Giambattista Bodoni, uno dei più grandi innovatori della stampa tipografica, pioniere, insieme al collega francese Didot, dei cosiddetti caratteri tipografici moderni, e narratore con il suo «Manuale» della storia e della tecnica di un'arte antica, fondamentale per lo sviluppo dell'editoria.

Didascalie delle immagini
[Fig. 1] Minuta autografa di lettera del 29 dicembre 1800 ad Andrés Franco Castellanos; [fig. 2] Lettera theta dell’alfabeto greco che appartiene ai cosiddetti caratteri “esotici” disegnati da Giambattista Bodoni è tratta dalla pagina 42 del secondo volume del «Manuale tipografico» del 1818; [fig. 3] Manifesto realizzato per la mostra dal grafico inglese Patrick Thomas che illustra su un muro uno dei primi principi acquisiti quando era studente: la crenatura (ovvero lo spazio bianco tra le lettere) si controlla meglio se il testo è rovesciato

Informazioni utili 
«Segni esemplari». Palazzo della Pilotta - Galleria Petitot della Biblioteca Palatina, - Parma. Orari: dal lunedì al giovedì, dalle ore 9.00 alle ore 18.00, il venerdì e il sabato, dalle ore 9.00 alle ore 13.00. Ingresso: € 3,00. Informazioni: info@museobodoniano. Sito internet: www.museobodoniano.it. Fino al 18 maggio 2019

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