venerdì 10 maggio 2019

Un «tesoro ritrovato» al Musec di Lugano: in mostra nuove sculture della collezione Brignoni

Era il 1984 quando, grazie a una donazione di arte etnica di proprietà di Serge Brignoni, la Municipalità di Lugano decideva di inaugurare il Museo delle Culture.
La sede prescelta per ospitare questa nuova realtà fu l’Heleneum, una bella villa neoclassicheggiante in riva al lago, giusto all’inizio del sentiero che da Castagnola porta all’antico abitato di Gandria.
Cinque anni dopo, il 23 settembre 1989, il museo apriva i battenti.
Al suo interno si muovevano due differenti ideologie gestionali: Serge Brignoni, appassionato dell’art nègre con Giacometti e Miró, voleva dimostrare come le opere esposte fossero parte delle fonti che avevano rinnovato i linguaggi artistici del Novecento; i giovani studiosi che la Municipalità di Lugano aveva coinvolto nel progetto intendevano costruire principalmente un centro di competenza che si occupasse delle culture e delle società non occidentali.
I risultati dei primi anni di gestione della neonata organizzazione dimostrarono che ambedue le prospettive erano probabilmente troppo ambiziose per la realtà socio-culturale e per gli interessi locali di allora. Il museo finì per chiudere i battenti.
Solo nel 2005 la Municipalità di Lugano decise di ridare nuova linfa a quella realtà, tanto da trovargli due anni fa, nella primavera del 2017, anche una nuova sede negli spazi di Villa Malpensata.
Sin dalla riapertura il Museo delle Culture aveva un sogno: riunire l’intera collezione di Serge Brignoni. Delle originali ottocento opere che il collezionista aveva immaginato di donare a Lugano ne era arrivate 541 al momento dell’inaugurazione e altre 127 negli anni successivi.
Una parte abbastanza importante della raccolta era rimasta nella casa bernese di Brugnoni o era stata venduta o destinata altrove.
Il più importante dei nuclei non giunto a Lugano era stato donato, alla fine del 1998, al Kunstmuseum Bern che, a sua volta, poco tempo dopo, aveva deciso di depositarlo al Musée d’ethnographie di Neuchâtel.
Queste opere, in tutto venticinque, sono state da poco acquisite dal Museo delle Culture, dopo una trattativa con Berna iniziata dalla Fondazione Culture e Musei due anni fa, al tempo del passaggio del Musec a Villa Malpensata. Il Museo di Neuchâtel ha, infatti, riconosciuto Lugano come la sede migliore per ospitare anche quella parte della raccolta di Brignoni.
Le opere acquisite dal museo luganese diretto da Francesco Paolo Campione sono soprattutto sculture di legno provenienti dall’Indonesia, dall’Oceania e dall’Africa, che fanno sì che oggi il Musec abbia la più rilevante collezione al mondo di grandi sculture di legno del Borneo.
La nuova acquisizione è attualmente al centro di una mostra, aperta fino al prossimo 10 novembre, nello «Spazio Cielo» di Villa Malpensata nell’ambito delle «anteprime» organizzate in vista dell’inaugurazione ufficiale del “nuovo” Musec, fissata per l’aprile del 2019.
L’allestimento è particolare: le opere sono esposte come se fossero state appena disimballate e, per questo, accanto a ognuna di esse vi è una lunga descrizione. «Abbiamo immaginato -raccontano dal museo- il titolo della scheda per suggerire l’emozione di chi, dell’opera, percepisce prima di tutto un valore unitario. Il contenuto della scheda è stato, invece, immaginato per condurre per mano il visitatore alla scoperta di alcuni valori remoti dell’opera d’arte, quelli espressi dall’originario creatore e dal contesto culturale».
Tra i pezzi esposti è possibile ammirare una scultura balinese di legno nobile interamente rivestita di antiche monete forate al centro, raffigurante la divinità Sri Sedana, la cui immagine è associata alla ricchezza materiale e al sostentamento.
 Ci sono, poi, interessanti testimonianze di vari popoli locali: gli Abelam con una maschera di fibra vegetale, gli Asmat e i Toraja con la raffigurazione di un corpo finemente intarsiato con motivi geometrici a rilievo.
Merita, infine, una segnalazione il palo cerimoniale (sapundu) originario dell’isola del Borneo, realizzato nel XIX secolo, che veniva impiegato dal popolo Ngaju nelle feste di “seconda sepoltura” per immolare i bufali in onore dei defunti.
Un percorso, dunque, curioso e interessante quello proposto dal Musec, con l’intento anche di ricreare una gioia, quella di chi è riuscito a ottenere per Lugano questa raccolta e quella di Serge Brignoni, che con questi pezzi, espressioni creative di alto grado, è riuscito anche a trasmetterci le sue aspirazioni e gli ideali di un’intera generazione di artisti alla ricerca di una fuga dal realismo figurativo che aveva condizionato secoli di arte europea.

Didascalie delle immagini
[Fig. 1] cultura balinese di legno nobile interamente rivestita di antiche monete forate al centro. Raffigura la divinità Sri Sedana, la cui immagine è associata alla ricchezza materiale e al sostentamento. [Indonesia, Bali, XIX - inizio del XX secolo. Collezione Brignoni]. ©2019 MUSEC, Lugano; [fig. 2] Parte alta di un palo cerimoniale (sapundu) originario dell’isola del Borneo. Era impiegato dal popolo Ngaju nelle feste di “seconda sepoltura” per immolare i bufali in onore dei defunti. [Indonesia, Borneo, XIX secolo. Collezione Brignoni]. ©2019 MUSEC, Lugano; [fig. 3] cultura raffigurante un antenato del popolo Asmat. [Indonesia, Papua, XX secolo. Collezione Brignoni]. ©2019 MUSEC, Lugano; [fig. 4] Grande maschera di fibra vegetale intessuta, raffigurante un antenato del popolo Abelam. [Nuova Guinea, Maprik, XX secolo. Collezione Brignoni]. ©2019 MUSEC, Lugano.

Informazioni utili 
«Un tesoro ritrovato. Nuove opere della Collezione Brignoni». MUSEC, Villa Malpensata, Riva Caccia 5 / Via Mazzini 5 – Lugano (Svizzera). Orari: tutti i giorni, dalle ore 14.00 alle ore 18.00, martedì chiuso. Ingresso: Chf 5.-. Informazioni: +41 (0)58 866 6964. Sito internet: https://www.mcl.lugano.ch/. Fino al 16 giugno 2019. Prorogata fino al 10 novembre 2019.

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