lunedì 17 maggio 2021

Da Photology una mostra on-line su Gianfranco Gorgoni, il fotografo della Land art

Ha fotografato buona parte dell’arte del secondo Novecento. Ci ha lasciato scatti memorabili di Jean-Michel Basquiat, Andy Warhol, Roy Lichtenstein, Keith Haring e John Chamberlain. Gianfranco Gorgoni (Roma, 24 dicembre 1941 – New York, 11 settembre 2019), fotografo abruzzese scomparso prematuramente nel settembre 2019, è al centro della nuova mostra virtuale di Photology, galleria che lo scorso 2 settembre, in risposta alla pandemia da Covid, che rende sempre più difficile la programmazione nei luoghi della cultura, ha lanciato la sua nuova piattaforma 3D, con un sistema di navigazione semplice e intuitivo che permette agli utenti di muoversi all’interno di uno spazio virtuale, ma allo stesso tempo del tutto realistico. I lavori esposti nei virtual tour di Photology possono essere ingranditi, guardati nei dettagli e visti da varie angolazioni; i testi, i contributi video e gli apparati informativi sono inseriti nel contesto espositivo per una omogeneità di informazione.
«Gorgoni Art U.S.A.»
, questo il titolo della nuova esposizione, è un doveroso omaggio a Gianfranco Gorgoni, artista del quale ricorre quest’anno l’ottantesimo anniversario della nascita e che nel corso del 2021 sarà celebrato dal Nevada Museum of Art con un focus sulle sue opere legate alla Land Art, al centro nel 2019/2020 anche del progetto «Photology Air», il primo parco per l’arte contemporanea fotografica in Sicilia, aperto nel 2018 a Noto all’interno della Tenuta Busulmone.
Nato a Roma nel 1941 nel 1986, all’età di ventisette anni, Gianfranco Gorgoni si trasferisce negli Stati Uniti, a New York, e da qui inizia, immortalando sulla pellicola gli spettacoli dei teatri sperimentali contemporanei come l’Open Theatre e il Living Theatre, il suo «corpo a corpo» col mondo della fotografia, con particolare attenzione alle nuove dinamiche sociali americane legate al mondo dei giovani e dell’arte.
Autore di immagini memorabili, la sua attività di foto-giornalista internazionale lo porta a lavorare nelle aree più a rischio del mondo: Iran, Iraq, Nicaragua, Libano, Pakistan, India, Afghanistan, Isole Faulkland, Giappone e Cina. Collabora con diversi magazine internazionali, quali «L’Espresso», il «New York Times», «Life», «Newsweek», che ne hanno riconosciuto l’unicità delle sue fotografie, capaci di immortalare le figure più rappresentative del secolo scorso, dal presidente Jmmy Carter a papa Karol Wojtyla, da Fidel Castro a Salvador Allende.
Nel 1969 Gianfranco Gorgoni attraversa l’America coast-to-coast a bordo di una vecchia Pontiac acquistata per 99 dollari e realizza un reportage sulle comuni hippies. Sulla via del ritorno decide di fermarsi a Woodstock in occasione del concerto rock più famoso della storia. Lì scatta, sul palco, delle foto indimenticabili, come quella a Jimi Hendrix, che finiscono sul mensile tedesco «Twen» e su «L’Espresso».
Importantissimo nella sua vita è l’incontro con il gallerista newyorkese Leo Castelli, che gli permette di conoscere e lavorare con gli artisti americani più importanti del XX secolo, come Andy Warhol, Richard Serra, Keith Haring, Robert Rauschenberg e James Rosenquist.
Leo Castelli affianca Gianfranco Gorgoni anche nel suo progetto sulla nuova avanguardia, che lo porterà a diventare il principale testimone del movimento della Land Art negli sconfinati paesaggi dei deserti non antropizzati americani, espressione del disagio degli artisti nei confronti dell’artificialità e della commercializzazione dell’arte, nonché dell’esigenza rivoluzionaria verso una nuova forma d’arte che porta alla scoperta e all’accettazione del non possesso dell’opera prodotta.
Nel 1976 fonda con altri fotografi l’Agenzia Contact, mentre nel 1985 esce il suo libro «Cuba Mi Amor», con una prefazione scritta da Gabriel Garcia Marquez e un testo di Fidel Castro.
A partire dalla fine degli anni Sessanta, Gianfranco Gorgoni immortala i principali artisti della Land Art anche durante l’esecuzione delle loro stesse opere, da Christo a Walter De Maria, da Michael Heizer a Nancy Holt, da Richard Serra a Robert Smithson. La progettazione di lavori monumentali in territori aperti e solitari, idealmente visibili dallo spazio, è spesso realizzata a quattro mani con il fotografo abruzzese, proprio per poter costruire nel modo più efficace possibile una «memoria» fotografica, l’unica traccia concreta di quei lavori performativi effimeri.
Non si può dimenticare in anni più recenti la collaborazione con Ugo Rondinone e altri giovani artisti che rendono Gianfranco Gorgoni una vera e propria icona fotografica della storia dell’arte contemporanea della seconda metà del Novecento.
A questi maestri della Land Art americana, sono dedicate due sezioni della mostra «Gorgoni Art U.S.A.». In particolare, «Special Outdoor Editions» è frutto di un lavoro di ricerca da parte del fotografo abruzzese nel campo dei materiali anti-UV in alta definizione e stampati direttamente su D-Bond. Queste opere dal valore scultoreo per peso e dimensioni possono, quindi, essere esposte, una volta acquisite, anche all’aperto in condizioni metereologiche estreme.
Tra le opere in mostra ci sono quelle dedicate alla celebre «Spiral Jetty» di Robert Smithson, alla «Seven Magic Mountains» di Ugo Rondinone e alla nota «Running Fence» di Christo, una recinzione continua, tesa da Est a Ovest per quasi quaranta chilometri tra alcuni declivi della campagna californiana, a nord di San Francisco.
Nota di pregio va, poi, riservata alla sezione della mostra intitolata «Vintage Prints», che allinea una selezione di stampe uniche e realizzate da Gianfranco Gorgoni al momento dello sviluppo dei negativi in bianco e nero: dalla celebre foto che immortala Keith Haring nell’atto di scavalcare una rete metallica di fronte al Queens Bridge (1985) a quella di Richard Serra che lavora nel magazzino newyorkese di Leo Castelli (1970), senza dimenticare l’immagine di Robert Rauschenberg rilassato nella piscina della casa di Le Corbusier’s (Hamedabad, India 1975) o quella di Andy Warhol sul suo letto o, ancora, la serie «Land Art – Michael Heizer ‘Motorcycle drawing’ Dry Lake» (Nevada 1970), composta da sei fotografie. Il tutto potrà essere visto fino al prossimo 31 maggio

Didascalie delle immagini
[Fig. 1] Gianfranco Gorgoni - Ugo Rondinone, Seven Magic Mountains - Sunrise 2016, dry Lake, Nevada 2016-18; [fig. 2] Gianfranco Gorgoni - Ugo Rondinone, Seven Magic Mountains, 2016; [fig. 3] Gianfranco Gorgoni, Jean-Michel Basquiat,  NYC 1983; [fig. 4]  Gianfranco Gorgoni, Andy Warhol on his bed, NYC 1971; [fig. 5] Gianfranco Gorgoni - Christo _ Jeanne Claude, Surrounded Island 1983, Portrait, Biscayne Bay, Miami, Florida, 1983-2018; [fig. 6] Gianfranco Gorgoni, Richard Serra working at Castelli warehouse in Harlem preparing a show for Leo, NYC 1970

Informazioni utili

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