lunedì 15 marzo 2021

Una nuova sede in Salento per la Red Lab Gallery. In estate una mostra di Ulderico Tramacere

Raddoppia i suoi spazi la Red Lab Gallery, realtà attiva a Milano, in via Salari, dal 2018. Mentre all’ombra della Madonnina ci si stava preparando all'allestimento della mostra «Nebulosa 11. Beside Walden» di Dacia Manto (attualmente la Lombardia è in zona rossa), Lucia Pezzulla ha deciso di aprire una nuova sede nel cuore del Salento, a Lecce, sua città di origine.
«Credo che in questo momento storico, dove le restrizioni imposte per contenere la diffusione del Covid-19 hanno impedito l’accesso a luoghi tradizionali pensati per l’arte e la cultura, sia necessario - racconta la gallerista - cambiare nuovamente le regole del gioco, sparigliare idee e convenzioni e proporre format espositivi innovativi, in grado di arrivare e sensibilizzare un pubblico sempre più vasto».
Da questa considerazione è nata l’idea di implementare l'offerta espositiva, accostando alla sede di Milano uno spazio-laboratorio a Lecce, in via Bonaventura Mazzarella 18, in cui, di volta in volta, autori differenti trascorreranno un periodo di residenza, al termine del quale organizzeranno una mostra che sarà presentata come risultato del lavoro svolto sul territorio.
Il primo progetto, per la curatela artistica di Giovanna Gammarota, avrà per protagonista il fotografo Ulderico Tramacere (Lecce, 1975), artista intimamente legato al Salento, che in passato, nella primavera del 2019, ha proposto nella sede milanese di Red Lab Gallery la mostra fotografica «Nylon», presentata nel gennaio dello scorso anno anche alla Bocconi, negli spazi di via Sarfatti 25, per iniziativa di Mia Photo Fair, in collaborazione con la A100 Gallery di Galatina, diretta da Nunzia Perrone.
Con questo progetto, che nel 2018 si è aggiudicato il Premio Ram Sarteano, il fotografo salentino ha presentato una selezione di scatti in bianco e nero che documentano, rinunciando però al mero taglio reportagistico, le operazioni di espianto degli ulivi in Salento, nell’agro di Melendugno, a causa del progetto Tap, il gasdotto trans Adriatico che si snoda per trentatré chilometri nel territorio italiano e che ha suscitato grandi polemiche (anche a livello politico).
Ulderico Tramacere ha, dunque, liberato le immagini dalla propria contingenza e le ha inserite in una visione lirica, metafora di una natura svilita e manipolata, raccontando il momento in cui gli ulivi, con chiome coperte da teli di plastica e radici avvolte in sacchi di juta, lasciano la terra, apparendo enormi arti recisi.
Il risultato del progetto è ben descritto da Gigliola Foschi, parte del comitato di Mia Photo Fair: queste fotografie – ha raccontato la storica e critica della fotografia - «compongono una sorta di inquietante e affascinante danza macabra; ci fanno avvertire il grido di dolore di una natura sempre più dominata dall’uomo ma, al contempo, ne fanno emergere la forza arcaica».
«Nylon» concludeva la trilogia «Film plastici», nata con precisi obiettivi etici e con l’intento di riflettere sull’opacità dell’informazione, che nel 2016 ha dato vita ai progetti «Cellophane», sul dramma dei migranti alla frontiera greco-macedone, e «Pluriball», sulle devastazioni del terremoto nell’Italia centrale.
Ulderico Tramacere, che per sua stessa ammissione impiega nella fotografia la stessa dedizione che avrebbe avuto nel fare il pilota, il pompiere, il palombaro, l'inventore, il poeta o il pittore, precisa: «faccio fotografie e non voglio informare. Mi piace invece pensare che le mie immagini creino, stimolando il desiderio dell'informazione».
Nell’ambito della residenza, che si chiuderà con una mostra programmata per l'inizio dell'estate, l'artista intende porsi all’ascolto della terra che lo circonda ritrovando le inquietudini e i nessi che legano indissolubilmente territori e individui, i quali si amalgamano in un coagulo di umori e respiri troppo spesso rassegnati dinanzi al destino.
«La pietas che Tramacere prova - afferma la curatrice Giovanna Gammarota - per il proprio territorio flagellato, come un novello Cristo, e i corpi di coloro che si addensano lungo i confini di un’Europa sempre meno propensa ad accoglierli, è la base dalla quale egli parte per creare un corale di immagini cantato da più voci che solo apparentemente sembrano contrastare tra loro ma che, invece, si completano».
Il cellophan, il nylon o il pluriball, materiali sui quali Tramacere lavora da tempo, proprio attraverso la nuova residenza creata da Red Lab Gallery, troveranno la loro piena realizzazione divenendo, come sottolinea lo stesso artista, «drammatici Sudari che avvolgono la storia di un intero Paese […] sipari interposti tra lo sguardo e il mondo […] paesaggi surreali irrimediabilmente mutati», per dare, infine, vita a quelle immagini che «stimolano il desiderio di informazione».

Didascalie delle immagini
[Fig. 1] Red Lab Gallery, Lecce. Interno; [fig. 2] Red Lab Gallery, Lecce. Esterno; [fig. 3] Ulderico Tramacere, serie Nylon, 2017; [fig. 4]  Ulderico Tramacere, serie Cellophan, 2016

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