In questo solco si muove anche l’ultimo lavoro dello scultore pugliese di nascita e torinese d’adozione: il gruppo scultoreo «Anatomia umana», un regalo della galleria Mazzoleni alla sua città, Torino.
Il lavoro è composto da una coppia di grandi sculture verticali in acciaio inox (altezza 5,20 - 5,50 metri, larghezza della base circa 3,6 metri), simili fra loro ma con sviluppi formali diversi, appositamente studiate e realizzate per instaurare un dialogo con lo spazio urbano circostante.
Nei giorni scorsi, le due strutture verticali sono state incardinate al suolo, senza piedestallo, una di fronte all’altra in posizione leggermente asimmetrica, nello spazio pedonale lastricato in pietra, contornato da due bande erbose, in corso Galileo Ferraris, all' incrocio con via Cernaia. L’essenzialità enigmatica e minimale delle forme scultoree si impone, dunque, in uno degli incroci cardine della viabilità torinese, di fronte al Mastio della Cittadella, maestosa fortezza militare, rimando all’illustre passato di capitale della città di Torino.
Le sculture acquistano, inoltre, uno specifico senso urbanistico e diventano segni plastici che valorizzano esteticamente l’inizio della lunga prospettiva dove svetta sullo sfondo il monumento a Vittorio Emanuele II.
La dimensione degli spazi concavi interni delle opere, in contrapposizione alle superfici convesse esterne, si impone come protagonista e si inserisce all’interno di una dinamica dove l’alternanza tra vuoto e pieno viene scandita dal nostro immaginario.
L’artista, in una sapiente retorica concettuale, sperimenta geometrismo e volumi, giungendo a una frontiera labile dove svanisce l’intervento umano e prosegue quello della natura, dando nascita a nuove forme, nuove anatomie, delle sorte di calotte craniche, la cui compattezza è attraversata da profonde saldature.
«Le saldature – racconta Francesco Poli - diventano un analogo delle strutture ossee con scansioni e connessioni di armonica simmetria: le curvature hanno una tensione adeguata; le superfici fredde sono allo stesso tempo cariche di una particolare energia; le convessità esterne danno forza di suggestione alle cavità interne».
«Questo recente mio lavoro scultoreo in cui volutamente risaltano due enormi fori sagomati a forma di calotta cranica, sono – a mio modo di vedere – la traduzione plastica di concetti come materia, peso, forma, vuoto che ho sempre indagato nel mio fare scultura - racconta Salvatore Astore -. Il tentativo di mettere in relazione la parte con il tutto, la forma visibile delle cose con l’aspetto immateriale della conoscenza, così come l’urgenza di ricercare l’organicità della forma, è il mio modo di proseguire la ricerca sull’uomo e sul rapporto fra l’uomo e il mondo. In questo, «Anatomia umana», è sicuramente un omaggio personale al grande genio del Rinascimento, l’artista che, più di ogni altro, ha messo l’uomo in relazione alla conoscenza». Leonardo e i suoi disegni anatomici sono, dunque, ancora il modello di Salvatore Astore, il faro luminoso di un’arte dalla sapiente retorica concettuale e dallo sperimentalismo geometrico.
Didascalie delle immagini
Le fotografie sono di Cecilia Allemandi
Informazioni utili
www.mazzoleniart.com
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