domenica 12 giugno 2022

#notizieinpillole, cronache d'arte della settimana dal 6 al 12 giugno 2022

Al Mao di Torino «La stagione delle gru», il nuovo allestimento della galleria giapponese
La gru è un uccello dalla forte valenza simbolica in Asia orientale e, per la sua bellezza e le sue movenze aggraziate, è considerato un generico emblema di buon augurio. Per la sua capacità di compiere lunghe migrazioni, che creano l’illusione di un perpetuo ritorno da luoghi lontani, in Cina le gru sono anche state associate agli immortali taoisti, per i quali, secondo l’iconografia tradizionale, costituiscono spesso il mezzo di trasporto prediletto. Queste messaggere delle divinità sono quindi, prima di tutto, una metafora di longevità.
In occasione di una delle periodiche rotazioni a scopo conservativo che interessano la galleria giapponese, il Mao di Torino espone, a partire da martedì 7 giugno, la raffinata coppia di paraventi «Gru (tsuru)» del XVII secolo: quindici gru di varie specie sono raffigurate in un ambiente palustre, avvolto in una nebbia dorata. Il baluginio e la luminosità dei paraventi, che quasi rischiarano la sala, sono dovuti al prezioso sfondo in foglia d’oro (kinpaku), riportato al suo antico splendore grazie a un restauro finanziato nel 2011 dall’associazione Amici della Fondazione Torino Musei. Lo stile naturalistico è caratterizzato dalla pienezza dei colori, da un'attenta ricerca di pose differenziate ed eleganti e dall’armonia dell’insieme.
Nella stessa sala sarà collocata un’altra coppia di paraventi a sei ante risalenti al XVII secolo che raffigurano una ricca composizione di crisantemi in fiore. Il soggetto è di origine cinese; richiama la stagione autunnale ed è simbolo della vita appartata del letterato lontano dagli incarichi ufficiali. In Giappone conobbe un grandissimo successo, tanto da essere adottato anche come stemma dalla famiglia imperiale: una corolla di crisantemo dorata a 16 petali, che evoca lo splendore del sole.
La rotazione conservativa prosegue al secondo piano della galleria giapponese con l’esposizione di otto kakemono, i delicati dipinti su rotolo verticale, e una selezione di lacche, tra cui emerge una scatola per la cerimonia del tè (chabako) con fondo rosso e fini tralci vegetali decorati con foglie e fiori in rilievo in ceramiche di vari colori, metalli dorati e madreperla. Lo stile evocato è chiamato «Haritsu», dal nome del poliedrico artista Ogawa Haritsu (1663-1747), apprezzato decoratore di lacche polimateriche, pittore e poeta di haiku.
Per maggiori informazioni: www.maotorino.it

Didascalie delle immagini: 1. Titolo: inro con uccello e ciliegio in fiore Oggetto: scatolina a cinque compartimenti Soggetto: decorazione di uccello su posatoio e ciliegio in fiore Cronologia specifica: 1750 ca. Dinastie: Edo (Tokugawa) Materia e Tecnica: Legno laccato; decorazione in oro, argento e pigmenti; 2. Titolo: chabako con rilievi vegetali Oggetto: scatola per cerimonia del tè Soggetto: decorazione vegetale in rilievo Cronologia specifica: 1800 ca. Dinastie: Edo (Tokugawa) Materia e Tecnica: Legno con laccatura rossastra superficiale; decorazione in oro e ceramica, madreperla, metalli, pigmenti

Forte dei Marmi: «un incontro inaspettato» a Villa Bertelli tra Catarsini e Treccani
L’arte rende possibile ciò che, forse, non è mai accaduto. A Forte dei Marmi, sul mare toscano, la pittura di Alfredo Catarsini incontra quella di Ernesto Treccani. Avviene a Villa Bertelli, dove fino al 31 luglio va in scena la mostra «Un incontro inaspettato. Catarsini e Treccani allo specchio», per la curatela di Rodolfo Bona.
Ventuno anni di differenza d’età e una generazione separavano i due artisti, la cui pittura è stata caratterizzata dal comune amore per uomini e cose in una concreta adesione ai fatti dell’esistenza. Il milanese era spesso lontano dal suo studio, intento in abituali soggiorni creativi che, negli anni Novanta, lo portarono a Macugnaga, Gropparello, Nizza e Forte dei Marmi, cittadina della Versilia tanto vicino a Viareggio, luogo dal quale Alfredo Catarsini esitava a staccarsi e al quale era quasi visceralmente legato.
Malgrado questa vicinanza tra le due località toscane, fino a oggi non è documentato un incontro tra i due artisti, accomunati, però, dall’amore per la Versilia e da alcune frequentazioni come quelle con Carlo Carrà, Raffaele De Grada e altri.
L’incontro virtuale tra Alfredo Catarsini e il maestro di Corrente avviene, questa estate, in Sala Treccani, dove sono custodite permanentemente sette opere dell’artista milanese, realizzate fra gli anni Settanta e Ottanta, che rappresentano soggetti dal naturalismo liricamente trasfigurato, caratterizzati da «forme espanse, – scrisse Raffaele De Grada - senza controllo lineare e tantomeno geometrico, che tuttavia creano contrasti e dissonanze che non suggeriscono piacevolezza informale ma sono il sintomo di un dramma che si sfoga nel colore». Qui, fino a fine luglio, saranno visibili anche otto lavori di Alfredo Catarsini che si riflettono, da una parete all’altra della sala, come in uno specchio, con quelli di Ernesto Treccani in un confronto ideale sulla forma e la sua strutturazione o destrutturazione, dove i protagonisti sono l’uomo, la natura e il colore.
In questo ultimo scorcio di primavera, l’artista viareggino è al centro anche di una mostra a Massa Carrara, a cura di Marilena Cheli Tomei, che, dal 10 al 18 giugno, presenta alla Biblioteca civica di piazza Mercurio diciassette opere (dipinti, disegni a china, bozzetti di affreschi) di epoche differenti, riunite sotto il titolo «I paesaggi dell’anima».
Per maggiori informazioni: www.fondazionecatarsini.com | www.villabertelli.it.

Alla Galleria Nuages «La Milano di Luciano Francesconi»
Rimarrà aperta fino al prossimo 25 giugno a Milano, negli spazi della Galleria Nuages, la mostra «La Milano di Luciano Francesconi (1934-2011)» (orari: 14-19, sabato 10-13 e 14-19; chiuso festivi e lunedì | ingresso libero), curata da Cristina Taverna e Margherita Zanoletti. L’esposizione presenta per la prima volta una selezione esclusiva di opere grafiche su carta, con cui il maestro vignettista spezzino, storica firma del «Corriere della Sera» e amico di Dino Buzzati, ritrae episodi, luoghi e personaggi della città di Milano, raccontando uno spaccato della storia recente della città.
Dopo la rassegna allestita alla Triennale di Milano nel 2014 e la retrospettiva del 2016 ai Musei civici di La Spezia, la mostra in via del Lauro segue un importante fil rouge del lavoro di Luciano Francesconi: Milano. La viabilità, il commercio, le aree verdi, episodi di cronaca e politica, la gestione amministrativa, l’ambiente sono solo alcuni dei temi che, con levità e arguzia, il vignettista ritrasse nei suoi disegni.
I materiali in mostra alla Galleria Nuages risalgono agli ultimi anni della carriera dell’artista. Si tratta di disegni a china su carta Fabriano: vignette in bianco e nero su semplici fogli A4. «Ciascun disegno – raccontano i curatori - è l’istantanea di un momento storico: un flashback essenziale che fa rituffare l’osservatore nel passato recente di Milano. È lo specchio di una visione delle cose e del mondo, è il racconto pulito e divertito di un occhio sensibile, capace di sintetizzare la complessità in pochi tratti grafici di immediato impatto comunicativo. Con leggerezza, umorismo e talvolta cinismo».
Per maggiori informazioni: tel. 02.72004482 | nuages@nuages.net | www.nuages.net.

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