La figura di questa giovane donna, alla tenace ricerca di Dio e alla costante scoperta del senso dell’esistenza umana, è al centro del nuovo libro, pubblicato nel gennaio di quest’anno, dalla giornalista e scrittrice Elisabetta Rasy: «Dio ci vuole felici – Etty Hillesum o della giovinezza».
Il volume, che inaugura la collana «Scrittrici /Scrittori» di HarperCollins, in cui narratori dei nostri giorni dialogano con l’opera e la vita di autori del passato, non è una biografia, ma il racconto di un incontro singolare, quello con le pagine di un libro che si imprimono in maniera indelebile dentro di noi, dando forma - scrive la stessa Elisabetta Rasy – ai nostri «pensieri non pensati, quelli che stanno acquattati in fondo all’anima senza riuscire a venire fuori». Etty Hillesum diventa così per la giornalista e scrittrice romana, premio Campiello nel 1997 con «Posillipo» e firma dell’inserto domenicale del quotidiano «Il Sole 24Ore», «una perfetta maestra della giovinezza», «una di quelle amiche» con cui, durante l’adolescenza, «si passano ore e ore a parlare in una comunione di sentimenti – vera o illusoria non importa – che nell’età adulta difficilmente ritorna».
Pagina dopo pagina, la storia di Etty Hillesum si intreccia con quella di Elisabetta Rasy da giovane, delineandone anche la sua passione per il mondo dei libri, in un gioco di rimandi e rispecchiamenti, riflessioni e ricordi, che ci fa incontrare molti altri personaggi del Novecento, alcuni dei quali - come Anna Frank, Primo Levi, Edith Stein e Simone Weil - sono finiti nel labirinto infernale della follia nazista.
Nel libro si "parla", poi, anche degli amori difficili di Katherine Mansfield e Edith Wharton, della scrittura diaristica di Virginia Woolf e Margherite Duras, di un personaggio di fantasia come la Micol Finzi-Contini di Giorgio Bassani e della pittrice berlinese Charlotte Salomon, altro talento perduto nella Shoah, che ci ha lasciato «Vita? o Teatro?», «un grande libro di parole e più di mille disegni a tempera in cui racconta la sua giovinezza e l’epoca feroce in cui l’ha vissuta».
Elisabetta Rasy, laureata in Storia dell’arte alla Sapienza di Roma, ci regala, inoltre, in queste pagine altri riferimenti al mondo dei colori e della creatività, raccontando brevemente al lettore le storie del pittore olandese Gabriël Metsu (1629–1667), noto per le sue immagini di interni domestici con figure femminili, e del maestro Gustave Courbet (1819 - 1877), che ha dato forma alla realtà che aveva davanti ai suoi occhi e ha firmato un dipinto controverso come «L’origine del mondo». Intense sono, poi, le due pagine dedicate al progetto «Archivi del cuore», un’immensa collezione di battiti cardiaci raccolta dal francese Christian Boltanski, padre di una ricerca artistica che ha saputo interpretare e raccontare in maniera viva e pulsante il tema della memoria e del trascorrere del tempo inteso come ineluttabile passaggio tra la vita e la morte, ricostruendo, con un linguaggio al contempo potente e delicato, tracce di vita per fugare il timore dell’oblio.
Il Diario di Etty Hillesum, che va dal marzo 1941 all’ottobre 1942, e le Lettere, inviate da Amsterdam e dal campo di transito di Westerbork tra l’agosto 1941 e il 7 settembre 1943, diventano, dunque, un espediente letterario per dare voce a quei molti «frammenti di un discorso pronunciato per iscritto tanti anni prima, o in un posto lontano da noi», che «illuminano come un faro» la nostra vita, dando voce a ciò che di noi stessi non conosciamo. «Frammenti», brani letterari, diversi per ognuno di noi e per ogni stagione della nostra vita, ma sempre preziosi e suggestivi, da fissare come una bussola sul nostro taccuino. La storia di questa «ragazza dai capelli e dall’anima arruffata», che voleva essere «il cuore pulsante della baracca», emerge comunque con intensità da ogni pagina.
Prima della decisione che le cambierà per sempre la vita – «Voglio seguire il destino del mio popolo» -, Etty Hillesum è una giovane donna alle prese con gli studi in Giurisprudenza e in Lingue slave, i rapporti non idilliaci con la famiglia, il desiderio di emancipazione o meglio di «un modo diverso di stare al mondo», la lettura di autori amati come Rainer Maria Rilke, Sant’Agostino, Fëdor Dostoevskij, Aleksandr Sergeevič Puškin, Lev Tolstòj, Thomas Mann, ma anche della Bibbia e del Vangelo di Matteo. Corre, libera, in bicicletta per le strade di Amsterdam con il vento che le soffia tra i capelli. Va in «locali pieni di fumo e discussioni» a divertirsi con gli amici e ad ascoltare la musica di Franz Schubert. Sperimenta «i complicati arabeschi dell’amore», che la vedono avere una tormentata relazione con lo psicologo e chiromante Julius Spier, morto poco prima che la scure della Storia si abbattesse anche su di lui.
Etty Hillesum è, dunque, una ragazza che respira a pieni polmoni la vita ed è proprio per questo motivo che non può soccombere all’orrore nazista. «Odiare non è nel mio carattere», «l'odio indifferenziato è la cosa peggiore che ci sia», «Se anche non rimanesse che un solo tedesco decente, quell'unico tedesco meriterebbe di essere difeso contro quella banda di barbari, e grazie a lui non si avrebbe diritto di riversare il proprio odio si un popolo intero» scrive, nel suo Diario, con tutta la fermezza che le circostanze impongono. «Mentre – racconta Elisabetta Rasy con uno stile in bilico tra il romanzo e il saggio - tutto va in pezzi e lo spazio vitale si restringe come in un cubicoli strozzato - per gli ebrei neanche più le panchine per sostare un minuto: proibite; neanche i giardini o i boschi per respirare: proibiti; neanche i tram per spostarsi da una strada all'altra: proibiti» -, Etty Hillesum ne è sempre più convinta: «l'odio è una malattia dell'anima». Ecco, dunque, che la giovane olandese trova la strada per essere «fedele al suo sentire, al suo stile umano»: «non la fuga, non l’odio, ma l’amicizia, l’amore, la preghiera», un colloquio intimo, profondo e diretto con Dio. Un Dio che ha bisogno dell’uomo, delle sue azioni giuste e piene di coraggio, per incarnarsi nella storia. Ne è pienamente convinta Etty Hillesum quando nel suo Diario scrive, imprevedibilmente e indimenticabilmente: «Mio Dio, sono tempi tanto angosciosi. Stanotte per la prima volta ero sveglia al buio con gli occhi che mi bruciavano, davanti a me passavano immagini su immagini di dolore umano. Ti prometto una cosa, Dio, soltanto una piccola cosa. […] Cercherò di aiutarTi affinché Tu non venga distrutto dentro di me, ma a priori non posso promettere nulla. Una cosa, però, diventa sempre più evidente per me, e cioè che Tu non puoi aiutare noi, ma che siamo noi a dover aiutare Te, e in questo modo aiutiamo noi stessi. L’unica cosa che possiamo salvare di questi tempi, e anche l’unica che veramente conti, è un piccolo pezzo di Te in noi stessi, mio Dio».
Vedi anche
Informazioni utili
Elisabetta Rasy, «Dio ci vuole felici. Etty Hillesum o della giovinezza», HarperCollins Italia, Milano 2023. In commercio dal: 17 gennaio 2023. Pagine: 160 pp., rilegato. EAN: 9791259851376