Si entra attraverso il battito di un cuore, che con il suo pulsare anima un ambiente buio dove specchi scuri vengono a intervalli regolari illuminati dalla luce di una lampadina, nella mostra antologica che il Mambo – Museo d’arte moderna di Bologna dedica a Christian Boltanski (Parigi, 1944), uno dei massimi artisti internazionali viventi, il cui percorso di ricerca si sviluppa intorno ai temi della memoria e del trascorrere del tempo inteso come ineluttabile passaggio tra la vita e la morte.
«Coeur», questo il titolo dell’opera posta in limine, ricorda, con il suo ritmo del battito cardiaco e con le sue luci a intermittenza, un altro importante lavoro che l’artista francese ha realizzato per la città emiliana: l’installazione permanente al Museo per la memoria di Ustica, del quale ricorrono quest’anno i dieci anni dall’inaugurazione.
Il 2017 segna, però, anche un altro importante anniversario per il lungo rapporto di amicizia e di collaborazione tra Christian Boltanski e la città di Bologna. Ricorrono, infatti, i vent’anni dalla mostra «Pentimenti» alla Villa delle Rose, in cui fu esposta per la prima volta «Les Regards», installazione con le fotografie di dieci partigiani e partigiane al Sacrario della Resistenza di piazza Nettuno, oggi visibile nell'ambito della collezione permanente del Mambo.
Curatore di quella mostra come dell’antologica attualmente allestita al pianoterra del museo bolognese, per la quale è stato scelto il titolo «Anime. Di luogo in luogo», è Danilo Eccher.
Venticinque, tra installazioni e video, sono le opere che lo studioso trentino ha selezionato per gli spazi della Sala delle ciminiere, permettendo così al visitatore di rivivere gli ultimi trent’anni di una ricerca artistica in cui la riflessione sulla transitorietà della nostra esistenza e sulla ricostruzione di tracce di vita per fugare il timore dell’oblio è stata resa con un linguaggio al contempo delicato e potente.
Al centro dell’esposizione, della quale rimarrà documentazione in una pubblicazione informativa gratuita in formato newspaper e in un agile instant book pubblicato dalle Edizioni Mambo, vi è «Volver», imponente installazione per la prima volta presentata in Europa, così come «Animitas (blanc)», costituita da una struttura piramidale alta oltre sette metri interamente rivestita da coperte isotermiche metallizzate di colore oro, che richiamano le drammatiche immagini dei primi soccorsi prestati ai migranti.
Intorno a questo lavoro l’artista francese ha posto «Regards», un insieme di tessuti leggeri e trasparenti appesi a cavi di acciaio, che sembrano ondeggiare al vento, su cui sono impressi quaranta sguardi: volti e occhi anonimi provenienti dall’immenso archivio fotografico raccolto negli anni da Boltanski. Il dialogo stabilito dall’artista tra queste due opere sembra suggerire un’immanente vicinanza tra le presenze/assenze dei volti oggi scomparsi raffigurati in «Regards», di cui sopravvive solo uno sguardo diafano, e i migranti, odierni fantasmi senza nome, uniti dalla comune privazione delle identità individuali.
È questo silenziosa relazione tra gli anonimi della storia il cuore della mostra bolognese, per cui è stato pensato un allestimento di intenso coinvolgimento emotivo: «Boltanski -raccontano al Mambo- ha immaginato l'architettura del museo come una cattedrale ricomponendone gli spazi espositivi in una navata centrale e due laterali, a disegnare un’ambientazione immersiva in cui la luce assume il ruolo di materia d’arte. Tutte le sale sono, infatti, completamente avvolte in una semi-oscurità rischiarata unicamente da piccole fonti luminose, con l’effetto di accentuare la dimensione evocativa del suo lavoro».
Si arriva in quella che è la «navata centrale» della mostra al Mambo passando attraverso «Entre temps», un video proiettato su una tenda in cui il volto di Christian Boltanski, fotogramma dopo fotogramma, si modifica nel passaggio dall’età infantile a quella adulta. L’opera sembra rappresentare un invito metaforico a entrare «dentro il tempo», attraversando letteralmente il viso dell’artista. Inizia così un’esperienza percettiva totalizzante che porta il visitatore a riflettere sul valore della testimonianza come mezzo di riparazione dell'assente o anche sulla riattivazione della memoria attraverso il valore simbolico di manufatti effimeri. Questa poetica viene spiegata dallo stesso Christian Boltanski nell’instant book realizzato per l’occasione: «Nelle mie installazioni cerco di usare oggetti in cui ciascuno possa riconoscersi e possa farli propri, come una foto, un vestito o anche una scatola di biscotti, che ricorda le urne funerarie». Ecco così «Le monteau», con un cappotto nero illuminato da luci al neon, e «Containers», grandi contenitori con abiti usati e dismessi che, per usare le parole dello stesso artista, «parlano di qualcuno che era lì e che non c’è più», la cui presenza rimane tra «l’odore e le pieghe». Seppure non in forma esplicita, questo lavoro, come altri di Christian Boltanski, ha spesso suggerito un'immediata associazione con l'Olocausto, un momento storico che ha segnato profondamente la vita dell'artista, figlio di un medico ebreo che sfuggì alla deportazione rimanendo per anni nascosto sotto il pavimento di casa.
A quella tragica pagina di storia guarda anche «Autel Lycée Chases», costituita da fotografie in bianco e nero che ritraggono i volti di giovani adolescenti ebrei di Vienna tratte da un album scolastico del 1931. «Questi muti frammenti -raccontano al Mambo- riportano al periodo precedente la salita al potere di Adolf Hitler, suggerendo la premonizione di un destino tragico che conferisce all’opera il valore di un luogo di culto e di omaggio per non dimenticare le vittime innocenti della barbarie nazista».
La dimensione reliquiaria della commemorazione si respira anche in «Monuments», un’installazione con fotografie in bianco e nero di volti, e in «Le grand mur de Suisses Mort», un muro formato da cento e quarantasette scatole di latta, ognuna delle quali è contrassegnata da un ritratto tratto dai necrologi di un giornale svizzero: a ciascuno Christian Boltanski crea piccoli memoriali per restituirvi una composta dignità del ricordo.
A chiudere il percorso espositivo, in quella che è l’abside della cattedrale costruita dall’artista francese al Mambo, è «Animitas (blanc)», un’installazione ambientale composta da un video a parere (della durata di undici ore) con centinaia di pali metallici a cui sono legati campanelli giapponesi, piantati nel deserto di Atacama in Cile, che tintinnano al vento e, sul pavimento, fiori secchi, fieno e terra. Si tratta di un’opera effimera e fugace, destinata a una progressiva scomparsa, che invita il visitatore a sedersi e riflettere sulla Storia da manuale scolastico, quella pubblica, che incontra e incrocia le piccole storie di tutti noi, quelle che vivono nel ricordo di pochi.
Christian Boltanski lascia così il visitatore carico non di risposte, ma di domande. Domande sul senso del nostro essere al mondo, sulla precarietà del nostro vivere, sulla necessità di preservare la memoria, trasformandola da ricordo privato o da pagina di un libro in un messaggio per il futuro.
Per saperne di più
«Anime. Di luogo in luogo», Boltanski, Bologna e la memoria che si fa futuro
Didascalie delle immagini
[Figg. 1,2,3 e 4] Christian Boltanski, «Anime. Di luogo in luogo»: veduta dell'allestimento presso il MAMbo – Museo d'Arte Moderna di Bologna, 2017. Foto di Matteo Monti; [fig.5] Christian Boltanski, «Animitas (blanc)», 2017. Video con sonoro, 16/9, HD. © C. Boltanski
Informazioni utili
«Anime. Di luogo in luogo». MAMbo – Museo d'arte moderna di Bologna, via Don Minzoni, 14 – Bologna. Orari: martedì, mercoledì, domenica e festivi, ore 10.00 – 18.00; giovedì, venerdì, sabato, ore 10.00 – 19.00; chiuso il lunedì.Ingresso: intero mostra € 6,00, ridotto mostra € 4,00 (Card Musei Metropolitani Bologna e altre riduzioni); intero cumulativo mostra + Collezioni permanenti MAMbo e Museo Morandi € 10,00, ridotto cumulativo mostra + Collezioni permanenti MAMbo e Museo Morandi € 8,00.Informazioni: tel. 051 6496611 o info@mambo-bologna.org. Sito web: www.mambo-bologna.org. Fino al 12 novembre 2017
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