martedì 15 ottobre 2024

Reggio Emilia, David Tremelett fa «suonare» i silos dell’Ex Caffarri

C’è una città che, in questi ultimi anni, sta ridisegnando il suo volto attraverso l’arte contemporanea, con un’attenzione alla modernizzazione e all’internazionalizzazione che ha pochi uguali in Italia. È Reggio Emilia, che già a partire dalla sua porta di accesso alla città, la Stazione AV Mediopadana con le forme leggere e sinuose dei tre ponti – detti anche Vele – realizzati dall’architetto spagnolo Santiago Calatrava, mostra il suo aspetto dinamico e futuristico.
Dirigendosi verso il centro storico, questa virtuosa trasformazione, frutto di importanti scelte istituzionali, risulta ancora più evidente. Sono, infatti, molti gli edifici con un illustre passato che, grazie a sapienti interventi di archeologia industriale, sono stati riconvertiti in spazi per le eccellenze della città con l’obiettivo di creare un percorso di miglioramento sociale ed educativo. Si spazia dal Tecnopolo, nell'area delle Ex Officine Meccaniche Reggiane, oggi considerata il più grande laboratorio di street art in Europa, alla Fonderia39, sede della prestigiosa Fondazione Nazionale Danza – ArteBalletto, senza dimenticare la Collezione Maramotti, ospitata nel primo, storico stabilimento di Max Mara, con oltre duecento opere firmate, tra gli altri, da Lucio Fontana, Alberto Burri, Jannis Kounellis, Jean-Michel Basquiat e Mark Manders, che spaziano dall’Espressionismo e dall’Astrattismo degli anni Quaranta del Novecento fino alla Pop art, all’Arte povera, alla Transavanguardia e alla New Geometry americana.

Reggio Emilia è la «città del contemporaneo» anche grazie al progetto di arte pubblica «Invito a…», ideato e proposto dall’artista Claudio Parmiggiani, che, tra il 2003 e il 2006, ha coinvolto quattro protagonisti dell’arte internazionale come Luciano Fabro, Eliseo Mattiacci, Robert Morris e Sol Lewitt, invitandoli a vestire di nuovi abiti luoghi quali l’antico Foro Boario (oggi Università degli studi di Modena e Reggio Emilia), l’Ex Fonderia Lombardini, i Chiostri di San Domenico e la Sala di lettura della Biblioteca Panizzi. A questo progetto si è aggiunta nel 2022 «CuriosaMeravigliosa», lavoro di arte collettiva firmato da Joan Fontcuberta per il Palazzo dei Musei.

In questa prospettiva si inserisce «The Organ Pipes» («Le canne dell’organo»), uno degli interventi artistici permanenti più grandi che David Tremlett (St. Austell, Cornovaglia, 1945) - artista con un consolidato curriculum internazionale e sessant’anni di ricerca alle spalle - abbia mai realizzato. Scenografia dell’operazione è l'Ex Caffarri, edificio situato nell’area nord della città, che fu prima falegnameria e poi mangimificio delle Officine Meccaniche Reggiane. La scelta dell’artista britannico naturalizzato svizzero - giunto nella città emiliana su invito di Marina Dacci - è stata quella di intervenire sui tredici grandi silos e sull’adiacente facciata dell’edificio per creare il segno visibile di un luogo dedicato alla formazione e all'aggregazione della comunità, soprattutto dei più giovani, visto che l’Ex Caffari è stato riqualificato per ospitare la Fondazione Reggio Children, il Centro teatrale MaMiMò e la palestra Reggiana Boxe Olmedo.

A proposito dell’intervento artistico, la cui realizzazione è durata circa un mese e si è avvalsa della collaborazione di un team specializzato, l’autore afferma: «Osservando i silos ho iniziato a sognare un po’. Ho iniziato a pensare alla funzione di questi grandi tubi e mi sono chiesto perché mi attraggono così tanto. Ho realizzato che quando entro in una cattedrale o in una chiesa posso vedere le canne d’organo che salgono lungo le pareti insieme al suono. Questi silos hanno la stessa magnificenza: sono alti e tubolari hanno in sé qualcosa che ha a che fare con il suono. I 13 elementi si innalzano verso il cielo soverchiati da una cacofonia di tubi e linee intrecciate che mi hanno ricordato le canne d’organo e la musica che emettono».

I silos dell’Ex Caffari – che occupano 750 metri quadrati di superficie per una lunghezza complessiva di 75 metri e hanno ciascuno una facciata di 100 metri quadrati e un’altezza di 11,30 metri - sono stati così trasformati in «una partitura musicale». Hanno trovato un movimento, un ritmo e una musicalità, che è data dall’utilizzo del colore, oltre cento litri di acrilico, le cui tinte sono state scelte dall’artista dopo uno studio specifico del territorio in cui l'opera si inscrive: i verdi rimandano alla vegetazione circostante, mentre i grigi e i marroni richiamano i materiali originari, metallo e mattone.
«In termini ‘sonori’ – racconta ancora l’artista - ho lavorato sulla superficie passando da tonalità di colore più chiare a più scure e viceversa, creando movimenti dall’alto al basso, dal basso all’alto e dal buio alla luce, dalla luce al buio. C’è un ritmo in tutto questo. Naturalmente non si sente alcun suono, ma in quello che ho cercato di realizzare c’è musicalità».

In occasione dell’intervento site-specif, i Chiostri di San Pietro ospitano, fino al prossimo 9 febbraio, la mostra «Another Step», a cura di Marina Dacci, con un catalogo degli Ori Edizioni che rimarrà a documentazione del progetto. Si tratta di un omaggio a tutto tondo alla ricerca di David Tremlett attraverso una settantina di opere - disegni, collage, composizioni testuali - che vanno dal 1969 al 2023, di cui oltre la metà non sono mai state esposte e sono in gran parte focalizzate sul suo lavoro in studio.
«Concepita non come percorso cronologico né tantomeno come un’antologica, la mostra - racconta la curatrice - si sviluppa su alcuni elementi chiave che da sempre hanno caratterizzato il lavoro dell’artista e che ne dimostrano la coerenza e la continuità nel tempo. In particolare: la sua attitudine da perenne viaggiatore; il piacere della scoperta che si misura con il suo avanzare fisico creando personali mappature e reinvenzione dei luoghi; il suo rapporto con le architetture e la loro rilettura visionaria che li trasforma in paesaggi astratti e sonori in cui il movimento del corpo e dello sguardo sono intesi come atteggiamento scultoreo dell'artista; il suo confronto con il linguaggio inteso come un'ossatura dell'opera, a volte in forma di alfabeti, a volte di piccoli poemi realizzati sulla base di libere associazioni; la sua relazione con lo spazio inteso come espressione sonora che accompagna tutte le sue opere».

Completa il percorso espositivo - articolato in otto sale, una delle quali è dedicata al disegno preparatorio dell’opera «The Organ Pipes» - un prezioso intervento permanente: un piccolo wall drawing, intitolato «Interno», con pastelli strofinati a mano sulla parete in una nicchia, all’interno della Sala delle Colonne, nei Chiostri di San Pietro. Le linee di questo lavoro incorniciano e seguono l’andamento della superficie, i colori graduano dai grigi ai verdi salvia e bosco creando uno sfondamento virtuale della stanza. «L’opera - afferma Marina Dacci - è una entrata mistica che apre uno spiraglio verso l’altrove». 

David Tremelett scrive, dunque, ancora una tappa della sua lunga storia d’amore – prolifica e ricambiata – con l’Italia, Paese dove si trovano molti altri suoi drawing permanenti, in un percorso che spazia dal borgo di Peccioli alla metropolitana di Napoli, dal Castello di Formigine (a due passi da Modena) al borgo di Ghizzano in Toscana, dalle Langhe al centro di Pavia. In tutti questi luoghi, così come a Reggio Emilia, l’artista britannico ha posato il suo sguardo attento e con il suo genio creativo è stato capace di infondere nuova vita e nuova bellezza a oggetti, architetture, paesaggi.

Didascalie delle immagini
[fig. 1] David Tremlett, The Organ Pipes, 2024, Reggio Emilia, ph Lorenzo Palmieri; [fig. 2] David Tremlett all'Ex Caffarri, 2024, Reggio Emilia, ph Piergiorgio Casotti; [fig. 3]  David Tremlett, The Organ Pipes, 2024, Reggio Emilia, ph Lorenzo Palmieri; [fig.  4] David Tremlett, Interno, Chiostri di San Pietro, 2024, Reggio Emilia, ph Lorenzo Palmieri; [fig. 5] David Tremlett, Wall idea, Are you waiting for someone, 1999, courtesy dell'artista; [fig. 6] David Tremlett, Drawing #3 (I'll Fly), 1982, pastello su carta, courtesy dell'artista

Informazioni utili
 David Tremlett - Another Step. Chiostri di San Pietro, Via Emilia San Pietro 44/C - Reggio Emilia. Orari di apertura: giovedì, ore 10-21; venerdì, sabato, domenica, ore 10-19; 1, aperture straordinarie: 24 novembre (Santo Patrono), 26 dicembre, 6 gennaio: ore 10-19; 6 gennaio: ore: 15-19. Ingresso: Intero 12 €, Sostenibile 13 €, Ridotto 10 €, Studenti (19-26 anni) 8 €, Ragazzi (6-18 anni) 5 €, Biglietti famiglia 14-32 €; per gratuita guardare il sito internet della mostra. Catalogo: Gli Ori Editore. Sito internet: https://www.palazzomagnani.it - https://www.chiostrisanpietro.it/. Informazioni: t. 0522.456233. Fino al 9 febbraio 2025
 

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