sabato 5 gennaio 2008

«La Bibbia» di Chagall, incisioni tra fantasia e sacralità

«Fin dalla prima infanzia, sono stato affascinato dalla Bibbia. Mi sembrava sempre, e così mi sembra adesso, la più grande radice della poesia di tutte le epoche. Fin da allora ne ho cercato il riflesso nella vita e nell'arte (…) Per me è stata l'alfabeto colorato in cui ho intinto i miei pennelli». Così l'artista ebreo Marc Chagall, autore di un corpus grafico (1931-1956) e di un ciclo di pitture (1955–1966) sulle Sacre scritture, spiegava il motivo che lo aveva condotto a raccontare per immagini il «libro dei libri», il testo più letto e più venduto al mondo.
Le incisioni sul messaggio vetero-testamentario del maestro bielorusso – centocinque acqueforti su lastre di rame – fanno parte della mostra con cui si inaugura l’attività espositiva della sala Francesco Virga al Centro servizi per la cultura e l'impresa di Inveruno, in provincia di Milano: una struttura polifunzionale nata dal recupero dell’ex palazzo comunale, costruito nel 1950 all’interno del parco Tanzi, che è stata riaperta nel settembre 2007 e che oggi ospita una fornita biblioteca, un’emeroteca, una mediateca con postazioni Internet e l’Ufficio cultura e istruzione.
Le opere esposte, provenienti dalla collezione della Fondazione Mazzotta di Milano, che edita anche il catalogo della rassegna, appaiono straordinarie dal punto di vista tecnico e stilistico quanto da quello contenutistico: in queste incisioni l’attività grafica di Marc Chagall giunge alla sua massima espressione grazie alla fusione originale tra l’eredità della tradizione figurativa sacra e un’interiorità ricca di sensibilità simbolica e favolistica, in bilico fra sogno e realtà.
Le tavole dedicate a La Bibbia furono commissionate all’artista dal gallerista francese Ambroise Vollard; l'incarico provocò nel maestro di Vitebsk una sorta di «impegno morale» nei confronti delle proprie origini. Venne così la decisione di partire per la Siria, l'Egitto e la Palestina, in cerca della vera anima del popolo ebraico o, per dirla con le parole di Vivianne Tarenne, dell'«atmosfera di eternità che regna nella Terra Santa». Al ritorno e fino al 1939, nella villa di Montmorency, presso la Porte d'Auteuil, Marc Chagall scelse gli episodi da illustrare, eseguì i bozzetti di tutte le tavole e portò a termine sessantasei incisioni, che fece tirare da Potin. Nel frattempo, morì Vollard e il regime nazista proclamò l'antisemitismo politica di stato, iniziando, non solo in Germania, una forte ondata di persecuzioni contro gli ebrei.
Marc Chagall decise di fuggire negli Stati Uniti, da cui tornò nel 1948, alla morte dell'amata moglie Bella. L'esilio costrinse l’artista a interrompere la realizzazione del corpus grafico dedicato a La Bibbia, la cui gestazione riprese solo nel 1952 con il disegno su lastra di altre trentanove tavole, che vennero stampate da Raymond Haasan. Quattro anni più tardi, nel 1956, l'intero ciclo venne pubblicato, in tiratura limitata (295 esemplari autografati), dalle edizioni Verve di Parigi per volontà del mecenate Tériade, vero e proprio pigmalione della grafica d'autore.
La rilettura chagalliana del «libro dei libri» è concentrata soprattutto sulle figure di Patriarchi e Profeti, re e regine, spose e pastori. Il racconto biblico è, quindi, per l'artista non solo storia della Creazione, ma anche storia delle creature, racconto delle vicende di Noè, Abramo, Giacobbe, Mosè, Davide, Salomone, Elia, Geremia, Giosuè, Aronne, Isacco, Giacobbe, Ezechiele, Rebecca e Rachele. Un ruolo di prima fila è recitato anche dagli animali: un «popolo zoomorfo di cavalli, asini, mucche, cammelli, cani e gatti» (la definizione è di Domenico Montalto), che è sì protagonista dei racconti biblici, ma che viene, soprattutto, mutuato dall'infanzia del maestro bielorusso. Sono “ripescate” dall’esperienza personale dell’artista anche le canute figure di alcuni protagonisti delle tavole esposte, per la raffigurazione delle quali Marc Chagall si è ispirato allo struggente ricordo degli anziani che vedeva pregare nella Sinagoga del suo paese.
La quotidianità viene così elevata a ideale, mito e archetipo. Tutto assume un sapore spiccatamente onirico, visionario, poetico. Nascono così «luoghi dell'anima», sospesi tra il dato tangibile e la fantasia, con sposi che volano nel cielo, uomini e animali che si fondono e si confondono, ebrei erranti che si alzano sopra i tetti di città immaginarie. Nulla sembra vero. Una sensazione, questa, che trova conferma nelle parole dello stesso autore: «Io non vedevo la Bibbia, la sognavo».
La rassegna inverunese, aperta fino a domenica 6 gennaio, allinea anche altre due serie chagalliane, sempre di proprietà della Fondazione Mazzotta di Milano: le acqueforti per Le anime morte (1923-27)di Nikolaj Gogol’ e le incisioni per I sette peccati capitali, volume pubblicato a Parigi nel 1926 da Simon Kra, con testi di Paul Morand, Jean Giraudoux, Max Jacob, Pierre MacOrlan, André Salmon, Jacques de Lacretelle e Joseph Kassel. Questi due cicli rivelano una particolare ricchezza d’effetti cromatici, con una scala ben articolata che va dal nero assoluto al grigio chiaro e una particolare attenzione alla fisicità dei corpi.

Didascalie delle immagini
(fig. 1) Marc Chagall, La Bibbia. Aronne e il candelabro, 292x230;
[L'immagine è tratta dal catalogo della mostra]

Informazioni utili
Marc Chagall. Opere dalla Fondazione Antonio Mazzotta. Centro servizi per la cultura e l’impresa - sala Francesco Virga, largo Sandro Pertini 2 - Inveruno (Milano). Orari: martedì 20.30-22.30; sabato e domenica 10.30-12.00 e 15.00-17.00. Ingresso libero. Catalogo: edizioni Mazzotta, Milano. Informazioni: tel. 02.9788121. Fino al 6 gennaio 2008.

Curiosando nel Web
Museo nazionale del messaggio biblico Marc Chagall

Nessun commento:

Posta un commento