martedì 23 marzo 2010

Milano, alla galleria Ala la pittura scultorea di Turi Simeti

Ci sono artisti che sembrano dire una sola parola per tutta la vita, rimanendo coerentemente fedeli a un iniziale assunto pittorico o scultoreo. Uno di questi è Turi Simeti (Alcamo-Trapani, 1929). La sua ricerca creativa, da quasi cinquant'anni (la prima mostra, una collettiva, è del 1963), ruota attorno a un ristretto numero di elementi, sempre identici: la costituzione di un apparato architettonico aggettante, la pittura monocroma frontale e l'introduzione nelle proprie composizioni di una o più forme ellittiche od ovoidali differenti per colore, grandezza e posizione sulla tela.
Il risultato di questo procedere -lo ha scritto Francesco Tedeschi- è «una pittura che sa di scultura», dove è evidente l'interesse dell'artista siciliano per l'analisi del rapporto spazio-luce e del lento dinamismo creato sulla tela dai moduli seriali. Un dinamismo, questo, dai poetici ritmi musicali, simile a una danza di purificazione dell'anima tesa a portare lo “spettatore” in contatto con il mistero cosmico. A ciò concorrono un uso razionale del segno e un metodo costruttivo di ascendenza scultorea, oltre a una pittura «ton sur ton», che trova la propria base teorica nel minimalismo, ma da cui se ne discosta per le implicazioni emozionali.
Turi Simeti compie la sua iniziazione artistica alla fine degli anni Cinquanta, nell'ultima fase della stagione informale. Le sue prime opere riprendono la lezione materica e cromatica di Alberto Burri. L'avvio artistico è, infatti, caratterizzato da tele a fondo scuro o bianco, con frammenti di stracci, tessuti e altri materiali, a cui fanno seguito, sul principio degli anni Sessanta, lavori monocromi dal fondo nero, su cui sono applicate buste commerciali rossastre, bruciacchiate e annerite. E' questo il primo passo di Turi Simeti verso la ricerca della serializzazione dell'arte. Una ricerca che, in quegli stessi anni, porta l'artista a realizzare, sulla scia di Agostino Bonalumi ed Enrico Castellani, i grandi Legni ovali e i Cartoni neri, opere dove compare per la prima volta la forma ellittica sovrapposta alla tela in precise sequenze ritmiche che tendono a ricoprire l'intero spazio compositivo. Da qui l'artista siciliano, che nel 1965 entra a far parte del gruppo Zero Avantgarde, costituitosi sotto l'egida di Lucio Fontana, prosegue nella propria ricerca di una nuova configurazione dell'arte in rapporto alla spazio, giungendo a realizzare sul finire degli anni Sessanta le sue prime estroflessioni e introflessioni. Si tratta di opere, a cui Turi Simeti lavora tutt'oggi, in cui una forma ogivale in legno, fissata trasversalmente sul telaio, in posizione solitamente decentrata, crea una danza di luci e ombre, resa ancora più evidente dallo sfondo monocromo delle tele, nell'uniforme stesura di toni forti come il rosso, il giallo, il blu, il bianco e il nero. L'artista invita così lo spettatore a mettere in relazione spazi, oggetti, movimenti, «in modo che - ebbe a dire Friedrich W. Heckmanns, nel catalogo della mostra tedesca alla galleria Uli Lang di Biberach del 1996- tutto ciò giunga a dischiudere stati d'animo di armonica quiete».
Una selezione di questi opere sono esposte, fino a sabato 10 aprile, alla galleria a Salvatore + Caroline Ala di Milano. Si tratta di una ventina di acrilici su tela, realizzati tra il 1992 e il 2009, nei quali è evidente come la dinamicità sia il fattore essenziale della produzione dell'artista di Alcamo. Il bisogno di rompere la rigidità della superficie –un bisogno già presente, seppure in modo latente nelle ripetizioni seriali degli esordi e nelle successive essenzializzazioni degli anni Settanta e Ottanta- si rivela nei lavori degli ultimi anni sia nella disposizione marginale degli elementi sia nella loro combinazione o in sequenza o in piena libertà di movimento nello spazio sia, ancora, nell'inclinazione dei rilievi ellittici.
Non minore importanza in questa ricerca della terza dimensione in pittura è la scelta coloristica. Simeti predilige toni più caldi rispetto a quelli di qualche decennio fa (blu, bianco, giallo, rosso e nero sono i colori prediletti di quest’ultima stagione pittorica) e crea sulla tela sfumature impreviste che sottolineano la singolarità e l'unicità del suo lavoro. E', dunque, la componente emotiva, tanto bistrattata dai minimali, ad assumere grande importanza nell'attuale produzione del maestro siciliano.
Il risultato è, per usare le parole di Gianluca Ranzi, «uno spettacolo poderoso e ineffabile ammantato della danza di luce e ombra che fa vibrare gli ovali che premono dal di sotto della tela, come a voler fuoriuscire dallo spazio limitato del quadro, a voler forzare il limite della pelle della pittura che li contiene».

Didascalie delle immagini
[fig. 1] Turi Simeti, Polittico colorato, 2006, tela sagomata, acrilico, 30 x 200 cm; [fig. 2] Turi Simeti, Sei ovali rossi, 2006, tela sagomata, acrilico, 150 x 90 cm; [fig. 3] Turi simeti, Superficie gialla con cinque ovali, 2005, tela sagomata, acrilico, 150 x 200 cm; [fig. 4] Turi Simeti, Tre ovali color cielo, 2008,
tela sagomata, acrilico, 200 x 140 cm.

Informazioni utili
Turi Simeti. Galleria Salvatore è Caroline Ala, via Monte di Pietà, 1 – Milano. Orari: da martedì a sabato, 10.00-19.00. Ingresso libero e gratuito. Informazioni: tel. 02.8900901 o galleria.ala@iol.it. Fino a sabato 10 aprile 2010.

Nessun commento:

Posta un commento