lunedì 8 luglio 2013

«Fragile?», quando il vetro è poesia e forza comunicativa

E’ il dicembre del 1919 quando Marcel Duchamp (Blainville-Crevon, 1887 – Neuilly-sur-Seine, 1968), in procinto di lasciare Parigi per New York, acquista un’ampolla di vetro per uso medico, la svuota della soluzione fisiologica contenuta al suo interno e la trasforma in un souvenir per i coniugi Louise e Walter Arensberg: «Air de Paris». L’ironico ready-made, un boccetta di nulla nella quale l’artista francese ci invita a credere siano contenuti «50 cc d’aria», è una delle ventotto opere che compongono il percorso espositivo della mostra «Fragile?», curata da Mario Codognato per il progetto «Le stanze del vetro», iniziativa congiunta della Fondazione Giorgio Cini e del Pentagram Stiftung di Chur (in Svizzera), nata con l’obiettivo di valorizzare l’arte vetraria del Novecento e di mostrare le innumerevoli potenzialità e declinazioni di un materiale la cui manifattura è una delle peculiarità distintive della storia di Venezia.
In uno stimolante dialogo tra opposti, l’opera di Marcel Duchamp viene posta a confronto, nell’ala ovest dell’ex Convitto sull’isola di San Giorgio Maggiore, sede della mostra, con «Dust to Dust» (2009), un lavoro dell’artista cinese Ai Weiwei (Pechino, 1957) che, in un semplice recipiente di vetro, simile ai tanti che si trovano sugli scaffali dell’Ikea, ha racchiuso la polvere rossastra di un antico vaso di ceramica di epoca neolitica, cioè risalente a più di cinque mila anni fa, condensando così in una manciata di terra la memoria del passato.
Sulla storia, ma recente, riflette anche Joseph Beuys (Krefeld, 1921- Düsseldorf, 1986), in mostra a Venezia con una sua opera molto conosciuta, ma sempre emozionante e pregna di senso: l’installazione «Terremoto in Palazzo» (1981), realizzata su invito del gallerista napoletano Lucio Amelio all’indomani del sisma che, nel 1980, devastò l’Irpinia: vecchi mobili fanno da contorno a una miriade di schegge di vetro disseminate sul pavimento, mentre altri vasi, ancora intatti, sorreggono, precariamente, una sorta di panca sulla quale è collocato un uovo, emblema della fragilità e della transitorietà del nostro esistere. Un tema, questo, sul quale riflette, ma con leggerezza e giocosità, anche Damien Hirst (Bristol, 1965) con l’opera «Death or Glory» (2001): un teschio diviso in quattro parti da una lastra di vetro, con due occhi-palline usciti dalle orbite, sospesi nel vuoto grazie a soffi di aria compressa.  A fare da colonna sonora al percorso espositivo è, invece, il battere dei cuori in bottiglia, disposti a grappolo, che compongono l’opera «Migrants» (2013) dell’artista francese Cyril de Commarque (Périgueux, 1970), simbolo dell’anelito di sopravvivenza che accompagna il viaggio nelle acque del Mediterraneo di tanti africani costretti a lasciare il proprio Paese.
Il vetro, dunque, come materiale dalle particolari qualità metaforiche o come object trouvé, ovvero prodotto di scarto e di origine industriale, lontano dalle belle forme e dall’originalità della lavorazione muranese, è l’argomento al centro della mostra «Fragile?», nella quale ampio spazio ha la corrente poverista. Mario Merz (Milano, 1925 – Torino, 2003) è rappresentato, per esempio, da una striscia di terra tagliata da lastre di vetro, sulle quali sono riportate i numeri crescenti della serie di Fibonacci a neon («Senza titolo», 1971). Giovanni Anselmo (Borgofranco di Ivrea, 1934) espone «Direzione» (1967-1968), un barattolo fasciato da una tela e con un ago magnetico, che indica il nord, collocato al suo interno. Di Luciano Fabro (Torino, 1936 – Milano, 2007) si trova, invece, lungo il percorso espositivo l’opera «Mezzo specchiato, mezzo trasparente» (1965), nella quale l’immagine riflessa appare e scompare ripetutamente. Giuseppe Penone (Garessio, 1947) sorprende, poi, il visitatore con la sua «Barra d’aria» (1969-1996), un parallelepipedo di vetro appoggiato orizzontalmente a una finestra, che collega lo spazio espositivo con l’esterno, consentendo di guardare fuori, ma anche di sentire il rumore del vento che lambisce l’isola di San Giorgio Maggiore. Infine, Jannis Kounellis (Pireo, 1936) allinea, su una mensola nera, una serie di bottiglie impolverate dal tempo («Senza titolo», 1958). E colli e fondi di bottiglie, che sembrano incastonati nel pavimento, sono anche i materiali scelti da Mona Hatoum (Beirut, 1952) per l’installazione «Drowning Sorrows (Wine Bottles)» (2004).
Non mancano alla Fondazione Giorgio Cini, poi, opere capaci di strappare un sorriso. È il caso di «Filies in a Jarr» (1994) di David Hammons (Springfield, 1943), che richiama alla mente il gesto ludico e infantile di custodire una lucciola nel vetro, o del video «Ever is over All» (1997) della svizzera Pipilotti Rist (Grabs, 1962), dove una giovane sorridente, scarpette rosse ai piedi e mazza a forma di fiore in mano, passeggia per la città frantumando i vetri laterali di alcune auto in sosta, mentre una poliziotta, diversamente dal previsto, si congratula con lei. Magia del vetro, un materiale di pura poesia e di grande forza comunicativa.

Didascalie delle immagini
[Fig. 1] Installazione delle opere di Marcel Duchamp («Air de Paris», 1919-1939) e di Ai Weiwei («Dust to Dust», 2009) all'interno della mostra «Fragile?» alla Fondazione Giorgio Cini di Venezia. Foto: Matteo De Fina; [fig. 2] Joseph Beuys, «Terremoto in Palazzo», 1981. Collezione «Terrae Motus», Palazzo Reale, Caserta. Foto: Peppe Avallone; [Fig. 3] Mona Hatoum, «Drowning Sorrows (wine bottles)», 2004. Collezione Pier Luigi e Natalina Remotti. Courtesy Galleria Continua, San Gimignano / Beijing / Le Moulin. Foto: Ela Bialkowska; [fig. 4] Pipilotti Rist, «Ever Is Over All», 1997. Installazione audio-video. Courtesy the artist, Hauser & Wirth and Luhring Augustine, New York. © Pipilotti Rist 

Informazioni utili
«Fragile?». Fondazione Giorgio Cini – Spazio «Le stanze del vetro», Isola di San Giorgio Maggiore – Venezia. Orari: ore 10.00-19.00; chiuso il mercoledì. Ingresso libero. Catalogo: Skira, Milano. Informazioni: tel. 041.5229138 o info@lestanzedelvetro.it. Sito web: www.lestanzedelvetro.it. Fino a domenica 28 luglio 2013.

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